L'Unità - anno II - n.5 - 31 gennaio 1913

pro b l em i della vita italiana. 'Si pubblica[iliVenerdì in F irenze - Dirett ore GAET Af-iò SALVE MIN I - Di rezione e Am ,;in istrazione I Corso R egina Elena, 16- Abbonament o annu o ordinario Lire 5 per il Regn o ,e per i paesi italiani dell'A ustria e della Sviu era; per l'e stero Lire 7,50 - Abbonamento sostenitore Lire 20 annue - Un numero Centesimi IO - Conto corrente con la posta . Ann o Il - N. 5 - 31 Gennaio )913. ·S0!\ ·1MA RIO: Da Ro cca2org a a lmo1A, J! . .r. - Gl'ins egn anti me di e l 'on . Cre 1ero , C, LEGA - L 'astr attis1110 del co , cretism o, I. ' U:-11-r.\. - Liberi smo inglese e prot ezi oni sn o ìtRliano, FRt- ;R TH ATE. P r ! t~leJ"!f 1 ~ 1; t ~~f:~' '.oltt in F ranc ia , E. Q. - Il ritorn o dt l buo n senao., TK. ... e la relat iooe de ll' avar,sc oper ta, AGHICùLA. - Fr amm ent i di vi t a italiana : Jlliuio 11i ,,,;,,e, lim e. - Da Roccagorga a Imola. A Imola st'. è fallo 1111 referend um pe r / 'acque• dolio . E l' acquedollo è staio approvalo con 1898 voli rontr o 20. 1 /eufr e proced evano le opera::io'li del refer en– du m, - racconta /'A vanti - « rin a le 12, i co11• « /adi11i delle leghe g ialle, in mag,1.[iora11::a dei « comuni di 1 /ordano e di Do::::a, col pretesto « di acrompa}[nare una loro com11dssio11c, rlte si « nra 11a in sollopre/ellura a pro/ es/are per il « divieto del l~ro ror/eo, tentò di pene/rar e nella « pri ma se::ione al ,tr,'ido di: Abb.\sso le tasse, « abbasso l' acquedotto ! / socialisti della Se::ione « ajfro11/aro110 e respinsero ,mlidamc11/e l 'urto dei « coloni. Soprag,1.[itm/a la truppa e squag liatisi « i dirige nti , i più 1·iollos,: ju ro110 dispersi a « piatlonale. /Jllro lrallam e11/o 11011si può me– « rifare davvero citi, facendo si sobillare dai pa– « droui, grida: Abbas so il refer end um e I' ac– « queclotto ». J11111paese, dunvue, e/te è considera/o come 11110 dei più vivaci ccnh' i di a:ione socialista, noi ab• biamo che u11a parie detta popola:àom: lavoratric e, e p iù precisamente tm g ruppo di ronladini , 11011, app rova fo pera delt ' ammini slraziouc sorialisla: si lamenta delle tasse, trova dannoso (1 si 1111 ac• tp u dollo che deve servire alla cillrt. I co11/adi11idi Afonla110 e di /Joz::a !tanno ra– gio ne ? ha11110 lor/o r - 1Von lo sappiamo. - Ve– diamo solo cl,e i socialisti d' Imola lro11a110ua– lura/e che ai co11ladiui malcouleflli sia vietalo un -1:or/eq, e souo i11ca11/alipere/tè la lrupfa è i11tc:r- 11e11/r1a disperdere a piat/011ale i più riollosi. No i vediamo e/te i sociati:Sli d' Imola /ra/lauo i conladi11idel lo,•o Comune allo sks so modo clic .erano /ralla li i socialisti dai couservalori qui11did -anni or sono. - Se i co11/adi11i, rhe prolesla110~ lta1110 rag ione di pro/es/are, /' allc,1.[g iamenlo dei socialisti d' Imola ,i assolulamc11/e ,u:fluul o. Se i .co11ladi11;ha1MUJ lod o, e so110 - romc scrivono i :socialist i d' Imola con terminologia ... . borc ltcsc - • sobillali » dai padroni, perrlté i socialist i d' Imola non hanno pensalo ad illuminarli sui toro nat i in/eressi, piullo slo rhc aj}idarsi alle pr oibfr:ioni della questura e alle piallona/ c della .truppa f Agli occhi dei conladini di Afordano e di Do::::a .quale dijJeren::a può rorre,-e fr a i sorialisli d'I– mola e il Sinda co di Roccagorg a f Il movimenlo socialista - che ù, Italia fra il 1890 e il 1900 era sentilo ed mna/o come 1110 sfor:o di solidarieM di lulla la classe la11orafrice, come tm evang t•lio di gi usli::ia pc,· lulli coloro tlte soffro110della pr cscnle slrullura sociale - il 1novime11/o socialista i diventalo in molli luog hi a poro a poco, ,,et dcre1111io fra il 1900 e il 1910, il movùm:nlo egoisliro di una rislr ella o!,flar cltia di prole/ari e di p iccoli bo,·gltesi or,1;a11i::::ali per il soddisfari menlo di immediati e 11011 scmpn le– gi llimi i11/en :ssi locali o corpora