L'Unità - anno VIII - n.45-46 - 6-13 ottobre 1919

problemi della vita italiana Direi/ore: G~ETANO SALVEMINI.,, Direzione e Amministrazione: Firenze, Via S. Zanobi, 11. 64.,. Abbonamento ordinario annuo L. 10, semestrale L. 5.25 per il Reg1;0; Annuo per I estero l. 15 "' Sostenitore annuo l. 30, semestrale l. 15 .,. Un numero separato celti. 20.,. S, pubb/,ca Il Saba/o a ROMA e a FIRENZE.,, C. c. con /a posta. Anno Vl!T "'" N. 45-46 ~ 6-13 Ottobre 1919 SO:\lhlA.RJO: Sulla t/ 1~ st l.we Ji Ft'ume, GAET.\:-.'O SALVF.).al~I. - Contro il prcù:.io11 ,,no dvpmale. - L'Alto AdiCr, G. L. - Il dis.:orro-}ro1rt1,n11,,, d~/1'011.A. de Viti de .1Ja,w1 a~,fl ddUr.i di Tura d' Olra-rto. - I .1/ediC'ie la ruura, t,;s CArJTA:iO '.\IEDI, o 1)1 )I. T. - L'aiuto d,_~li ami.i. Sulla questione di Fiume Del mio atteggiamento nella questione di Fiume io vado parl,111do nei comizi, che mi è pO.-isibilc fare nei di\·ersi pa~i della pro,·incia. Ma non in tune le città mi sacà possibile parlare. Perciò reputo opportuno e dovcro!>O per me esporre e documentare l'opera mia anche per iscritto. Il trattato di Londra. Le mie opinioni sulla questione di Fiume, fin dal 191;, risultano dal ~u– mero 12 marzo 1~I5 dcli" Unità, da cui riproduco il passo seguente: Le prefercm;e no,:,,tre restano forme, per il problema adriatico, nei seguenti punti: a) Un regno serbo-dalmato-croato--slo– veno, che arrivi a Lubiana, comprendendo tutte le popolazioni jugoslave dell'Austria e del!' Ungheria, mmo 7utlle delle :011tdi co11Jint oggugale ali' Italia; b) Annessione ali' Jtalia della Yenezia Giulia, delle isole del Quarnero e della peni– S')letta di Zara; c) Fù111u nltabilila ,u/la sua au/onomi'a trnrlizionale sollo la garen:ù, solidalt del 'Italia e ridia &,bia, oppure ag,grrgahz al/' Italia, se– ctwdo dzt la 111a3gionm1.1, dri cilladùzi stabilisca /Jn pltbi'srito; d) Gareozie cli liùert.ì scolastica. assicu– rate nel \rattato di pace, daH' Italia agli slo– \'eni e c:oati delle nur,\'e regioni italiane, e da.Ila Serbia ai nuclei italiani di Dalmazia; e) Jmpcgn.J da I arte della Serbia di non CO'itruire nell'Adriatico ar:;enali e cli non te• nervi flotte militari; da parte dell'Italia di non oltrepassare co11 la sua flotta il canale di Olranto; f) Trieste e Fiume, e mag,1ri tutta l'htria, CO!ltituite in zona doganale libera; e le linee ferroviarie (,he metteranno in comunicaz one i porti italiani e serbi dell'Adriatico con le retroterre magiare, tedesche, boeme, regolate da convei;zioni internazionali analoghe a quelle che esbtono fra l'Italia. e la Svizzera per le comunicazioni fra la Svizzera e il Mediter– raneo. lm·ece il Tr,11tato di Londra del oli aprile 191; - opera di quell'on. Son– nino, che nessuno sa oggi nè difendere n~ .Prcscntarl! candidato, ma, che fino al lu– glio 1919 non poteva esser discusso da nessuno, e noi dell' Unilri, che lo abb'amo sempre discusso, ~iamo stati sempre vitll– perati e calunniati come nemici della Pa– tria - il Trattato di Londra stabiliva all'art. V, nota 2, che e per opera delle Potenze de!I' Intesa • - anche dell' !Jalia, dunque - sarebbe srnta • inclusa nel ter- • ritorio della Croazia.... l'intera costa a • partire dal Golfo di \' olosca, presso la • frontiera d'Italia, fino alla frontiera set- • trntrionali..! della Dalmazia, compren- • dcndo l'intera cosia che oggi appm•: • lie,zc al/' Uug'1er:·a, l'intera costa ,ti • C,·oaia, rl porto di Fiume e i piccoli • porti di Novi