L'Unità - anno VIII - n.35 - 28 agosto 1919

problemi della vita italiana Direttore: GAETANO SALVEMINI .,,_ Direzionee Amministrazione:Firenze, Via S. Zanobi, n. 64 .,,_ Abbonamentoordinarioannuo L. 10, semestraleL. 5.25 per II Regno; Annuo per l'estero L. 15 .,,_ Sostenitoreannuo L. 30, semestrale L. 15 .,,_ Un numeroseparatoceIJ.t. 20 .,,_ Si pubblica il Sabato a ROMA e a FIRENZE.,, C. c. con /a posta. Anno Vlll .ic N. 35 JC 28 Agosto 1919 SOMMARIO: Il rilorno dì Casa d'Austria, L'UNITA.- L'•Ordine nuovo•. - la rolla di Caporello (continuazione e fine): La ba/laglia, p. p.; Le responsabllilà, p. s. - Un'interpellanza dell'on. Oirtl/1 'Il ritorno di Casa d'Austria Per quanto i comunicati ufficiali e ufficiosi cerchino di disorientare chi non è addentro alle aeg'!'ete cose, si può ritenere come sicuro che la restaurazione della Casa d'Austria in Ungheria è stata consentita dalle missioni mi– litari, che Inghilterra, Francia e Italia hanno e Budapest. E poichè è estremamente difficile che gli incaricati degli Stati Maggiori a Bu• dapest abbiano operato contro la volontà dei rispettivi Ministri degli esteri, se ne deve con• chiudere che la restaurazione absburghese è stata deh~rata a Parigi dai diplomatici ed eseguita a Budapest, dai colonnelli e dai ge• nerall, dcli' Intesa. \ In questa losca faccenda è probabile che la diplomazia Inglese si sia tenuta in seconda linea ed abbia lasciato fare. Se nel!' Europa continentale i diplomatici francesi e italiani vogllno rovinare i loro paesi, perchè l'Inghil– terra deve op;><>rsi?Quanto più l'Europa con• tinentale sarà disorganizzata dalla Rcempiag– gine dei suoi reggitori, tanto più e modamente l'Inghilterra potrà fare I suol affari nel mondo coloniale. Eppoi il Foreign Office è pieno di funzionari cattolici: e ogni buon cattolico con– ser"a sempre in un cantuccio del cuore un piccolo affetto di famiglia per la Casa d'Au• stria, la sola dinastia veramente fedele che il Vaticano abbia conservato nel mondo. Eppoi · la paura del bolscevismo e oggi un sentimento assai vivace io chi ha qualcosa. al sole: e i capitalisti inglesi hanno molte cose al sole: sopprimere il bolscevismo ungherese, è fare un gran pa5SO verso la soppressione del bol• acevismo russo, cioè veno il recup~ro dei cre– diti che I capitalisti inglesi hanno in Russia; e se l'ordine, l'ordine dei banchieri, in Un– gheria non si può rhtabilire cher mezzo de– gli Absburgo, ben formata la casa degli Ab– sburgo: """' o/et. Ma le iniziative più efficaci sono state prese quasi certamente, dal Quai d'Orsay e dalla Consulta. I diplomatici francesi - non diciamo la Francia, come diremo la Consulta e non l'lta .. lia: perchè in questi tempi di diplomazia .... pubblica l'ufficio dei popoli è quello di non aaper nulla, raccattare i cocci, pagare le spese - i diplomatici francesi si sono impuntati In una impresa disperata: impedire ali' Austria tedesca di riunirsi alla Germania: come a dire costringere l'acqua di un fiume a risalire verso la sorgente e a mandare al mare. Per raggiun– gere il loro scopo, cercano di mortificare, neu– tralizzare, dissolvere in Austria i partiti bor– ghesi e socialisti favore\·oli al1 1 annessione. e favorire gli clementi clericali e contadineschi, che rimangono sempre fedeli alla Casa d'Au– stria. Una dinastia locale è sempre uno stru– mento di politica locille: mentre una repub– blica austriaca andrà, o prima o poi, a finire colla Germania, un'Austria absburghcse e cle– ricale sarà sempre un'Austria gelosa della pro– pria indipendenza politica, riluttante ad una fusione statale con la repubblica germanica. La