Una città - anno I - n. 8 - dicembre 1991

Bi dicembre------------- IN SECONDA. Quelle "magnifiche sorti e progressive" intraviste ali' indomani della caduta del muro... E' Rocco Ronchi nel "Il muro e fa ginestra". Lasciar perdere le gigantomachie è l'invito di Ivan %attini in "potere e sopravvivenza". Un intervento di Andrea Raggi e Graziano fabro su amico-nemico e fa peste del "doffor Rieux ". IN TERZA. Prendendo spunto da cyberpunlc e haclcers, intervista sulla tecnologia a Bilo Berardi. "Se no cosa vorrebbe dire creatività?" IN QUARTA. Viaggi. "Realtà esotiche o forse le mie radici". Intervista ad uno degli ultimi viaggiatori politici in circolazione: Piero Casavecchia alla ricerca delle realtà irriducibili al moderno. E poi gli "incontri con animali" di Libero Casamurata. IN QUINTA. I ragazzi di Collina, seconda puntata del nostro viaggio in una casa di immigrati. E continua la discussione su Palestina, Israele e sionismo nel dialogo fra Milad Basir, palestinese, e Massimo Tesei. IN SESTAESEfflMA.11 ciclo vitale nelle parole di Zanzotto: "magna fa caca, caca fa magna". Ma adesso non più. La ciffà si è staccata per sempre. In "orti, pozzi neri, odori di campagna" ce ne parlano due ortolani. E di "odori di città" ci parla Roberto Balzani. E Gianfranco Zavalloni, esperto di tecnologie appropriate, ci spiega la sua ipotesi di "società a semplicità volontaria". E Massimo Canali ci parla dell'agricoltura fra nord e sud del mondo. IN OffAVA. Dalla bioetica alle "sconvolgenti" parole del cardinal Martini per il quale il miracolo è il telegiornale. Parlando a ruota libera con Lida De Carofis e Maria Montanari, di Comunione e Liberazione. E poi "dire Dio dopo Auschwitz" un articolo di don Sergio Sala. IN NONA. Nell'intervista a Pippo Tadof ini, ginecologo, il problema aborto, fa contraccezione, il ruolo del medico fra "rabbia e responsabilità". Eun giovane gay di Forli ci parla delle difficoltà "in una piccola città". IN DECIMA e UNDICESIMA. Storie di religione. "Tre secoli di fuoco" è l'intervista a don Arturo femicelli, parroco di Santa Caterina, fa parrocchia dei "carismatici". E poi Andrea Brigliadori ricorda un prete che solo fra i poveri trovò fa felicità: don Mario Ricca Rossellini. In "mandiamo i bambini all'oratorio", franco Camporesi sul modo di "fruire" arte. IN ULTIMA. Si può lare la missionaria all'USL? Ma si possono aiutare i tossici senza fare fa missionaria? In un'impressionante intervista, Giovanna Rava i oli ci racconta del suo e no a fianco degli ultimi e degli ultimi degli ultimi, i malati di Aids. -o

Bi POTEREE SOPRAVVIVENZA di RoccoRonclti---------------------------. li muro è caduto. Immediatamente il fatto si è trasformato in metafora, in principio di una nuova visione del mondo, in ideale regolativo che deve guidare la progettualità politica. Non poteva esserealtrimenti: il fatto era effettivamente straordinario o, come si suole dire con unaespressionedesuntadal lessico filosofico-religioso, "epocale"'. Caduta del muro ha così significato caduta degli steccati ideologici, possibilità di una nuova e più trasparente comunità. Secondo una opinione corrente, la fine delle ideologie-steccato dovrebbe avere come inevitabile conseguenza il fluidificarsi della situazione politica, lo sblocco del sistema. "Le magnifiche sorti e progressive" attenderebberoal di là di questo muro franato un'umanità ansiosa di pace e giustizia. Il muro sarebbe solo un incidente nel cammino della Storia verso la Verità, un'assurdità che la superiore razionalità della Storia si sarebbe presa la cura di smascherare.Se, ad esempio, il blocco conservatore, imperniato sul partito di maggioranza relativa, era legittimato al potere perpetuo dalla sua funzione di diga anticomunista, il venir meno del suo avverario storico aprirebbe di colpo scenari inediti e, soprattutto, positivi. Come dubitarne, la Storia non procede fori,e sempre verso il meglio? Così ha ragionato la sinistra, dimostrando, se ancora ce n'era bisogno, la sua illimitata fiducia nella astuzia della ragione e nel l'innato sensodell'orientamento della cieca talpa che scava nelle viscere della Storia. Senza rendersene conto, i pragmatici liquidatori del1' esperienza del comunismo italiano hannocosì resoomaggio allo storicismo dei padri fondatori del PCI. La Storia è infalli il solo tribunale che la sinistra post-comunista continua a riconoscere: la sua infallibilità e la suarazionalità sono fuori di ogni concepibile dubbio. E coloro che ancora si proclamano comunisti non fanno eccezione: non vanno gloriosamente contro la storia ( e così facesseromolti spiriti liberi simpatizzerebbero con loro), ma si illudono di assecondare una teleologia ancora più mascherata, una razionalità quasi impercellibi le. Ora. se la storia fosse effe11ivamente quel tribunale che con occhio obiettivo valuta disinteressatamente le ragioni dei contendenti, non vi sarebbe di fallo ragione alcuna perchéal crollo dcli' Est non dovessefar seguito un ripensamento del l'Ovest su sestesso,perché la fine del patio di Varsavia non dovesse segnare la fine dcli' imperialiTutto dice che questo mondo è il progressivo trionfo della ragione. Non c'è paragone fra noi e quei primitivi degli antichi, che credevano ai miti. Poveri illusi. Noi viviamo fra le macchine, tutto è più solido, più certo, senza trabocchetti. Benedetto quel progenitore che scheggiò una selce! La cosiddetta "natura" -che noi osserviamo "scientificamente" con raffinati strumenti ottici- ogni tanto è ancora imprevedibile, ma solo nei posti dove la ragione tarda ad imporre la sovranità del suo scettro. Di tanto in tanto si sente al telegiornale, fra la pastasciutta e il secondo, fra il bavaglino alla bambina e il sale dietetico, di qualche "tifone", "terremoto", "maremoto", "disastro ecologico". Diecimila morti, centomila morti, un milione di senzatetto, due milioni: un kolossal. Sempre nei soliti posti, Filippine (l'ultimo), Bangladesh, luoghi buoni per "Avventura nel mondo". Come siamo fortunati nel nostro bel golfo, culla di un'antica civiltà, stirpe vincente! Ognuno, vedendo le sterminate distese d'acqua con i sopravvissuti sui tetti delle capanne, deve pur farsene una ragione. Deve riuscire ad ingoiare il boccone senza lasciarlo andare di traverso. E ognuno, in Occidente, ha una sua risposta segreta: io mangio anche mentre vedo i morti delle Filippine perché incarno il cammino della ragione. Devo sopravvivere fino a che -dopo di me- la "natura" sarà dominata. Mi compro il computer superveloce, il telefonino, perché la civiltà ha "fretta" di concludere la sua trionfale parabola. Non c'è tempo da perdere, neanche unattimo. Lamorte degli altri di fronte alla propria sopravvivenza è la radice del potere, come ha mostrato Elias Canetti. Quando vediamo passare un funerale, quando sostiamo di fronte al letto di morte di un defunto, anche di una persona cara, ci ricordiamo sì della polvere, ma si rimpolpa anche l'orgoglio della sopravvivenza: mors tua vita mea, anche per stavolta ce l'ho fatta, il gorgo del nulla è rinviato, sono più forte e più potente, e ci deve pur essere una ragione per questo. E' questa la logica del mondo, del Nord contro il Sud, dei paesi industrializzati contro il terzo mondo. Ma è parte, a ben guardare, di una logica molto più sottile, la logica amico-nemico. L'amico è la nostra sopravvivenza e il nemico è quella degli altri. Le catastrofi sono fisiologiche per la sopravvivenza dell'economia-mondo occidentale. Ed è proprio questo il meccanismo sottile che fa funzionare la politica (leggiamo Cari Schmitt se abbiamo ancora dei dubbi). La soluzione di tutti i problemi, anche della vomitevole indecenza umana del pasto durante lo scorrere delle immagini delle catastrofi, è nel trovare un nemico, individuarlo bene, descrivere analiticamente i suoi immani difetti, additarlo al pubblico ludibrio. E poi farlo fuori (o essere fatti fuori da lui). La "democrazia" è la regolamentazione