L'Unità - anno I - n.13 - 9 marzo 1912

problemi della vita italiana. Si pub~lica i~~ab~to .in Fi:enu-:-- Direttore GAETANO SALVEMINI - Dirctiooe e AmmiJistra:iooe, Borll'o Ognissanti, <lO- Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per i( Regno • per ' paeS<,tal,am de!I Austria e della Svi:ura I per l'estero Lire 7,50 - Abbonamento sostenitore Lire 20 annue - Un numero Centesimi IO - Conto corrente con la posta. Anno I - N. 13 ~ 9 Marzo 1912. SOMI\IARIO: Gli esami nelle scuole secondarie D CARAzz1 - Un conco ao fall't E e Cb · • zogioruo, R. CtASCA, - La !Rta.lità aiorica, P: ·N. - Come sf fii:tbbri~~•ro' in~~~1No~b i e ~o•.• voghamo ?, I. UNr_T,\. - La festa della pace . . V. Osmo. - Le scuole aerali nel mez– caaerma, UNO DEI CO)IRATTENTJ. - La posta dell' •· Unità / a 11iovine Ca~nbria e p l\Jbo!Nc:nTI• I. SF1r1.avm,. m-entI,edolplere _di' btool_tà . l.alì,,~v,e.-u,u,,la ScT,l~a. ~f. HKRSANO HEGEV , - Rif llrm iamo la ,.. · , A. , . - 1 e a v1 a 1 a 1aoa : ns 1a11es1mo ,·,p, Imo, 1'}. T. Gli esami nelle Ali' On. prol L. Laoducci. Caro colltga Mi hanno mostrato un num ero de1 giornale// Vtn tlo , con una intervista tua, a proposito di ml.){)ilkazioni du introdursi n~gli esami de1le scuole medie, con un progetto di legge che si trova ora dav anti alla Camera. Se quell'intervista risponde alle proposte fatte dalla Commis sione e da te, come relatore, vor– rei pregarti di tener conto di qualche mia OS• servazione. Tv sai che sono un vecchio ir.se • gnante, e che prima di giungere all'Università sono stato professor e nelle scuole medie, dove mi son tro vato (ciò che non succede nell' inse– gnamento superiore) a continuo contatto con i giovani, ed ho avuto modo di assicura rmi giorno per giorno se ero compreso e quale risultato ottenevo dall e mie lezioni. E delle questioni più discusse e dcli' andam ento della nostra s<'uola secondaria ho continuato ad inter essarmi e ad occuparmi, sia pubblicamente, sia in seno alla Facoltà di Scienze, alla quale appartengo. E come tu sai benissimo, le due sole Facoltà Uni– versitarie in grado di dar giudizi sui problemi della Scuola media, sono appunto quella di Scien– ze e l'altra di Lettere, le due cioè che fabbri– cano i professori. Questo ho vohlto ricordarti, percb~ non si possa dir di me quel che acuta– mente diceva di molti.... incompetenti il pro– fessore Salvemini, cioè che il viaggiare in fer – rovia non è titolo sufficiente per discutere con autorità di questioni ferroviarie. E aggiungo infine che le Facoltà di Scienze (e credo anche quelle di Lettere) si sono ripetutamente pro– nunciate nel senso stesso e sec1Jndo l'indirizzo eh' io voglio raccomandarti con questa mia epi• stola. Il punto capitale, eh' io intendo difendere contro le proposte tue e della Commissione par– lam entar e, è questo: Bisogria tornare al metodo ant ico, cioè all' obbligo degli esami finali per ogni anno scolastico e per tutti gli scolari indi• stintamcnte; e questo tornare ali' antiéo non è un regresso, ma è il solo rimedio ai pessimi risultati del metodo '>ra in vigore , giustamente battezzato: il trionfo degli asini! Un commerciante, un industriale, un qualun• que direttore di un'azienda sa che deve fare e fa il suo bilancio annualmente, e non ogni trien– nio od ognj quinquennio . E cosi lo scolaro deve imporsi alla fine di ogni anno scolastico questo lavoro di riassunto e di sintesi, che è la prepa– razione all'esam e, e che rappr esenta app unto il suo bilancio intellettual e. E l'imposizione in una mente giovanile non può venire che dal di fuori: daWobbligo dell'esame. Ed è questo, a mio modo di vedere, la ragione di essere essenz iale, la grande utilità delle prove finali. Ma poi il sis tema del passaggio senza esami è assolutamente deleterio; - l'esper ienza di que• sti an~i lo ha dimostrato, e le ragi oni ne sono evidenti. Prem etto che portare dal sei al stllt la media, credendo di rendere più difficile la promozione senza esami, è ingenuo. Ai diligenti, agli sgobboni, a coloro che hanno a casa il bab• bo o il fratello che li aiuta nel compito o nella prep arazion e della