L'Unità - anno I - n.41 - 21 settembre 1912

problemi della vita italiana. Si pubblica il Sabato in Firenze - Diretto re GAETANO SALVEMINI - Direzione e Ammini strazione, Bori o Oin issanti, 4-0- Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per il Regno. e per i paesi italiani del!'Austr ia e della Svizzera ; per 1'estero Lire 7,50 - Abbonamenti" sostenitore Lire 20 annue - Un numero Centes imi IO- Conto corrente con la posta. Anno I - N. 41 - 21 Settemtre 1912. SO~tMARIO: Nazionalismo ... indu■triale UGO Gtaoo :\lo:-.oou·o. - Nord e !:-ud nel movimento cooperativo , OalìSTK llORDIGA. - I passatempi di un geogr,fo. CARLO MARANR1.1.1. - Dlalnvoltura nazlon ~liata, P. S11.vA, L'US1TÀ. - La que1tione dtll'Atia Occidentale, FttA:-.cEsco E,·oLI, - La post,1 detl ' "Unità• : /,. Associa::io11e Nazio11ale peJ Jf/ez:o,tion,o, G1ov. MAt..VHZZJ. Nazionalismo •.• industriale. Carissimo Sah •emini, P,rmellimi ehe io ri,.:l,iami r alle,,\101,e dei le/lori ,/,//' Uni i!\ su 1111.1110/i{I.I the il/Ùstr,, mo/lo bt11e il signifi :alo di quel/,, la/ propa– ga11dtJper i protio/I,' 111\io11ali,in/orno a cui serissi ù, queste medesime ;olomrè circa Ire mesi addietro, suscilando "'"' breve polemica eoll'o,i, [(,'gola. Tolgo la ,ioli(ia 1/al C~r riere della sera e la riprodu co fai qual,. e Da partcchio tempo la Lega deg!,' imlu– slriali di Torir,o sia ir,teressandosi affincltè a11cheda 11oicom, ali ' estero siti accordalaJ in maleria difor11ilur1 pubbli 'clte, /,, puf ere1t{aalle i11d11slrie na{t"ona/i ;,, c,mfronl o di quelle estere. e / dtsidtrala degli imlmlri 'a!i vennero rias– su,,Ji ,.,, "" lungo memori4le cfte ha i11co11/r4/o I' intonJi{'"o"alo appo1g1"oJel/a 11oslra Camera di commtr c,O; e t/11 per opert1 Jt! presidenle di questa, co111111. & cea, e ,lei presùlmle della ltg ,, degli industriali, com,,,. Crapom,e, è sltJlo i11ltgmlme11/e accollo nelle sue to1ul us1"o11i dal Consigt,"o Super1"ort de/I' induslria e dt! com• ll1'rt10. e L'at1011e 1/dla Lega dt'gli industriali ha incomù,cialv cosi a appo, Mre i suoi frulli >. Il sig,iifita lo della propag,mda per i /Jro,lo/Ji t1a(1011ali,per la qua/,. la Federt1• (IOHt degli /,u/uslr1:,li neva clti'tsto ed olle– nulo l'aJesùmt della C,mfe,lerau·o 11e dtl La– voro ,,· npf'J/esa qui cosi come ;,, l' avn•o prei ,isla: 110"1111'0,,esl,1 d1/t(a contro la m.inia di cer/11,,i che t'1Jgl1"o110 t•edere la m,1rcq inglese o americana sulla robi, che comprano, ma tm nu(W() allo di para ssitismo r,,pinal ore e tamor– ri'sli<o, ,o,, tui l'industria 11J;Jo11ale tiuole as– skurar si lt,uti g11,1,lag11i stn{al 'ùuomo.lo di dover subire lo slimolo ;,,quitlanle dtl/11co11corrt11(a. No11 mi meraviglio &/,e il Corriere, anli• prolt{ioni 'sla arrabbialo qu.mtlo si /rafia di comhallu , le ric/J,",s/e tldl, conperaliVe, si compiarcia di co,1s"1"1r1i buoni frutti appor– la/i dal/,, lega Jegli induslriali: /hr ,m buon 1ta(t. 0 011./istn, i11fi1lli 1 ( a5s/omali,o che gli iu• duslria/i rapprese11/,,,,o !.,.... nazione, men/r e le toopera lit•e rt1ppresml,1110 ,ma c'3sse i sicchè quelli e queste non poHono esstr trall ,,li allo sl~sso tno,lo ancl,e se fiuda,,o la sless,1 cosa. Vorrei per6 a11g11r.11.: dtc il prof. /;"inamli, il qualt H011 ,, 11a\1"o11alisl11 e giudica trivella– tori ( almmo nelle pagine Jel/a Riforma social e) anc/11 i me/al/urgici e i colo11iài e gli {tudurieri che affondano le loro mani ,,,!Je lasche dei (D li• sumalori e nelle casse dello 5t.,f11,illumin~sse in. proposi to i le/lori d, I Corriere ton la sua ,onsue/.1 c/1iare(\" ed effi cacio1: c'è anche l'u – uifa 1/tll' Ila/i ., dalla tont'at{i o11ei11ler1111{10- ttale per gli \"aheri che offre oppor/1111issi111. mat eria 1/i disurft1\io11e e dornmmla\tOnc. Vorrei anche augurare the la Conftder,1- 1,ione del Lar.:oro aprisse 1111po' gli oClhi e pr tndesse jinah nenle, nei/a lolla antiprole,Jo· t1islica 