L'Unità - anno II - n.21 - 23 maggio 1913

... / ,,, .. problemi della "t.ita italiana. , . ..,. . . Si pubblica il Venerd l in Fi renze - Direttore GAETANO SALVE MINI - Dir ezione e Am ministrado ne I Lunga rno Vespucci 12• -Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per Il Re2no e per i paesi itali ani dell'A ustria e della Svizzera; per l' estero Lire 7,50 - Abbonamento sostenitore Lire 20 annue - Un numero Cen tesimi fO - Conto corrente con la posta . Ann o Il - N. 21 - 23 Maggio 1913. SOMMARIO: Pt:c:f.tgogi,1 pul ament.are, B. GI ULIANO, L' UN1T ,\ - Il nostro problemi& ,1gra rio, ~. F A:-.CELLO - L.t prop.ag.incla fu. i, cont,dinl , KllOl'OTK ISE - Le tasse scoluliche, AGRICOLA - L' e Unili • e il socialismo, P. GESTILE - li buio Angtl ko - Per i corrigendi minorenni, P. G1110:-.o:-.1 - Le nuove t•rlffe pe.r le merci in ferrovi•, A. LANZILLO - Fr.lmmc-otJ di vit• ita.li •oa. - Per gU opu· scoli deU' Unit à. Pedagogia Parl amentare. Forse i prop,·io vuo a11che della Pedagogia 911el/o rlle "" perso 11agg io di Sardou diceva del– l 'ad e: sono a.-go me11li ;,, cu; si può esprim e.-e libe.-ame11leq11alu11que giudi:io con la a rle:::a di a,.:ere sempr e ragione. Questo melauconico d11l>l>io mi sorreva 11elt' a- 11i1110 lerr:eudo la ullima discussione parl amenlar e sul bilancio della P. lslru ::i?11e. C!tè questa voi/a 11011 a/Jbia1110 assistilo solo r,1/a co11suda, spe::srtz– lum di hr11ci~ del marr/1. Lucifero in /avor ; del /emmi11ismo, e alle a11rora più co11srtele racco- 111a11daoio11i di onorr.10/i, ass1mli pe,· ra~(Tioni pro– fessionali a palro11i e sa11/ij>role/lo ri di speciali classi diJe.-ef/.ale. (}11esla ••olla parecchi dep11/ali l,auno se11lilo il /Jisog-110, i11 sede di /Ji/aucio, di fare 10, /o.-o /Jravo termoue a 011ore e gloria della Pedarog-ia scie11/ifica. I.:.: /111/t, /"011. Ral– /oue, 1'011. Podrecca, 1'011. Scha11::er, I' ou. Co– ma,ulini, pu r espo11e11dole idee più opposte, l,a,mo meri/a/o quelle cordiali sire/le di mano e vivis– sime approva::ioui, di cui la Camera I ge11erosa ndle questioni di cui le imporla 101 /Jtl niente. E la ra.l[ioHe, per r11i in materia didattic a si può aver sempr e ragi oue e riscuotere vivissi me di co11c/11dere come quel /al sindaco del Da11iele Col'lis: anca vu, avi razon. Se 11011c/1e, s' al-:ra, /er::o, 1'011. Podrecca, ed a11m111cia una cosa auc/re p;,, rari ouevole de/l'o – norevole Coma11di11ie de/1'1111 . .Rallone: anch'egli /eme il sovraccarico ùtlel/el/ua/e, percht sa che per avere delle opi11io11i,ad es. ili fi i/lo di geo – r ,·afia della Libi a, 11011 è poi ,ucessario mN!rs/u. dia/o mollo; ma sopra/111/0 er li vuole eh, nella .,cuoia s'i11lroduca110me/odi e siste mi adeg uali e 1'a::io11ati. /.:.li ecco 1m'allra veriltl sacrosanta , a rui devono i1tcld11arsi Nal/ 011et# Gomam/i,,-,:e lufH i pedag-ol[is li della /erra. /•ì"mrlme11/e, 1'011.Sdra11:er l preoccupalo da 1111 al/r o lim ore: i11vece del sov,-aCrarico inie/le~ /110/e, erli /eme che nella scuola meàùr t'a11lico riesca a sopraffare il moder110. Il che sarebbe eerlame 11/e gra ve. Peccalo che 11011ci fosse alla Camera 1111 rap– pr ese11/a11/e dell'A tene e Roma per demm::iar e l'allr o peri colo allrella11lo i11m1i11e11/e ed al/re/– /a,,/o l[iave, che l<r moden,ilti riesca a sopraffare l'a ,dirhild, che I sempre.,111oder11a,poicht lo spi– ri/ o 11011ha tempo . Ala c'è ma,ualo poco che 911esla parie fabbia fa llll lo stesso 011.Sdra 11::er, quaml~ si l dichiaralo sconle1tl4"'ei Licei mo– derni. approvtu1io11ie strel/e di 111a110 pure esponendo in- . . • .. l tlij)ere11/cmc11/c tl idee più diverse, d sempli ce- ~. Ed or~ l°e ~ i volu~ i'~l: ~ ·s1.r1·11gu_e .;,, breve • . . . 