L'Unità - anno II - n.30 - 25 luglio 1913

/', , problemi della vita italiana. Si pubblica il V cnerd l in F irenze - Direttore GAETANO SALVEMINI •- Dir ezione e Am minfstr azione' Lungarno Vespucci 12b - Abbo na_m~nt~ annuo ordinario Lir e 5 per Il R eeoo · I' estero L,'re 7,50 _ Abbonam. ento sostenito re Lire 20 annue - Un num ero Ccntc s1m, io - Conto corrente con la posta e per i paesi itali an i dcli'Austria e dd la Svizzera ; per Anno Il - N. 30 - 25 Luglio 1913. Per un programma d'azione Dopo la riforma eletto rale.. In ques to momento di crisi che trava glia tutti i part iti e di mal essere che torme nta e spinge i migl iori a cerca re nuove vie, nuove formule , nuo vi pun ti luminosi che li dir igano nella azione politica, mi si consen ta di pro– spettare i maggior i problem i politici de l mo• mento attuale e di indicarne le soluzion i, ri– portando mi alle sorgen ti e alle trad izion i autentiche del pe nsiero democrntico, e met – tendo in rilievo le degene razioni che l'azione democ ratica ha tra noi subite. Antitu llo, per la ver ità storica, va pre – messo e segnato all' attivo dei partit i popo– lari, che no i dobb iamo alla loro azio ne vi– gile e battagliera, se ogg i si prat ica in Italia una po litica più rispc11osa delle liber tà indi – vidua li e dei diritti po lit ici de i cittadin i. Ch è anzi, co l successo de l programma politico de i partiti popo lari , e dop o la recen1e riforma del suffrag io quasi universa le, molti affer– mano che sia finito il compito storico e la funzione politica auton oma de l radicalismo i e spiega no cosl e giustificano la parte cipa• zione dei radica li ne l governo. Afferm o, inv; ce, che comin cia prop rio ora la necessità improrogabile e la O(r portunità di dare al pr ogramma di azione radicale un nuo vo con tenuto. Poichè il fat– to vero è quest'altro: che co n l'a llarga– me nto de l suffragio abbiamo be ns1 rott o il monopolio elell orale, con cui i poch i sopraf – faceva no le masse, abb iamo rotta la co rtec· eia, l'in volu cro esterno che im pediva alla crisalide di mettere le ali ; ma è so ltant o or a che, con l'aiut o delle masse e nel loro in– teresse, possiamo rompere i monopoli ammi– nistrativi e burocratici, tributari e doganal i, finanziari e bancari, che for mavano il con– ten uto reale del monopo lio eletto rale or ora distrutt o. Questo, com e prim1 appr ossimazio ne, è il terren o delle nuov e lolle po litiche. Su questo terreno è necessario che i p:trtiti prendano posizione e deli miti no i programm i rispell ivi. I clericali. E comincio dai cattoli ci, o comun que da que l partito neo•conservat ore, che non ama pren• dere nome, ma am:1 di :tllingere nuova forza dlllle rideslate co rrenti clericali. È l:1 prima volw, dopo lunga e meditata preparazione , che i cattol ici accen nano :td en• tra re come pa rtito nel le loll e po litico -elet10- rali. Quest o è il solo f:1110 nuo,·o ; per chè in tutto il resto essi en trano in camp agna con tu110 il vecc hio programma ed aprono le os1ilità col ripetere la , 1 ie1a pregiudiziale, che la democrni :1 sia anlirdigios a e ani– mata da uno spirito di intoll en 111iae di per – secuzione con tro l:1 Chies:1. E per legittim are l' accusa, oram ai con– futala dalla stor ia del nostro Risorgimento, gli organi auto rizzati del pani to cler icale, facendo il pr ocesso alle intenzioni, confon– dono l'a\i o11e politica di p,1r/ilo con l'azione indi viduale anticat1oli ca 1 che parecchi radicali si vuole che faccian o, riuniti in una società seg reta, che chiamasi Massoneria. (*) Conferenza tenuta alla Pro rnllura di Fi– renze, la sera del , giugno passato, per invito del Comitato fi"rentino della Associa zione per n Mezzogiorno. Non è facile sapere se molti o poch i ra· · dicali appartenga no alla Massone ria e quale sia la vera azione massonica in lrnlia; ma questo è certo: che la Massoneria, di fronte a un partito radicale fede le al proprio pen– siero politico, è nè più nè meno che una li– bera associaz ione privata, e nien te altro. Se vi sono radicali, che portano nel ca mpo del – l'azione politica di part ito la loro fede anti– catlo lica, essi comm ettono un errore estraneo ai principi dem ocratici ; e il partito radicale non può consen!i re a beneficio loro quella confu sione tra religione e politi ca, che co m– batte negl i avversari. Questa conf usione è la essenza, non della democra zia libera le, ma di tutta la lunga e battagl iera storia della Chies a cattol ica. Per la de mocrazia libera le, invece, il credo rel igioso è patrimonio im•iolabile di ogni in– dividuo, e lo Stato deve assicura