L'Unità - anno VI - n.47 - 22 novembre 1917

, , Dituiooc e problemi vita ~ DINttorit ANTONIO DB VITI DR MAR.CO e GArrAN1 Amministruioac I Roma, ...t& Adda, '- - Abbonamento ocdinario amiuo • Abbonacnento sosteniton annuo L're 20 1 semestrale Lite" IO; un na Si p ... .,blica il pYedi a ROMA - Conto corrente: c:on la della ~\ o.cf. > _,,.,.,,,,-- --- ~.,,4'~,,.. "f;. QY>- ",10, per I' ntao Lire I (I ~ ....-esimi !O. posta. Anno VI - N. 4.7, sòMMARio. • PA l'I.TICOLA\:ltsMéì :.. L'Unità. MILIONI IMBOSCATI. - LA CARTA E LA BUROCRAZIA - F. Andreani, - IL PAEl?E DELLE CAKIATIDI - v. v. - « PARLIAMO DI PACE •• - UN nF.;CN,!)GO PER SCOLARI - - LETTERE DAL FRONTE - - LE COMMISS1ONl l'XR~ ENTA.al 01 ..COl(TROLLO. - ,.,,., ·~~ ... . ... " P·AR TICOLARISMO Nel 1866, l' ltalia si sentì vinta dopo 111. sola bat– taglio. di Custoza, con soli 736 morti e 3189 feriti. Oggi, nonostante che i suoi ~citi combattano cl .. due anni e mezzo uno. guerra più che micidiale, nonostante il terribile rovescio delle scorse sett.i– mane, J'ltaJia non si sente vinta, continua nella lotta, con lo forze che non sono state colpite dalla ultima orisi, dà tempo agli alleo.li di a.(:correre in suo aiuto, riorg,o.nizza gli sbandati, afferma in mille modi Jo. ~ma volontà di resistenza, e il Sll'"> sentimento d'onore. Nel contrasto tra il 1lllpido accasciamento dei 1866 e la persistente energia di questo angoscios,, novembre, è la misura del progresso enorme che si è avuto in Italia in cinquant'anni di li'bortà e ài unità nazionale. E' vano e pericoloso dissimulo.rei la gravità del èiso.stro· che abbiamo sofferto. Ma sarebbe anche ingiusto considerarcene, come lo.mentano alcuni,• 4-i!l<>norati per sempre. Gli eserciti- a.ustria;i hanno avuto in questa g-uerro. disastri e squagliamenli ben più vasti e rovin06i di quello, che dobbiamo deplorare noi ita– H.ani: dov,mque l'aiuto tedesco non è interve– nuto, tutta la storia di questa guerra è stata per J'Aust11ia una serie, di rovine. Lo stesso ese11cito francese, che pur ha tradizioni secolari di be!Ji- cosità, che manca.no al giovane esercito italiano, t,-tlf} ,ignoY'ato le sue ore di debolezza in qnestn lunga guerra. Ma neS$una crisi militare disonora un paese che combatte, flnchè questo pae6e non si lascia abbattere, flnchè gli resta il vigore morale ne(:essa.rio per rimanere ,mila breccia a tutela.re le sue necessità vitali. Come ha osservato asso.i bene il Croce in questi ~orni, vi sono facili vittorie, che fiaccano moral– mente il vincitore più che il ,•into: e vi sono scon– fttte, che non disonorano e non demoliscono il vinto, y,er quanto grandi esse ·siano, purchè il vinto conservi la forza d'animo necessaria per te– ■er fronte alla sventura. Il nostro paese ha dimostrato in questi giorni di r><>ssedere la fona d'animo necessaria per ripa.ra – re a:J danno materio.le e moràle della sua sciagurn m!Ha.re• .Ma questo fatto, che ci dà un grande con– forto nel nostro grande dolore, minaccia di tra– sformarsi in una nuova causa di illusioni e di er– rori. A Jeggere certi giornali, si ha l'impressione che la crisi milita.re Italiana sia superato., che In vit– toria abbia ricominciato ad arridere alle