911cllo. che •'atJ~.ip rcso ,.)"i prol.Jlmd della me11/e queslir. che ,t valore del/ ' 111seg11ame11td, • scuola media ...;~ ;,,,inenli lt•1[1'j""eratorre come di O.lf11i atli vil<tspiritual e, co11sislc nel modo i/l ,1.sh· i l11111i11ari della /)116/J/ica opinione, che in ifllrin seco ro11cui l ' fo.seg-11a11,e 1lo vie11e a/htalo, /a11/o a,'1[011te11/o /1a11110 se11/ilo il bi.sog-110 di espri– mere i profondi peusame ,ili del loro peusi~·o, 1/ovremmo roud udere cosi: elle d vuole l'aulico fino ad 111cedo ptmlo, ed il moderno fino ad 1111 cedo p,111/0, bisogna fa,-e studiare le spe,-an=e della patria fi110 ad 1111 cerio j,1111/0 e /arie ri/Jo• sa,·e fluo ad 1111 cerio j,1111/0,,u a,-e fino ad 11n cerio puu/o me/odi per suasivi e fino ad tlll cerio puulo me/odi roslrill ivi; ed è necessaria una se– ver i(d imlult;e11/e ed 1111'i11tiulge11~a severa: biso– J[tta le1te_rr cioè quella via r iusla, e/te /u on'. di llr.'!~ '1o· mel"f ore t! di l11/lt:· le fras i gc 11crid 1e ed i11deler11iillalevuol dfre ill.ser11a,·e bene. B. G ll.iU ASO. d' ogni genere di barriere doganali. Il com– merci o non ama le muraglie di China I Qu anto alla produzione, noi vediamo pre– valere in Italia la produzio ne agricola e delle industrie che all'ag ricoltura si collegano. Jl grande S\•iluppo industriale, che i gazzettier i hanno conc lamato negli ultimi anni , è per gran p:1rte una leggenda dorala , secondo l'e spressione di Edoardo Girett i. Se non che la esiguità del nostro viluppo industriale po– trebbe essere semplicemente segno d' imm a· turilìl economica; nè basterebbe da sè sola a dimo strare che l'Italia non possa col tempo divenire una nazione prevalentemente indu– striale: F. S. Nitti anzi ha dello e ripetuto che P Italia, data la densità della sua popo– lazione, ha bisogno di essere una grande na– zione industriale. Sta beni,simo. Ma se si osserv:rno le cond izioni conc rete del nostro paese, si \ 1 ede che questo, non essendo ricco di miniere , può vantare, a favore del proprio avvenire industriale, una sola ciscostanza di fatto: la ricchezza idraulica dcli' Italia. Ma dal punto di vista dell' industria, questa cir– costanz.a è soltanto potenzia le. È come se aves– simo molte miniere, ma queste minier e ri• chiedesser o enor mi spese per i lavori prel i• minari di ricerca e di messa in ope ra, pur assicu rando poi, a cose fatte, risultati ott imi. .... epotr emmo co11cludereeria11dio cou 1111 'a/Ira co11sidera::io11e: che i si"g-110,·i deputali / arel>be,-o bene a 1to1tmeller becco in quei sorre/li, sui 9110/i 11011possono che spijfem,-e so/e1111emenle visib ili luoghi comtm i, 911a11do11011 cor,·0110 pe,-icolo di dir e addiril/11ra delle vere e pr opri e asinild. O– g-1111110 ,t arria il suo mesliere. Il meslierc dei de– pulalf • on I quello di far co11cio11i pedag-ol[iche ;· ma qu!l lo di 11011perturbare la scuole co11i11/ram.– mel/e11=e imporltme a favore 9uasi sempr e de– g-l'i11seg 11ar1/i flt•,ggiori e di 1101t approvare leg~i, che 11011 sla11110 ,tè in cielo 11 in /erra. Il meslie,·e t(~i profess ori è che Jaccia110 essi sul serio, mi- 1mlo pe,- minul o, della t,edaf offi" roucrela, cd Jt!lir~'! se118'~f! 'e11dere i11 11ess1111acousitle,·a• ::io11ele rki acclde,,e dei po/ilicn11/i. ----- ;i;v--,,.;""l'l"''"°"""'""'""",-dri-....,rin.-,.-=,.-.- -- --, L 'UN ITÀ e 11011 è de/e,·millal>ile secondo norme astr atte e p ri11ci"pfgenerali . 