ripetizione, i professori da– ranno come minimo sette invece di sci; e cosi continueremo nel siste ma attuale, che è il trionfo degli asini e del femminis mo. Andranno avanti più facilmente i minchioni, i pappagalli (/t pap– pagalle), i diligenti, gli assidui, e resteranno in– dietro parecchi fra i migliori.... che sono (se non tutt i, almeno i tr e quarti ) i più negligenti e sbarazzini. Perchè non rimettere l'esame per Irti/i e alla fine di ogni anno ? Se chi è stato diligente e studioso tutto l'anno è a·nche intelligente, pren• derà certo dit-ci, e per lui l'esame si ridurrà ad un'inezia, e il professore con due domande sarà in grado di classificarlo. Se il diligente e Io scuole secondarie. sgobbo ne è piuttosto duro di zucca, I' ~same sarà per lui il ponte dell'asino, e al più. al più il professore lo passerà con un sei. E cosi que– sti avrà mostrato di distinguere nel suo allievo la diligenza dall'intelli gen za; e l'alliev o a sua volta, per quanto abbia tardo il cervello, avrà dovuto fare l' esnme di coscienza e cominciare a convincersi che non basta scaldare assidua– mente le panch <'! di scuola e recitare le lezioni a memoria perchè aumentino le cognizioni nella testa. Altra disposizione indubbiamente dann osa alla scuola e alla gioventù è qu ella di non ammet• tere agi i esami di luglio i giovani che hanno media inferio re al cinque. Agli esam i si deb .. bono ammettere tutti indistintamente i giovani. Solo come gravissima punizio ne disciplinare, - quella che precede immediatamente l'espuls ione, - si dovrà negare l'ammiss ione agli esami. La disposizione proposta dalla Commissione fa il paio con quella della promozione senza esami: premia gli sgobboni e scoraggia gli intelligenti. Molti di quelli che pigliano cinqut:, o meno, lungo t• anno, valgono di pil1 di quelli degli otto e dei dieci. Sono spesse volte i poveri diavoli cht: fanno da sè, che non ricevono aiuti a casa, o che anzi di ritorno da scuola devono fare qualche 1avoro per il pndre o an<lare alla spesa per la madr e; oppure sono i pili intelligenti, ma trascurati, che pigliano sott o gam ba i dovtri scolas tici, che si dimenticano di fare il compito. - Non è così, e quelli dei cinque e dei quattro, - magari degli zeri, - sono invece ver ament e <lei ciuchi ? Ebbene, il proft~sor e se ne accorgerà, anzi ne avrà la riprova, all'esame , e potr à boc– ciarli con sicura coscie nza. Torre lt'Isessione di luglio è una grande ingiu– stizia. Se son buoni allievi, rin1asti arretrati per– chè non aiutali a casa od anche perchè non molto pronti d'intelligenza, (ciò non vuol dire niente af. fatto privi d'intelligenza), tu li ~coraggi e li metti ingiustamen te in una condizione d'inferiorità ren• dendc, loro più difficile il portarsi al livell~ dei compagni più fortun ati o più sgobbo ni. Se sono negligenti, ma di pr~nta intelligenza, di quelli capaci di b'°ccarsi in quindici giorni l' esa me, fai ancora peggio. Li deprimi moral mente, togli loro lo stimo lo acuto di cercar di riparare al mal fatto durant e l'anno , studian<lo accanita – mente in quegli ultimi giorni, per assicurarsi la felice libertà autunnale. Mli, si obbie tta, chi non ha saputo da ottobre a giugno, non può sapere dopo quindici giorni di studio aflannosoi ed ha bisogno di essere ri– mandato ad ottobre perchè abbia temp o di ri– metters i in carreggiata . Ed ecco l'e rrore che si perpe tua. O confondete Vintelligen za con la diligenza, o non credete all'efficacia dell'esame ... e allora perchè lo lasciate proprio nelle tappe più importanti del cammino scolastico? Se il negligente è anche ciuco, non saprà niente di più con due se tt imane di lavoro as– siduo, e il professore lo rimanderà a ottobre. Ma, se malgra do la negligenza, dopo due set – timane di stud io, riesce a far bene l'esame, deve esser promosso, deve essere incoraggia to, per– chè è lui che passe rà alla testa della schiera, è lui che dive nterà un valore. Se poi, - ed è il caso di buo n numero degli allievi che durante I' a11no hanno avut o cattive classificazion i, - si tr atta d' int elligenze medioc ri o tard ive o che