L'Unità - anno I - n.35 - 10 agosto 1912

• problemi della rtvita italiana. Si pubblica il Sabato in Firenze - Dirdtore GAETANO SALVEMINI - Direzione e Ammioistratione1 Borgo Ogn issanti, 40 - Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per il Reeno e per i paesi italiani dcli' Austria e della Svizzera; per (' estero Lire 7,50 - Abbonamento pstcnitore Lire 20 annue - Un numero Centesimi IO - Conto corrente con la posta. Anno I - N. 35 -(, IO Agosto 1912. : SOMMARIO: Le nuove Imprese protezionis te dei ·cotooleri, EDOARDO GutETTI - LA auettione d'o riente, l' ttAN CEsco E\'01.1. - E mentre ■panta l'nn .... I.' UNtTÀ. - Le scuole universitarie del na• [oletano , M. Ttmssc m. - Jl pr ob lema delle pensioni operaia, llAVIDK S1t.c1::11.00T1 - 11 c■■o Alamanni , g. s. - Frammenti di vita italiana: / pe , i&olidel su,ff,-ogio 1miversal1 , g. I. - a poata ,dell'c Unità> - Una scuola nell 'Agro Romano> <!li • nuove imprese.._.protezionist~ dei cotonieri. La politica dei sa!vatagri indu– striali. Il governo italiano, da qualche tempo in qua, sia salvando, ad una ad una, tutte le industrie nazionali. Ha cominciato coi side– rurgici, ai quali ha fatto dare dalla Banca d' llalia e dalÌe Casse di Risparmio i :,;olti mili oni che occorrevano per impedire il fallimento delle principali società e stor– nare dal capo dei loro amministratori la pa– ventata azione di responsabilità civi le e pe· .) nale per le enormi gonfiature dei capitali in gran parte versati soltanto col solito e co• modo mezzo di titoli di .•.. carta assorbente. Poi sono \'Cnuti i setaiuoli, ai quali, in pena di non essere ancora tutti convertiti siqcer amente al verbo della proteziooe do– ganale, sono state date soltanto le briciole del nuovo banchetto governativo : un Con– siglio Superiore dell'Ordine serico e bacolo– gico ,con un po' di quattrini per invecchiare le sete - come il cog,rac froda to alla tassa di fabbricazione ....._nei sotterranei degli Isti– tuti ~i emissione e per e gelsificare > buro· craticamen le l'Italia Meridionale ( r). crisi deW industria iraUana del cotone prima ancora che essa venis~ delinear.dosi con ca• ratteri di urgenza e di gravità . Bastava che, tenendo conto degli utili e– sorb itanti realizzati dai cotonieri nel periodo aureo della protezione, esso riduc esse la mi– sura di questa tanto che b.i.stasse ad elimi– nare l'attratti va per i nuovi impianti di un lucro straordinario e superiore di molto al saggio corrente dei dividendi indu striali. Non· sarebbe cosl avvenuta la speculazione della costit uzion e di nuove società cotoniere anche e sopratutto nello scopo di negoziarne in borsa, con premi, le aziC'lni.Le sO"Cietà esi– stenti avrebber o solo do\ 1 Uto adattarsi a di• videndi più e onesti :. 1 riducendo i prezzi delle loro merci a partiale sollievo dei Òtal• trattati consumatori nazionali. I consigli deU'on. luuatti. Per dire il vero, l'on. Luizatti, sempre cosi attento e sagace osservatore dei feno– meni economici e commerciali, non aveva tardato a scorgere chiaramente il ciclone pe · ricoloM>, che veniva ·addensandosi sull' indu ..,Ad._,,.. la ,11.0lta...,dci. c_olonieri, i..qali, os, dopo avere lungamente continuato ad arric– chirsi, la mercè dei dazi consacrati nella ta• riffa del I 4 luglio 1887, che assicurò loro stria cotoniera italiana. Ma, come è nell' io– dole d; lltuom d, ~gl t non ~ppe ·accordare ""ed accop piare alla lucidità de11a visione la·ener– gia e la prontezza dell 'azione. L'on. Luzzatti nel periodo de.I e boolTI > induslriale e borsistico, si limitò quindi a biasimare ed a deplorar e la « mania dei doir pioni > 1 ma non volle o non seppe - forse per all'etto palerno alla tariffa doganale del I 887, che è in gran parte opera sua - proporre ed attuare, mentre fu ministro e presidente del Co nsiglio, quelle coragg iose ed opportune falcidie dei dui protettori, che avrebbero, se non scongiurai':), attenuato cer– tamente la cri~i dell' industri a coton iera ~ resa la sua liquidazione molto più facile e meno rovinosa. il monopolio indisturb ato del mercato nazio· nale, avevano cÒminciato a sentire · gli in– convenienti della protez ione eccessiva, poichè· questa, coll'allettamento dei grassi dividendi ripartiti per anni agli nionisti delle fabbriche esistenti, aveva stimolato e promosso la con• correnu interna, moltiplicando gli imp ianti nuovi eJ accrescendo in pari tempo la poten• ziali1à di produzione di quegli antichi. L'alternatin dei cotonieri. Per causa di questi fatti, gli industriali del cotone si trovarono ben presto nella al– ternativa spiacevole e dolorosa