restaurazione degli Absburgo in Ungheria, col pretesto della lotta contro il bolscevismo, non è che il primo passo per la restaurazione degli Absburgo nell'Austria tedesca: Se un Absburgo - pensano i diplomatici francesi - riescirà a consolidan,i in Ungheria, gli elementi delJIAustria tedesca, specialmente iJ clero, ri– troveranno la loro bandiera, prenderanno ar– dire, e la restauraztouc monarchica diventerà a_gevole anche nell'Austria. Se questa politica riesdsse vittoriosa, la Francia ci guadagnerebbe che in un'altra guer- ra si troverebbe sulle spalle, associati colla Germania, non solamente i tedeschi dell'Au– stria, ma anche i magiari. Sarebbe, ;nsomma, un trionfo analogo a quello, Ier cui va glo– rioso fra i diplomatici il loro esemplare: Tal– leyrand: il quale nel Congresso di Vienna riusci a disunire la quadruplice antifrancese, ma per arrivare allo scopo aiutò la Prussia a conquistare le province renane invece che la Sassonia, cioè preparò alla Francia il disastro del 1870; ma ebbe l'abilità di disam1are i vin• citori della Franc:a: e quc-sti trionfi di forma, che sono spropositi di sostanza, sono consi– derati fra certi nobilastri e geoerali, che do– minano in diplomazia, come modelli insupe– rati di abilità. Me11tre i diplomatici francesi fanno il la– voro di Sisifo, sforzandosi di impedire all'Au• stria tedesca di unirsi alla Germania, i diplo– matici italiani sudano quattro camicie per impedire che la Croazia e la Slovenia si uni• scano alla Serbia. La restaurazione absbur– ghese - essi pensano - in Ungheria darà ardire agli elementi clericali austriacanti della Croazia e della Slovenia: lo sfasciamento dolla Jugoslavia ne sarà facilitato; e l'Italia si troverà ad avere al suo fianco, non più la Jugo,lavia, di dodici milioni di abitanti, ma .... che cosa? Avrà al suo fianco un'Austria-Un– gheria-Slovenia-Croazia di 30 milioni di abi– tanti. Qui la imbecillità criminosa dei diplo– matici italiani supera in proporzioni gigante• sche quella dei diplomatici francesi. Pcrchè questi hanno, almeno, a loro scusa, l'angoscia di vedere una nazione di 6o milioni di abi– tanti ingrandirsi coll'annessione di una nuova regione di 7 milioni, dientre la Francia non ha che 40 milioni di abitanti. Ma l'Italia che Interesse mai può avere a preferire un vicino di 30 milioni di abitanti a un vicino di 12 milioni? E si badi che la Jugoslavia, coi suoi 12 milioni di abitanti, dovrebbe badare a di– fendersi anche da bulgari, magiari e tedeschi, e stretta da ogni parte, potrà forse un giorno sentire la opportunità di pacificarsi con I' Ita– lia, non appena Italia e Jugoslavia abbiano compreso quanto sia stolto dilaniarsi a pro~ fitlo altrui intorno ai formicai dell'Adriatico. Invece l'Austria• Ungheria-Slovenia•Croazia, coi suoi 30 milioni di abitanti, dovrà sempre essere nemica dell'Italia, non solamente per la sua intrinseca costituzione absburghese e clericale, ma perchè cercherà sempre di riconquistare Trento e Fiume, che rappresenterebbero per essa, ridotta a Stato interno, il supplizio di Tantalo: mentre la Jugoslavia avrà in Spalato e in Grarosa degli ottimi porti, e Quando ot– tenesse libero transito attraverso i porti di Trieste e di Fiume per la Slovenia e la Croa– zia, n'on avrebbe nessun interesse ad associarsi ai tedeschi e ai magiari per far lite con I' 1- tal:a. Ma la politica estera dell' ltalia, da cin– que anni, non è fatta da Roma: è fatta da Trieite, o per essere più e:.atti dagli agenti della Camera di commercio di Trieste, che al tef?po dell'on. Sonnino si sono impadroniti della Consulta, e continuano, a quel