1ulle le norm e e /111/i i prin cipi sotto divaga- 1,1io11i s11perjl11e, che rido/le ad tfn co11te1111to c n– crelo significa110 solo c/1ebisorm, in.segnare bene. Il che l sul>limeme11/e vero. II nostro problema agrario~(') dunque legato, come quello agrico lo, al rior• dinamento idrau lico nazionale. S' intende che parl ando dell'indu stria non intendo alludere ai siderurgici o ai colon ieri: per quest i è suf– ficiente la proiezione camorri stica del go– verno. ft beue, ancora adesso come ai /empi di Ari– slote/e, ha la disg razia o la for /11110di avere a /alo due opposti mali. Per ciò i di.scorsi did,1/tic-idi og--ni specie, cosi quelli dei mini.slri , co11~ quelli dei deputali, come 9uel/i dei professori, 110n pos– souo essere il più delle volle r/1csemplici dilel/a- 1,1iofli,i11cui si ùrveisce o coulro /'11110 o co1tlro l 'altr o male e si fa l'apologia di 911etlasola saula virtù, e/te sia net me::::o. Ne lle sedut e dei pr ofesso ri, i11principio d'an no, se 11011l ttoioso, l quasi divel'le11/e asco/lar e la le/lura dei progrnmmi didallici, co11cui cia.sctm i11seg'ftat1/e /a sapere che egli 11011stancherà trop– po i suoi a/,umi e 11011li sla11cherd troppo poco. rhe nel s11nùiseg na11~11/o 11011 sa,·it 111troppo u– mile 11l troppo s11/Jlime,d1e eviterà gli ardui voli ma 11011si conle11/erd di slriscit 1r troppo terra terni, che insomma /arit del suo meglio per/are be11e.11/a per essere giusti, /iitoJ[na ro,we11ireche /alvo/l a 1111 i11seg 11anle, approfillam/o di quel po ' di ti/Je,•/il che gli I concessa ed arrisdtia11dosi a 9ua/che personale i11i~ialiva, scende dalle vuole as/ra/le ::::ea qm,/che couce/lo coucrelo : ed allora pu tJ dar motivo a una discu.ssio11einleressa nle. e /m d anche pr ovare la soddisf azione di aver torlo. 1l/a 11ei recenti di.scorsi pedagogici dei nostri 011orevol i, di co11crelo 11011 c'era pr opr io nulla. Ed eccop erc!ttJ lrnmw dello /111/idelle cose inesorabil• 111e11tegius te. S 'alza per prim o l'o11 . .Ra/Ione e colle stati – stiche e cogli u/l imi risullali della scien=a nien– temeno pos-iliva, dim ostr a cl,e tt0ll si deve rovi– ttare la salute dei ragao:i fa cendoli studiare troppo·. Ed a parie la sciemra posit iva e la sfa . li"slica, chi avrebbe mai cuore di dargli torlo 1 Afa sorg-e, seco11do, foff. Comandi11i: e com– batte il Ra/Ione, sosle11emlo la lesi ree1"proca,che cioè se I vero cJ,e i raga :::i uo11bisogna amma::– :arli coi libri , bisog 11aperò a11cl,efarli stud iare per e/ti no" crescano asiui. E 11011 si pu ò a meno li problema capitale . Le spe ranze .per il futuro agrario del nostro paese sono condizionate ad una for– te, coraggiosa ed illuminata operosità col– lettiva, ma non sono fantastiche. Una delle regioni più disagiate d' Italia è precisa – mente quella dove in antico fiorì la Magna Grecia. Può anche darsi che in t:iò entri molto la leggenda ; ma agrolog icamente non v' ha diflico lt~ a suppor re che possa esistere una nuova Magna G recia. Immagi niamo ricostituito o costituito ex novo il terreno sulle roccie delle povere terre meri– dionali; imm aginiamo che le montagne cala• bre e lucane divengano l'un ica cosa che pos– sono ragionevolmente essere, cioè un immenso bosco: ed in tal caso ecco verificarsi auto ma– ticame nte un'attenuazione della temperatu ra in tulta la regione , ecco realizzarsi condi• zioni pluviometriche più benign e, ecco rego– larsi g li strati dell' acqua ne l sottosuolo e i corsi dei torrenti. Imma giniamo ora ·1a Lom– bardia senza la sua irrigazione e senza lo strato di Jnum,s che l'arte umana ha creato; e avremo quel lo che era una volta la Lombardi a: uno squallido ghiaieto. Le terre più fertili d' Italia sono general mente terre che I' uomo ha sol· tratto alle acque stagnanti, con dispendio di capita le e di lavoro. E il rimboschimento e le bonifiche idrauliche non giovano solo alle ter re su cui si compiono ; giovano a regio ni intie re. Se si guarda l' agricoltura nel suo com– plesso, prescindendo dai detlagli (mod i di coltivazione, distribu zione delle colture, entità e valore dei vari prodotti agrari, forme della prop rietà rurale , co ntratti agrari ecc., tutte cose che investono una quantit à di problemi eco– nom ici-tecnici-soc iali), si vede ch iarame nte ch'essa non dà ciò che potr ebbe dare, e si vede (1) Vedi