re a tutti la stessa liber tà di prat ica e di propag anda, e nessun pa rtito dev e pretendere di asserv ire lo Stato alle esigente di una part icolare fede religi osa. È con questo spirito d i neutralità e di se– parazione e non di persecuzione, che bisogna affron tare i pro blemi di politica eccle siastica e tutti quegli altri problemi in cui la C hiesa cattolica ritiene d i ave re uno spec iale inte• resse : il div orzio; l'in segname nto dogmatico nelle scuole di Stato ; la cosi della scuola libera o privata ; la precede nza del matri – monio civile; il regime de-Ila propriet?t eccle– siastica ; il prob lema de lle co rpor azioni re• ligiose; la legge delle guarentigi e e via di – cendo. Noi sapp iamo, e non abbiamo rag ione di celare, che in molti casi la no~tra legislazione eccle siastica racchiude disposizioni limitatrici della liberla indi, ,iduale e del diritto comu· ne; e noi per primi do, ,remmo volerne la corr ezione , per rien trare nel regime de lla li– bert!l e de l diritt o co mun e. ,\l a noi pur stippia mo ch e si tratta di leggi transitorie e di comprom esso, che sono state imposte :Ilio Stato dalla necessità della difesa contro il peri colo, sempre ritorn ante, che la C hiesa in vada la compet enza po litica dello St:110. E fìnchè questo perico lo esiste, noi dobbiamo difender e le posizioni attua.li , per mant enere lo stalu quo legislalir:o contro gli attac chi clerical i. Dobbiamo difenderci, se s1remo attaccati, e difenderc i nella misura in c11isare mo at taccati. ~la la democ razia comm etterebbe ogg i un grave erro re politico se prende~se ,ssa l' inizia– ti \•a di sollevare i proble mi de lla polit ica eccle– siasth:a, e secondasse cosl le tendenze di coloro - e so:10 molti, e non soltant o cle ricali e con servat ori ! - i quali hanno in1eresse a r.rtnre 1111 potml e dit•ersivo politico, sca:enand o nel pubblico la vecchia passione delle dispute filosofic he e religiose. Il ca mpo della loaa polit ica imm ediata deve esse re riser vato alla soluzion e dei problemi che la conquista della Libia e la nuo va situa• zione inte rnaz ionale e la pro ssima scadenza dei tr:ntati di commer cio pongo no in pri ma linea. Ed è su questi pro blemi che devono manife stare il loro pen siero tutti i partiti, e specialmente il pa; tito cattolico o neocon • servatore. La C hiesa , dopo le sue prim e origini de– mocratich e, si è svilupp :ua come potenza po- 1oteca Gino Bianco f ' (*) oemocrahca. liti"-1 mellendo al servizio dei potenti e dei pri \!ilcgiat i la inAuenta religiosa , che eserc i– tava sulle masse, pe r indurle alla rassegnazione. Cosl facend o, ha parte~ipato ai profitti del- 1' imp resa polit ica, ha acquistato tempora lit~ e privilegi. O r è un seco lo troviamo la Chiesa unita :alla nob iltà feudale cont ro il terzo stato. I potenti e i privi legiat i di oggi non sono i feudatari de l Medio-evo: sono, co me suole chiam arli la intu itiva ana logia popo lare, i ba– roni del ferro, del petrolio, de l grano , del cotone, della ban ca, della finanza ... Con chi starà oggi il partito clericale? Predicherà alle nuove masse elettora li, come già fece alle turbe medi ovali, la rassegna– zione terre na verso le nuove forme di sfrut – tam ento econo mico ? E si limiten \ a distri– buir e, qua le co mpens o elemosiniero de lla rassegnazione , lo scon to di qual che cam bia– letta cattolico-agrico la, come faceva ne l Me– dio -evo distri buendo la mine stra alle porte dei conven ti ? È su questo terreno, e non su quello de i probl em i ecclesiastici, che la demo crazia deve costl'ingere i clericali ad accettare la disc us• ~ionr. I socialisti e la legislazione sociale. Faccio l:1 domanda, e in :Htesa de lla ri– sposta, la ripropongo a tutti gli altr i partiti , al partilo che si chiama liberale di sìnis tra, al parti lo radical<.", al part ilo sociali sta ... Per• chè in Italia, oggi -- ed ecco mi al nodo della questione - chi vuol di fende re l'inter esse del le massi popo lari, a cu i è stato conce sso il suflragio 1 deve romperla con la pratica attu ale di tutti i pa1 liti. È ques ta una cond izione di cose che pii.1 spec ialmen te si osserva nei paesi latin i - Francia e Italia - a diffe– renza dei magg iori paesi anglo -sassoni . I nostl'i partiti popol;ri, co me accennavo in principio, han no lollato con successo per demoli re 1 privilegi politico-ele ttorali della borghesia, ma non hann o lot1a10 per i.trap• parie di mano i priv ilegi economi ci, che e· rano e sono il contenuto dei priv!legi po· litici. Cosi si è ,·enu ta creando e :1ccen1uando una sprop orzione crescente ira il mollo che i par titi-popolari hanno conqui stato nel campo delle rtf orme e delle liherl,ì politi c!te, e il poco o nul la che hanno tental o e ott enuto nel campo delle riforme e del/, libertà t:co11omiche. A quei-la afferm azione par che faccia con– trasto lo !