nostre bandiere. che oramai i detti giornali vogliano ri– tornarsena alle'!')"amente a ripetere le vecchie di– ,;;;-u~to5"ro<lomontate dei due anni passati. Sono t[IIPp:li ste~6i giornali. che hanno voluto sempre o Bi n o credere a una « guerra nostra ", distinta dalla guerra. della Francia e dell'lnghilterl'a, e hanno spesso contrapposto anche la invincibilità italiana alile scairse fortune degli alleali clelJ'ltaJia. Sono quegli stessi giornali, che nella primavera scorsa t}rotcstawono .a.spromente contro la dichiarazione fatta !la Bissolati in Francia, che CS'iisi sentiva sol– dato, non deL!a sola Italia, ma dell'lnt.esa antiger– rnanica tutta quanta. Sono quegli stessi giornali, che :hanuo sempre sollevate e ina~pritf• t11ttc io questioni diplomatiche .(Dalma1/.ia, Albnnin, trinn– golo epirota, Asia :\1ino1•e, lago Ciac!, cc<·. ecc.). da cui potess,e essere impedito quell'accol'do co111- 1>leto -e incondizionato fn, noi e i nostri allrati, senza del quale non era possibile - come non è stato purtrof)'l>OpossibJle sino 11. queste ultime set.– Limane - una perfetta coordinazione nelle ope– razioni militari. Sono giornali, in cui neanche la attuale offensiva tedesca contro l'Italia, ha sradi · ca:te le vecchie itlcorregibili nostalgie germaniche. A leggere quel ooe seri ve qnesta. gente in que– sti ,giorni, sembrerebbe che l'Italia continuasse an– cora nella « sua guerra"• senza allea.ti di sorta, contr·o un comune nemico. A leggere quel che scri– ve questa gente, vien voglia di domandarsi che cosa vengono a fare in Italia quei soldati france– si e inglesi e americani, di cui parlano altri gior– nali, dal momento che l'Tta:Jia ha riparato ormai da sè sola. nlla crisi delle scorse sellimane. E già cominciano ad esservi tra noi degli sciocchi. t quali, suggestionali dalla tattica perfidissima ciel giornali tedeschi d'Italia, si dolgono. che In glo– ria delle prossime vittorie mina.cci ,1 i non essere e elusiva dell'Italia. mo debba esscrr cnndivisn con altri eserciti. :>!on altrimenti 1·ifl11IArnnonei mesi scorsi l'idea di unn vasta. e potente colla.bo – rAzione ita.lo -franco-inglesP snl fronte italiano. col pretesto che l'esercito italiano non rlovesse partecipare insieme con nltri a.Ila glo1ia di arri'. va.re A Trieste. Ora come sempre, In propngand:i degli agenti tedeschi in Italia è tutta ronrcnirntn nell'impedire una cordialità pTofonda e incon– dizionata frn la nostra opinione pubhlkn r rruel– ln dei nostri alleati. E pltrtroppo non tutti in ItaliA. si rendono conto dei danni di q,1P• sta. propaganda e i;cntono la necessità e il dovere rii contrasta'rla. a viso aperto. Troppa gentP in Ita– lia, anche fra gli uomini di governo, è ammalata della malattia del particolarismo denunciata.· da Lloyd George nell'uJtimo discorso di Paris-f. Troppa gente ha il pregiudizio che pet· nmnrc rle– gnamente II proprio paese sia doveroso ritener– lo assolutamente superiore a tutti gll a.Itri, e con– sidera.re come una diminuzione de!Ja. propria in- 22 Novembre J 9 J 7 finita, grandezza ogui c,,IJnborar.ionc che ~i possa ott.enel'c da a.Jtri 1>eJ'r-ag,giungere fini comuni, fa– re almeno le viste di ignorare questa. co!Jabora– zione quando non sia stato possihi,le evita.ria, ac– cettare l'aiuto altrui ma !'ammaricarsifil) ronde nJ i>l'oprio cuore cli avere dovuto accettarlo. , , J_Jucdtq sfato d;animo J>-0.rticolaristn e nazio– nalista~ mi cle!e"i•l'flfr,aU tutti i nostri- et·~l,l!D.