che sem• bra, a spadroneggiare anche con l'on. Tittoni. Jl solo giornale italiano, il quale abbia osato proclamare apertamente che l'Italia non ha motivo di essere contraria alla restaurazione absburghesc in Ungheria, è stato il Wozinit di Trieste, cioè l'organo del capitalismerna– zionalista tri~tino. Uno sfasciamento della Jugoslavia, - pensano questi ciechi malvagi, alla cui politica dobbiamo se la guerra e.i è costata molte centinaia di morti più che non &:i.rebbestato necessario, - uno sfasciamento della Jugoslavia permette di sperare che la Croazia ritorni ad unirsi ali' Ungheria, la Slo– venia all'Austria; e allora, risorta la vecchia barriera doganale fra la Slovenia e la Croa– zia, il porto di Trit"ste riacquisterebbe il mo– nopolio del commercio slovcno•austriaco e i dividendi degli azionisti levantini, greci, te• deschi, magiari e anche .... italiani del Llyod una volta austriaco, e oggi triestino, non sa• rebbero più minacciati. Questi sono i loschi interessi, per cui l'Italia si è da cinque anni intrigata in terribili d~fficoltà, e per cui do– vrebbe preferire oggi 30 milioni di nemici sicuri a I 2 milioni di vicini, oggi irrequie\i cd ostili, ma che si potrebbero placare e con– ciliare non appena ci decidessimo a far capire ai cap·talisti internazionali di Trieste che que– sta guerra l'ha fatta l'Italia per liberare gli italiani di Trieste, non l'hanno fatta i capi– talisti, - parecchi fra i quali auitriacanti, - della Camera di commercio di Trieste per conquistare e disonorare e rovinare l'Italia. Per fortuna, lo sproposito italo.francese non riuscirà. Pcrchè mentrç la diplomazia italiana o meglio triestina, considera la Ungheria ab– sburghese come una leva per staccare dalla Serbia la Croazia e la Slovenia, i diplomatici francesi e inglesi, invece, lavorano a tutt' uo– mo a consolidare la Jugoslavia, che per gl'in– glesi deve hlercettare le vie dell'Egeo alla Germania, e per i francesi dev'essere alleata dalla Francia contro un'Austria-Ungheria ab– sburghese, di cui nemmeno i suoi manipola– tori francesi sono sicuri, e contro l'Italia. La questione jugoslava è un'altalena, in cui da una parte c'è l'Italia sola, e dall'altra Inghilterra e Francia, secondate dagli Stati Uniti. È preved!bile, quindi, che la politica tric• stina diretta a di,organizzare la Jugo~lavla farà fiasco. E in conseguenza farà fiasco an– che la politica francese diretta a ristabilire un'Austria•Unghcrlaabsburghesc: perchè senza la riunione della Croazia e della Slovenia, l'Austria e l'Ungheria non avrebbero nessuna speranza di rivincita verso l'Adriatico e n<;s .. sun• interesse ad associarsi. Gli intrighi e i maneggi ungheresi, per– tanto, non serviranno che a dimostrare ancora una volta a quali mani è affidata la politica estera della Francia e dcli' Jtalia. L'UNITÀ. P. S. - Avevamo mandato in tipografia l'articolo che precede, quando i giornali del 23 agosto d hanno portato la uotizia che l'Arciduca Giuseppe è stato messo alla porta dagli stessi ungheresi, e i signori di Parigi lo hanno invitato ad andarsene dopo che se ne era andato via; hanno creduto così di crearsi un alibi e far credere di non avere avuto nessuna parte nella oscena manovra di Buda• pcst. Fino a quando in Francia e in Italia saranno tollerate queste indegnità, non sap– piamo. L' on. T1ttoni, per dimostrare di non essere complice di quanto a Budapest è stato perpetrato, dovrebbe richiamare immediata– mente da Vienna il generale Segrè e da Bu– dapest il colonnello Romanelli e quell'altro arnese sonniniano, che risponde al nome di don Livio Borghese. Le manovre