Una città - anno III - n. 28 - dicembre 1993

giosa è quella di disciplinare -chiaramente non di negare, perché la mistica ha un'importanza notevole non solo nel cattolicesimo, ma in tutte le altre religioni-, di distinguere. di fare in modo che l'espenenza umana possa essere genuina e non una manifestazione emotiva. Questa concezione di religiosità mi sembra che non faccia i conti con la storia ... A.M.: Francamente non credo che la storia abbia una via sola e anche l'idea della storia come sfera con una sua autonomia mi risulta molto estranea, molto intellettualistica. L'idea della storia come ambito esclusivo della volontà umana mi sembra un'idea libertina, alla De Michelis, in cui ognuno può fare quello che gli pare, basta che sia abbastanza forte da volgere gli avvenimenti a suo favore. E' un'idea sostanzialmente amorale, mentre la storia svela un piano provvidenziale. L'idea che la storia sia leggibile come un piano provvidenziale, cioè che esista una metafisica della storia che già prevede i tempi ultimi, quello che avverrà nel futuro, non è un· invenzione cristiana, ma è il corollario di ogni espressione religiosa minimamente evoluta e a livello mitico è presente in ogni espressione religiosa. Non c'è il minimo dubbio che oggi sia al potere un sistema socio-politico che esce direttamente dall'utero della parte più estrema del mondo della riforma. Mondo che del la scissione tra mondo e sovramondo, dell' irrigidimento ne li 'etica, ha fatto la sua base. Ma non credo sia vero che questo fosse l'unico sviluppo storico possibile. un inno nazionale in tredici lingue: l'impero Fra r altro, da cinque anni a questa parte i piani della congerie di mondialisti che propugna l'uni versalizzazione del moderno stanno veramente perdendo colpi. Loro avevano delle idee precise su come sarebbe andata a finire dopo la fine del comunismo, ma queste idee sono franate uno dopo l'altra. L'unica alternativa che abbiamo oggi è tra la riscoperta di un modello statuale che sia ampio e organico, che sappia armonizzare le diversità in un'unità superiore, oppure andremo al caos del tutti contro tutti. Dove chi è più forte, il serbo di turno, scaccia il bosniaco e per questo ha la benedizione del la comunità internazionale. Per esemplificare il modello statuale organico si può usare un'immagine carica di ambiguità: quella dell'impero. In ogni caso nell'impero asburgico si poteva cantare un inno nazionale in tredici lingue e, prima dell'inizio delle grandi sfuriate ideologiche del nazionalismo, non si sono mai avuti grandi problemi di stabilità sociale, non sono mai stati sterminati popoli. A.P.: Sul fare i conti con la storia io mi limito a costatare che oggi abbiamo un'intera generazione di adolescenti completamente in difficoltà nel prendere in mano la responsabilità della loro esistenza. Prendono tutto il prendibile a condizione di non assumersi nessuna responsabilità specifica perché sono stati addestrati ali' idea che fosse possibile fame a meno. I vecchi riti di iniziazione servivano anche a questo, a far crescere la gente. E oggi si sente una gran mancanza di queste cose. La struttura religiosa, che è una struttura fatta a gradini, con un apprendistato e una scalata, un nuovo apprendistato e una nuova scalata, è anche una struttura maturante dal punto di vista del- !' io. Questa è una cosa che ora manca e non c'è niente che l'abbia sostituita. - di pro&le,ni di scuola 1 MISERABILE EGISl'RO Nell'estate del '67, già ben avviato per conto mio nell'estremismo di sinistra, da un paio d'anni insegnante statale, lessi, o trangugiai, la "Lettera a una professoressa" (uscita nel maggio-giugno), ch'era tra l'altro un attacco furibondo agl'insegnanti appunto delle scuole statali, in particolare le donne (quella particolare "professoressa" fu anni dopo mia collega; adesso la incontro, serena, al mercato sotto casa). Il tono e l'impostazione oracolare, unilaterale, negativa, acrimoniosa, paradossale, in cui mi riconobbi, oltre l'autorità di chi parlava dalla diretta pratica sociale, mi fecero in realtà ignorare le proposte più direttamente pedagogiche che non condividevo e che non ho mai condiviso: la rabbiosa discriminazione punitiva nei confroninvece di dedicarsi a sviluppare la loro coscienza di classe: si erano comportate proprio come volevano i padroni. La lettera è di una violenza brutale e volgare quale non credo i padroni usino nei confronti dei lavoratori, come di uno che in virtù del suo ruolo profetico può frustare senza colpevole misericordia i reprobi, con un linguaggio duro e impudico compiaciutamente mutuato dalla Bibbia. Insomma, ti dei ragazzi non proletari; la violenza anche fisica nei con- •• fronti degli scolari (quelli proletari! insomma, da chi si doveva