Una città - anno I - n. 2 - aprile 1991

APRILE Israele e sinistra. Il problema della sopravvivenza di Israele ed anche le responsabilità della sinistra. Colloquio con Luisa Coen. Macché fallimento. Don Francesco Ricci, in un intervista, ci ha parlato della sua 11 avventura" che è anche storia di Comunione e Liberazione. Non sono delusi e neanche illusi. Augusto De Molo, professore del liceo scientifico, parla dei giovani del 91 e di veni' anni fa. Fra fantasy e impegno. Fabio Fiorentini, studente del liceo scientifico, racconta come vede le cose. lx-machina. Difficoltà e soddisfazioni di un esperimento underground in tuffi sensi. Adesso é tuffo diverso. Russia, stalinismo, Pci e giovani d'oggi nell'intervista a Miro Flamigni. Jefferson o Adams? 11 diatribe" di Franco Melandri. Milioni di persone usciranno dai loro paesi. Tamer Favali, sindacalista della Cgil ci ha parlato del problema delle nuove, future immigrazioni. Una comunione di comunità? Nel colloquio con Sergio Sala, le missioni e il problema del confronto fra culture e religioni diverse. Deliberazione conclusiva. Per 11 notizie dalla letteratura" di Andrea Brigliadori, l'ultimo libro di Franco Fortini. Un gran sacrificio per poter provare dolore. Livia Zanni racconta in ultima la storia di sua figlia Laura, cerebrolesa, e di una casa piena di gente. s·anco diari La piccola meta. Ti svegli dopo sedici anni che sei qua, che vivi per Forlì passando la settimana per arrivare al sabato, e quando finalmente ci arrivi ti scopri a trascorrerlo fra una pizza, o al cinema o in discoteca. E ti viene qualche dubbio! Cominci a pensareche non è proprio co ì che sogni la tua vita. Vorresti qualcosa di più e non lo trovi. Questo dubbio ame è venuto circa un anno fa, intorno ai diciassette anni ed è proprio come uno svegliarsi. Mi sonodetto: "dopo tutto bisogna chemi metta a fare qualcosa, un motivo, un perchè". La scuola non era il motivo ultimo, la morosa nemmeno. Non lo trovavo neanchenella famiglia, non per colpa della famiglia, ma perchè non lo trovavo. Ho cominciato a guardarmi intorno scoprendo pian piano che non era solo un problema mio. Mi è venuto in mente che tutti quei noiosissimi scrittori, sempre tristi e malinconici che a scuola mi hanno costretto a leggere e che io ho sempre considerato estranei alla mia vita quotidiana, avevano invece visto lontano se è vero che a tanti anni di distanza io posso ritrovarmj nei loro pen ieri. E così anchegrazie alla scuola, lo ammetto, leggendo i vari autori ho alla fine sentenziato che non importa avere una grande meta da raggiungere, ma tante piccole mete. Cose come risparmiare per comprarmi qualcosa per la chitarra, o raggiungere dei risultati nella pallacanestro. Ultimamente sono riuscito a farmi bastareanche dei compiti in classe. L'importante è come ci si dispone mentalmente a questo. Certo la mia vita non è molto diversa da prima. Mi trovo ancora a mangiare la pizza il sabato sera, ad andare al cinema o in discoteca. Roberto J•obhn. ft11de111e1/,cio11e1111e di Forlì

