L'Unità - anno VIII - n.10 - 8 marzo 1919

i cou la Posti1 - FIH.ESZE problemi della vita italiana Direi/ore: GAETANO SALVEMINI.,, Direzione e Am111i11istrazio11e: Firenze, Via S. Zanobi, 11. 64 .• Abbonamento ordinario annuo L. /0, semestrale L. 5.25 per il Regno; Annuo per l'estero L. 15 .,, Sostenitore annuo L. 30, semes/rale L. 15 .:, Un numero separato ceni. 20 -~ Si pubblica il Sabato a ROMA e a FIRENZE.:, C. C. con /a posta. Anno VII( o& N. 10 ,.'( 8 Marzo 1919 SOMMARIO: la guerra ~1~1/'Adri~lico,_UN. UFFICIALE 01 MARINA - Non è il senuo del poi, g. s. - Amor di patria - La proporzionale - Si ricomincia?_ fl brindisi di compare Alfio_ Tullo il mponCdo è paese - GI 111/ortun, «gncoll, F. ANDREANI - la corsa degli asini, E. BRAMBILLA - Sulla riforma del 'amministrazione, L. E,\\ERY, G. FO.'ffUN,\TO _ Pel convegno deu/1 • unita,·. . ALAMANDREI, M. TEDESCHI - Il •gruppo d'azione• di Firenze - Invocazione. o ' , La guerra nell'Adriatico La difesa del traffico. La ~uperiorità navale delle forze alleate ha garantito, durante I" ultima gucrrn., le grandi li11ef" (li romunica:done otenniche e m1o?ditcrra– nee; e ciò ha fatto si che il traflico lungo la costa adriatica, non essendo per noi indispen– s..1.bilc, è stato abbandonato, salvo non fre– quenti eccezioni, in cui necessità ci ha fatto agire <li audacia. Considerazioni generali. È ca'lonc elcme;mtare dell'arte mi1itarc ma– rittima che il vantaggio geografico, qualunque esso sia, non implica la predominanza marit• tima. Que:;ta si ottiene principalmente con ,~ forze mobili, cioè con le navi, con il loro nu– mero, velocità, armamento, e non con il grande numero delle basi navali. La riprova d1 questa teoria elementare noi l'abbiamo nel fatto che l'Jnghiltt:rra si con– tenta, nel Mediterraneo, di pochi centri stra– tegici perfettamente organizzati. Questo principio era aswluto tino ad ieri. Ma oggi la mobilità della flotta non può più cs~cre intesa come in passato: principalmente a causa dc.Ilo S\'iluppo preso da!P insidia subac– quea,-rnobilc (naviglio !Nmmergil;ile)e fissamine. Queste insidie, mancando contro di esse mezzi di totale efficacia, compromettono la mobilità delle flotte: oggi non si può pili essere troppo corri\"i a far spostare le grandi squadr~ da battaglia. ln siffatte nuove condizioni della tecnica nayale, la mobilità della flotta deve considerahi come qualità potenziale; cioè le forze navali debbono tenersi sempre pronte a muovere per battere la forza na\ "a.le avversa– ria, ma non debbono muover:si, se l'obbiettivo prefisso non ha tale importanza da compen– sare i rischi, a cui es..,;;c si espongono nei movi– mem!: in parole pove1e, si le jtu 11cvaut pas la chan,l~llt. Questa constatazione non muta so~tanzial– mcnte, ma modifica il principio fondamentnle, che abbiamo dapprima enunciato: essa mette in luce, meglio che non fos-..cnel passato, la neccs~ità, che ogni flotta ha di possedere nel bacino marittimo, in cui deve operare, una posizione centrale, nella quale possa mante– nersi in potenz:1. pronta a colpire il nemico ove più ronveng3. Inoltre, nelle nuove con– di:cioni della teçnica, è cresciuta l'importanza dcli' e3p:lorazione, specie aerea, ,he è la fiiù efficace, e che già oggi ~1 può dire non co– nosca ostacoli, nè di tempo nè di luogo. D'altra parte, le in.sfrt)e subacquee mobili e fisse, e principalmente le prime, rendono impossibili le operationi costiere di sensibile durata, quali gli sbarchi di forti contingenti di truppe, a meno di non disporre di una stragrande superiorità cli forze. Le medesime