nascere per avere un po' di rispetto?); l'assolutismo pedagogico che tratta i ragazzi come materia inerte da plasmare secondo i nostri (interamente e solo nostri) progetti, a nostro insindacabile arbitrio. Ero, anzi, convinto di un'educazione spontaneista e libertaria (con molto Rousseau), ed ero anche persuaso che l'oppressione della società adulta su bambini e ragazzi fosse una manifestazione dei più generali rapporti di espropriazione e violenza che avevano al centro la fabbrica. E mai mi sarei sognato di operare distinzioni di classe, a partire dai genitori, entro la categoria in sé dei giovani. E non era questione di ideologia, ma di carattere. In realtà, personalmente avevo subito ben poca oppressione dagli adulti e a scuola, figlio di proletari, c'ero stato benissimo. E tuttavia, accolsi facilmente in me quel parossismo negativo che pervadeva senza requie ogni frase del libro. Di don Milani, ch'era già morto, non sapevo nulla né del cattolicesimo fiorentino né dell'uso ideologico che nella sinistra istituzionale si faceva del1'esperi-mento di Barbiana. Quella dose di estremismo andò a sedimentarsi confusa con gli altri materiali dei miei umori negativi: il tempo se li è portati via insieme con le idee che li contestavano. Una decina d'anni fa -in un periodo in cui m'era parso di poter fare il pacifista- partecipai in un paesino del Mugello a un convegno organizzato da discepoli diretti e indiretti di don Milani, sul tema, più o meno, "Don Milani e l'educazione alla pace". Che rapporto avesse don Milani con la pace non lo capii. In quell'occasione vidi esposto in bacheca un documento -una rarità, mi si disse-, una lettera volantino del priore rivolta a delle ragazzine che la domenica pomeriggio erano andate a ballare i poveri, specialmente se sono piccini e non si possono difendere, oltre le sofferenze inflitte dai padroni (e se anche don Milani fosse un "padrone", di grado superiore?) devono subire anche quelle del profeta che dai padroni li vuole liberare. Naturalmente, tutto perii vero bene, che il profeta conosce, del popolo, al quale va infilato in testa a martellate. Al povero non è nemmeno concesso di divertirsi, di distrarsi. Patire e patire. E per i bambini, altro che gioco! "Che i ragazzi odiano la scuola e amano il gioco lo dite voi (i borghesi). Noi contadini non ci avete interrogati" (osservate l'abilità di squalificare la seconda affermazione mettendola in parallelo indebito con la prima, che effettivamente non è così vera). Ecco il mostruoso risultato dell'innesto dell'eresia manichea sulla questione sociale. Passi che un profeta mi richiami, anche con linguaggio d'odio perché appartengo alla sua setta o al suo popolo, indirizzandomi ai beni dell'altro mondo, senza però negarmi del tutto questo mondo; ma un profeta che si scaglia sui bambini, negando completamente infanzia e adolescenza, nutrendoli di rancore e di odio (sarà l'educazione alla pace!), per il bene finale di diventare sindacalisti. .. L'anno scorso è uscito un piccolo libro, molto equilibrato, di un ex-preside e funzionario della Pubblica Istruzione, che vi consiglio vivamente: Roberto Berardi, Lettera a una professoressa - Un mito degli anni sessanta, ed. Shakespeare and Company. Il libro ridiscute l'intera vicenda della Lettera e della scuola di Barbiana e illumina punto per punto la compatta negatività di quella esperienza. Anche sulla scorta di quel libro mi soffermerò su alcuni aspetti ancora. Ma vorrei fare prima una considerazione per i tanti che ancora si riempiono la bocca di Barbiana, senza sapere in realtà quello che dicono, come giaculatoria ideologica; e per i pochi anche che sono davvero convinti che quel tipo di scuola abbia per lo meno evidenziato delle verità che dovrebbero guidare ogni insegnante. Ed è questa la considerazione: si può pensare che don Milani se non fosse morto prematuramente, dal suo stesso estremismo unilaterale sarebbe stato condotto a superarsi. Non che io voglia far l'elogio dell'estremismo come salutare malattia (Adriano Sofri disse una volta che di chi ha smesso di fumare è comunque migliore chi fumato non ha mai), ma è vero che il donmilanesimo sopravvive specialmente negli opportunisti, che in quanto tali possono continuare all'infinito senza mai il bisogno di contraddirsi, di superarsi. L'esperimento di Barbiana propone -contro il modello statalel'insegnante che si dà tutto, tutta la giornata agli scolari: l'inveramento ultimo della pedagogia, la pedagogia totale. Ma tutti devono darsi, anche gli scolari. Ricreazione e gioco sono peccato (padronal-satanico); la violenza fisica è indispensabile a piegare ogni sorta di resistenza. Specialmente perché si tratta di ragazzi di razza primitiva, riottosa a farsi educare. "Questi ragazzi non sono come i vostri! Sono figli di pastori! Bisogna W CorrdaeRi irparmdiFi orlì s.p.A. m.