lù.1i,t·per lo sf ru/ – lamenlo dei biltrnd ,·01111111ali e dei fav ori dello Sta io : e cl,i ron/ras/a queg l'inl ercssi merita pial– lonale e maga,·i fucilale, ,w cl,e se i u11 prole– lan ·o, pere/tè in questo caso 11011può essere che... sobillalo. È la nt-ga=ione di ogni idealilri t· di ogni a::iom: socialista , o auclu: c!t:mt'tllarmc11le democratica. La rn'si del soc-ialis1110 ilaliauo (, lui/a qui : in questo coulrasl o semprep iù slridenk f ra la leo,·ia e la pratica J[Ùffrtalit:ra, frn quel rlte i sorialisli dicono di essere r. quel elle realmeulc sono. Da questo ronlra s/o gli uomi11i dr' poro f ede ,p retendono n·salire al falliment o di ogni ideale sociali.sia e democratico. ,,1/a Juumo /orlo. Il fai• limen/q è solo di u rlt! persone, e di rcrli g ruppi polih'ci. E 111/lapiù du: il disrrerlito, ;,, mi quelle per sone e quei gru ppi sono caduti dopo rlte la lor o a::ione si è ,·ivd ala opposta alle esig-cu::c della f ede, rke essi diu, :a110 di prof essare, - 11111/a più di quel discrt:dilo documenta la / or::a .e la pe, e11niltl dti ;.:cechi idt ali. g. s. Gr insegnanti medi e l' on. Credaro. Molti i nseg nanti di scuol e seco ndarie , con– ve nuti in Berga mo, da presso e da lontano, il 9 G en naio u. s. 1 hanno approva to un or– dine del giorno nel quale si espri me questo des iderio: il futuro Co ngresso della lor o Federaz ione dia faco ltà al Co nsiglio Diretti vo di ordinare ai soc i, nel mome nto oppo rtuno, qualche att o di rappr esag lia cont ro il Mini– stero, sordo ad og ni allar me, impassi bile da molt' anni dinan zi alla rov ina della scuola media . I.a deci sion e più grave in vocata era l' abba ndono delle classi agg iun te e del le sup– plenze oltre l'ob bligo d' orar io, ent ro la pr ima quin dicina di magg io. No r. è ancora una mi nac cia, com e si vede, ma l'a ugu rio ch e una delibe razio ne d i m i· nacc ia sia presa da chi so lo ne ha il potere. T utta via non si può non riconosce re che anc he il solo augurio ha avuto l' ef1ìcat ia di att irar e finalmente l'atten zione de lla stampa qu ot id iana sug li insegna nti seco ndar i e sui mali de lla scuo la loro affidat~. Per sino il Corriere de/In S era si è mosso, che pur 110n è h•nero degt1 insegnan ti clal ~ioni o che la maggio r parte di es) i pretese che la Fed erazione loro , oltre una rappre– sentanza di in teressi par ticolari, fosse una forza viva opera nte nel or" grec;,;o delb n:t– zione. La minaccia dei pro fessor i, anche se no n si traducesse nell' atto, andre bbe a co lpire , al di là della inerzia lame ntata d i un Mini – str o, l'au torità dello Stato. Ma di chi la colpa? lo non vogl io rintracciare nelle corr enti del pens iero mod erno quan to vi sia di sov ver– sivo ne l prin cip io da cui sorsero le molte federazion i di funzionari de llo Stato, E nep– pure vogl io ind aga re qua nto ne l conce tt o politi co e giu ridi co de ll'autor ità dello Stato stia per t rasformars i e si sia già tra sformato per fatto delle molte federazioni di funzion ari e de lle relazion i lor o cogli organi d i gove rn o. Tutt avia, se evo luzio ne ci fu o ci sarà ne l senso meno desiderato dai con servatori , non è del tutto ozioso osse rvare anche questa volta quanta responsa bilità deb ba attribui r– sene agli uomini del Go verno. In un Co ngresso di in)egnan ti seco ndari a Roma )'on, Cr edaro, già Minis tro della P. J., pron unziò per sua ma la ventura queste pa· ro le : e C hiunq ue sia il ~linistro, che nell'a nno 19 1 1 regge rà le sorti della Miner va, do vrà pro vvedere alla scuola med ia ». E pro vve– dere alla scuo la med ia, anc he pe r l' on. Mi– nistro , voleva dire in gr an par\e fin d' allora prov \·ede re agli insegna nti e al m igli oramen to dei loro stipendi. C iò fu nella prima vera de l 19 10 , Prim a e dopo, la storia de lle rel azion i fra Mini stro e inseg nanti è pie na di ord ini de l giorno, di tel egra