di tutto ciò. E' l'equilibrio precario fra potere e sopravvivenza, fondato sulla logica amico-nemico. Platone diceva che la democrazia è il sistema di governo migliore quando si perde la possibilità di condividere la visione della verità, ma che è il peggiore di tutti i sistemi di governo. Così -"in democrazia"- le cosiddette opposizioni individuano il nemico (uomini, partiti, sistemi, etc.) e pensano che la sua eliminazione risolva anche il problema del tifone nelle Filippine: sì, perché eliminando il nemico, con mezzi "democratici", sia ben chiaro, la ragione tornerebbe ad avere il possesso del diafano progresso della storia del mondo, e la natura, a lungo termine, sarebbe dominata. Non più tifoni, e pasti tranquilli. il segno della solidarietà Lecoscienze dormono bene pascendosi di questi segreti pensieri, e si adagiano volentieri negli apparati mentali che offrono, finalmente, sicurezze. Dopo le immagini della Filippine, l'ammazzacaffé alla fine del pasto è salvo, mentre si ascoltano le ultime sparate polemico-intellettuali sul gioco a zona della nazionale. E' un vero peccato che la logica amico-nemico, la logica dell'opposizione, non sia altro che nutrimento per il sistema per cui diciamo di provare disgusto. E' così, nonostante tutta la nostra buona volontà di credere il contrario. E' così ogni volta che il potere scaturisce dalla sopravvivenza, e dalle ceneri dei morti. Dicendo di essere "per" questo e "contro" quello, non prepariamo altro che l'inversione delle parti, all'infinito. Gandhi chiamava questa consapevolezza "ahimsa", non-violenza. Purtroppo nella temperie massmediologica anche la non-violenza trova i suoi facili profeti che la scambiano per "strumento" politico, diventa quasi una moda. Nei dibattiti intellettualoidi dei vari salotti può persino sembrare sinonimo di codardia. Per parlare della ahimsa agli abitanti analfabeti dei villaggi, Gandhi portava l'esempio di un vecchio saggio che, per cercare la Verità, scoprì la non-violenza. Non c'è niente da aggiungere a queste sue parole: "Il problema davanti al quale si trovò era questo: 'Devo sopportare quelli che mi provocano delle difficoltà o devo distruggerli?'. Comprese allora che chi persiste a distruggere altri esseri non avanza ma resta semplicemente dov'è, mentre chi sopporta le creature che gli creano delle difficoltà va avanti e talvolta trascina anche altri con sé. Il primo atto di distruzione gli insegnò che la Verità ricercata non era fuori, ma dentro la persona. Di conseguenza, più ricorreva alla violenza e più s'allontanava dalla Verità, perché lottando contro il nemico che cercava all'esterno trascurava il nemico interiore". Come si vede, la non-violenza, ed è quasi un paradosso, corre sul filo di una lama. Dopo tanti "per" e "contro" che non hanno cambiato niente, dopo aver visto che il Leviatano si nutre dell'odio dei propri sudditi, è ora di lasciar perdere le gigantomachia e di cercare qualcosa di più interessante e soprattutto di più vero. Ivan Zattini Qual è oggi il significato di una professionedi identità '"di sinistra", nell'età del post-comunismo e della crisi dello Stato del Benessere? Ci sono personeche ritengono obsolete le categorie destra/sinistra. considerandoli conce11i incapaci di descrivere un mondo in cui si fatica a riconoscere una ··contraddizione fondamentale·· su cui fondare un· eventuale chieramento alternativo. Personalmente ritengo che la complessità della realtà non si esaurisca nella coppia destra/sinistra, ma che comunque tale dicotomia aiuti ancora a comprendere i fondamenti dell"agire politico. Credo che la sinistra possaessere identificata a partire dallo slogan della Rivoluzione Francese ·•Libertà- Eguaglianza- Solidarietà'". li giudizio sul posizionamento di un evento o di un movimento di massa o di un proge110politico comedi "sinistra" va. amio avviso. e presso(teoricamente) sulla base di quanto in alto l'ogge110di riferìmento può esserecol locato nello spazio tridimensionale degli assi cartesiani Libertà - Eguaglianza - Solidarietà. Se acce11iamoquesta metodologia analitica credo che la categoria ·'sinistra·· possaancoragiocare un ruolo esplicativo della realtà politica. In generale credo che la crisi del la sinistra oggi in Occidente sia un fenomeno reale. seintendiamo con ciò l'affievolirsi delle spinte al conseguimento di obiettivi di Eguaglianza: è sufficiente constatare per un verso gli esiti fallimentari di ideologie e gruppi politici che a tali valori si ispirano e, per altro verso, la concreta a11uazione (ma non sempre il successo) di politiche pubbliche nellamente "di destra"', anche seportate avanti da partiti nominalmente "di inistra"'. Ma lo stessonon si può dire per le dimensioni Libertà (in primo luogo per i paesi ex-comunisti e del Terzo e Quarto Mondo) e Solidadibattiti di UNA c,rrA' DIO DOPO·AUSCHWITZ il silenzio cli Dio, il dolore di Dio parleranno Luciano Caro, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara e don Sergio Sala giovedì I 9 dicembre, ore .2 I Sala Albertini, piazza Saffi, Forlì - 2 UNA CITTA' o rietà (per l"Occidente Industrializzato). Ritengo che un ·analisi puntale dei fenomeni possa portare a conclusioni più sfumate sulle prospe11ive della sinistra. e. in ultima analisi. aperte alla speranza di un fondamento all"impegno personale. lnnanzi1u110"segnali di sinistra" continuano a nasceree a crescere intorno a noi (si pensi ad alcune forme di volontariato. al ritorno dell"a11enzione per una moralità della politica o ai gruppi spontanei checoaguIanosusingole questioni di rilievo politico), pur contraddilloriamente, in parallelo all"affermarsi apparente di '•segnaii di destra·· (taglio dei fondi per servizi sociali, voglia di ·'legge ed ordine""),più eclatanti forse perché di per sé più visibili. forse perché illuminati a giorno dai riflettori dei mezzi di comunicazione di massa. Questi segnali deboli non hanno un·evidenza totalizzante o messianica come le macro-prospe11vie recentemente '"decadute•· (ma pure non sono decaduti i bisogni concreti che trovano espressionein quel!' ideologia), ma sono fermenti vivi. che mirano verso obie11ivi di portata planetaria madeclinabili supiccola scala. Certo l'ideologia forte (penso al comunismo) conne11evaun universo complesso di convinzioni utopiche e progettuali e la suacri i porta con sè lo sconcerto di molti che ne fecero il faro del proprio orizzonte politico. Ma le idee della non-violenza, della mondialità. delle tecnologie appropriate. del!" ambientalismo (per citarne alcune fra le più significati ve) portano i semi di movimenti che potranno giocare un ruolo fondamentale per l'umanità. Probabilmente la Rivoluzione Franceseha indicato tre linee-guida a segnare la direzione degli eventi politici nella storia. Semplificando: se 1"'800 è stato il secolo in cui la Libertà è stato il Non ho visiogenerali convocare conferenze s1ampa e il/11s1rarela 1a11icdaei loro eserciii. Né ho vislo la CNN precipi1arsiper darci qualche i11forma~io11efra le maglie della censura. Le immagini che ho vis101101s1ono di bombe i111elligen1iné di ipotelici bombardamenli chirurgici, ma di case distnllle, di morii alli11ea1id. i bombe che scoppiano. Una guerra vera, con quel sovrappiù di odio e di ferocia che carauerizza le guerre civili. Non credo che ci fossero mo1ivi per arrivare ad 1111a guerra,ma orace ne sono 1a111i, e orribili, per 1101a1rrivare più ad 1111paace vera. E succede poco 1011101d1a0noi, in luoghi IL MURO E LA GINESTRA smo americano ecc.. Si tratta - si diceva solo pochi mesi fa (prima della guerra del golfo e del nuovo ordine mondiale)- di trarre semplicemente dalla caduta del muro 1ut1ele logiche conseguenze. Così non è stato: gli archivi del KGB si sono aperti, quelli della CIA sono rimasti ermeticamente chiusi. Sulle nostre stragi si è addensatoun fumo ancora più denso. Lo sfruttamento del terzo mondo è diventato semplicemente più sfacciato. E' allora venuto il