e di Carpolago, e così le • isole di \"egli:1, Persico, Gregorio, h::lli • e Arbe •. Parlando di questa parte de! Trattato di LondrJ. l'on. Salandra, nella recente lettera agli elettori di Lucera, ha ricono– sciuto, da uomo intelligente e leale, che quest,o fu un errore: I( lo non mi dolgo::imà- • ramente - ha scritto - e intendo farne • oubblica confessione, se non della clau- • sola, per 11 quale il porto di Fiume fu • com preso nenc zone asc;cgn::11ecome • sbocchi necessari alle popolazioni slave .... • Nel condurre le faborio5c trattative, .. a,-ri:mmo do,·uto a,·erc più profond~t • S.!nsazionc <follapura, fcn·idc1,eroica iia- • lianità della cin;, del Quarnero; a1wem- • mofv,·se potuto pc!r·essa consentiremag- • 1-riorisacrifici a/t,·01,e •. L'on. S31andra riconosce, insomma, che la soluzione indi– cata dall'Unilà sino d,I marzo del 191; per la ,oluzione del problema <idriatico s.1rebbe st.1t.1 preferibile a quella, che fu prescelta dall'on. Sonnino. .\la con tutto il rispetto dovuto ad un uomo come )'on. Salandra, mi sia permesso di rilevare che è bensì vero che nella pri– mavera del x915 non si era ancora mani– fes1ata la volontà della popolazione di Fiume di essere annessa ali' lrnlia: il mo– vimento irredentista 1iumano era rappre– ..,..:ntato da appena una decina di gio,•ani, e prc,·ale'.a nella ci1t:1il parti.o dell'auto– tomia; e quindi era :-:.,nuralc che il Ger verno italiano 0°011 fosse condotto da nes– suna pres,ione efficace a includere Fiume fra le t.:rre da annettere nll' ltalia; - ma gl' italiani di Fiume avevano sempre te– nacemente difesa la autonomia cittadina c◊ntro _\lagiari e Croati. Questo era un fatto noto a chiunque conoscesse anche mediocremente la storia dell'Austria orien. tale: e l'abbandono di Fiume alla Croa– zia, sen;a ueauche una parola d,e ne as– sicurasse la liberld ci/ladina, non trova giustifìca1.ione neanche nel e spiegazioni che ne dà 1'011. Salandra. La ,-..:rit;l intera è che il Trattato· di Londra fu concepito senzn nessun riguardo a! diritto nazionale delle popolazioni, di cui si decideva il destino. Es,o abbando– na, a agli slJ,·i, senza ncs,unn garenzia di libcrù culturale e di eguaglianza giuridic3, non solamente il nucleo italiano di Fiume, ma anche gl' italiani sparsi nella Dalmazia centrale e meridionale; e viceversa aggre– gav:.iall'Italia, in Liburnia e in Dalmazia, territori in grandi'>Sima maggioranza abi– tati da slavi; smembra,·a i territori sla,·i meridionali fra Italia, Serbia, ~lontenegro e Austria•Cngheria (di cui 11011 si pre,,e– de1·a e 11011 si roleva lo sfasc:iameuto); smembra\'~ la Dalmazia fra Italia e Ser– bia; smembra,·a l'Albania fra l'Italia, Grecia e Serbia. La revisione del Trattato di Londra. L'on. Salandra ha lealmente ricono– sci11t~ che il Governo italiano, pur di di– fendere la italiani1à di Fiume., avrebbe potuto e consentire maggiori sacrifiii al– /ro,,e •. Qt1est' altrove è 13 Dalmazia, dove la città di Zara è abirnta da II mila i1a– liani e da 2 mila sla,,i, mentre il territorio 1..aratino è quasi compa.ttamente slavo; e in tutta la Dalmazia, fuori di ZarJ, vivono non più di 30 mila italiani, disseminati frc. S!JO mila sla,·i. Queste sono le sole cilre anendibilì, date nel 18g; da Donato Samminiatelli, Yicepresidente della • Dante Alighieri•, e nel 1902 da Pasguale Villari, presidente della • Dame Alighieri • : tutte le altre cifre sono frutto di equivoco o di spudorate in,·enzioni. Ebbene