L'Unità - anno IV - n.15 - 9 aprile 1915

• , problemi dell a v ita i taliana. t 0~9. Sig. Aldo Aadreoli Delle ArLi, 8 DOLOG~A ::,i pubblic a il Vene rdì in Firen ze - Direttor e GAETANO SALVEMIN I - Dir ezione e Amministrazi on e t Lung arno Vespucci J2b - Abb oname nto an nuo ordinar io Lire 5 per ti Re gno , pe:r i paesi italiani de:ll'A ustria e della Svi zzera : per I' cstu o Lir e 7,50 - Abboname nto sostenit ore Lire 20 annue - U n numero Ce nte sim i JO - Conto corrente con la pm,ta . Anno IV - N. 15 - 9 A prile 1915. SQ M;\IARIO: Le pi"o te nazioni, JAllES 8RVCi-: , - Verso una nuova Europa, P. BONFt.N'TE , - li (at1imtn lo de.Ila forza, ETTORE jAN .NI, - Pace e Ubertà commerdale . - li no rd-america e gli analfabeti. Le piccole nazioni. I primi grandi conc,Jti religiosi, che posero l'uomo in un gi11slo rapporto con Dio, vm – nero da un piccolissimo popolo che abitava m, paese più piccolo della Da11imarca I culti della polente Babilo11ia e del popoloso Egitto sono s<ompa,si 1 ma la religione d' Israele perdura nella s11a for mfl primitiva) quanto in quella piìt recente che si è sparsaper il mondo intero. I Greci erano 1111 piccolo popolo non unilo i,, un grande staio, ma sparso per le coste e le monlagm in piccole comunità cittadine, cia– scuna con vita propria , esigue di numero, ma agili, versatili e vivacissime. Ci del/ero la pii, rià a, la più mu/11/orme e la piit slimolalrice di tull e quante le ldl cralurt . Quando, dopo la lunga leneb,a del medio et•o, riapparvero la poesia e l'arte, i loro fior i pi,ì splendidi fior irono nelle pi'ccole rep ubbliche itali'ane. Nel/' Europa moderna che cosa 11011 si deve alla piccola Svi{{era, che 600 anni fa accese /,, torcia della libertà e la man/enne accesa atlraverso lui/i quei stcoli, i11cui il resto del– /' J.:ùropa f u domi11a/a da monarchie dispoti– lid 1e ? Che cosa non dobbiamo alla libera Olamla 1 C0'1 i :,uoi grandi letterali ed i suoi pillori, superiori a quelli di full i, eccetto I' I– talia ? Similmettle le piccole IJa\ioni sca11dinave hanno dato al mondo fa mosi scià t\ iati da Linneo in poi, poeti quali Tegnér e Bjo•r11- \011 espl oratori ,"nfrepidi quale Frùltjof Nan– sm . Ai tempi di Shakespeare, Ba cone e Mi/– ton, l' Inghilterra aveva una popola{ione poco più grande di quella de/todier na B ulgaria. . ti tempi di IVas/11i1gton, di Franklù,, di Jeffe r<on, di J/amillon e di Marshall, gli Stati Unili coniavano meno abitanti che non la Dani marca o la Grecia. Nelle due più brillanti gew rationi della lellera/ura e del pemiero ledesco, l'et à del /(11111, del l essing, del Goethe, del Hegel, dello Srhi/ler e del Fi cltte, 11011 vi era nes– srm t•tro e proprio staio tedesco, bensì una congerie di pr incipati e di libere cillà, centri iudipe,rdenli d,' t·ita i11tel/ell11ale, nei quali le /elitre e le scien{e produssero una mèsse as– sai più ricca che 11011quella pr odolla dalle due generap"oni StJCctssivc, allo stesso modo che la Gran Brelfagna, p11r con ,ma popola– \i one o/lo volle maggiore di quella del 1600, non ha pi,i degli Shak espeare o dei Mi/1011. Nessun ro11cd to è più apertamenle co11trad– dello dalla sloria di quello s11 cui si f onda la scuola a cui appartiene il Generale von Bcn1hardi, che ci0è la « Ku llur > - lellera– rù,, scientifica o art istica - fio risca m!glio nei grandi sto/i milita risti . la dtcaden{a del– l'ar te e della /ell eralura nel mondo romano avvenne appunto quando il po tere militare di Roma aveva