L'Unità - anno IV - n.11 - 12 marzo 1915

_-.., , ,. . \do J\Qdreoli o::,9. s,g. 11. 11 \IU ,\.r\Ì 1 S problemi della vita italiana. ~i pubblica il Vcn crdì in Firenz e - Direttore GAETANO SA.LVEMINI - Dtre: ione e Ammini stra zione: Lungarno Vespucci l2 b - Abb ona ment o annuo ordinari o Lire 5 per il Regno ~ per i pae si italian i dc li' Au stri a e de lla Svi z: ua: pe r (' estero Lire 7.50 - Ab bonamen to sos tenito re Lire 20 annue - Un num ero Cen tesimi 10 - Conto corrente con la posta . Anno I V - N. Il - 12 M al'ZO 1915. SOM MAR IO : r-.'on voglia.mo credrre, L' UN1TA. - Che e' è di strano ? - li Frobltma drll'Adriatico, C. 1\1 ARAN ELI . I. - Flni s Auslrlat: ?, G. SAL\'EMIN I. Non vogliamo credere che l' Italia stiv f>alteggia,u/.Qla neutralità benevola per l'Az tstria e la Germania , in compe nso de/l' arc-ivescovatlo di Tr ento. Non si tratterebbe solo di una cattiva azione : cioè l' ll alia si disi nteresserebbe della sorte del B elgio e della Serbia. S"p – p iamo bem'.ssimo che la politJ:ca delle mani sporche esercita un fas cino irrcsisl.ibilc per i 11ove decind dei nostri ·uomini politi ci : sarebbero capaci di rfouwer c a mani vuote, pu r di avere il pia cere di essersele sporcale. Lasciam o, dunqu e, da parie le preoccupazi oni morali. P eggio che 11-11a catti va azione, sarebbe - anche dal semplice fn'111o di vista del famoso II sacro egoismo» - uno spropo– sito madornal e: perchè un accordo, che si limi tasse al Tr entin o, e lasciasse al– l'Austria o alla Germania Tri este e l' I stria, 1l01i risolverebbe nessrmo degli elementi fon – dam entali del problema adriati co, e ser– virebbe solo a incatenare, nel peggior modo possibile, e in questo momento, l' Italia ai destini del. blocco austr o-germani co. A vremmo lutti gl' inconvenienti, senza. nessun o dei vanla gg,:, di tulle le soluzioni. Perciò non voglia mo credere. L'Unit à. Che , ' ce di strano? l ' on. Giolitti si è meraVJ'gliato che l'a11- tlata tli ala ntlra ad audiendum verbum in Via Catiour abbia suscitalo commenti: " Non capisco tutt e queste meraviglie. " No n sono anch'i o un deputat o come • tutti gli altri ? E che c' è di strano • che un deput ato parl i col capo del s110 , governo ? " (Corriere della sera, del q marzo). Citi : che e· il di strano? Ma quand o mai s· è visto che un dep utalo come tutti gli altri , per conferire col capo del suo eovcnw , int·cce di andare ali' ulficio c/r,I 111i11istro a chiedergli udienza, se lo fac– cia venire a casa pr opria, come un. t•as– sallo a rendere omaggio ) Escludiamo scn: ' altro che ra11sa dd col– loquio sian sia/i i miserabili intrighi cli corrid oio : Salandra ha t'olulo consultar Giolitti sulla situazi one grat 1 issi mn e an– gosciosa dcli ' Ital ia. Ala iu Grecia . dot•c s' è voluto per la gravità del momento consulta rs gli e r•prcsidcnti , questi sono stati COllt'OCali,e sono andat i ; non è a,1,– dalo Ve11izclos a bussare alle loro porle e a. fa r chieder e udicn:a . l'cnizclos sa– pcm che, ji11 che era capo ciel go,·crno , egli personificava la ua.zionc: e la na.:ione 11011 t'a a mcndic,ire udicnu alle case dei cilladi11i : ma chiama i suoi figli, grandi e piccoli: e i figli, piccoli e grandi, accor– rono a dar I' opera loro. ',o/o 111,dittatore ,, capaa di non guar– dare che alla a{fcrma:.iònc della sua