la necessità di sostituire il Trat- n tato di Londra con un nuo,·o trattato, meglio rispettoso dei diritti nazionali, io l'ho sempre soslenuta, non appena del çt 1 ntenuto di quel documento sciagurato si ebbero le prime nC\tizie. I:: ho sostenuto la ncces.sltà della re– visione con parole, che non po%o oggi rileggere S!!nza a,·ere uno stringimento cli cuore. :lei numero 27 aprile 1918 dcli' Uni/ti S\'.l"Ì\"C\",J: Ali' Italia certo non conviene abbandonare sic ,t sù11flidter la convenzione di V,ndra, se prima non sia possibile sostituirla con un nuo– vo pano, più conforme non solamente al prin– cipi <li gimsti.tia nazionale, ma anche ai benir:.– te.,;i e pcrmHncnti interessi dcli' Italia. I\Ia sa– rebbe enorme errore impunt:.irsi a Llichiarare che la convenzione di Londra contiene le ta– vole del :\[onte Sinai. Il Govemo Jtaliano può benissimo dichiararsi disposto a intendersi ami– chevolmente c<>nla futura lu~oslavia sulla di– :,tribuzlone dei territori adriatici, che Ja con– venzione di Londra ha a5:,egnati all'Italia e invitare in queste condizioni gli Sla\'i del sud a considerare quel documento come un gpren– zia, che roprc gl' interessi non solamente dcl– i' llali;1 1 ma a11chc della futura Iugoslavia, cli f~onte alla Francia e all'Ir:ghihcrra 4.laun lato, e all'Austria clall' altro. E poichè la intesa italo-jugoslava è una ne– cessità non solo per l'Italia, e per g'i slavi, ma anche per I' [nghilterra e la Francia e questi due pac.,i sono legati ali' Italia d;alla Com·en• zionc di Londra, nulla vieta che Il Governo itali,mo chieda ai governi allc:Hi equi compensi s11altri wmpi per quella parte cli territori adria– tici assegnatile dalla convenzione di Londra. che eventualmente passerebbero ,dia luito~la– via. Solo nel caso che nn' equa soluzione di questi problemi sia rcs.l. impo~lbilc o dalla intrattabilità degli Slavi o da altri motivi in– dipendenti dalla buona volon\à e dalla buona fede dcli' Italia, - solo in questo caso a Go– verno italiano rivendicherebbe integralmente i territori assegnatigli dalla convenzionecliLondra. Nel numero 7 settembre l!J 18 dcli' Uni/ti scrivevo: Se il problema dell'Adriatico non viene riesa– minato e deciso definiti\·amente ron In porttcipa– :ionede~liStali f./lliliprima della finedella guerra e al più presto, l'Italia si trovedL ad arrivare al momento delle sistemazioni finali nella con– dizione di un litigante, che aspetta la sentenza degli Stati Uniti insieme con l'altro litigante, che sarebbero gli sla,·i: arriveremmo alle trat– tative di pace, non nella VC!atedi chi deve dire la sua parola a fianco degli alleati e di fronte alla Germania a parità di ,ondi':iOne coi suoi gnm,li alleali, ma insolcntendod con gli Sla\'i per le scogliere dell'Adriatico. Pos– sibile che m ltt1lia non ci sieno «nazionalisti» capaci di comprendere tutto ciò che perdcreb· be l'lt:11ia In dignità e in prestigio nel mondo, se commettesse quest'errore? Dopo aver tanto lottato dopo aver tanto sofferto, dopo aver tanto contribuito alla \'itto1ia comune, è questa la po~izionc che l'on. Sonnino prepara all'Ita– lia pcl momento della pace? Forse un accordo fra l'Italia e Serbia è divenuto impo&;ibile in conseguenza clei;li er– rori commessi da entrembe le parti in quattro anni di scempiaggini, :\la ciò non toglie che l'Italia non debba riparare, non appena il buon :,enso riesca a penetrare in qualche modo alla Con-;ulta, ali' errore' commesso nel 