f atto di quel mondo 11110 sfato grande e ben organalo. L' opi,11'o11e opposta s' 11vici11erebbe ,l>iù alla verità, benchè con– t•rnga ammcllere che nessuna teoria generale sulle rda zJoni delle art i e delle lettere con i got•erni e con le co111iitio11i poli tiche è sia/a mai provala vera. Solo le menti volgari co11/0 11do110 l'eslensione ron la gra11dt{{a, perc/1t la gr andei{a è del– l'anima, non glli del corpo. Nel giudi\iO che la storia pirì lardi pro mmctrà sopra i qua• ra11/a stcoli di progresso documentato verso la , ivi/là c/,e abbiamo ora alle nostre spalle, tpiali sono i criteri che appliche rà per deler– min11re la t·era grandr{;,_adi ,m popolo? Non la popola\iom, 11011 il territorio, non la rùchti,{a, 11011 il potere militare. la storia chirderà piulloslu: Quali es,mpi Ji caral/e,·r efttmlo e tfi devoti o,,e allruislica all'onore e al dovere sono stati fo nt ili da 1111 popolo? che cosa ha fall o per accrescere la wmma del sapere ? quali pemieri e q11:1li idt11li di valore permanente e di inesauribile ferti lità ha esso tramandalo all 'umanità l quali opere di poe– s,:11 di 11111sica o di altre arti ha esso pro– ~'n/ '11 che pri!sano esstrt s1Jrgmte de r11a di godimento ai posl.-.ri "! I .~opoli minor, non hanno ragione di te– mere l'applicatione eh" criteri siff atti Jame s Br yce . (autore del "Sac ro Romano Impero 11) Verso una nuova Europa. Un richiamo àllc rag ioni di concor dia e alla necessit:l di una più salda unione tra i popoli d' Europa nel momen to del più \'aStO conflitto che abbia insangu inato il contincmc e alla vigilia forse di cessare la nostra parte di ansiosi spettatori , può pare re un'iron ia o un movi mento dire tt o ad infiacch ire gli spiriti e dispo rli ad un pacifismo inerte e perico loso. Chi pensi tut– tavia che per un popo lo veramente civile la guerra è un grave dove re, non una festa gioconda, <:hc tutte le forze naziona li si possono e si debbono tender e per fini ideali, anche non prett ament e egoistici, ma non pel piacere cli getta rsi nella zuffa, di aiz– zare odi e seminar e discordie, si conv in– cerà facilment e che volgere la mente al do– mani, pensare e addi tare quella che deve essere la meta comune delle nazioni schie– r;ne nei due opposti campi o almeno della maggior parte di esse, non deprime gli spiriti, ma li accende di una più austera fiamma, an imando li a combattere, ma insieme pre– paran doli a tendere la mano tra un anno al nemico cLi oggi. Le vittor ie schiacciant i 6Ì p.lgano più care delle sconfìue . ~ mia intima conv in– zione che la guerra tra i popoli di Europa, uniti da una propr ia civ iltà che li accomuna di fronte a tutto il resto del mondo, non escluse le nuove socied. colonia li, sia nul- 1' altr o che una guerra civile : stolt a quindi e scellerata, come tulle le guerre civili; ma riconosco in pa ri tempo il preccuo del più saggio statista dcli' antichid, che commi– nava b pena dcli' infamia a chi rimanesse inerte dinanz i ai conflitt i civili, procurando con I' :1stensione la \'itto ria al tiranno. La stori,\ non si ripete m:ii negli stessi term in.i; ma -;i ripete sempre in. certe linee fon.damentali, (he le aggro,·igliate vicende nascondono più che non ri\'eiano : sono i ricorsi del gran padre della scicn7.a stor ica, che li osscn·ò dO\·e si presentano più puri, \'a le a dire ncll' etù primiti\'a . Certo l' an– damento dei fenomeni può assumere una picg.