1 un '1llrggit1111cnlopiù th iaro e più ri• soluto; e che (ma l'a11g11110 è troppo ingenuo) dre i miei compagni soodlisli st11lissero la vergogna di lastia r raffi•r{JT $i tulle le cor– re,,li ~·onun:a lrici e p.trJssiJ,,rie, mtnlr e essi perdono il tempo in polemid11 bita11line e i11- co1,cluJt11li v sla,mo p.1ghi Ji poter raccai/are un po' di bric,"o/e dalla mmsa de/111 Slato, prr qNe>lo o q"tl gruppo di operai org,,i i(• \Ofi. /tfagniji co sislema dar:::ero ,li far le rtfor• me e Ji preparare la riwl urione ! Aff.1110 tuo UGO G UIDO ~IOSDOLFO. Nord e Sud nel movimento cooperativo. Pt"rchè nun è stato finora possi bile &vere nel Su J, in 111a1.er~'l. _di cooperar.ionr-, r1bn•direino quanto si ottenne ahr o\fr" 1 nrn nemmeno le pro· messe di un migliore a,·vt~nire? Perchè da,·anti a pocht success i si debbono registrare tante s,·onfittc? li modo con cui le popolazi oni ri1r'11i del mezzoginrnn risolsero coll:1emigraz ioni: uno dei più ).travi problemi economici odiern i e sot– trassero :;è alla miseria ec!ai t.lisagi infiniti ed il p~ese al pericolo forse di una guer ra socia!<-,mn. stra come in esse siano latenli ben_altre en~rgie di quelle necessari e n far prosperue una mode– sta coopcrath·a di ci>nsumo o <lincquisti. Cotesti"" euergi'°, auravc:rs > il ;novimento preJeuo, si esplicarono da classi di ignoranti e di anctlfa. bcti, le quali mostrarono cosi di aver saputo per ispirazione prl)pria scegliere il loro cam• mino per miglior are le proprie condizioni. Che cosa non polrltnno dunque fare in altro campo, se oppo;lun umc:nte secondale? Le caus_e dei fatti lamentati si devono a no– stro avvi so ricercare nella circostanza che le masse popolari del mezzogiorno vennero da secoli allevate nell' isohunento e au tomatica– ment e e sisternaticanu :nte indidzz ate al più as• soluto individualism o. li giorno in cui sorse qui ui\'t:ra nuova e non fu più conlcso al cit: ladino di associarsi lil>ernmente, non si seppe far ahro - n~ del resto ! i poteva .far altri– menti ptr difetto di esperienza precedente - se non appli care qui quelle forme di associazione, che a\fevano dato ahr ove felici risultati, senza preoccuparsi se le condizioni della loro appli• cazione erano uguali, diverst', od anche oppos t<". Ed è appunto su cotesta differenza che richia– miamo bre,iemente l'attenzione dei lett ori. ll setten trione <l' lt.tlia e anche gran parte dtlle provincie centrali <'bbero da secoli una vera. educazione alla a.:;sociazione, attraverso ai consorzi fondiari, spec ialmente di bonifica e di irrigazione. Fin quas i dal 1000 la necessilà lii prosci ugare le vnste dis tese pAludose della bassa vnlle pndnna nveva fatto sorgere i primi consorzi di t>onific:1. lnlanlo le opere , che già esist evano, supersti ti forse dell'epoca romana e di cui era necessaria la conservazione, de• terminarono certamen te il sorgere di aS$0cia– zioni di inter essati per mantenerlt>. E po~chè ~ pro,·ato altrest che la regione padana ebbe ir– rigazioni dalan1i appunto dall'epoca suddetta, è naturale il pensare che attorno al loro uso si sieno formate delle 11/tuzt, ossia gruppi di co– loro che se ne servivano, che furono gli em– bri oni dt-i primi conso rzi. Perciò quando i gc– verni comunali e le signorie locali iniziarono le grandi opere di irrigaziont', fu facile distri – buire le acque attrav erso all'ordinamento dei consorzi, di cui non mancavano già gli esem pi. Il principio di assoc iazione aveva, adunque, campo di applicarsi largam ente attrave rso a <lue dc:lle pià importan ti opere di migliora– mt'nto Jdla proprietà rur,1le. L'agric ohura, creando i prati in segui to alla irr igaziont', eslendeva necessariamente l':illeva – mento del b~stiarne cd il caseificio ne11e zone bonifièatc, t.,I uct.rcsceva la ren dita dei pascoli e dei cereali. J::1sa quindi si industrializzaxa , ~r cosi dit e, a'ìsociandosi