si son trovate in condizioni ,tifficili, perchè di famiglia povera e non in grado di esser aiutati negli studi, - non è profondamente ingiusto obbligarli a fare tutte le prove a ottobr e ? In questa falange si avrebbero certo parecchi boc– ciati in tutte le materie: ma par ecchi altri SU• pererebb ero una parte delle prove, e cosi si troverebbero incoragg iati a studi are indefessa – mente nell' autun no per rip3rare nelle m3terie dove fallirono . Ma allora - mi si dirà - tu premii la ne– · - ~a~ nza ! Niente aff~tto: io faccio andare avanti i migliori. L'esame può • si dice - essere un terno al lotto, e può prendere un buon punto chi sa appe na un decimo della mat eria, e viceve rsa esser bocciato chi ne sa i nove decimi. Queste sono le solite obiezioni dei soliti incompetenti, cioè purtroppo della grandissima maggioranza <li coloro che si occupano d'insegnamento .... Le accuse fatte al sistema dell'esame, o non sono fondate, o se lo sono si ritorcono:in realtà contro l'esaminatore, non al sist ema. Se il pro– fessore sa fare il professore, specialmen te quello delle scuole secondarie che deve cc.nascere i suoi alunni, con poche domande egli è in grad o di controllare o di correggere il giudizio che s• era fatto dcli' allievo durante l'anno. Se que– sti, malgrado la negli genza, i quattr o e gli zeri, risponde solo discretamente, dttJt esser pro– mosso, pcrchè è certamente intelligente, cioè ha la condizione utctssa ria e suffidmlt per pro– seguirf" negli studi. Se volete rialzare il livello de1ta scuola, ri– mett ete dunque gli esami finali per tutte le classi e per tutti gli :i.llievi. Dell' esame dicono male gli ignoranti (fra i quali possono esserv i anche dei pro fessori) e i gen itori, che dal loro punto di vista hanno ragione. Per essi natural• mente vi è una sola preoccupazione: non per– dtr t "" ann o. Ma per noi, per il maestro e per i1 legislatore, il punto di vista è molto diverso: :',..,; .-:..>~!..~ ........ 1rJan!.rc alla 8C~..)1a, 11l;'avvc11i1·e della gioventù, che è poi l'avvenire del paese . E, rimetten do gli esam i, noi faremo forse la sola riforma utile che da Coppino in poi sia stata fatta per la nostra scuola media. Grad isci i salu ti dal tuo aff.mo collega D. CAR AZZI. UN CONCORSO FALLITO L 'Accademia Economico-Agraria dei Geor~ojili di Fire1111e aveva ba11dito il , g-emu,_io 1908 un concono a premio, ùttitolato da Pa.rqua/e Vi/lari, coi f ondi rarrolli i11 ricorrm:a dtlt'ol/a11tesimo genetliaco del Vil/11ri, intorno a un lcma ,-iJ:uar• dante il fenom eno del/ 1 emigrazio11e, quale si svolge nel Ale:::ogior110 d' llalia. li premio era virlosello. E c'era da creder e che molti giov ani meridionali di vero merit o vi avrebbero a.rpiralo. Invece, il concorso non ha ,·ichiamal o che t,·e soli co11cor– renli, dei quali tmo lta pre.renfalo un lavo,·o as– solulame11le pie/oso per declama:::io11io banali, 0 ill/011dale, o incoerenti, o s/ra,,·e. I .f!'iovani muidi onali s 'arcendo110 lutti di fa– cili e sùbili entusiasmi. ,Va, invitati a studiare con serieht e metodo i probl emi vitali della /oro ferra, non ri.spondo110 al 'invito, 11ea11che se I';,,. vilo i a /)a.~a,ne11to ! Finchè sono alf Univer sità fa11110 i rivolu::ionari, si disonorano colle peggiqri a:::io11ivandali che, romc nella sellimana passala. Tornali a casa si dd11110 alla ricerca di 1111a p;,,. ![Ile dote, o alle mali~ie della p,·ofi:ssione, o al polili rantismo ar, ·ivisla , e si accomodano quda– menle a tull e le miserie e vofgarild della vita locale. ,va di studio urio, 1tuf/a, assolulam enle nulla , mai , nl afl 'U ni.1ersitd , nè a ra.ra . Aftg"/io i gi ovani di 1l/i/a,10, di Vene:ia, di Bol oz na, clu: magari piglian o a ca:::olti per t ' impr esa di Tripoli il solitari o che prot esta di– na,1::i a 1111 quadro cinematogr afiro, o man– dano a sfida,·e il deputal o clte s' a/I-iene ai ca11011idella dottrina socialista, o co11seg11a110 ai poli::iotti gli opera i, cl,c gridano per la vi/a ma– teriale cd economica dei loro Ji.r-li, Alm eno quelli si agitano, sia pur e, a volta, per interessi non prerisam enle ideali. 