insidie, mentre aumentano l'importanza della base e della sua posizione, !walutano taluni requisiti, che per lo pa~sato erano considerati indispensabili :id una base, e ne impongono altri già giudicati omissibili. Così per esempio, la sicurezza delle vie di comunicazione tra base e base, devesi consi– derare oramai come un ideale cosi raramente raggiungibile, da non doversi più ritenere es– sen:r.iale. D'altra parte, ogni base de,·'esser fornita di mez:r.i t:tli da esser assolutamente indipen– dente dalle :i.ltre. E io\'ero quale collegamento esiste tra Gibilterra e Malta, tra Tolone e Bi– scna, tra Spezia e la Maddalena? In passato, invece, si affermava che una base d'operazione può essere assJ.i diver:;a, come risorse, da una Piaz::a di n/11gi0, in quanto non è indispensabile il po!:>Sedere nella base un vero e proprio arsenale, con bacino di carenaggio. L'attuale guerra ha dimostrato, a nostro avviso, il contrario. Nella guerra moderna le flotte si muovono poco, mentre è essenziale per esse l'essere pronte a muovere. L" immobilità facilita le incro~tazioni sulle carene, il che nuoce note\'olmente alla velocità: I\! n.1.vi, qumdi, devono carenare tanto più spesso quanto minore è la frequenza del loro movimento. 11 non aver la possibilità di ca– renare nella base costringe a continui movi– menti di na, i isolate, movimenti che espon– gono a gravi rischi e che distraggono nume• rose unità leggere di scorta da altri obbiettivi. Nella guerra auuale, ad esempio,_ l'assenza di mez.zi di carenaggio a Brindisi cd a Valona, costringeva ad inviare le navi a Taranto; que– sta necessità, indipendentemente dalle offese nemiche, fu la causa prima del d sastro della R. N. « Rcg-ina i\Iargherità ». Questa çonsiderazione non può e non deve escludere che una forza navale possa ricorrere a permanenze in basi eventuali di limitate ri– sorse; ma tali p rmanenzc dovranno essere quanto più eventuali possibili ed assolutamente passeggere. Finalmente, per comprendere gl'inscgna– menti, che !')i ricavano dall'esperienza della guerra nell'Adriatico, occorre tener presente que:;t' altra premessa generale, che cioè i compiti dellt for1; navali di una nazit:me in guerra sono essenzialmente i seguenti: 1°) Difendere le coste nazionali· 2°) A.9sÌC"urarelo svolgersi de/ traffici marittimi per il rifornimento nazionale; 3°) Colpire i traffici dell'avversario; 4•) Cooperare con l'esercito a detem 1 i" nate operazioni, costituendo, diciamo così, un' ala estremamente ed opportunamente mobile di esso. Tali compiti sono comuni a qualunque guerra, qualunque sia il teatro ~cografico ov' essa si svolga. Nel caso particola.re del ba– cioo ,(\driatico, prendiamo a considerare, nella guerra testè finita. quali c·onscguenze abbia avuto la nostra inferiorità geografica, invero sensibilis– sima, ncl!'a.zione compiuta dalla nostra flotta nel" l'adempiere i '-Opra enumer.i ti compiti. La difesa delle coste. Il compito di dif~ndere !e coste non fu gran che complicato, per le poche opportu– nità all'offesa che esse presenta\'ano. 11 fatto che le coste italiane sono quasi o,•unque prive di porti e presentano bassi fon– dali, è un gravè incon\"eniente pcl commercio. lnoltre è innegabile che le nostre coste non offrono punti di appoggio per le nostre azioni navali. )fa qucgta configurazione rappresenta un grande vantaggio dal punto di vista di– fensivo. Esso rmde tslretnamtnlt dij)ici"/i gli Ciò :>i può tanto più affermare oggi, dopo che l'impiego dei treni armati, dei campi mi. nati, dei sommergibili difensivi, ha risolto eco– nomicamente