intanto :1lla massima liber là del possesso intlivitfuale. Quindi anche il coltl\·ator~, mezzadro, salariato fisso, giorna– liero, si abituava inconsciamen te all"ordine, ad una disciplina cioè con gerarchia di capi, sotto– capi ccc., necess aria al funzion:-.mcnto di intra– prt'se regolarm,:n tc ordinat e. 1 La stcss~ cducaz.i_one n,·veniva nel campo ~ Jella industri a, In quale col:\, forse per la pri– ma volta nel mondo, affcrmavasi ben J)resto con rapp orti di salariati e cnpilalisti, arit>g• gianti molto davvicin o l'ordinament o moderno. E questo, comunq ue fossero gli cffet~i sulle masse lavor utrici, le reggimentuva e le abi· tuava anche ad associarsi nelle maestranze, rette allora du speciali ordin:um·uti. Infine una forte e rigogliosn vita comunale ferveva in tutta la regione; e le sue vestigia, m;1lgrado le vicende dell'evo moderno, si conservavano lar– c-amente c.lura,,te il medesimi'\, mant enendo vivo il ricordo del tt:mpo in cui tull o il popolo ac– correva nell'Artngo a deliberare sulle cose del comune. Intanto la prevalenza della pianura sul monte e la vicinanza di paesi stranieri, onde la regione padana era attraversa ta dalle grandi vie conducenti nel centro d'Europa, ac• cre-scevano i contatti fra le popolazioni e favo– rivano lo spir ito di rol lettività a detrimento di quello di individualismo. • Non è quindi n meraVi~liarsi, se, appena av– venuta la liberazione del paese, dopo il 186o, sorsero numero se le associazioni di ogni' spe– cie, a cominciure da que lle di mutu ·> soccorso , le quali ebbero invece cosl scarso sviluppo nelle regioni nu ridionali. Le vicend e, a cui andar ono sogg:cuc queste regioni, in perfeu a amtitesi con quelle ora ua– mim,te, ci spit'gano alla loro voha le ragioni di un tale fatto. Avemmo, infatti, pt:r più di otto secoli il meu ogiorno isolato J.tl reslo d' ltalia 1 non solo naturalmente da barriere di monta– gne altis.sime, ma anche dall'opera dello Stato pontificio vicino, che vantando dirilti di alta sovranità, tendeva all'isolamento del mezzo– giorno dal resto cl' Ital ia per mantenervi la sua supremazia politica.Concorrevi.no a fa\'orire cote– sta tendenza all'isolamento la prevalenza grandis • simadcl monle sul piano: onde i contatti fra le sin– gole popolazioni riesci vano rari e difficili 1 i paesi erano isolati e costretti a rifugiarsi sulle cime dei monti per evitare i danni de l malandrinaggio e delle incursioni dei barbareschi , per cui i litorali furono per secoli disabitati e malarici. Sa c-bbe cosi la formazion e di tanti piccoli mondi econom=cf, di cui ognuno crea\fa in sè quasi tutto dò che serviva al suo consuwo . I go\'t rni indigeni e slranieri furono sospcllosi e nemici d'ogni associarsi dei ciuadini anche per ragioni puramente ecooomiche; onde nelle scars" iniziative per il bene pubblico prcft'rivano so• stiluirsi all'opera dei pr ivati, anzichè eccitar la od integrarla. La \fila comunale fu da ultimo sempr e assai meno lnten,a che nt"l centro e nel senent rione d'Italia, anche quan.lo colà era nel suo fen •ore. Tullo concorreva adunquc ad isolar og;1i in• dividu o od ogni piccola comunità dagli altr i, mentre cause analoghe e gli scambi limitati impedivan o la fornrnzione di grandi industrit'. Oppure te queste si formavano,co ,ne av\' enneptr es. di quella della sela in Calabria e a Napoli , il regim e fiscale, durante ohre due secoli di sgoverno ed opp1>rt'ssio ne dei vicerè spagnoli, le faceva spa rirr. A intcpidire poi ogni sen timento di 'solida– riel:i, mas3ime nelle popo lazioni rur ali, intcn •e– ni\•a il godimen to colletti\fo di luga estensione di territorio. t noto come dal 18o6 in poi la appl icazione delle leggi eversive ddlJ feudalità abbia assegnati ai comuni intorno a goo.ooo et• tari di terrt no. Altre ttant i forse rima !!iero a baroni e privati liberi da ogni uso pubbli co. Questo ,•uol