\ diversa ; ma ciò non significa che una legge fondamentale del fenomeno non vi ::,ia, bensì esprime soltanto (e lo stesso avvie ne nel mondo dei fenomeni fisici, si– curamente regola ti da leggi). che P inter– vento di cause accidenta li, tra cui metto anche le volont::\ forti e coscienti, ne ha turbato favorevolmente o sfavorevol mente il decorso. Noi viviamo, e per le stesse ragioni, sotto un 1 ossessione analoga a quella sotto cui vivevano i popoli dell' antichità classica : che una data fase de!P agglomerazione po– litica e una data forma dello Stato sia fa– ta le, se si \'uol conser\"ar e la libertà. L "ideale di un momento di\'enta P ideale assoluto. Il sistema politico classico era la città, P unità concreta, presente a tutti gli spiriti e a nnt i i cuor i, in un centro quotid iana– mente visibile, col suo temp io. il palazzo del consi~lio, la piaz.za delle assem blee, con partecipazione diretta di tutt i i cittadin i alla formazione della legge, alle delibe ra– zioni sulla guerra e sulla pace, con elezione diretta degli organi supremi dello Stato . Era allora una realtà nella forma più pal– p::tbile il motto della clemocraz.ia fr.incese : ogni citt::tdino è un SO\'rano. 1..' ordina mento di una rappresentanza, cioè la delega della sovranità, era invece un'as traz ione inconcepibile nel diritt o pub – blico int erno dcli' antic hità , come è incon– cepibile (e la cosa eccita ancora un irrag io– nevole stu pore) nel dirin o privato romano, che offre ;i.ncora pel c:.1ratte re della fami– glia uno schiett o pa rallelismo col pubblico. IO rnlr srnto delle co'-C', in ~iffatt c con– dizioni degli spiriti , l' unione di più città non appa riva se non come l'a sservimento :-ili' una di essa o l' asserv imento di tutte a un tiranno, a un signore, o anche la co– st ituzione di un regno, con che s' intende una signor ia legitti ma, ma egualmente as– soluta. Per le città soggette era la rinunc ia alla gloria, alla \"ita reale di tlltti i più cari simboli, temp li, dei tutelari, pabzzi e fori, era la morte. ).Ieglio una città sopra uno scoglio che tutto l'i mpero di Ninive ! è il motto del poeta greco . Organizza re uno Stato libero al di sopr~\ dd la dttà era un conceuo al di sopra ùella mentalità dei pensatori e st:.1isti- antich i. Anche il nostro medio evo è nello stesso ordine di idee. Gli stessi uomin i più emi– nenti del Rinascimento non ha nno alt ro ide:lle, e il ;\Jachinve lli con. tutta serietà di consiglio sul luogo e sul modo di edifi– care la cird, per garan tire 'a forza e la sicurezza d~llo Stat0, in un tempo in cui si formav.ino i grand i Stat i nazional i, che do\'e,·ano strango lare le nostre cento città . Roma compiè un miraco lo dup lice. Unica tra le città sonanc, da un lato rese digrù– toso il \'incolo di soggezione, schivandone i simboli più odiosi, come il tributo in de– naro e il governatore spedito dalla domi – nante, lasciando intatta nei rapporti in– terni la sovr;\nid, e talora, nelle forme al– meno, pers ino il diritto di pace e di guer– ra; dati' altr:-t estese il terr itorio citt adino , median te aggregaz.ione libera le delle co– munità stran iere, a confini inve rosimili, senza nessun rigu:irdo :illa prossimità dei nuovi cittad ini ai centri immanent i della vita politic:1, senza nessun riguardo a.I– l' unità territori:ile (a un ceno momen to della sua storia le comunità italiane alleate erano veri isolotti in un mare romano) e provvedendo in pari tempo al governo lo– cale mediante P autonomia municipale. i\Ia dovette da