e con grande semplicit...1. il pro– blema di difendere validamente una costa pianeggiante rettilinea e di poco fondale, quale la costa adriatica. NclPattuale guerra un'operazione in grande stile da parte della flotta a noi nemica, quale lo sbarco di un corpo d'esercito sulla costa dell'JtaJia centrale, sarebbe stata pura follia! Malgrado la lontananza delle nostre forze navali da battaglia, appoggiate alle basi me– ridionali, un certo numero - neanche gran• de - di sommergibili avrebbe potuto ritar– dare !"esecuzione de!Poperazione di sbarco dando tempo alle nostre forze navali di accor– rere. Quando nel 1870 fu chiesto a Bismarck se fo.53eda temere uno sbarco dei francesi sulle tcde.:;che, il Cancellicn' ri~po~c lacuni• camente: • li farci arrestare ». Altrettanto avremmo potuto dire noi. In queste condizioni non è slato da per– sone serie de-:crivcrc Jqcrimosamente, come si è fatto da taluni in Italia, ia costa occiden– tale dell'Adriatico come aperta ad ogni sbarco che parta daHa Dalmazia ; ~roclamare che Pola « ha pochissimo valore strategico • e che la costa adriatica occidentale « è un fianco « indifoso e indifendibile », e che Venezia « dovrebbe, fino alla conquista della Dalmazia « da parte della flotta itali:i.na, venire abban– « donata alle proprie risorse e quindi al pro• • prio destino», e dichiarare che solo l'acqui– ~to della Dahnaz.ia può riparare a tanti guai. Nella guerra testi: finita, che durò oltre tre anni, Poli\, nonostante il suo « pochissimo va" lore strategico», ci ha dato da pensare sem– pre ~criamente; e il fian,"Od'Italia è stato di– feso; e Venezia non è stat..t abbandonata :i.I !SUO destino, neanche nelle ore più critiche, fioche '°no r:maste sicure le retrovie :!ella terra fenna. In verità durante la guerra testè finita la defunta marina austriaca non ha mai tentato operazioni in grande stile: ma solo rapidi brevi bombardamenti di città costiere. Si n-aua di opf'ri11.ioni 1 come cfaev::i Na– poleone, <li nessuna importanT,a militare, e in– capaci di compromettere scri:i.mente una com• pagine militare. Quando la flotta, che le tenta, non ha il dominio del mare, c:ssc si riduc:ono a fu1:'gcvolisorprese, che nessuna precauzione e n~una superiorità navale dilli' altra parte possono e,·itare. Tali operazio11i souo dirette a provocar tumulti nelle città colpite e a su• scitarc scor3ggiamento nell'intera nazione, nè più nè meno .dei bombardamenti aerei. E quan• do un paese è moralmente saldo, quelle sor– prese, più che scoraggiare, servono ad esaspe– r..tre gli animi contro le barbarie dello assa– litore. E tale fu in \'erità. l'effetto dei bom– lardamenti austriaci, che del resto furono rari e fuggevoli per timore delle mine, dei treni armati e dei sommergibili difcnsi\"i. Le azioni di bombardamento furono sempre compiute da naviglio leggero e velo1·e (~spler raton e cacciatorpediniere), ad eccezione del bombardamento eseguito contro Ancona al– l'alba ciel primo giorno di gllerra e non più ripetuto e pour cauu. L'impiego di grandi unità per una tale opera-Jione fu criticato dai com• petenti tutti di co:;e navali: lt jtu ne oolait pas le chanddle,; e il danno di poche case non ripagava il rischio, a cui si esposero unità na– vali difficilmente rimpiazzabili nel corso della guerra. Se il nemico allora non subì daAno, fu per nostra makhanu, non disgiunta da impre• parazione. Da quanto precede, possiamo trarre "IUI sul primo compito delle forze navali le seguenti conclll!iioni: I. La costa oc,,:fmtal~ adriatica /11 pocosuuét– tibile di ojftu vi/ali. Il. O./ltst di stcondan"a ii11porlan=a potero110 t,se,e 9uasi compltiamentt dimi1tdle con nut1i di– fmnVi !