o di dimi• nuire i prezzi delle loro merci protette allo scopo di allargarne il consumo, o di rest rin– gerne la produzione al limite della quantità di filati e di tessuti che il mercato nazionale era in grado di consumare ai prezzi legali del monopolio (preni del mercato libero accresci 1 1ti dei dazi italiani e delle spese di trasporto, pc;r es., da Manchester a Genova). Se il Governo italiano fosse slato saggio e bene ispirato, esso avrebbe avuto facile e pronto il, modo di parare e scongiura re la ( r) Colgo I'oi:casione per rettificare una ine– sattezza, nella quale è cadu.to involontariamente l'amico on. De Viti De Marco. L' Istitut o Se– rico proposto dal ministero Luzzatti, coll'asse– gnazione di 30 milioni di lire in 30 anni da parte dello Stato, è caduto di fronte alla recisa oppo– sizione, che tro\'Ò non solo nella Camera dei deputati, ma anche nella gra nde nrnggioranza dei setaiuoli, non ancora cosi immemori delle loio onorat e ed antiche tradizioni libero -scambiste per seguire tar.to lontano il Gove rno nelle sue mene protezioniste e corruttrici. La nuov.i legge: approvata .Jal Parlam ento ha raccolto, come ho detto, soltanto le briciole del prinii1h 1 0 progetto ed in cambio ha ribadito sul collo dei setaiuoli il giogo esoso ed iniquo del • trust • dei « ca– scamieri t , rifiutando di abolire il dazio di uscita sui cascami di seta greggi. Oggi ancora l'on. Luzzatti si o~tina a non volere ammettere che la protezio ne eccessiu sia la causa principale dei malanni che tra • vagliano l'indu stria del cotone in Italia. Egli argomenta dal fatto che le crisi industriali non so no fenorlleni particolari ai paesi pro– tezionisti e, nel caso speciale, fa rilevare che la crisi del cotone ha pure imperversato nel– !' Inghilterra lib ero-scambista. La cosa ~ esatta, a patto che si tenga conto dei tempi. La crisi del!' indu stria del cotone, determinala alcuni anni or sono, dal forte rin caro della materia prima, in seguito ad una serie di cattivi raccolti american i, com– plicata ed esacerbata dai disordini della spe• culazione induStriale, che era stata con tem– po,·anea a questo rincaro, è comp letamente liquidata per l'Inghilterra libero-scambista, ed è liquidat a a favore tanto dei fabbricanti, che hanno potuto, grazie al nuo\ ·o rinvilio del . cotone greggio, rimettere in attività i loro accresi;iuti impianti, quanto dei con:;umato ri ingle si, che non sono stati in nessun modo e momento tassati per sanare le fer ite degli indu striali ed hanno sempre potuto acqu istare i manufatti di cotone ai prezzi più bassi del mercato mondiale. L' Ecouomisl di Londra , la cui autorità - r.on trattandosi della guerra italo -tur ca - I'on lutzatti non vorrà sostene re decaduta da quella che gli ricono sceva in passato, ha testè dato le pro\•e dell'ottimo stato in cui si tro va P industria cotoniera inglese, docu• mentando l'attivi1à che regna sin dall 'anno scorso sulla piazza di Manche,!:ter e citando i risultati dell'ultimo trimestre o semestre di 30 filande-tipo del Lancashire, dai quali ap• pare un profitto medio di circa il I 5 per cento annuo sul capitale in .izioni ed obbli– gazioni, dopo dedoito l'interesse su questo ultimo. Vede adunque l'on. lnzzatti che vi .è dif • ferenza tra paesi a t.ariff~ alte e paesi a ta– riffe basse, nell'attenuare od inasprire i vizi comuni degli errori tecnici e dell'abuso di . credito, e nel fare o non faf'e che le conse– guenze ne ricadano esclusivamente sopra co· loro che ne sono stati effettivamente colpe• voli. La responsabilità della 2uerra. Non vi è dubbio che la guerra colla Tur– chia ha avuto la sua part e di responsabili1à nell'aggravare la crisi dell' industria cotoniera . italiana . 11 mercato ottomano, regolato dal regime relativamente libero-scambista delle Capito• .J.:zioni,. Ae~viva~a tempo ali' industria .. italia– na del cotone "t ome uno sfogatoio per libe• rars i - ,ia · pure ·a prezzi di perdita - di una parte del suo eccesso di produ zione, che essa non riusciva a collocare in Italia ai prezzi pieni del suo monopolio legale, Gli esportatori facevano il calcolo tra la perdita, che, a questo mddo facevano, e quel– la più grave, che avrebbero fatta, restringendo la loro produzione di tessuti e di manufatti o ribassando i loro prezzi sul mercato na• zional t . Ma,. se la guerra ha indubbiamente reso più acuio il maro1sma dell'industria coto niera italiana, sarebbe però ingiusto imputarle uno stato di cose, che preesisteva e che essa non ha creato. Anche se la guerra non fosse scoppiata e se il mercato del Levante avesse continuato ad