austriacanti, incoraggiate dalla Camera di commercio cli Trieste, non finiranno col fiasco dell'Arciduca Giuseppe. E sarebbe ora che l'on. Tittoni spiegasse una buona volta chiaramente qual' è la sua politica: vuole egli continuare con un po' più di agilità e di furberia la politica austriacante dell'onorevole Sonnino e dei grossi capitalisti di Trieste, o fare punto e da capo? L'" Ordine nuovo " una interessante rnssegna. settimanale e~ mnuista, che si pnùblica a Torino do. al– cuni mesi, s'immagina. di sorprenderci in coutradcliziouc, perchè nel numero 30-31 doli' UniU e.bbifl.mo rj prodotto in una. ro– lonna le ltssennate osservazioni del D'Ara• gona. contro le tumultnnrie riduzioni dei prezzi 1.\l 50 per cento, e in nu' altra co– lonna, in cui deploravamo che • di fronte « al fenomeno del caro-vita, o al problema ~ de.Jl'u.zione statalo più utile per provo· e care mHL discesa dei prezzi, il pensiero « dei dirigenti le Organizznzioni operaio .... « non si eleva in nulla al disopra di quello • delle folle. Dalla Coufodernzione geno• « ra.le del lavoro, nlla. più piccola lega. o « cooperativa elci più piccolo luogo d'ltn.– « lia, altro non si chiede arl unn. voce che « il rimedio taumaturgico dei c11hniori, « nelle requisizioni, delle regolamenta• « zioni; l'ultima trovata della stagione è « stata lo. riduzione snlomouica del 60 per • cento del costo delle merci di prima « necessiti\. ~ D'Aragon:1 _:_ domanda l' Oràiuc mw– « 110 - non ò uno dei dirigenti clelle or– ~ ganizznzioni operaiet D'Aragona uon ò « mcmbro della Confederazione genero.le « del Lu.voro 1 o nlla Qonfederazione stessa « non ha egli pronunciato lo parole sur– « riferite. l~ nlloraf t. Gli $Crittori dell'Ordi,w nuovo ci dimo– strino che il D'Aragoua è l1<llala Confe– derazione del hworo, tutta la stampa delJo org11,nizzuzioni operaie, t,u.tto il pensiero proloturio italiano fluo alln. più piccola lega o c,ooperativa; ci dimostrino che lti politica. dei calmieri l'abbiamo sostenuta. noi dell'Unità, e non le contiuain. o cen– tinaia. di giornali, che dirigono il m.ovi– meuto politico socia.lista italiano . .E al• lora riconosceremo che la. contraddizione ò in quanto abbiamo scritto noi, e non siil, il buon senso di 1u, uomo o i pregiudizi dei più. Sarebbe troppo comodo in un movi– mento di masse se la saggezza di utl uomo aolo do\'ess.e far dimenticare gli or– rori degli ultri. Por esempio Ugo Guido MondoJfo tenta di ncclimatnre lu. lotta contro il protezionismo in un partito, i cui condottieri sono alleati segrotn,monte coi pcsciconi del protezionismo; l'on. Mo– diglioni prcscutu. una interrogazione con• tro i siderurgici; o l' A:nanti annunzia una. voltn ogni <licci mesi che il protezionismo è mm cnrogna.ta ; - ma una lotta d' in– aiemc contro il protezionismo non ò stata mai fatta e 1ton.sarà 11tai fatta. So noi prcndi1.l>mo no~a., 0011 rie:petto di opere come qnolla di Ugo Guido MondolJ'o, o non chiudiamo gli occhi ad una iniziativa ottima come quellu.. clcll'oo. Moùigliani o a, certe intermittenze nntiprotczioniste dcli' A11anti 1 se ne deve dedurre il nostro dovere <li 11011 vedere il rcstot La coutraddizione non è nel nostro spirito, che osserva la realtà; è nella re:ilt:\. E se gli scrittori clell'Ordi110 nuovo si servano cli qucstn coutrnddizionc, non se la prendano con noi, che la denun– ciamo: cerchino di eliminarla. du.lln. re– altà; e sticno sicuri cho nessuno più di noi sarebbe lieto della loro opern. Abbonatevi subito: la forza di un giornale settimanale è tutta negli abbonamenti :: :: :: :: :: ::

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