mmi, amba sciate, int errogaz ioni alla Cam era, che chieJono e solle citano la im pro– roga bil e rifo rma eco nomica. li 14 dicemb re 19 10, in sede di bilancio, il Minis tro C reda ro an nunz iava al la Camera di aver già prepa rato un disegno di legge per migli o rare la posiz ione e le cond izion i dei cap i degli istituti sco lastici. • Questo di– seg no pe rò - eg li sogg iun geva - potrà es– sere fra tem po no n lungo presen tato al Pa r· lamento, se it },1 inistero del Tesoro consen– tirrì :,. Soggiungeva ino ltr e : « I profe ssori si lament ano delle loro con dizioni econom i· ohe e doma ndano di avere uno stipend io uguale a q uell o che hann o gli altr i im – piega ti forni ti de i mede sim i titoli. Noi 11011 possiamo dire che questa doma11d,1 sia ingiusla, ma, p er polerla accogliere, occorre una spesa '10ltt·olis!ima ». Intanto si pote,·a incom inc iare dagli insegnant i di ginnasio inferiore, la cate– go ria peggio tratt ata. Co munque « bisog na provvedere ! » concludeva !'on. Ministro . Ed ecco com e : e Non si può sperar e che il fa!i11islro d~I Tesoro possa / ()1 ui, ", ~ulro /;re– v,;;,m o lempo, a quello del/ ' /slru{ Ì011e gra ndi 111-{t:i per mig//orar c lo stipmd io ai pro/es · so,·i. Quin di è neces sario stud iare il problem a forse senza l'aiuto suo • . Cosi, per Ì)cusa della sua im potenza a strappare da l co llega i fondi nec:essari , quando il Te soro er a Ao~ rido, il ministro C redar o otferi va alla Ca mera -- ch e in veri tà non ne par ve molto per – suasa - una sua bella teor ica, per cui « la vera democ razia > consis te.. .. nell' au men tare le tasse sco lastiche, perchè la scuo la med ia, nella men te del m inistro dell'I stru zio ne, serve non a tutt a la nazione, ma « ad una class e privilt:giat a » ! A ll'au me nto de lle tasse scolastiche dove va poi accomp agnars i q ualche econ omi a med iante la co ncent uzione di alcu ni inseg namenti. _ -.,., inisegn:mri att csero 1 malgrado fosser" persuas i che coi mezzi ind icat i dal Ministro appena si pro vvedeva a un terzo de l fabb i– sog no) Due ann i dopo , I capi d' istituto e gl' insegnanti di gi nnas io inf eriore attendono ancor a, e il malesse re pu rtroppo non è di qu esti solamente, ma di tutti. Intanto, dopo l'an no di gue rra ch e nelle proc lam ate intenzio ni del governo non do– veva ritar da re le riform e interne, mentr e non pure le solite gazzette, ma lo ste sso Ministro de l Te soro vanta ali ' Italia meravi– gliata e gli avanzi del bilanc io e gli incre – me nti de lle ent rate, l' on. C redaro rispo nde anco ra il I dicembr e l 9 I 2 all'int erroga zione di un dep utato d i non po ter prov vedere ag li insegnan ti: « a11che oggidì li condi\ ioni del Tesoro ,,o,, co11se,ilo110 assolu lamenle lo sfor{O che richiederebbe la gravità del proble111<1 >. In co mp enso l' on. Minis tro di ce che eg li studia ancora. Studia « se è preferi bile racco • gliere co l solo aumen to delle tasse e la con– ce ntrazione deg li inseg namenti i mezzi, onde far fron te (oh la sint assi del Mini stero de lla Istruzione I) alla spesa occor ren te che sod – didì le leg itt ime aspirazioni de l personale, o atten dere il momento in cui le con dizioni gene rali dell a finanz a rend ano possibile una riforma più larga e profonda ,, . Ma in questi du e anni, in cui l'on. C re• daro non solo non ha pr ovvedu to, ma nep– pure ha st udiato co me s'è visto e co me aveva promesso; la scuola secon dar ia è cad uta in tale disorgan izzazz ione che a pena semb ra credi bil e e gli insegnant i med i ora hanno perd uta la pazienza. Essi tacque ro quatt ro anni fa quando si disse lor o che bisog nava provvede r pr im a ai maestri elemen tari ; tacquero l'an no scorso dur ante la guerra colon iale; ora prea nnun – ziano le mi nac ce e le rappr esaglie. E il Governo italiano ? Si affretta in comu ~ nicat i ufficio si ad avv isare che al