«ali. ill. La z,ma cl,e rù11aumagiiormtt1te espo,ta a seco11darièojftst fu quella dd m~dio Adria- Se ciò non costituì danno vitale, fu pcN certamente di gra\"e danno economico. Nell'Adriatico l'arcipelago dalmata, prestan– dosi assai bene come rifugio per sommergibili, siluranti, piccoli incrociatori, naviglio leggero da corsa, è una ottima base dl operazioni per impedire o almeno disturbar gravemente le co– municazioni fra l'alto e il basso Adriatico e per danneggi:\rc con bombardamenti di sor– presa le coste italiane. Sotto questo rispetto, csiMe fra le coste orientali e le coste occiden– tali del medio Adiatrico, pili ancora che nel– l'Alto Adriatico, un grave squilibrio di attitu~ dini militari, a tutto scapito dell'Ttalia. La costa italiana, dalle bocche del Po al Gargano, è ovunque cospars;1 di città popolo!Se costeggiata fra Tcnnoli e Rimini da una linea ferroviaria, vitale per le comunicazioni fra il nord e il sud, la quale non può spostarsi pili dentro tcrra 1 pcrchè ne è impedita dagli Ap– pennini. Viceversa la costa del continente dalmata è non solo abitata da rari e piccoli centri urbani ma è protetti\ quasi ovunque da una duplice, e in qualcho luogo triplice, bar– riera di isole, sulle cui coste foranee non s' in• centrano che agglomerazioni cittadine esigue e poco numerose, nei çui ~anali il naviglio militare e mercantile ha il ricetto e i movi– menti :sicuri. Di fronte all'Austri:1, Stato cli 5() milioni di abitanti, padrona non solo della Dalmazia, ma anche dell'Istria, Pltalia si trovava nel– l'Adriatico in condizioni spavcnto,e, ed era co:-.tr._ tta ad esaurirsi in armamenti navali su– periori a CJillellidell'Austria, per correggere nei limiti del po&sibilc le sue inferiorità na– turali. Lo stalu quo balcanico, a cui l'Italia è rimasta sempre disperatamente attaccata, finchè lo scoppio della guerra europea non è venuto a sconvolgere tutti gli antichi rapporti, aveva questo semplice scopo: impedire che l'Austria, sottomettendo il Montenegro e l'Albania, diven" tas!le padrona delle Uocche di Cattaro e di Vallona, e si assicurasse coiì il dominio asso– luto anche nel basso Adriatico, dove le coste pugliesi sono indifese come le coste del medio Adriatico. L' avia7jonc e i sottomarini hanno assai migliorato le condi1.ioni dcll'ltalia. L'aviazic,nc, infatti, permettendoci di conoscere ciò che avviene nelle basi navali istriane e dalmate, ha diminuito il vantaggio, che a\'evano una volta le coste orientali, di potere esplorare il mare da Meleda (alta 518 metri), da Lissa (590 metri), dall'Isola Lunga (338 metri), dal– l'Isola Inceronata ( 236 metri), tenendo nascosti i movimenti del loro naviglio dietro la linea delle isole. I sottomarini, poi, e il naviglio leggerissimo, rendono aSBaiarrischiata qualun– que impresa, che una flotta orientale possa tentare contro le nostre coste. E di fatti l'Austria, dopo che noi abbiamo organizzata la sorveglianza e la difesa della costa con mezzi tecnici sufficienti, non ha osato più ten- t,"co. •tare i bombardamenti, che le riuscirono nei pri- IV. La mperi0r-ilà navale delle forze nozionali mi mesi della guerra, quando i servizi sotto- ed allelllt garanl, le cosi, da offese vitat,: pur per- marini e aerei erano allo stato rudimentale. munendo la -UJuadrada bai/aglio ùr basi noltt'<II• Inoltre, nel nuovo assetto territoriale, che 11Unle ecunlridu. uscirà da questa guerra, l'Italia ottenendo,·

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