- _ malici e militari in questa. guerra. E continua tut– tora a.cl agire in molti spiriti e a pre1>ara,re nuovi errori. Su questo stato d'animo cli ombrosità va– nitosa e infantile - tutto proprio delle nazioni deboli e anetrate - edifica le sue perfidie la propaganda. tedesca. Cuntro questo stato d'1mim11 dobbiamo sempre lottare, lliffondendo intorno a noi una. visione del– le condizioni e delle fo1·,e delle capacità del nostro 1>aese,quali esse sono 1·eaJmente, e non quali esi– stono solamente nei sogni di certi retori megaJo– maai e nelle n,enzogne cli chi ha interesso A 15frut-. ta,1·equesti sogn;, _1.'lt.alia ha fatto in mezzo ~eolo di libertà, di unità un p1·og1•essoenorme; e più ne fnrà in av· venire, se avrà moeu·at.o di possédere la forza d'animo necessaria a vincere questa. grande pro– va, e so dopo la guerra la gioventù tornata dalle trincee farà. piazza pulith di tuttn la vecchia classe burocratica e politicante che ha dato ora– mai le prove definitive delllt sua incapacità. Ma. dotata di un territorio bello cstetknmeni.e o po· vero economicamente, ·sorta da appena cinquanta. anni a indipenden21a nazionaJe, in . ritardo per tutte le manifestazioni della vita civile in con– fronto con le altre .grandi naztoni, l'Italia ha pro– .gredito ne!J'nllimo mezzo SC<'olomeno che non ab– biano '!)'rogredito l'Inghilterra, la.Jl'ra,ncia, la. Ger– manio., gli Sttti Uniti. Se il suo progresso ~u– to è stato grande, il suo progresso relativo è sta– to ·piccolo. Perciò l' /talin non può vivere isolata dalle altre grandi nnzio11i. Ha hisogno dell'aiuto rlf'!le n:izioni più ricd1e e meglio orga.11izzate. Be– ne inteso che non intendiamo sbarar nientP a no>< suno, e che l'aiuto, di cui abbiamo bisogno, in– tendiamo compenso.rio ron s<'rvizi equivalenti co– me si costuma fra tutte le persone e tutti gli Sta.t:, rhc pos.•,cmo a.vere diversa ric<>hezM.e potenza, ma sentono tutti allo stesso grnrlo l'onore e la di– p:nità. Ora, poichè le nazioni più ricche e meglio orp:a.– nizzate di noi si sono divise in clue campi per"mol– li anni: - la Germani 11. ria 11n lato, tutte le al– trr ne! campo opposto, - e poichè l'Italia ha op"ta– lo contro la Germania; - occorre che questo. opzio– ne non lasci dietro A "è pentimenti, rec'l'iminazio– ni, nostalgie. Contro questn neces.5it.à elementau delln nostra vit.n nazional~ continunno n lavorare frA. noi ~li A./l"entidella politica tedesCA. :inche dopo che i soldati tedeschi, penetrando in ltA.lia, hanno fat– to saltare per aria la illu~ione della guerra ito.lo – austria=, a cni rimane6Se P.stranea la Germania. 1.'a.tteggiamento che hanno as.,unto i nostri gior nali tedescofili in questi giorni - ignorare !'arri vo di truppe alleate in Tta.H11, ritornare alle ro domontate non 11.ppe110. il nostro esercito ha diJno strato di ritrOY'1r<'In sua combattività - far par

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