pill pr esto sarà pro vveduto .... Gino L ega. L ' astrattismo del concretismo. C!te nella politica ilalim,a d'ogg i più che alle parole e alle fo rmul e, su cui aff erm ano di divi– du si i partili, si debba bada re all'a:;io11e concreta dri parti li stessi - n:;io11e in cui alltwl mr11le gli uni 110 11 dijfu isco110quasi in ,m l/a dag li t1llri; - e cht una democra.cia, h, quale vog/,a essere de– mocrazia sul serio e 11011per burla, abbia ogg i so• pralull o il dovrre di drji11ire chiaram eule la so stm,.ca delle rifor me da propon e e da propug nare ai,::i clte le fo rmule astrai/e di parl i/o utili• quali amma ntarsi, - sono conce/li che !U nità ha predi – calo si pu ò dirt dal g iorno in "w · è sorta. E !,a dcmm cit1lo sen::a lreg ua la vani/i, e la insiuce– rilri, lauto delle vecchie ideolog ie popolarislc bloc– carde e co11/ t1sio11arit!, quanto il bi::anliw smo delle suddivisioni Ira rivobuio nari, , if orm isli si– nistri, rif ormi sti destri, i11cui si esaurisce Ittita la 11011allività prnlica del parli/o socialista. Questa campag na uuitm·ia 11011 è caduta 1u / ~1110 0. E ormai molti dei nostri coucelli comill – ciauo a f ar capolino qua e là sull e coloune di vari giori,ali. E, com~è110/urnl e, comi11cia110an– che a ve11ir f raintesi e tra visati. li Secolo del 22 gem,a io,per esempio, pubblica al posto d'onore un a1'lù:olo, nel quale si <1//'erma la necessità della , conceulra.cioue dei parli/i de– mocratici per ,ma politica ratlicale di gra ndi ri– Jur n11 concrele, salvo a pmsa re co11comodo e a miglior tempo alle divisioni uelle e n![ide ed ac• cadcmicl,e f ra i singol i partili democratici. Afa quali rifon11e concrete? Qui sia il bu– sillis. li fallo che quesf arlicolo sia pubblicalo pro• prio sul S:!colo, giorn ale sul quale l'i11111i 1en:;a delle e/rr.ioni politiche ,·inf oco/a fin o al parossi– sm o i lrad1eio11aliardor i bloccardi, ci rende molto dijji dmt i, e ci f a temere che sollo le par ole ,·iso• ,,an/i d'entusiasmo per le riforme concrHe e di dispre.cJJo per f accademismo polllico che porta all e divisioni nette e rigide dei par titi, si na– sconda ,m nuovo tentativo di riafoar e sollo mm – li/e spoglie il vecchio bloccl,ismo discreditalo. // Secolo dic~ c!te per le divisioni nelle e ri– gi de, per gli sfoghi retorici, ci sarà sempre tem– po - Quando ? dopo aver f allo i blocchi per le imm im uli elezioni politiche? (Passa la la festa, gab bato lo sa n tu!) Pred icare nf orme concrete è ogg i un dovere di onrst,i politica,· irridere le divisioni di par lllo quando, come uri caso di tu/li i pnrlili a/luah, sijfà lle divisioni 110 11 ,·ispondono a 11,ss mw dif – fe rem:a ci'a-eiont o s,rvo uo solo a dissùnu lare me– schinegar epersoualt' e a rif rig1;tt·e ron droghe di– verse le medesime soslamM slanlìe, i più cl1tg iusto. Ma 17m d o si par-fa di riform e concrete 110 11 si deve dim enticare che il prim o passo è propn·o quello di dire, di dire chiaramm le, quali sono que– ste rtjo rm e co11crele. Non si deve sopratutto di– mm licare che quelle riforme verame nte concre te, di cui oggi l'Italia ha bisogno, dn,ono f <1lalmenle da,m eggiar e gra n ,mm ero d'interessi e di j>tr• so11e mililm.ti in /ulli i parli/i compresi i partil i cosi delli democratici. Quelle riforme ,,o,. possono quind i venire pro/m_.rrn rle, per il momeulo, che da piccole minoran::e audaci, da piccoli g ruppi d'a– va11g 1wrdi a ~· e basterà present<1dee pr opug narle sul serio, percht questo solo fallo determ ini pro– fon di e inconciliabili divisioni lr" chi sar à favo– revole e chi sarà contrar io ad esse. Queste divisioni scompag incra,1110quasi /ala l– mw le i quadri dei vecchi parli/i... a.stralli ,- ma daranno ori'gine a nuovi raggruppameuti di / or.ce politiche, la cui iulransigenz a... coucrtla ri1'scirà - non ne d11bitia111u - perfe llam eule a soddi-

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