tempo di riflellere criticamente sul presupposto che la sinistra continua tacitamente ad assumere in ogni sua analisi. Quelle "magnifiche sorti e progressive" intraviste ali' indomani della caduta del muro non erano la conseguenza logica di quel fatto straordinario, ma di una determinata metafisica della storia. Comunista o non, la sinistra sembra non poter rinunciare all'idea di Storia come processo razionale e obiettivo (logico, appunto). E' sempre la Storia a giustificare i suoi massacri come i suoi pentimenti. In questo, come in tanti hanno osservato (in primo luogo Nietzsche), consiste il suo debito con l'escatologia ebraico-cristiana, con la quale, finché non abbandonerà questo presupposto, non cesvalore forte e trainante e nel '900 la spinta all'Eguaglianza ha segnato la vita dei popoli. forse il secondo millennio vedrà la luce sono il segno della Solidarietà. ad indicare l'emergenza di un rinnovato bisogno di comunità, di relazione e di condivisione, bisogno che accompagna i processi di secolarizzazione e alienazione in ano nella società post-industriale. Questo a dimostrare il non esaurimento delle potenzialità della categoria ·•sinistra", ma anzi le prospe11ivefeconde (e, temo. necessarie) per le generazioni presenti e future. Certamente andranno ripensate le forme di un impegno e le modalità di adesione ad obie11ivi di solidarietà. Ma sopra11uttosarà fondamentale per ciascuno di noi individuare i criteri di discernimento di ciò che può essere ·•sinistra··, rispe110alla complessità della realtà. Andrea Raggi il dottor Rieux Nel diba11i10sul comunismo. che ha trovato spazio nel giornale e in una serata promossa dalla coop. ··una ci11à"'.è stato toccato da alcuni un tema in modo marginale. quasi fosseun datoscontato. Tema che a mio avviso è di importanza fondamentale. oltre che indicativo di un pregiudizio diffuso nella cultura di sinistra. E cioè che se non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ciò è dovuto alle democrazie borghesi. o per lo meno ad una ••incompiutezza·· delle democrazie. Si pensa cioè che la libertà. quella vera. non quella ••formale'·. porti la società a dare il meglio di séstessa,l'uomo ad esprimere le proprie migliori capacità. Daciò consegueche seil mondo fa un po· schifo, è perché la democrazia è incompiuta, formale. non vera, non di tutti. Prima di tutto, senza voler negare che potrebbero esisteremodelli di società possibili che offrano più libertà e partecipazione, bisognerebbe chiedersi quali società nella che molli conoscono per averci passa/Ole vacanze. E sopra1111110 sembra accadere nel disi111eresse 101ale.Non ci sono più blocchi ideologici,1101s1i è ceni del colpevole, 11011 è chiaro da che parie sfare. E allora silenzio, da parie di 11111ci,ome se la Yugoslavia fosse bauwa da 1111d0i quegli uragani dagli strani nomi di donna che periodicamente j1agella110le Filippine o l'Indonesia. Non so se sia più raccapriccia111e laferocia di chi combaue quella guerra o l'ipocrisia di chi sia facendo jì111adi 11ie111e. Chici ha rido110così? Oeravamo già così e 1101l1o sapevamo? *** Ho acco111pag11a10111paersona a/l'ospedale per 1111a1erapia. serà mai di confrontarsi e di simpatizzare (in unaposizione di cronica inferiorità). Non è il casodi soffermarsi su un tema così ampiamente trattato. Più opportuno è forse segnalare l'allergia costituiti va che questa sinistra "manzoniana" prova nei confronti dell'ipotesi gnostica o, per così dire, leopardiana, la quale sola potrebbe dare "altra radice" all'"onesto e retto conversare citladino" (La Cines1ra). In questa altra ipotesi la Storia, da tribunale della ragione, diviene finalmente ciò che è: il luogo dello scatenarsi della potenza, tensione tra forze che non si risolve mai in una superiore unità dialettica: volontà di potenza. In questaprospettiva la logica conseguenza del- (' affermarsi vittorioso di una potenza (il muro si è infranto sollo bendetenni nati colpi) non ècerto la suaautodissoluzione critica, come si ostinano a ritenere i nostri "nuovi credenti", ma appunto l'esercizio incondizionato, e oggi planetario, della forza. Perché infatti i vincitori dovrebbero processare se stessi? Perché dovrebbero sacrificarsi sul!' altare del disinteressato amore della verità? I carnefici nazisti nonsono forse stati giudicati da chi aveva sperimentato la potenza della bomba all'idrogeno su storia abbiano permesso 1• esistenza di spazi di libertà così ampi. come quelli esiMenti nei paesi democratico-borghesi (a parte alcune fra quelle tribali, che comunque non sonoe non sono statecosì idilliche come molti vorrebbero credere). E poi bisognerebbe chiedersi seuna società migliore è frutto solo di maggiori libertà ""di"" e "da"', oppure sopra11u110di un uomo migliore. Se le libertà politiche ed economiche sono necessarie per qualsia i progresso positivo dei singoli e delle comunità perché pern1e110no di scegliere. essenon sono affa110sufficienti. D'altra parte la politica. ufficialeesollerraneache sia, non è in fondo il prodo110. dire110o indire110,di una cultura, di una serie di a11eggiamenti. di modi di sentire della gente che stanno prima e alla base della politica? Il pregiudizio popolo buono-potereca11ivo amio avviso non regge di fronte alla realtà. Sia che parliamo del malgoverno, dello sfru11amen10dell'Africa o dello stato dell'aria, vediamo che alla radice di grandi disastri ci sono tanti piccoli (?!) egoismi. Se è vero che chi depreda materialmente il Terzo Mondo, chi impianta sistemi produ11ivi in contrasto con ogni ciclo naturale è spesso chi ha i mezzi per farlo, insomma il capitalista, è anche vero che egli non agisce sul nulla, ma sul!" interessato disintere sedi quei tanti singoli che formano le masse. anche lavoratrici. Il lamentare poi una mancanza di libertà di scelta, può essere facilmente un alibi alle responsabilità dei singoli, rimandando tulio ad un livello diverso, quello della politica. Perché là dove l'uomo comune non ha potere, non ha neanche re ponsabilità. Smettiamola di dire che non c ·è democrazia. Diciamo piuttosto che la usiamo male. Nessuna "avanguardia·· politica. più o meno numerosa. potrà cambiare in meglio il sentire degli esseri umani, nessuna rivoluzione trasforma i ca11iviin buoni, i furbi in onesti, i superficiali in saggi. E nessunaavanguardia riuscirà neanche a separare queste categorie umane in schieramenti contrapposti. Perfino l'anarchico popolazioni inermi? Se è vero, ad esempio, che lo stragismo è stato, nell'Italia recente, uno strumento della lotta politica e se questa ha raggiunto lo scopo desiderato (la sconfitta della sinistra), perchémai aspettarsi proprio adessouna verità su quegli attentati? Forse perché il muro è caduto? Perchè la voce di chi soltanto poteva chiedere la verità non ha più for.la alcuna? Una verità, se mai ci sarà, dipenderà sempre dauna inversione dei rapporti di forza, da un nuovo assettodella potenza. Sospendendo definitivamente la sua fiducia nella provvidenza della Storia, condividendo l'ipotesi gnostica di un mondo creato daun demiurgo cattivo per l'infelicità degli uomini, la sinistra si mostrerebbe forse finalmente ali' altezza del suo compito, che non è quello di vincere, di porre fine a questo insensato gioco, ma di parteciparvi nel proprio specifico modo, testimoniando cioè sempre e comunque in favore dell'umano, in favore della delicata ginestra e del suo effimero ma irripetibile splendore. "E Giustizia e pietade, altra radice/ avranno allor che superbe fole". Durruti. uomo energico e d"azione, durante l'assedio a Saragozza dbse: ••èdifficile cambiare tulio. IU!tod"uncolpo. I principi e la vita non coincidono··. Senel momento della rivolta contro !"ingiustizia sembra facile vedere dove stanno il bene e il male. quando si deve costruire emerge con più evidenza l'uomo nella sua realtà psicologica, con aperture o pregiudizi. grandezze e meschinità. Forse per questo è forte la nostalgia per le trincee, che