1lla i nostri giovani meri– dionali, che, come assai somalam enle ha osservalo Giuslino Fortunato su queste stesse co/01111e, ditmto la plelort1 1 ogni giorn o più ing ombrante e para– lizz!i,,lt, del partilo radicale, i gi ovani meridio. 11ali non sono capaci nemmeno di orga nizz are ,ma dimosfra::ione tripolina sul seri o I ER;\IET!: CARL INO. Che cosa vogliamo? SI può bre uo. 11 programma • ? L' Unila è uscita circa tre mesi or sono senza programma. Il programma di un giornale - diceva Rug– gero Bonghi - è « cosa promessa prima e non mantenuta dopo • · E non abbiamo voluto prometter nulla al gran pubblico, che non ha nessun obbligo di credere alle nostre prom esse. Noi facciamo il giornale; chi ci conosce , non ha bisogno di programma ; chi non ci conosce, legga il giornale, e vedrà di setti mana in settiman a svilupparsi il nostro pro– gramma. Volendo riassumere in poche parole il nostro « programma • • noi avrem mo potuto dire: « Noi non pretendiamo di rinnovane la faccia della terra ; noi non portiamo in tasca la panacea per rifare l'umanità e per guarire tutti i mali ; noi vogliamo semp licemente richiamar e l'attenzione degl' Italiani su alcuni determinati problemi, che reputiamo, sop ra tutti gli altri, gravi, per il no– stro paese ; problemi che i politicant i della de– mocrazia hanno diment icato o - peggio ancora - rifiutato di prendere in esame. Di questi pro– blemi cercheremo le soluzioni, all'infuori dei pregiudizi e degl'interessi degli attuali partiti, che ci sembran o ridotti tutti alla incapacità di elevarsi al di sopra dei piccoli legami di con– re--t•rh • di 'lCtt:a-; e ci . sforzr-"1~ di -tiff"on dere nel paese la convinzione della necessità e della urgenza di quelle soluzioni •· - Ma sarebbe stato questo un t' programma » chiaro e con– creto, o una semplice promessa teorica, la quale sareb be valsa solo quel tanto che varrà l'ad em– pimento effettivo di essa? 11 nostro e progra mma », di fronte alla {}uestio11t di Tri'poti, si può riassumere in poche parole: e Smontare le falsificazioni e le mistificazioni, con cui la stamp a quotidiana e la propa ganda nazionalista han fatto e fanno tuttora credere che vi sono in Tripolitania ric– chezze favolose pronte a caderci in mano non ap• pena la conqui!<-ta dell' intero paese sia ultimata ; ridurre per quanto è possibile i danni economici, che saranno enormi, dell'impresa ; utilizzarne nel miglior modo possibile i vantag);'i morali i segna• larne i pericoli internazionali, e spiegare la ne– cessità che a questi sia ovviato con una rapida pace, la quale consenta la immediata ripresa di utili relazioni fra noi e tutti gli stat i balcanici ». Il nostro « programma » di fronte al problema del rinnovamento della Triplice, è il seguente: • L'Italia deve astene rsi dal partecipare ad ogn i alleanza di carattere aggressivo; deve scegliere fra le varie allennze, che le si offrono, quella che la garantisca meglio contro ogni ulteriore espan– sione politica dell'Austria nella penisola balca– nica e nell'Adriatico, e che le permetta di au– menta re meno che sia possib ile il peso delle proprie spese milita ri ; deve rendersi conto del diritto che essa ha, in grazia della sua forza (non assoluta, ma relativa), <li essere accolta in qua– lunque sistema di alleanze come una eguale , e non come una serva "· Ma queste poch~ parole, e quelle altre che avremmo potuto scrivere in un e programma » per fissare la nostra posi:done di front e ai vari prob lemi della vita italiana: doganali, tributari, scolastici, ecclesia!<-tici, amm inistrativi, e sopra– tutto di fronte al problema merid ionale, che in– tendiamo esamin are, - c1uelle poche parole da sè sole non avrebbero detto nulla. Chi le avesse lette in un « programma ,. pubbli cato nel primo numero del giornale , ne avrebbe saputo sempre assai poco del nostro e progra mma », pur illu– dendosi di saper la lunga assai. Le poche parole, che abbiamo or ora scritte sul nostro « programma » trip olino, solo oggi, dopo parecchi numeri del nostro giorna le, pos• sono avere per i nostri lettor i un significato ab-

RkJQdWJsaXNoZXIy