essere aperto per ricevere la quantità su– perflua di tessuti e di filati prodotti dai no• stri cotonifici, non era poi;sibile aumentare le esportazioni nei limiti necessari per tenere attivi tutti i vecc.:hi e nuovi impianti indu– striali. La perdit:1 di queste espo rtazio ni a.. vrebbe finilo per essere troppo grande e per assorbire più del guadagno indiretto, che ne poteva derivare Per la pos~ibilità di non ele– vare di troppo il costo medio della produ– zione. La necessità di limitare la produzione si era dunque già imp osta ali' industria italiana del cotone assai prima che la guerra fosse dichiarata. Vi erano due vie per raggiungere lo sco– po: o chiudere completamen te gli stabili– menti tecn icamen te e commercialmente meno bene organizzati, o ridurre proporzionalm ente l'att ività di tutti. Anche oggi il go1•ernc, potrebbe rende re meno dolo roso e, per cosl dire, aufomat ico il primo di cotes ti due provvedimenti, che s~rebbe senza dubbio il rimedi o vero e ra– dicale della crisi dell'industria del cotone, col diminuire- il margine della protezione doganale cosicchè sia assicurata la sopravvi – venza, a produzione completa e meno co– stosa, degli stab ilime nti meglio organ izzati. Manovre protezioniste tenebrose. Ma questo rimedio eroico ed efficace della •tris! del cotone ha contro di sè - -si com• prende facilmente - tutta una categor ia po· t"ente ed inframmettente di persone abili ed a,\'ezze a muovere deputati e ministri io futela dei ppJpri affari: - promotori di so– cietà industriali col denaro altrui ; banchieri che hanno il loro portafogli ingombro di cattivi titoli assunti nel non riuscito propo– sito dì farli fuori con guadagno, oppure lun– gamente e riportati » a favore di com pia– centi compari; sensali ed av~ocati coosulc::nti avidi delle laute mediazioni e delle princi– pesche parcelle, e cosi di seguilo. È natur ale che tutta questa gente si agiti e prema sul Governo. Ed è non meno natu• raie, mentre i consumatori italiani dormono dell a grossa, come se le insidie che si tra• mano non li concernessero, ma riguardassero invece gli abitanti d'un pianeta lont ano, che gli uomini - qualunque siano - i quali si ... tro vano al Governo, oppvngano una ben de– bol• resistenza ai gruppi politicanti che di– fendono energicamente i loro interessi pri– vati, nascondendoli, per quanto è: possibil e, col manto accattato e rispett abile dcli' inte– resse generale del paese. ~Quello che i cotonieri - o c0loro che · plrlano ed agiscono per conto del cotonieri - reclamano oggi dal Governo ~ di essere aiutati dai poteri pubblici a realizzare il e trust > della loro industria . . Non vale che I' on. Luzzatti, che ha la pudiciz.ia religiosa delle parole, abbia inveo• tato per l'occas ione l'eufemismo delle e sa• ere mutualità >. La e sacra mutualità > dei cotonieri (lo riconosca o non lo riconosca l'on. luzz atti) sarebbe n~ più nè meno di quello che sono la e mutua lità • degli zuccher ieri e I~ ._ mu– tualità > dei'siderurg ici : - semplicemente un accordo degli industriali, spallegg iali dal Go• verno, e colla complicità necessariil della leg– ge, nell'intento di ffruttare completamente il monopolio del merc·ato interno e di im – pedire ai clienti obbl igati persino la spera nza di potere beneficiare di qualche attenuaz.ione nei prezzi dei manufatti di cotone dovuta - alla concorrenza che si fanno i produttori nazio.. nati messi al sicuro dalla concorrenza estera. le vendite a crtdito . Una delle forme, colle quali si era mani– festata la concor renza dei produttori di manu– fatti di cotone in lt3lia, era stato l'a umento della facilità di credito o di fido ai com– mercianti grossisti ed ai rivendito ri al minuto. Io non dico che questo fosse un bene. Ammetto anzi che il sistema di consegna re la merce alla vendita senza correspettive ga• ranzie è per sè stesso molto pericoloso per gli indu.itriali che vi si lasciano andare. È però un fatto che da tale sistema, adot • tato e seguito dai coto nieri italiani, i consu • mato ri nazionali avevano finito per avere un vantaggio di qualche importan za. Si erano dappenutlo moltiplicati, specialmente oell' f. talia Meridionale, le case ed i magazzini di vendila. I com mercianti più o meno grossi– sti ed i rivenditori al minuto, che pote\'ano fare sem-.a propri capitali ed erano dispensati dall'obbligo di dare garanzie adeguate al va· lore della merce ricevuta in con segna, erano anche queiIi, che potevano - e spesso do– vevano - contentarsi di provvigioni e di guadagni più miti.

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