nascondono le quotidiane miserie degli uomini. E per questo ai per e ai co111ro che Brigliadori propone per oggi, aspe11andol'i11siemedidomani (il sole dell'avvenire?), preferisco lo ·· cienzia10•· di Za11ini che non vuole procrastinare al domani la ricerca dell'uomo, né condizionarla alla politica. La vera rivoluzione è quella che rende !"uomo più umano: è runica rivoluzione i cui frutti non si rivelano amare e tragiche illusioni. Questo non impedisce affa110 di lot1are. se necessario. Ma sempre per i più deboli. mai contro i più forti. Nell"articolo di Brigliadori contro il pentitismo mi sembra che ci sia una grande. nascosta lacerazione. Perchédopo la lista dei per e dei co111ro. si invita alla le11urade '·La peste" di Camus, ognuno ·'con i segni più suoi'". Un libro con pagine che aprono al dubbio. ma anchecon segnali che sono inequivocabili. "'Da tanto tempo ho vergogna, vergogna da morirne. di essere stato, sebbeneda lontano. seppure in buona fede. anch'io un assassino... non possiamo fare un gesto in questo mondo senza correre il rischio di far morire. Sì, ho continuato ad aver vergogna. e ho capito questo. che tutti eravamo nella peste: e ho perduto la pace. Ancor oggi la cerco, tentando di capirli 1u11ie di non essere il nemico mortale di nessuno. So soltanto che bisogna fare quello che occorre per non esserepiù appestato, e che questo soltanto ci può far sperare nella pace o. al suo posto. in una buona morte··. '"...ciascuno la porta in sé, la peste, e... nessuno, no, nessuno al mondo ne è immune··. Graziano Fabro Dallasalad 'aspe/lo1101h1opotwo fare ameno di se111iriel comizio di 1111 infermiere. Unapersona assol111ame11n1oermale. perfino ge111ilee spiri/osacon ipazie111Ri.iporlo quello che ho se111i1içn 1111 modo credo fedelissimo, fra pare111esi gli in1erve111di qualche pazien1e. "lo sono per la Romagna, qui le cose f11nzio11a11S0o. lo che dobbiamo sfare da soli e subilo, allrimenli ci imbas1ardiscono. Ci vogliono dei co11ji11coi lfilo spinato e la corre/Ile. Prima mandiamo via /lilli quelli che non sono romagnoli e poi 1101f1acciamo en/rare più nessuno. (Ma allora lei è della Lega?!) Macché Lega! Quellisonoper il Nord, ioparlo di Romagna.(Cosavuolfare unmuro adesso che i muri sono cad111i?) Un muro!? No, io ci vado con gli aerei. T111q1ui elli che vengono su li bombarderei. E la sellimana dopo bombarderei ancora, così prendiamo anche i pare111cihe sono venwi a cercarli. (Ma cosa vuol fare: 1111gauerra?) Certo! lo sonopromo. Non ne ho mai falle perché sono giovane. Ma per la Romagna sono pro1110N. on la dovremmo fare? Cosa dobbiamo co111i11Uarecosì?" Si dirà: swpidaggini di 1111s0111pido. Cerio, ma oggi c'è 1111 "clima" che aworizza queste persone a parlare ad alla voce, afare comizi. E mi preoccupa se 11ess11110si preoccupa. Massimo Tesei

intervista a Bifo Berardi------------------- SE NO COSAVORREBBE DIRE CREATIVITA '? gia comunicativa. L'alternativa fra modelli è una'questione che rimane aperta, il problema è vedere quale modello riuscirà a impadronirsi delle tecnologie che nel frattempo si sviluppano. E quando dico Berlusconi non intendo tanto la persona in sé, è sbagliato personalizzare. Non si può più neanche parlare di uso di classe delle tecnologie perché la modellizzazione "autoritaria" della tecnologia non è più dovuta al fatto che il "cattivo", o una certa classe, usa la tecnologiaperi suoi fini; la questione è che un certo modello di uso della tecnologia si è orma i incarnato nella macchina stessa, valga come esempio il discorso di La Vallè su telefono e televisione. Non possiamo quindi considerare nemico il soggetto che utilizza la tecnologia vincente; nemico è il modello che la tecnologia ha incorporato dentro di sé. Il problema dell'alternativa non si pone quindi in termini politici; siamo fuori strada se pensiamo di condurre una battaglia politica contro Berlusconi. E' una illusione pensare, come Veltroni, che, sostituendo a Berlusconi il direttore di RAI 3 Angelo Guglielmi, la situazione si sblocchi; Guglielmi ti darà programmi più intelligenti, più decenti che non Berlu coni, ma il punto non è questo. li punto è quello dell'uso sociale che una tecnologia permette di sé e quindi il modello èhe pologico, non c'è più un problema di governo politico della macchina; c'è un problema di penetrazione o rimodellazione della macchina a partire dalla macchina stessa. Su quali siano le procedure dell'alternativa non ne abbiamo neppure una pallida idea, perché continuiamo a ragionare nei CAVI A FIBRE OTTIC GUIDE OEI C VI SENSORE 01 POSIZIONE E ORIENTAZIONE parla di un pensiero che pensa la tecnica dall'esterno, ma di un pensiero che "è pensato" dalla tecnica stessa, che, cioè, non può più pensare se non nel modo che la tecnica modella. Questo però non vuol dire, io credo, che i giochi siano fatti. La tecnica contiene sicuramente le condizioni del proDISPOSITIVO I RETROAZIONE TATTILE FODERA OELGUANTO Oggi vediamo riemergere in America, ed anche in Europa, quella specie di sentimento visionario, alternativo, che provienedagli anni '60. Mamentre negli negli anni '60 l'accento era interamente posto sull'elemento "caldo" della comunicazione diretta, della carnalità, dell'alterazione psicochimica ·•calda",adesempiocon l'LSD, oggi l'elemento principale della trasformazione possibile viene identificato nella tecnologia, nelle possibilità della tecnica. Questa accentazione sulla tecnologia "raffredda" moltissimo le fonne di comunicazione. come nel caso, ad esempio. della comunicazione attraverso lo schermo del videotel. Il problema oggi è quindi questo: come è possibile, ali' interno di un mondo "raffreddato" dalle tecnologie, ritrovare percorsi comunitari che inscrivano utilmente la funzione che le tecnologie possono svolgere? Mi spiego in un altro modo. C'é uno studioso californiano, Renè La Vallè, che nel libro "Network evolution" spiega come nel corso del ventesimo secolo ci siano due tecnologie che si alternano e si combattono: una è quella televisiva, l'altra è quella telefonica. In quella televisiva l'oggetto sta nel centro e paralizza chi sta attorno mentre quella telefonica permette a ciascuno di mettersi in contatto con chi vuole. Se riuscissimo a mettere l'interazione al centro del sistema tecnologico la tecnologia stessa potrebbe diventare uno strumento del "calore", mentre, se al centro ci sarà la televisione siamo destinati al grande freddo per l'eternità. Non stiamo quindi discutendo delle tecnologie in sé, ma delle modalità di organizzazione del rapporto fra uomini tramite la tecnologia. una tecnologia, nellasua concatenazione, costruPIASTRA DI INTERFACCIA Ma proprio in questo tramite c'è un problema. L'universo delle tecnologie, la tecnica, è, costitutivamente, solo un "saper fare", un qualcosa che non ha in sé un fine che la trascenda. Il puntare sulle tecnologie, anche neIJa ricerca di nuove forme di organizzazione sociale, non significa che queste rimangono l'elemento centrale mentre il fine diventa del tutto accessorio ad esse? Il punto in cui siamo è evidentemente questo; dobbiamo riconoscere che il sociale, !"'umano", ha perduto. Ma vogliamo dare la responsabilità della sconfitta dell'umano alle tecnologie? Io direi di no, nel rapporto fra l'uomo e la televisione non ha vinto la televisione, ha vinto Berlusconi. Ha vinto, cioè, un modello di organizzazione della tecnoloisce. E' questo il punto che si tratta di sbloccare. La politica è la capacità di governare dal- !' esterno i processi sociali e tecnologici; forse ai tempi di Machiavelli, Il DatoG/o.,, uno spod.llt guanto rwlzuto dalla VPL R-...:11, lnc:., tndDCt I vari movtmeatl ddla muo I.o MCJIIIII dtttrlcl, Cnt a Rbrt ottkbe colltpd allt duo atnmltl a ana plMCr1I cli lnttrfacda c:om,no tra I dU<llra1l di -IO ptr tutta la lunpaza cli opl dito. ()pi ca,o ba 11D diodo. - cll llO<t. an'-...nltl. UD,_ aD'altn. I ca"1 IOl10 Nllllaall In modo elle quanto pii 1111 dito Il llette, lallto