colloquio con Luisa Coen su: ISRAELE E SINISTRA Da dove cominciamo? Israele, il Mediorie11te, la questione palestinese ... se 11eparla ormai da decenni. Vedi dei punti fermi dai quali partire? Il mio punto di vista a cui tengo molto è che non i po. ono cacciare gli Israeliani da dove ono. Su que to non ci piove! Altrimenti qualcuno dovrebbe dirmi anchedove li meniamo! Le cose ormai ono andate in que 10modo e ne sun politico 1vvedu10, nessuna persona dotatadi un pò di realismo politico potrebberibaltare que to dato. Dovrebbe fare del le opzioni concrete: vogliamo mandarli in Madaga car come si diceva negli anni '30? Con questa situazione bisogna fare à conti, considerandoche questi due popoli, ebrei e pale tihesi, ono simili e diver i. Ben dJellasostiene che ormai ebrei e palestinesi vivono, vestono, mangiano in modi completamente diversi e le possibilità di convivenza sono quasi nulle... Non posso essere d'accordo. Mi chiedo sedobbiamo accettare come definitive queste differenze, chepureesistonoe sono importanti. Finiremo col negare la pos ibilità di convivenza più o meno pacifica fra popolazioni di ceppi etnici, religiosi, culturali diversi. Va bene,è vero che gli arabi sono a contatto di gomito con gli israeliani e non con gli americani o gli svizzeri eche lavicinanzaimplica delle complicazioni ovvie. Però come concettosociale, filo ofico, politico, culturale a me sembra inaccellabile.Senoi neghiamola possibilità di collaborazione fra popoli diversi neghiamo qual iasi visione multinationaleemultirazzialc./11 più però c'è un dato preoccupante: migliaia e migliaia di emigrati, soprattutto russi, che con gli arabi 11011ham,o proprio 11ie11te in comune ... Stiamo assistendo ad 111w sorta di muta- -:.ionedel popolo israeliano... Tullo quello che vuoi, però la questione va risolta a partire dal dato di fa110 dell'csistcn,rn dello tato i racliano. E va ri olta internazionalmente. Fra l'altro Israele è l'unico stato 'fondato' dall'O U. Occorre l'impegno di 1u11ii paesiche hanno il poteredi intervenire, senza !ante filo ofie. Vedo in giro del grande utilitarimo ed empirismo. Ad esempio quando si parla del mondo arabo credo che si parli di qualcosa di molto vago... Una cosa è l'Islam e un'altra sono i governi: qui si va dallo sceiccomedioevale, al di11a1ore,ali' Algeria nata da una rivoluzione amicoloniali ta... onostantc la presenzadi intere si economici così importanti le strategie sembrano cambiare da un giorno all'altro: pensaa Iraq e Iran, alla Siria, alla Franciache non vuole rinunciare a restare almeno con un piedenel mondo arabo... Un mondo che mi sembra tull'altro che unito, anchese l'Islam può essereun Il UNA ClffA I Il La presentazionedi un giornalenuovo è un classico."Questo giornale","L'awenturachestiamoper intraprendere","Il giornale sietevoi": quantieditorialia firmadeldirettorehannoavutoquesti titoli nelnumeroinaugurale?Saràstatalapauradelbanale,il rischio dellaretorica,lanoiadelgiàlettoe riletto,fattostachel'ideacheun giornale,in fondo, si presentada solo è diventatauna ferma convinzione.Ecosìil primonumeros'è presentatoda solo.Non l'avessimomai fatto! Siamostati bersagliatida unataleseriedi emergenzetecnicheche fare uscire il primo numerocon poco ritardosul previstoèstatol'unicosuccesso.Peril restolastesura dellepagineinterneè risultatatalmenteconfusionariadametterea duraprovala pazienzadei lettori. Perfareun esempio:pochi,e bravi!,hannocapitochei duepezzintitolati'editoriale'eranouna sortadi articolodi fondo'polifonico'.trattodaunaseriedi discussioni in redazione.Perquestosecondonumerodovremmoaver risoltoi problemitecnici.E"Unacittà"tentadi nuovodi presentarsi dasolo.Oquasi,perchèdueparole,così,perscaramanzia,vogliamo scriverle.Intantosullasua"storia".lesueradici,perspiegare,cosa