dire che cir<'adue milioni di ettar i ri– masero nel mezzogiorno soggeui ai diritti pro– miscui Ji baroni e cittadini fino al cominciar'° del secolo XIX. Su 400 mila e più ettar i del Tavoliere di Pugl ia, e su oltre 100 mila della Sila di Calabria , si e!fercitava un'agricoltura c-C'n promi scuità di dir itti del fisco, dei pastori, dd privati e della comun ità, che non ~vcva riscon– tro, come scrisse il Galunti, che fra le steppe della Tart.ui a e h1 paesi b:irbnri e se lviiggi. Solo le leggi tlel 1865 e de l 1876 poscrn tc>r• mine a cotesto stato di cose. Cosi in oltre tre milioni di ettari, comprendendovi pure l'estuo demanio di stato e la proprietà di manomorta, cioè su quasi metà dell'elilensione delle pro\·in– cie continentali, il godimento o meglio l'uso collettivo della terra uccideva nell'animo di chi lo esercitava ogni senlimen to di solidarielà, ogni spirito di associazione (1). Cate ad un paese otto o dieci secoli di storia come quella ora delineala, e meravigliatevi poi se cinqua nt'anni di libero regime non abbiano potuto cancellarne le ..:onseguenze r Come vedesi, adunque, il problema ~ di ardua risoluzione. E dobbiamo aggiungere ancora che le condizioni noslre, rispe tto Alla cooperatione agraria, vennero aggra vate dall'analfabeti smo pr evalea~t~, e dalla scarsezza di coltura gene– rale anche ali' infuori delle classi popola ri. Intanto bisognerebb e per sua dersi esser me– gÌlo non av~re alcuna iillituzione, che averne di funzionanti 11tentatamentc e la cui ,·ila si chiuda poi con Insuccessi gravi dovuti a sperperi o cattivo indirizzo di amminis trazione e peggio. Al retto funzionament o di ogni istituzione coo. perativn, occorre che venga subito e volente• roso l'aiuto delle persone pià colte ed inOuenti del luogo, di coloro che apparteng ono cioè alle classi dirigenti; aiuto, dato senza il secondo fine di crearsi una base elettorale, di valersene per accrescere inOuenza, per aver segu ad di par tito e simi li. Dove la politica e le gare d • par– tito entrano per la porta , la cooperazione se ne va per la finestr a. Ma questo non venne sempre ben compreso, come non lo fu troppo il richia– mo fatto ripetutamente alle classi dirigen ti di occuparsi allivamenle e con disinteresse de l mo• vimento cooperativo, sL, per il proprio vanlag– gio, sia per quello cli coloro che coltivano le terre da esse possedute . Cotesta inerzi a, cotesto disint eressamento dei pià, che hanno coltura e tempo da dedi care all'opera di propaganda coo– perativa, ci sembrano il massimo degli inconve– nienti nel caso presente . E ci sembra ancora che le classi medesime non si moslrino molto comprese dei loro intere-1si e della gravità de l momento, tra scurando di occuparsi del pro • .bkm a cooperativo o facend olo come uno spor t od un mcuo di propaganda elellornlt", Quando persone colie e di buon volere si oc, <'uparono •- bt n poche volte i11vero - con sani proposi ti cli cotesto movimento, esso volse a felici risultati. E se ne deve il merito anche all'ind ole delle nmsse, le quali, a parte il di– fetto di istruz:one, di cui non esse hanno colpa, non sono per nulla inferiori per va– lore intellettuale a quelle di ogni altra regione italiana. Il povero cafone meriJionalc ~ co~I te• nace al la\"?ro, cosi amico del risparmio, eh~, emigrato in America, munda ogni anno alla f.•. miglia su I forli somme . E sono sta te queste uno J 1) 't ineritabile che, q11at1d<1pu ecc h, cunco, r.,no a 1ode10 senaa fre ni •" ci.. 11di 1111 d•I O ce,pi te, cttt 111-.0 ili <rllÌ cerchi di p•en !ere q11•n•Q 1t1e111lio può 1enu Ct11an1 dell'al'l'enire, Lo 11a10 p,.,1e111e d, h1U1 I de1u11I co•una l, ne e ta ml41io1 prou. taa •o che nel mt"u o1iotno d' hall~, q11a11do" lnco ,u, a un p - ,l,u e naal 1en..10, 1i tl1ce e.un f,.uo UJ u•11iu : e È come un deman io •

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