plà la luca Ylea• cllopena; U ,_ ba U compho cli converùrt la 1uct I.o ~ tltttrlco. D ...ort cli poolllme • orlai- • uto COltnllto dalla - Polbtmu Na,tpdon ~ della McDonodl Doasf,u Corporadoa, o anche a quelli di Lenin, la politica funzionava, c'era la possibilità di governare dal- !' esterno le cose, ma oggi non é così. Oggi dall'esterno, sulla base di una decisione per un mutamento degli uomini, per un mutamento dei congegni decisionali, non cambiamo niente. Io non posso avercela con Andreotti o con Craxi, ho l'impressione che siano tanto impotenti quanto lo sono io o lo sei tu. Questo nel senso che la capacità del politico, come uomo e come funzione, di determinare i modelli è praticamente ridotta a zero. Il problema è quindi culturale e antrotermini, quali quelli della tradizione comunista, del governo politico sulla macchina; ma in questo modo siamo fuori strada. Ma secondo te è stato del tutto casuale che, per rimanere all'esempio di La Vallè, la televisione abbia vinto sul telefono? A questo proposito il riferimento principale va alle tesi del filosofo tedesco Heidegger, il quale sostiene che una logica "tecnica", cioè del "saper fare" senza sapere "perché fare", è il destino dell'occidente. Quando lui parla di "pensiero della tecnica" non ABBIAMO IL CONTO CORRENTE POSTALE# (/( N. I2405478 infestato a eoop. UNA CITTA'ari via Ariosto 2 7 Fori, ABBONAMEN10 A 1O NUMERI: 20000 LIRE ABBONAMENTO SOSTENITORE: 50000 LIRE L'idea che vale per 3! Per le prossime vacanze natalizie regalate un abbonamento a 11UNA CITTA111 ! Voi risolverete un problema1 i vostri amici riceveranno un regalo mica male e1 diciamo fa verità, farete un bel regalo anche a noi! Compilate il bolleHino di CCPe indicate nella causale nome, cognome e indirizzo del destinatario del regalo. prio sviluppo e anche per lo sviluppo della società, in quanto la società è "presa" dentro la tecnica. Però è anche vero che la tecnica sviluppa delle potenzialità marginali, residuali, che sono, in fondo l'umano. Ad esempio può succedere che la gente possa stufarsi di assistere passivamente alla televisione e decida di fare la televisione con cinque amici e con questi poi guardarla. Ma anche questo uso "residuale" della tecnica non si inscrive tutto in una logica tecnica? Sì, ma è un altro modello che si rende operante. Perrimanere adHeidegger,egli ritiene che il pensiero tecnico sia un destino senza via d'uscita.Ad Heidegger io risponderei con Gregory Batesonche parla di "scismogene i". La scismogenesi non è una opposizione dialettica; la scismogenesi si pone quando, ad esempio in un meccanismo di tipo biologico che si riproduce secondo una generazione modellizzata e chiusa, accadono dei fenomeni per cui la riproduzione ha delle caratteristiche morfogenetiche originali. Questa non è la rivoluzione, l'opposizione, la dialettica, che presuppongono un soggetto e un altro soggetto simmetricamente opposto che lo controbatta e lo distrugga. Quello della scismogenesi è un principio nuovo che nasce ad un certo punto ali' interno di un processo di generazione/riproduzione; un principio nuovo che comincia a seguire una strada propria, difforme dal- !' esistente. Questo, secondo me, è un elemento di speranza e forse questi fenomeni marginali, residuali, come il cyberpunk, hanno la possibilità di produrre una forma di scismogenesi. Nell'accenno che facevi prima alla politica mettevi in luce l'elemento di gestione che essa contiene e che è ora totalmente succube della logica tecnica. Ma la politica contiene anche elementi "mitici", elementi di autorappresentazione e quindi di immaginazione normativa della società; secondo te questa possibilità esiste ancora o è stata del tutto "seccata" dalla logica della tecnica? Ma... io non so se il compito di autorappresentarsi appartenga alla politica, forse esso appartiene ad altri campi del!' umano come l'arte, la letteratura, forse la religione. In ogni caso è vero che la tecnica tende a porsi come la fine dei miti; una fine che ne produce a pacchi, ma dopo aver seccato la capacità creativa. I miti dell'età tecnologica diventano delle pure e semplici combinazioni di elementi già predisposti e senza significato vero per chi li fruisce, tuttavia è anche vero che il fruitore/ ricevente resta vivo. Certo questo è un discorso di speranza, ma di speranza materialista. li cervello umano non è riducibile alla pura e semplice interazione fra mittente e ricevente. Il cervello umano è certo essenzialmente un ricevente, ed in quanto tale è modellato dal trasmittente. ma non è solo questo. Anche se il cerve!lo fosseal 99 % un ricevente è anche vero che e' è sempre un qualcosa in esso che non è dato dalla ricezione; se non fosse così cosa vorrebbe dire "creatività"? Si può certo dire che le tecnologie tendono a 'triturare" lacreatività, a trasfonnarla in semplice capacità combinatoria, ma la creatività come "evento", per dirla con Deleuze, cioè come ciò che non è riconducibile a nulla di ciò che esisteva precedentemente,èciò che del cervello non è riducibile alla interazione comunicativa. Può darsi quindi che su questo piano la politica abbia ancora qualche carta, forse decisiva, da giocare: quando tutti gli uomini sentiranno freddo ci potrà essere qualcuno che dirà "basta toccarsi e il caldo tornerà". Fondare su Una Ciffa è in vendita a Cesena alla libreria DEDALUS, via Aldini, 2 Gli abbonatiche nonricevonoil giornaleo che lo ricevonoin ritardosonopregatidi darcenenotizia. Noi paghiamoun abbonamentopostaleper poterspedirei giornalie abbiamopiacereche il servizio funzionicomesideve.Igiornalivengonospedititutticontemporaneamentei ritardichesi verificano( a voltepiù di unasettimana!)fra una zonae l'altra dellacittà sonoda imputaree5clusivamentealle Poste.Quindi,avvisateci.Virecapiteremosubitoilgiornaleeavremoelementiperreclamicircostanziati. Telefonateal num.64587,Massimoo al 67077,Marzio. Tutta la scelta chevuoi Vialedell'Appennino1,63 -Forlì Bio110 eca Gino fj1anco Ilnostrotempoconoscetrasformazioneipocali.Ali'orrido,inquinante, funzionamentodelle tecnologieferrosesonosuccedutele tecnologie sofficied i sistemidi produzionepost-industriali. li lavorosi fa meno duro, fioriscononuove professioni.le classi sociali si nascondono. Prevale,sullacoscienzadi essere,lavogliadi apparire.Sututtodomina unasortadiottimismovolgarmenteipocrita.Duenuovisoggettisociali stannoemergendod, ueidentitàriconoscibiliediscriminabilai ttraverso la propriacapacità,o incapacità,di spostamentofisicoe dal tipo di relazionecon la produzionetecnologica.Da una pane troviamoun individuochenonsimuovepiù,circondatoda unatecnologiaoperante a distanza:il mobile-uomo.Dall'altraun soggettoche è in continuo movimento,attrezzato con un'intera gamma di tecnologiacelere: l'uomo-mobileI.lmobile-uomop,untomassimodell'interazioneuomomacchina,attraversounaseriedi operazionie controllia distanzapuò gestireil flussodellecomunicazionie delle informazioni:TV, videoregistratore,videotel,soundsystemv, ideoterminalic,omputer,accesso abanche-datit,elefono,telefax,teleconferenzeL. 'uomo-mobile è invece un soggettosociale in continuomovimento,in grado tuttaviadi mantenersiin contattocon la produzionee lo scambioimmateriale. Doveil propriobagagliotecnologico(segreterietelefonicherichiamabili,computersportatili,autotelefax,telefoninicellulari)gli permettedi comunicarein direttacon il mobile-uomo,chiudendoil circolodello scambioinformativoe permettendoun controlloed un coordinamentoassolutonellospazioe nel tempo. Attualmentela tecnologiainformaticarendepossibileil controllodi tutti i soggetti sociali, anche al di fuori del lavoro. L'uso di carte elettroniche fa slcheognigiornolasciamotraccedeinostrispostamenti, dellenostrespeseo deiguadagni,dellanostravitaprivata,dellenostre scelte culturalie politiche.Innumerevolitransazionie registrazioni vengonoriportatesu carta o su nastri magnetici:autostrada,banca, acquisti,versamenti,prelievi,prenotazionimediche,corrispondenza: tuttovieneoggiarchiviatoin specifici"data-bank''.Inquestoscenario ha cominciatoa muoversi, fin dagli anni ottanta, il "cyberpunk". Definizioneoggi impropria,maormaipresaa simboloper definireil primomovimentocriticocheha saputoindividuarela postaingiocoe il destinodel futuro. 