dit– tatura , e di mcllcrsi sollo i piedi la dignità /ella nazione 11c/la pcrs o11a del capo del ~110 go\'e rno. E di domamiar~ anche, con– scio ddfo prpprid i11di{ferc11::amor,1lc c dcli' altrui acquiesan:a rin~ r' è di strano? IL PROBLEMA DELL'ADRIATICO Questo studio dovrebbeobhligllre coloro, che si otcupano del problema adriatico, Il rmdn si cotJto della complessità di uso , ad tlliali:– :arlo 11ei suoi 1noluplici elementi, a vederne le difficoltà t le pos11·hilità, sonit 11ndo alla prolllvie frnsaiola della retorica improvvisa– trice ,m a visio ne esatla della realtà. An– che quelli, a wi le proposte del il/ara • ne/li posso,io sn nhrare difficilmente acceltabili - e noi siamo fra questi -, d01Jrebbero oe– dere saltare per aria molte frasi fatte, 11el– I'11rto fra il loro sistema di idee pi,l o meno tradi:ionali e quello origi11ale del Jlllaranelli; dOfJrebbero scntirt• il bisogno di riesamina re le vecchie opinioni, rajfor1Art11 le debole:u, colm rne le lacune. Probabilmente, i1101u, la pubblirn .zione del laooro del Alara,ie/li non farà che dare ,ma 111100a sp inla a quella proluvi · di insolen:.e, a mi la co11ftrtwza parlata delle origine per opera di soliti drficicnti, i q"ali s' immagi– nano che al facile e radioso genio 11aziona– listico italico b,ut i 11011 capir 11ie11te e "rlar quattro fr,1s11cu llrroga11li per aver ragio,ie di qualunque pit't formidabile di.fficoilà. Jla chi1mq1u uogli" iri !talù, diswtert seriamente di qua/rmque problema di politica enera o i,itema , droe sempre asp I/arsi di suscita re il baccano dei monopoli::ato ri della gloria na:ionale. Per parte nostra, ,ioi siamo lieti, pubbli– cando lo studio ,lei t1'/ara11elli I' facr11dolo seguire dalle nostre ossrroa:ioni, di comri– buirt , per qua,i/o ; possibile in 1m paue come il 11ortro, a chiari re le idee sul pro– blema, e a prtp,zr,, r,u nella opit1io1u pub• blica qualche sofo:io,u , du 11011 sia del tulio il resultato di improvvisa:io ni cas1111li o - prg· gio ancora - di St1pi111tispropositi storici e grogrnfici. Chi vogli., cs.1min.arc 1 Jal pun.to di vista it.1li.1no, il problema dcll' .\ drbtico, deve panirc anzirntto d:t una cons idcr .1zionc oh• bieuiva <lei fatti più gl!ncra li che si svo l– gono al di I:\ dei mare. Pr ospettare i no– str i interess i nazional i isolati, quasi su d'un candido schermo cincm:ttogr:lfico, come se nella vita delle nazion i, alla stessa gui~a che in quella deg li individui, esistessero intere ssi ed aspi r:l1.ioni d' un solo e non anche int ere s~i e .ispirazion i di molti alt ri, che con quelli si urt:lno e si complicano, è cosa estremamente pericolo~a. L'illusione in nessun campo può recare v:ln.taggio, m:t molto meno in quello politico ; e soltanto d:l una esatta valutazione delle con.dizion i e delle fone esurio ri in confronto dei nostri interes si possiamo attendere il trionfo di questi . L'Au stria e il popo lo Serbo. .\ I di làJcl mare oggi si comb ;Hte una lotta lii ,·ita o di QlOrte. o,\ una pane. I.i crisi di un Imp ero secolare . che- ha mut.u~ l.t su.i mis– sione nel mondo, m.1 non l' ha .mcor,\ forse interamente esaurit:1 . e che si diba tte per la propri:t e!-istcn1.1. Dall' altr ;1 l.1 crisi di un popolo, che giunto a.I pieno Ecn .tirncn.to ddl.\ propn.\ n.uionalit~1. si divinco la per raggiungt-1e un a~~ctto politico, che non gli arrc::-ti m.