- co~o, l!!!f ~ O a 10 anni da11a19anni Per loro il miglior futuro pJSsibile AUT. INT. FIN. FORLI' n. 4/7423 del 30/9/92 B1011otecGaino - 1anco DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIAL«EILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE ViaCampodeiFiori47100ForliTel.0543/721023Fax0543/724797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1, 47037Rimin(iFO)Tel.0543/777552 dimostrargli che la scuola è una cosa seria". "L'ho cazzottata con quanta forza avevo". "Ho profittato della tua partenza per dare qualche salutare cignata ( ...) con che seria devozione prendono le cignate anche per un nonnulla". Certo, i "borghesi" a cui raccontava, magari esagerando per scandalizzarli, queste bravate, i loro figli non glieli avrebbero affidati. Così poteva anche vantarsi d'aver fatto una rivoluzione didattica abolendo il miserabile registro. Era efficacemente sostituito da botte, insulti, violenza verbale, costante ricatto psicologico. A Barbiana era un viavai d'intellettuali cittadini -un po' masochisti- a cui il maestro si compiaceva di mostrare in vetrina il suo esperimento da laboratorio, davvero in corpore vili, trattandosi di ragazzi orfani o figli di genitori socialmente e culturalmente infinitamente più deboli del maestro. Ogni insegnante un po' consapevole del suo mestiere e del suo potere sa quanto sarebbe facile in determinate condizioni ritagliarsi uno spazio per manipolare con i sogni più pazzi i ragazzi a loro affidati. Naturalmente, questo totalitarismo pedagogico esige anche il celibato per gli insegnanti, sempre in contrapposizione a quelli statali, o magari la castrazione: "Mao ha additato all'ammirazione dei compagni un operaio che si è castrato" -m'immagino per dedicarsi tutto alla costruzione del socialismo. In questo spazio scolastico nel quale il maestro è l'alfa e l'omega, si educa a vedere nel mondo sempre il male, a usare·come criterio l'odio e il rancore, a mettere in luce d'ogni cosa il lato negativo o a inventarselo, a negare e rivendicare. Così nasce l'uomo nuovo. Il maestro è autorità unica e indiscutibile non in questa o quella disciplina, ma sull'intero mondo e sulla intimità delle coscienze. Il maestro è il sostituto anche di tutte le altre esperienze che vengono negate per la funzionalità della tensione totalitaria. Una sorta di polpottismo: rifare il mondo a partire dai bambini isolandoli dal mondo e indottrinando le loro teste coll'invasione ossessiva dell'attualità mediante la lettura massiccia della stampa quotidiana debitamente interpretata. Ognuno sa che proprio l'attualità, il presentismo è la passione dei sistemi totalitari per impedire l'acquisizione di strumenti autonomi. Bandita la storia e il passato. Poi Pot ammazzava i vecchi (erano il mondo da abolire) e quelli che portavano gli occhiali (potevano essere intellettuali). Conviene ricordare che in Italia i giornali quotidiani entrarono nelle scuole medie superiori al tempo di Starace e che i cosiddetti temi d'attualità erano cari a Bottai. Senza questa ricchezza di progetti di rinnovamento sociale, una analoga tensione violenta e totalitaria si ricorda per un altro maestro famoso, fortunatamente tornato indietro, Wittgenstein. Ancora qualche anno fa nelle campagne austriache (ma devono sempre toccare a contadini e montanari questi accaniti benefattori?) i vecchi ricordavano del grande filosofo la ferocia -ben documentata- con cui infieriva sulle gambe dei bambini, che evidentemente non gratificavano con le loro dure teste di campagna la sua totale dedizione e sacrificio di intellettuale ricco e geniale che ha abbandonato agi e ambizioni per venire a fare il missionario. Dio ci guardi dai missionari. Anche Wittgenstein viveva come un assoluto la sua funzione; per i bimbi delle elementari, per facilitare l'apprendimento della lingua corretta, fece e stampò anche un vocabolario. Ma per lo meno non sollevò clamori attorno al suo esperimento e non,10 propose come modello al mondo. Entro questa compattezza del dominio del maestro è coerente anche l'incredibile inganno (e anche chi sapeva collaborò a sostenerlo) che la lettera l'avessero scritta i ragazzi. E' l'estrema negazione d'ogni rispetto per loro; ed è anche il coronamento di un edificio che con le buone o con le cattive vuole imporre il suo successo. Quale insegnate statale, che è anche altro, può vantare tali successi? Per chi ha voglia di crederci e considerarli successi. Vincenzo Bugliani Tutlll ti scelta chevuoi Vialedell'Appennino1,63 - Forlì Alimentazione Naturale Yoga Shiatsu via G. Regnali, 63 Forlì tel. 0543 34777 UNA CITTA' I 3

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