11··cyber"costituiscel'insiemedelletecnologiedisimulazioneautomaticadell'attivitàmentale.Il '·punk"rappresentala fuoriuscita,violenta edisperata.dall'unvi ersodialetticoestoricistadelventesimosecolo.La vibrazionefreddaed elettronicadel "cyber'' interferiscecon la vibrazionerabbiosadelladisperazionesenzafuturo"punk".Dal"cyberpunk" è nataunanuovaformadi resistenza,inantitesialladisperazionepunk, che è r ''hackertelematico"(''hacker·•s,econdolaterminologiaufficiale. definiscecolui che riescead introdursiclandestinamenteall'interno dellestruttureinformatiche). Di questa nuova frontiera,delle tensioni e delle problematicheche comportaneabbiamoparlatoconFranco''Bifo"Berardi, studiosodel fenomeno"cyberpunk". questo, oggi, un discorso sulla politica sarebbe stupido, tuttavia vale la pena di mantenere aperto su di esso un discorso filosofico. un discorso non riduzionista che si faccia carico di una possibilità creativa che il linguaggio della tecnica non può dire. Dicevi prima che in fondo Craxi, Andreotti o Berlusconi possono essere "innocenti", ma non c'è invece la possibilità che questa società cosi tecnodipendente, così "perfetta", non comporti anche un potere che presiede a tutto ciò? Diamo pure per acquisito, visto quanto dicevo prima sulla logica della tecnica, che questo centro ci sia, che sia un fatto già accaduto. Ci sono probabilmente ancora persone che non guardano la televisione, ma questo non cambia assolutamente nulla. Il processo di sussunzione dell'umano da parte dell'inumano si è compiuto. Partiamo da questa rassicurante premessa. Ma è a questo punto che si riapre il discorso; se cioè è possibile uno scisma, una capacità di ricostituzione, dell'umano a partire da questa integrale tecnologicizzazione. E' questa la questione che mi interessa: se è possibile ricostruire isole di comunicazione umana capaci di concatenarsi. E' chiaro che io rispondo di sì. Il panorama nuovo del "partito della libertà", quello che una volta chiamavamo in tante maniere e che adesso non abbiamo più parole per definire, è questo. Occorre chiedersi se è possibile, all'interno di un mondo che ha integralmente compiuto il programma della disumanizzazione, in cui vi sono macchine non "superficiali", come quelle della politica, ma macchine che modellano il corpo e la mente, mettere in moto processi di scismogenesi che formino comunità capaci di essere comunità erotiche, felici, creative; il tutto manipolando e.o. proprio quelle macchine disumane. Pensi che i gruppi cyberpunk come gli "hackers" o il Chaos Cumputer Club di Berlino che postulano, se non un uso alternativo della tecnologia, almeno un suo uso diffuso, socializzato, vadano in questo senso? Tutta questa area, che non a caso si chiama "cyberpunk", si basa essenzialmente sulla disperazione dell'umano posto di fronte alla fine dell'umano; è il "no future", l'idea che non ci sia più un futuro che possa essere umano. Il sentimento prevalente è ancora quello antitecnologico, anche se sono poi geniali nel sabotaggio. Il Chaos Computer Club, il gruppo che edita "Decoder" a Milano, gli hackers di Londra tuttavia riescono a capire, pur rimanendo dentro al sentimento del punk, qual'è il problema vero, ma per il momento si fermano solo alla percezione del problema. Quando Marx nel 1844 comincia a ragionare sulla questione su cui sappiamo ha ragionato ci sono moltissimi operai che distruggono le macchine, maquale consapevolezza hanno essi dell'intero problema? Nel 1844Marx sembra uno che se ne sta lì a ragionare su una cosa assolutamente marginale. Noi oggi siamo alle prese con un mutamento che ha la stessa profondità, la stessa gigantesca radicalità, dell'apparire della grande industria, anzi, forse, assistiamo ad un processo ancor più radicale. Non possiamo pretendere di avere già ora modelli alternativi. E' già molto se riusciamo ad individuare il terreno su cui ci muoviamo e se riusciamo a proporre delle domande di libertà su questo terreno. Io sarei contento se un'area culturale in giro per il mondo riuscisse a porsi compiutamente i problemi in questa maniera. a cura di Giovanni Orlati e Franco Melandri ~ Natura I f· . 11 1111ta ALIMENTI N ARMONIACONLANATURA Frutta e verdura, formaggi, pane, biscotti integrali, latticini, pasta, prodotti senza zucchero e/o sale, alimenti e cosmetica prima infanzia, detersivi ecologici, cosmesi naturale, macrobiotica, ecc ... MINIMARKET Via Ravegnana 81/c Forlì - Tel. 796039 UNA CITTA' 3

Bi :!~!~!~!:r!or-se_p_o' -di-fas-tid-io-ad-es-se-re-ide-nt-i--u-rl-an-o i- -fac-ci-a -is-ol-da--tin--R I! A ,. A ' ESO. 1 ( 1 Uf o delle realtà esotiche, diverse. ficat.isempreconl'"lrlandache glesi "Ira, Ira". Per giudicare liiH I H I I n, E' un vizio mentale che forse lotta". Non so se avete notato però dovrei anche andare in abbiamo, di cercare le coseche che anche i gruppi rock come Corsica e nei paesi baschi, pernon abbiamo qua. La sincerità, gli U2 e i Pogues, che sono ché non è escluso che sia camlagentedisponibile ...Coseche gruppi che devono la loro for- biato io invece, e il mio modo poi trovi. Per esempio in Irlan- tuna al fatto di essereirlandesi, di giudicare. Una cosa curiosa daavverti unagrande diversità pacifisti come gli U2 casomai, in Irlanda è stato che a queste dovuta al fatto che sono un ma che cantavano pur sempre celebrazioni ci siamo ritrovati isola. La gente vive in una di- "bloody sunday", nelle ultime in un sacco di europei, tutti mensione temporale sua. Con interviste hanno detto che la turisti politici, ci siamo ritroritmi diversi da quelli del con- politica non gli interessa, non vati fra di noi, come andare a tinente. E dell'Inghilterra. Per gli interessa di essereetichet- un cinema, puoi esseresolidadire, uno sta lavorando, tu gli tati sempre come irlandesi, ed le, ecc. ccc., ma con una chiedi un'informazione e anchecomesonoritàlaradice mentalitàtuttosommatochiuquello perde una mezza gior- gaelica rimane, ma aumentano sa,con un viaggio checi eravanata per accompagnarti in un anche le commistioni. Sembra mo già costruito a casa nostra. posto. E questo vuol dire un quasi che si voglia rimuovere Tu prima dicevi di andare rapporto diverso col lavoro e quel pezzetto di Irlanda. E poi alla ricerca di posti in cui si con la terra. E questo sia in tu passi il confine e vedi una lotta in difesa della propria città che nelle isole Aran. Que- realtà completamente diversa, cultura. Che è difesa anche sto viaggio io l'ho fatto in oc- brutale, sacchi di sabbia, eli- dal moderno, in un certosencasionedellafestadel 750dello cotteri, posti di blocco. Una so.Intantononècheiorifiutiil sciopero di Pasqua, dal quale dimensione grigia fatta di stra- moderno. Peresempio mi sennacquel'Irlanda, cheeraanche de senza lumi, vite private sot- to male pernon essercapacedi il decennale dello sciopero Locomrollo, stillicidio di omi- usare un computer e uso una della fame dell '81. Al sud cidi. E finché la geme vivrà in macchina da scrivere sfigatisc'erano celebrazioni ufficiali una dimensione simile avrà sima. Però vedo anche l'aspetin cui il tema dell'unificazione questacoscienza, quc Losenso to negativo. Ci siamo emancidi tutta l'Irlanda era un po' di ribellione. Anche se dal- pati nella vita quotidiana, stiatrascurato. Forse tendono ari- l'ultimo viaggio mi sembrache mo meglio, c·è il benessere. muoverlo, causa anche la pro- ci sia della stanchezza. Però ci Vedo anche il lato positivo paganda inglese, forse c'è un sono sempre i bambini che nella scienza, nella medicina, FORSE 11 MIE RADICI intervista a Piero Casaveccltia, uno dei pochi "viaggiatori politici" rimasti che è quella che a me interessa professionalmente. Non sono come