• ~li facili·i il comrleto di– schiude~i .111., , IL\. Fr.1 il Quarnc-ro e. \ nti, ·ari, sulla ~ronda o- rien1:1lc dell'Adr iatico, di fron te :1lla massa comp at ta itali an:\ della sponda occident:1lc, è un ' altra ma ssa compatta di genti , sulle qua li la stor ia ha potuto imp rim ere diffe– renze esteriori di religioni, di costumi, di :1lfab eti ; ma non ha potuto anni entare, distruggere le stigmate della comune or i– gine, della com un e fave lla. Sono la v.iria cor teccia degli slove ni, dei croa ti, dei serb i dobbiamo riconoscere uno stesso popo lo, il jugo-slavo. Un secolo fa, que lle popola zion i, prive d'og ni coscienza un.it :u ia, vivev ano divi se fra il dominio tu rco e qu ello aus rriaco. L' epopc3 napo leonica, questa grande susci – tatri ce di nazionali t:l. dett e la prima spinta al movim ento nazionale presso le popob- 1.ioni slave meridi on:tli dell'Austria, con la fondazione del Regno d' llli ri:1, cui sopra v• visse a lungo, feroce mente combat un o, l' illiris11w letterrario e politico. P resso le popolazio ni jugo -sl :i.ve sogge tt e al tur co, in– vece, il mov imento inizi ale, culmina sol– tanto con l' autonom ia conqu istata dalla Serb ia (1826) . Per tutt o il secolo X IX, lenta mente, 111.1 tcnace men 1c, cos tant ement e, l'a sce nsione ll.:l– ziona le jugo-slava s· è proscgu irn dai due punti d'origine : da Nord e d:1 Sud. Da sud , la piccola Serbi:\ preme aflinc hè il mo– vimento naziona le jugo-sbvo sbocch i :1d un asse tt o politico, che riuni sca in uno stato ind ipend ente b sparse memb ra della n:1- 1.ionc. - D:i. nord, l'Au stria prem e :lffinchè il movi mento sbocc hi :u! un :i.ssctto poli– tico . che conglobi ncll' impero anche i t ron – chi jugo-sbvi giù soggetti ;1\la Tur chia, fa– cilit ando così :tir Impero :lnche la discesa verso l' Egeo. In \ ustria-Unghcria il movimento, sem– pre più vi\•acc e rigogl ioso, non poteva non. differenz iarsi in due corre nti jugo•slave po– liti camente opposte. Da una parte la corrente lealist a e autonomista: essa cul– min:t prima col sogno di mons. Strossmayer di una gr:1nde Sla, •i,t del sud sott o lo scet– tro degl i Asbur go, che avrebbe dovuto ab– bracciare anche la Serbia e il i\'lontcnegro, e poi si conc reta nella più modesta do tt rina triali sta, che abbandona ogn i asp ira1.ione d' csp:i.nsion .e oltr e i confini !'lssegnati al– i' I mpcro dal trattato di Berlino. - 0.1 un'altra parte la corrente irredc nti st~, : che h,\ per centro d' attrazione la Serhb. A questa corrente irredentista - che per verit :\, fino a poco tempo f.t trov:1va sc:lrsi seguaci e solo frn i se rbi della Bosnia - i tedeschi e magiari predom inan ti nel vecchio Imper o non da\ ·ano gr.m peso·: era troppo poc:i. cosa e da combattere sopratutto col cercare di tenere sogge tt o econo micamtntc e col mortificare di continuo politicamente la picco la Serb ia, in modo che non potesse esercitare :1kun fascino -.,ui sudditi e.erbi degli A,burg o. )l a allo scoppiare della guerra balcanica del 19 12 il fremito na1.ionale, che scuo te e pervade a un trat10 le popola:1.ioni jugo– slave dclr I mrero, rivela, più largo e dif– fuso, che non si -. ,ospctt:i.sse prima, il mo– vimento irredentista. D' ,1ltra parte la Serbia, uscendo vittorio ... a e ingrandit:1 da