-Viluppo della leg islazione socia le, che è certa mente parte de lle riforme econo• mich e, e ch e fra noi è stato notevole, ed ha seguito dappr esso lo svilu ppo delle co nquiste polit iche col con senso delle part i contendenti . infatti , nel mom ento stesso in cu i le classi conservatdci sentono la fatale necessi tà di ri• conos cere al popolo nuo vi dir illi politici, ri– conoscono anch e la necess ità concomitan te di concedere nuo ve leggi sociali. E alla loro vo lta le classi popolari, co me strappano nuo vi diritti politici, cos1 reclaman o nuo ve spese pe r leggi sociali. E in ciò conveng ono tutti : con servatori, liberali e socia listi. Questi ultimi battezzano bensl co me dir itto de l prol etariato quel che gli altri co nsiderano concessione graziosa ; ma, a par te que sto dis· senso merame nte verbale, che si tiene vivo per alimentare i gusti bizan tini dell a platea, tutti ac\;ettano in fatto che !t1 legistap'o11e so– ciale costituisce il solo co,,/umto uo nomico 0 deUe conqud le politiche <[ella dtmocrntia ., Riform e i,olitièhe e leggi soc i; lt : ecco' qual i sono stati i due poli necessa ri e- suffi• cienti dell ':nione di tutti i parliti in Italia. E cosi esiste oggi nell'azione dei partiti de• mocratici una vasta lacuna, che aspetta di es• sere co lmala dalle riforme tri butarie e dog a• nali; rifo rme che più largamente giova no :il popo lo e , per le qua li, invece , meno ha com– battuto la ~ua r:ipprese ntanza politica. A che ser\'e infatti discutere di pens ion i operaie e di assicurazio ne e di limitazione della gio rnata di lavoro e di istruz ione ob– bligatori a e di refezione scolastica e "ia di· cendo, se le persone beneficande sono state depaupernte, con imposte indirette e dazi pro· tett ori, del 30 °lo de l mode sto salario durante una lunga vita di lavoro ? Questo errore non ha comm esso la demo – cra zia anglosasso ne. Giova e basta ricorda re il recen te esempio dell'Inghilterra, dove os.gi govern a un blocco di par titi popo lari, a cui si deve il comple sso piì:1 audace e più costo .;0 1 che si conosca, di leggi socù,li e di ,·,fo rme lrtbulnric, che han fatto dare al bilancio di Lloyd Geo rge il nome glorioso di « bilanc io del popolo )>. O ra, la democra1.ia inglese, pr im:1 cli :u ri• \'are al « bilancio del popo lo • , ha dovuto passare per tre t:1ppe, che logicamente e ero• nologicarnenle si seguono: a) nella prima i parti ti pop...,lari hanno lottato tenacemente ..e vittoriosamenle cont ro il tentativo neo-conservatore di ristabilire una forma .ittenua la di pro tezioni smo doga– na le; h} nell:1 seconda , il governo liberale ha introdo tto rifor me tributarie, che hanno sem– pre pili alleggerito la pressio ne dell e imposte sui redditi minim i e sui redditi min ori o anch e sui reddit i mcd i ; e) nella terza il Parlamento ha votato le nuove leggi sociali, . fra cui le pen sioni alla vecchiaia, che - osservi:11nolo be ne - in Inghilter ra sono dat e " lulli i ci/1,ulini che si /ro1•ernm10 i11 dn/e <011diz..,011i di eM e di povert à, e non a taluni grup pi di operni. Co si che, ragi onando ed os~erv:rnd o con l'aiuto della criti c.1 e dell' esempio di chi ci ha preceduti sulla lotta pol itica, dobbi amo conclud ere che le riforme t ributaria e dog :1• nalc non soltanto colmano la lacuna che e– siste in Italia tra le conquiste polil iche e le legg i sociali, ma che di queste sono l:1pre – messa, la co ndiz ione, il fondam ento onesto e sicuro. Non basta. Se la legislazione sociale non è inteJtrata dalla po litica dogana le e t ributa· ria, è cond :rnna1a a una rapida degenerar.ione . Le !,lesse forze pol itiche che l'ha nno fa11a considera re in Italia come !',mira mela de l prole1ari:Ho 1 l'hanno pure trasformata in una legislazione di piccoli pri vilegi proletari. È ovvi o, da una parte, che i parti ti con– ser\'ator i nel consentire leggi sociali hanno ubbidi to al concetto poli tico di fare conces– sioni parziali e tempes tive, al fine di so pire l' agitazione delle masse contro i privil egi delle classi ricche. Ma dall 'alt ra parte è avvenuto, che i cap i dei par titi popolari, invece di combattere contr o i privile gi economici per sbarazzare di essi il terre no, sospin ti da lla pressione elet– toral e dei gruppi organ iizati , che di ratto mono - •

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