quei fondamentalisti verdi o di "nuova destra" che vedono l'ingegneria genetica, i tecnocrati come il nemico. Resta il fatto che in queste"realtà irriducibili", Corsica, Irlanda, PaesiBaschi la povertà, in un certo senso, ha aiutato a lottare. Mi sono sempre chiesto se questi bambini, avendo in casa la televisione con la ..famiglia Robinson" senestarebbero ugualmente per strada a gettar sassi... Il problema sarebbe quello di "giocarsi bene le proprie cane•·, riuscire a conciliare il miglioramento con lasalvaguardia di sestessi. Voglio di rechenonmc nevado in Y emcn o in Libia alla ricerca dell'arcaico, dell'incontaminato. Mi piacerebbe una modernità scelta, non imposta. Quella imposta è la brutta copia dclrOccidcnte. L'egiziano "westerneized", come dicono loro, occidentalizzato, è la brutta copia del l'italiano che fa il fighetto. Fa il finto emancipato. mette il jeans e poi, quando ti chiede se hai avuto rapporti sessuali e dici sì, rimane lì di stucco, diventa matto. Poi, invece. ho incontrato studenti di medicina, molto simili a noi nel vestire, andare orgogliosi della loro castità prematrimoniale. Allora ti dovrebbe piacere l'immagine, ormai classica, vuol star lì a riflettere. Anche quelli che erano con me al Cairo erano pieni di pregiudizi, "è povera gente, non chiavano, ecc. ecc.", l'etnocentrismo più becero. E dall'altra parte si entra in contatto con l'aspetto peggiore della modernità. Una modernità che dà il "benessere", ma che ti vizia. Per esempio un egiziano che vende profumi può anche diventare benestante in Egitto, ma dipenderà pur sempre dalle briciole dell'Occidente. Lo scompenso non viene minimamente messo in discussione. Ma perché l'occidente dove arriva piega tutto? "impressioni di viaggio" di Libero Casamurafa della ragazza iraniana col chador che sta al computer ... Certo l'Iran ha combattuto per non essere sotto l'influenza dell'Occidente. Però non so, resta molto difficile per noi giudicare un paese musulmano. Andando in Egitto mi sono accorto per la prima volta di essereun bianco. Ed è unacosa che non avevo mai provato. Quando ti trovi in un quartiere, ti trovi con duecento arabi e tu sei l'unico bianco e all'improvviso nevedi un altro, per te è un'ancora, una cosache ti dà sicurezza. E spaziare da una cultura all'altra non è facile alla fine. Ai loro occhi tu sei un bianco e basta.Sci un turista da fregare dall'inizio alla fine. Puoi essere terzomondista, filopalesti nese, antisrael iano, solidale, ma per loro sei uno con i soldi e unacosa tentano di fartela pagare IO volte più del normale. Perchéèseducente.Perché"le cose", il consumismo sono seducenti. Perché nelle giovani generazioni con la televisione si perde il senso di appartenenzaad un piccolo mondo. Si diventa partedi un tutto globale, ci si sente "cittadini del mondo'·, in realtà si diventa consumatori del mondo. Di una realtà molto più grande, ma, tutto sommato, immaginaria, virtuale. Però tu as orbi tutti questi stimoli e c·è il rischio che dimentichi chi sei e da dove vieni. INCONTRI CON ANIMALI • • sc1mm1a Questo animale mi è antipatico, forse perché assomiglia troppo all'uomo. Dei babbuini ho esperienze sgradevoli. In India, a Urindavan nel tempio di Krishna, ripetutamente hanno tentato di aggredirmi per derubarmi della macchina fotografica. Chissà poi cosa potevano farsene. Il sospetto d'un uso appropriato mi sembra eccessivo: si muovono troppo. In Kenya, nella riserva del Shaba, un giovane maschio era entrato in confidenza quale abituale • consumatore delle nostre banane d'avanzo. Ma quando, con moto fulmineo, ~ agguantò dal nostro tavolo da campo quanto poteva,tradendo la nostra fiducia e privandoci del pranzo, lo detestai intensamente. li giornodopo, quando si presentò fingendo astutamente un'assoluta inconsapevolezza del misfatto, gli negai il saluto e la banana. In Botswana intere tribù albergavano sugli alberi della sponda del Chobe e saccheggiavano sistematicamente il nostro campo, rompendo la tela delle tende e scoperchiando le casse dei viveri, con intelligenza criminale tutta umana. Il babbuino è una bestia irritante: contribuisce a render1o odioso quell'assurdo aspetto da cane, senza la simpatia del cane, quegli occhietti mobili e fraudolenti, quel corpo troppo quadrupede per un quadrumane. Ma un assalto pericoloso lo subii da parte di una scimmietta grande un decimo di babbuino e assai meno dotata di dentatura offensiva. Litigammo, ma il torto era suo perché pretendeva di scacciarmi dalla cassa dei viveri su cui stavo seduto. Fuggii ignominiosamente, per evitare un morso all'AIDS. Così almeno mi giustificai. Eppure ho conosciuto una scimmia, in Rwanda e Zaire, a cui va tutto il mio rispetto e una fraterna solidarietà: è il gorilla di montagna del Virunga, specie superba in via d'estinzione per l'idiota crudeltà dell'uomo alla ricerca di trofei. Animale pacifico ma non pacioso, malinconico e schivo, strettamente erbivoro, di mole imponente e d'aspetto terrifico. La cui cattiveria è solo una finta per allontanare il disturbatore, fatta di ruggiti e pugni sul petto e di cariche simulate. Due volte me lo sono trovato di fronte, giustamente irritato dal click della macchina fotografica, e per due volte mi sono rovesciato all'indietro sull'orticame della foresta, anziché chinarmi in atto di sottomissione, secondo le istruzioni del ranger. E per due volte il bestione si è fermato a pochi passi da me, contento di aver annullato la mia presenza senza distruggermi fisicamente. Cosa mi rimaneva da fare se non ringraziarlo e chiedergli scusa? elefante so branco sta abbeverandosi nel Chobe. Con la tipica imprudenza dei fotografi, ci awiciniamo molto, nascondendoci dietro gli alberi. Le femmine e i piccoli bevono lentamente mentre due giovani maschi, sul greto, fanno la guardia scrutando intorno con gli occhi rossicci. Infine il branco risale lapiccolascarpatainfilaindiana per riguadagnare la boscaglia, mentre le due sentinelle si avvicinano all'acqua. Ma uno si accorge di noi. Dopo un attimo di minacciosa immobilità, inizia la carica. Atterriti, ci inerpichiamo scompostamente sulla scarpata quando vediamo che tutto il branco, facendo siepe in alto, ci ostacola la fuga e osserva la scena. Deviamo precipitosamente in orizzontale, lacerando vesti e pelle sulla sterpaglia spinosa. Quando la mancanza di fiato ha stremato l'istinto delle gambe, ci fermiamo. Non c'è più. Stiamo ancora chiedendoci: cosa facevano lassù? Aspettavano idue ritardatariodavano loro una mano, in disposizione strategica, per metterci in trappola? Il mistero rimane, salvo quello, ormai chiarito, che questi animali ragionano, eccome! ippopotamo Il lago Eduardo, in Uganda, è cresciuto di livello per la fecondità della sua stirpe. Per il suo starsene quieto, per ore e ore, a rinfrescarsi in acqua, limitando lo sforzo a qualche turbolenta soffiata di narice ed a qualche improwisa sgropponata, passa per animale pigro e inutile. Verso sera va al pascolo a terra ed allora guai ad interporsi fra lui e l'acqua: potrebbe caricare con insospettata velocità scagliandovi addosso la sua massa di gomma indurita. E' intelligente?Decisamentesì. Capisce quel che gli serve e sceglie i mezzi per raggiungere il fine. Nel parco Etosha di Namibia, la mentalità pratica dei Boeri ha approntato un laghetto artificiale, illuminatoda faretti,dove gli animali, di notte, vanno ad abbeverarsi, sotto gli occhi di un pubblico silenzioso armato di cineprese. Gli elefanti sono i primi ad arrivare e, finché rimangono, allontanano tutti, compresa una leonessa con l'intera cucciolata. Ma uno non riesce a liberarsi dallamolestia Non è bello, non è buono, non è cattivo. Lo potete awicinare solo di retro quando, immerso nel pantano, il branco offre una panoramica di schiene incrostate di fango e di escrementi. Se state alla larga, in barca, non vi degna di apparente attenzione, ma vi sorveglia chetamente col periscopio dell'ocdi un uccelletto che lo