U11ild dell 111 e del 18 aprile. ot . e Gino Bianco ancora pili chiaramente che il suo av\•enire dipe nde sopra tutto dalla sapient e risoluzione d, un unico grande problema: il prob lema dell'acqua e del suolo. È i~utile parlare di concimi, di avvicendamenti razionali , di pro– duzione di foraggi e di ortaggi, finchè non sia ric'lslitu ito in tanta parte d 1 Italia il ter· reno agrario , finchè non si sia seriamente ri• solto il problema del cli ma e dell'acqua . Ma la ricostituz ione del territo rio e il riord i– namento idraulico (opera necessaria mente unica) sig nifica - è bene ripeterlo per chi ha in– teresse a non sentire - enorme investimen to di capila/i mobiliari in opere necessarie al– i' agrico ltura. Mette conto che la nazione si accinga a un' opera cosl colossale e cosl co– stosa ? La ricos ti tuzion e del territ orio. Il pro blema, per non essere un' eserci ta• zione reto rica, si de\ 1 e por re cosl : « Come la popolazione d' Italia deve distribuire le pro– prie energie? • L'Itali a è come una grande azienda: l'i deale sarebbe raggiungere il massimo utile comp les• sivo. Risog'Ja però notare che il crite rio stret– tamente econo mico dc li' utilità marg inale sa– rebbe insufficientissimo in una questione come questa, dove debbo no entrnre necessariamen te considerazio ni d 1 indole differentissima. Sa– rebbe, per es., sciocco sottopo rre ad un cal– colo eco nomico l'esigenza di combattere Ja malar ia: qui si tratta di sah•are la sti rpe I A parte questo, lo sviluppo economico del• I' Italia è evidentemente legato 1• alla pro– duz.ione, 2° al commercio di cose prodotte da noi o di cose prod otte da altri. Perch è si potesse esercitare il commercio delle mer ci estere, occorre rebbe che l'Italia fosse realmente quale la sognò Cavour: l'em • porio del Mediterraneo. Invece è... l'empo rio Il commerc io è a '-Ua volta dire ttamente collegato con la produzio ne agr icola ed indu– stri..le. Si vede dunque chiaramente che, anche prescindendo da ogni considerazione di or– dine non econo mico , lo !-viluppo delle atti• vilà produttive del nostro paese ha, i~ tulle le sue branche, un eguale interesse al riordi – name nto idraulico (1) o, che fa lo stesso, alla ricost ituzione del territorio. li problem a delle esportazioni. In qualu nque forma l' Italia econom ica \'O• glia svilupparsi è certo che il futuro avrà il presente come punto di parteoza. E l'a gricol– tura itali ana, che produce circa sette mili ardi di reddito lordo all'anno (sei miliardi e otto– cento milioni secondo il catasto agrario, che però trascura .alcune produzion i dire tlame nte legate con l' agricollur:i), non è una fonte di reddito trascurab ile. Purtroppo non si può considerare come una ricca fonte di rispa rmio e di accumulazione capitalistica, ma questo dipende dalla politica italiana che è essen – zialment e anti-rurale. In qualche regione la forma più notevo le di accum ulazione è rap– presentata dall'em igrazio ne, che non è affatto, (1) A proposito : quel po' cli ncquo, che oggi è disponibile per scopi agra ri, serve in molte re• gioni d'Italia ad accendere liti interminabili. Se non fossimo in Italia, la soluzione naturale sa– rebbe la costituzione di un grande demanio delle acque con passaggio di tulle le acque in pro• prietà dello Stato. Ma siamo in IU1li3e, come abbiamo avuto le ferrovie elettorali, avremmo le acque elettorali . Il problema diviene, per il malcostume politico, un rebus vero e proprio. Non sarebbe male se i molti candidati dei molti partiti pronti ad assumere la rappr esentanza della na:zione in Parlamento, ci facesse ro cono– scere le loro ide'! sull'art. 427 del c. c., sull'arti• colo 102 della legge sui lavori pubblici e relative circolari ministeriali,.

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