lla lotta, batte in breccia tutta la p0litic.1. austriaca dell' ultimo trcn- ten nio: il suo fascino sui se rbi d'Au str ia si fa semp re più vivo. Il vecc hio imp ero sent e in tutta la sua gr:lvità l'in calzare del prob lema jugo- sla vo. O spegne re d' un colpo, bru scamen te, fin da l suo primo diva1np:'lrc il fuoco acceso d:11 picc olo regn o entr o i confini <lell' lm pero; o, come l'i ncend io nella stepp a, quel fuoco tutto :'lvvolgerà, distruggerà . L' uccisione dell'arcid uca Fr. Fe rdinando è l'in dice più grave dei progressi compiuti da ll' irredentismo. E d' :i.ltra pa rt e, la forma stessa dcli' ultima tum, con. cui l'Au st ria chi ese, emro le 24 ore, rispos te tass ativ e a domande ina ccettab ili da p:trtc della Ser– bia, e la dich iaraz ione affre ttata di guerra , seguita scnz' altro alla risposta che pure con teneva l' accettazione delle inacce tt ab ili richieste, d?mno la sicur ezza che già da qualc he temp o cr:\ ferm::. nel governo :m– striaco la volont:\ di schia cciare alla prima occasione il regno serbo e soffocare così 1:-t p1ima fon.te dcli' irredentismo iugo -sla, ·o. Il movi ment o non era ancora cos ì fonc da non pot er essere vint o : o sopprimerl o su– bito o mai più. A quale dei due con tendent i arrider;\ la vitt oria ? In quc~to momento, nessuna preds ionc è poss ibile. Un:t cosa sola possiamo affer– mare con sicltrczz:i : che a chiunqu e essa. arr ida, 1:1 naz iona lit :\ ju go•sl:wa uscir:\ da lla lott a rnflorz:-11.1,centup licata nella sua fede unit ari.\. 1.'..-\ustr i:t potr:\ perfino an nien– tare il regno di Re Pietro ; ma accoglier:\ allora nel suo seno un nuovo fonis sirno nucl eo di serbi ind om iti, ad usi ali' indipen– denza, che fata lmen te contribuirann o a raf– forza re, ingigant ire il sen timent o naziona le di tutt e le st irpi jugo-s lnvc. È qu esta una vera fata lità stor ica, che nè :1biltt:\ di sta– tista, nè crudclt:\ poliziesc he, nè strapo tenza di vitt orie può arrestn re. La soluiion e probabile . Tutt avia, anche senza pretendere ;\) me– stie re di profe ti, si può ritenere che, qu:1- unqu e sia l' C!:IÌtodella guerra, la riunione Jdi tutti i popol i ju go-slavi in un solo grande Sta to, sia indipenden te intorno a Od grn do, sia incorporato nel compl esso dc li' Impero aus tr o-ungar ico, non potrà, e forse per molto tempo, attuars i. Diet ro agli slove ni dcli' l•ari a della Car– niola, de lla bas sa Carinzia e de lla b:1ssa Stiri :1 1 premono i tedesc hi dcli' alt:1 Ca– rini.i:l e dcli' ;ilta Stiria, dcli' alt a e bass:1 Au stria, e gli 1echi e i tedesc hi della Boemi:1 della Slesi.1 e della i\Iorav i:1, senza contare i tede schi della bac.'3,a Cerm,mia. E dietro ai scrbo•croa ti del la C1oa1.i:1-Slavon i:1, e dcll.t ll osnia- Er1.ego" ina- Dalmazi:1, premono i ma– giari, i ted eschi, gli ..,lovacchi, i rutcni dcl– i' Ungheri:l, i polacchi e i rutcni dcll.t éa– lizia. Supponiamo per un momcntO che tutte queste genti, tutti c1ues1i ter ritori ~ieno se,– grega ti ci.li mare per la ros t ituzionc d'un grande ,tilto litora neo jugo•!'.,lrtvo. Quant o potrebbe dm ;1re una pace che avesse tenut o a battc~imo quello St.tto ? 13. i!l.ta r,1mmcnt.1re b lun g,\ lotta, d1c- l.1 piccola Sc·rhia ha ~s tcnuw e ,oc;ticn c per Gino Bianco

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