becchetta sui garretti, alla ricerca di insetti e vermiciattoli. Il bestionepesta i piedi, lo scosta con la proboscide, lo insegue con inutili goffe corsette. Ma quello, perseverante come il rompiscatole di Orazio, non molla la presa. Infine il pachiderma assorbe con la proboscide un'immensasorsatae lascaricasulla bestiolina che si ritrova semiaffogata, spiumata, contorta e si , allontana strascicando su incerte zampette il corpicino ammollato. Siamo in Botswana e un groschio appena affiorante. Non dà fastidio e non vuole fastidi. Chi non lo vorrebbe come condomino? rinoceronte E' un animale stupido? Lo conosco poco. In rare occasioni qualche famigliola ci ha attraversato la strada galoppando, per fuggire il rombodelle nostre macchine. Ma nel parco Meru del Kenya ho incontrato il rinoceronte bianco, che non è bianco ma grigio sporco, ha due ragguardevoli corni ed una stazza superiore a quella del suo cugino scuro. Non so se sia stupido, ma è buono. Brucava tranquillo la sua pastura di savana strinata, sotto l'occhio protettivo dei rangers a cui era affidata la soprawivenza dellasuaspecie in estinzione. Erano sei esemplari e accettavano senza scomporsi lenostre amichevoli pacche sulla pellaccia corazzata. Grugnivano soddisfatti, scuotendo vertiginosamente il codino scacciamosche. Verso sera i guardiani li guidavano ai recinti, spintonandoli a mano con scarsi risultati, come una mansueta mandria di buoi. Ne erano rimasti pochi perché venivano abbattuti per togliere loro il corno maggiore. Pare che, ridotto in polvere, costituisca unafrodisiaco da erezione perenne. Ho saputo poi che anche questi sono stati massacrati, assieme ai loro guardiani. E' lui l'animale stupido? malci (lemureJ Mi si dice che questo è un primate rustico, una proscimmia, un remoto antecedente dell'uomo. Mi consola vederechedell'uomohaben poco e della scimmia non tanto. A Berenty, in Madagascar, incontriamo il benemerito protettore di una specie che stava sparendo in arrosti e pellicciotti, ad uso e consumo di un malvagio discendente. Il "Grand Patron" Monsieur Jean de Haulme, premio WWF 1985 per la conservazione della natura, possiede grandi piantagioni di agavi da fibra. Quando il cordame artificiale ha messo in crisi il suo prodotto, ha acquistato per niente una foresta, vi ha piantato al margine tamarindi, bungalows e ristoranti ed hacreato un famoso parco naturale, per la salvezza dei lemuri, dove accorrono turisti, giornalisti e scienziati da tutto il mondo. Ce lo dice con comprensibileorgoglio, senza sciogliere il dubbio se sia stato lui a salvare i lemuri o siano stati i lemuri a salvare lui. Questa creaturina morbida e lieta, folletto salterino di frenetica agilità, è unbizzarro assemblaggio degli animali che ci piacciono: musetto da volpacchiotto, occhioni sgranati, manine di velluto, corpo sofficedi pelo, coda lunga e anellata, gamba elastica da piccolo levriero. In foresta ho subito una felpata aggressione: mi saltavano sulle spalle e sulla testa, si aggrappavano alle braccia e alle gambe per strapparmi le banane di richiamo. Ma tutto con tale levità da avvertire appena un fruscio di piumini. Ad Anakao, dove mi godevo un mare incontroluce, unomi è venuto ingrembo e si èarrotolato come un gatto a farsi un riposino. Sono rimasto immobile, grato della scelta, per non disturbare il suo sonno leggero e fiducioso. In fondo era mio nonno. foto di Libero Casamurata Allora vedi male anche il turismo... li turismo occidentale è una cosa da film di Schwarzenegger, con la schedaprogrammata inserita nella testa. L'occidentalecheviaggia vedele cose che ha già in testa. Va alle piramidi, alla Sfinge. va sul mar Rosso a prendere il sole e si viene a casa. Io che ero lì per motivi di studio, all'o pedale del Cairo, ho visto un'altra faccia. Bambini con infezioni prese per strade piene di immondizie, epatiti dappertutto, i medici che fanno l'insulina con un solo ago. Sono stato in un lebbrosario che ufficialmente non esiste. ne viene negata l'esistenza dallo tato perché la lebbra non deve esistere in Egitto e invece ci sonomigliaia di lebbrosi chearri vano dal sud è una cosa incredibile. anche perchéper prenderela lebbra ci vogliono condizioni di miseria inimmaginabili per noi. E il turismo danneggia. Perché vedi che lagente si conforma al modello del turista. Ti faccio un esempio: l'atteggiamento del turista è quello di dire: ..que 10 non costa niente, ne prendo cinque·• eque to mette in moto un meccanismo per cui le cose perdono il loro valore reale. In particolare il turista Alpitour. che va lì una seuimana con un budget prestabilito di 2 milioni e compra tutto. Dopodiché i prezzi dive111anoquelli per tutti. E alla fine noi eravamo diventati stronzissimi. All"inizio davamo i soldi così, senza neanche di eutere, ma alla fine è quasi una que tione di principio, che non vuoi essere fregato e penso sia una reazione molto umana. Ma sai anchechequestagentehafame, hadella miseria... insomma una situazione brutta. E comunque viaggiare serve per ripensare te stes o. Anche ad apprezzareciò che hai e ciò chenon hai. Esi imparano tante cose. Peresempio ho imparato cos'è la miseria. Che in Italia non la si vede più. Se vai in Romania e per IO giorni non trovi un bicchiere di latte cominci acapire cos'è la miseria. O le ragazzechesi vendono per un pacchetto di sigarette. Capisci quant'è importante un livello di vita decente. O il rumore del Cairo, inconcepibile per noi. O quanto è ormai importante per noi la luce nelle strade. Purtroppo il turismo corrompe.Ti faccio l'esempio del rapporto fra il sardo dell'interno e il sardo della Co ta Smeralda. Quest"ultimo a forza di turismo è diventato stronzo, nclr interno si può stare a parlare, ti possono aprire una trattoria solo per te. In genere il turista si porta dietro il peggio perché lascia a casa le preoccupazioni, non Io per esempio sono figlio della televisione. Ho sempre odiato il dialetto e se qualcuno mi vuol affibbiare della "romagnolità" mi irrito. Hai visto Urga? E. molto bello il confronto fra il russoomologato. alcoolizzato, ecc. e il mongolo che non vuol piegarsi al controllo del lena cite, ecc. E alla fine c·è una cosa bella, chiedono al russo '"ma come si chiamava tuo nonno'" e il russo non lo sa e resta lì ebete. E ci ho pensatoper me. Io arrivo fino al nonno di mio padre e poi mi fermo. Le radici sonoquelle. Sesai da dove vieni forse. poi. puoi andare dove ti pare. li mio discorso ruota attorno a questo. Modernità subita. modernità vissuta. Per esempio io mi scopro a parlare in dialetto con mia nonna, vado a sentire le commedie in dialetto e forse sono l"unico giovane a farlo ... Vai alle commedie in dialetto? Pen o che nel mio de tino ci sia di andare a fare l'attore in commedie dialettali ... Il fatto di es ere romagnoli ormai non si sentepiù di tanto. Anche seServadei ha raccolto tante firme per il distacco della Romagna dall"Emilia. o·accordo sono due regioni diverse. ma... Fra l'altro io vedo che quelle che erano sicuramente doti, strada facendo, arrivati al grande benessere, si sono trasformate in difetti. La spontaneità, la libertà di parola e di pensiero, l'irruenza anche, sono diventate arroganza, cafoneria, razzismo. Si vedono donne di 60 anni imbellettate in modo indecente. Diceva un'amica che continuano a far la frutta "per comprarsi gli orecchini con i rubini", da sfoggiare nella discoteca del liscio. Donne di SOanni ... O pensa alla riviera. Certo. da noi oggi l'identità non è più una cosa forte, una cosache sentiamo. Nelle realtà irTiducibili r identità è negata con la forza. Se ci negassero la nostra romagnolità allora for e la ri copriremmo. Mi sembri tutto sommato in una situazione strana. Ami molto viaggiare, ma per andare a vcde1·cle radici degli altri... Ma forse cerco le mie di radici. E. una risposta un po· stereotipata ma... a rnra di Franco Melandri e Gianni Sapore/li

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