ultimo soccombere a.I fato comune. L' egemonia di fatto, se non di di– ritto, della plebe urb,ma e della vecchia e a Gino Bianco nobiltà su questa fantastica a~trazione cit– tadina, che abbraccia nell' ult imo :-ecolo della Rr,!,ul-'iblica tutt;i l' Iulia dal Po ai mari, e poi dall ' Alpi a.i mar i, portò la caduta della libera repubblica. \ oche al– lora gli uomini più eminenti di tutti i par– riti non sapevano escogitare altro corret– tivo o surrogato del governo cittadino che l'oligarchia o la monarchia : nè si può dire che la \'itt oria della monarchia . e di una monarchi a temperata da lle autonomie lo– cali e dalla limitarn libertù di scelta dei funzionari del principe, che tutti hanno ri– cevuto, nei primi grad ini almeno, il batte– simo elettora le o nella capita le o nei mu– nicipi, ~i:i stato <lei due mali il peggiore. L'ossessione moderna è l' idea le dello Stato-nazione . L'orizzon te politico si è al– largato, la nazional ità ha sost ituito la cit– tad inanza, i vecch.i termi ni sono pa..sat i a significa re le nuove più larghe relaL.ioni po– litiche ; P ideale ha guadagnato in nobiltà quello che ha perduto in concreta affcrra– bilità , ma co'me la città agli spiriti liberi dcli' evo ant ico, così la nazione agli spiriti liberi dcli' evo moderno appa re un termine finale, una meta assolut a. Al grido déi san ti diritti della nazione si sono solleva te nel secolo Xl X da l lungo leta rgo politico le due nazioni che più ave– vano tard~to :\ costituir si a Sta to libero nelle forme moderne, I' lt alia e la Ger mania. Anzi è per questo comun e des tino e per opera principalmente della scienza tedesca e ita– liana che il concetto di nazione parve ele– varsi nel secolo scorso a dignità scientifica . Una eletta schiera di pensatori diede forma al sentimento che emanava dalla coscienza comune , che palpitava nella poesia e nella sto ria, e: handì il principio di na1jonal ità : calore di amo r patr io erompeva allora dalle pagine di filosofi e di giureconsulti 1 e nutr ì la fiamma che diva mpò sui campi di bat– tag lia. L' Italia ern una nazione, la più perfett~1 delle nazioni per tutti gli elementi storici, mora li e spiritua li, per la sua lingua, per le sue glorie come per le sue sven ture i e do– vén e a questa cond izione se il cost ituirsi dello Stato pa rve un fenomeno naturale e fata le, pur dopo tre secoli di servagg io, nello stesso modo che la ricost it uzione a Sta to della città d i Messene, pur dopo ~re secoli di dura soggezione, ,·enne celebrata come il più bel trionfo del senti mento cit– tad ino conculcato, il più bel titolo di gloria di Epam inonda. Organizzare uno St~to libero al di sopra della nazione non par possibile a noi come non pareva possibi le agli antichi I' organ iz– zazione di uno Stato libero al di sopra della città. Come in antico l'unione di più città, così anche ai nostr i giorni I' un ione di più nazioni sembra che importi fatal – men te o l'egemon ia dcli' una sulP altra o la cost ituz.ione di un impero asso luto . V ideale dcli' età presente non deve si– grùficare la condanna dell' ideale di un'età che fu; ma d'alt ra parte non è men vero che il perdurare fuor di stag ione di idea li pass:iti è spesso fata le, e la stessa causa della grandezza può diventa re la causa della ruina. La città, non a torto simbolo e radice della nostra « civiltà », fu cagione della grandezza del popo lo ellenico nelP evo an-

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