1915 ign<r rande la Serbia nelle trattative che condu~sero all'accordo di Londra. L'Italia deve comin– ci:ire di'lll'ofTrircun accordo «a base di equità» alla Serbia, r<tpprcsentante morale di tutti gli slavi del sud, accordo che 1,t Serbia non possa a • base di equità » rifiutare. Se l'accl,rdo avviene, tanw meglio: non rc~terà che imitare tutti gli altri alleati a prenderne atto. Se la Serbia rifiuterà, allora l'Italia avrà acqui~tato il diritto di trattare, • sempre a base di equità» non più con gli slavi, ma « sul conto» degli slavi con \Vibon, appoggiata dalla doverosa solidarietà dcli' Jnghilterra e della Francia. A nessun patto diciamo « a nessun patto», l'I– talia de\'e arrhare alla pace rivoltando~i nella polvere della strada coi nazionalisti slavi, qua,: che nel mgndo non esi.:.tano che i formicai della Dalmazia. Furono parole al vento. Fino all'aprile del 1!)l~ la revisione del trattt1to di Londra è stata ostinatamente rifiutata dall'on Son– nino, nonostante che fin dal gennaio del r91X s.1pe,se che il Presidente W;hon non riconosceva quel trattato, nonostante che tutti pre,·edessero oramai che l'America sarebbe divcnma, per le ragioni economi– che e fìna111.iaricevidenti, la Poten,a pre– dominante nella conferenza della pace. Uno revisione del tratrato, offerta dal- 1· lmli11 con spirito di equità fra la batta– glia del Piave e quella di Vittorio Veneto, avrebbe consentito all' Italia di mi1ucciare il ritiro dalla guerra, qualora nella revi– sione avessero prevalso corr~nti di s avo– tilia troppo intrJnsigente da parte deglò Srnti l 'niti. La rtvisione offerta nell'aprile I!JI!), quando la gucrr.1 era finit.1, e mili– rnrmcnte l'Italia non faceva più paura a nessuno, è stata il più stolto degli spropo– siti, che mente cieca e testarda potesse commettere a danno della dignità e dc– gl' interessi dcli' Italia. E i responsabili di quc~:' errore funesto, oggi riconosciuto da tutti, Pon Sonnino e l'on. Orlando, sono stati sempré S..)stenuti da coloro, che ac– cusano ogqi me d'es.sere • s.,botatore della vittoria • ! L'annessione di Fiume. La necessità di rivedere in tempo il tr.ittato di Londra è stata da me soste– nuta anche con la considerazione di prov– Yedere alla sorte degli italiJni di Fiume. Ecco infatti cosa scrivevo nell' l"nità del r3 settembre 1917: Per alcuni giornali, il problema dell'Adria– tico è definitiv:tmente risoluto: !'on. Sonnino non avrebbe da rare altro che presentare al signor Pasir la carta già pronta per la firma, e dirgli: o mangiare questa minestra o saltare dalla finestra. Q.1csto sembra a noi un errore. La convenzione di Londra è ancora suscet– tibile cti notevoli pcrfozionamenti, « anche nel- 11 interesse dcli' Italia •· Bisogna cht la lradizùmale coslilt1:.ùmeauto– noma del 1l1tmicipio di .Fì·u,,,es,fl gnnwlila dal– /' Iialtfl; bùog1111 che agli italiani dellt /erre da/– male, lasriale alla Serbia, si'a assicuralo per pollo i11termuio11ale il din'llo di tr.Hre lt proprie scuole, di usare la loro lù1g11anri tn01111alie ,ugb al/i ammi'nislmlit•1: bil()g,t.J clu le fenovi't da 1"rùsft e da .Fìimze ai, i'sptlfivi rdrovùz sùmo rtgolale da paJii ù1ten1a:.io11ali che rendano impossibili le arli– /iciOse concorrmze. E nella prima edizione della Q11eslio11e del 'Adriatico, uscita nel gennaio del 1918, col permesso della censura - eravamo do– po Caporetto, e I' on. Sonnino faceva le

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