utileedoverosa,chi lo paga.L'ideaèvenuta,veramentepercaso, circaunannofa,quandoinungruppettodi amiciabbiamoraccolto l'SOSdell'Altracittà,giornalelocalecherischiavalachiusura.Abbiamopubblicato4 numeri.Stradafacendoci siamochiaritileidee sul come e sul perchéfare un giornalee si è anchechiarita l'impossibilitàdi conviverecon laproprietàdel giornale.Abbiamo cosìdatovitaalprogettodi unacooperativaculturaleche,fralealtre cose,fosseancheproprietariadi unanuovatestatalocale.Oggi siamo23sociconlafermaintenzionedi diventaremoltidi più(sì, è un invito...) e nel nostrofuturo vediamo:un giornalemensile, questo,chefravendite,abbonamentieunpo'di pubblicitàabbiaun bilancioattivo;unapresenzanellavitaculturalee politicacittadina attraversodibattitieconferenze;unlibro-forumaffiancatodapiccolepubblicazioniadhoc(volantoni);lacircolazionedi libriprovenienti dallenostrebibliotecheprivate.E'unprogettounpo'ambiziosoalla cui realizzazioneoccorrononotevolienergie(un altro invito?Sì!) perchèquelledisponibiliorasonoquasicompletamenteassorbite dalgiornaleedalsuo"lancio".Isoldiperfinanziaretuttalabaracca stannouscendodalletaschedeisoci,comein ogniimpresachesi rispetti.Poiuscirannodalleattivitàsvolte,comeinogniimpresache vogliasoprawivere. Cosatentadi esserequestogiornale?Comeabbiamogià scritto vorrebbeessereunmicroscopiodacuiguardareconocchicuriosi dentrounacittàperrifletteresulnostrotempo.Unacittàcometutte lealtre,condonneeuominitoccatidalletensionidelmondointero comedaquelledellapropriavita quotidiana.Vi troveretepiccole storiedietrocui vederetemi piùgrandi,riflessioniperspiazzarei luoghicomunidellanostracultura,intervisteagli "altri". Nonsarà quindiungiornaledi informazionesauriente,tantomenol'organo di unpartitoodi unmovimento.Nondaremoquindila"linea".Chi ritienedipoterlofarelofaràall'internodeipartitiodeimovimentidei qualifaparte.Lanostraautonomianonrisiedesolonelfattocheci autofinanziamo,maanchenell'accettazionedelladiversitàdi opinioni,diesperienze,diprospettivegiàall'internodellaredazione.Su questebasinessunmovimento,nessunalineapoliticaomogenea potrebbenascereesvilupparsi.Manoi,perchi nonl'avesseancora capito,stiamofacendoungiornale,cioèsemplicementeunostrumentoperincoraggiaresvilupparelariflessionesulnostrotempo. M. T. - - 2 UNA ClffA' faltorc di forte mobilita1ionc unitaria, maa livello di governi proprio no! ...Ma i11tutto questo c'è lo -:.a111pi110 dell'occidente. di chi ha i111eres.1·ea dil•i<lere... Ma è ovvio! I Congrc!isidi Vienna non -.onomica finiti nel 1815! Questo 'mosaico' di '>latiche partealla difc<,adel Kuwait e della libertà dimostra solo l'ipocrisia di tanti governi! E dimo<,traquello che dicevo: se '>i parla di mondo arabo bisogna ancora pensarepiù ai governi che ai popoli, i quali poi vengono mandati a massacrarsi per niente, pensaalla guerra Iran Iraq ... E gli israeliani? Riscontri realismo e buon senso nella loro politica? Gli israeliani. Eh, gli i raeliani probabilmente con ideranogli arabi degli e eri inferiori ... Vedi, c'è un fallo che dobbiamo ricordare: quando gli ebrei sonoarrivati hannotra formato territori che hanno trovato incolti e abbandonatiin terreni fertili simi. Gli arabi avevano trascurato tante fa cc di territorio, ono tali incapaci o impossibilitati a rendere produttivi i propri territori. Questo ba ta per dare agli i raeliani l'idea di superiorità... dal punto di vista dell'auivismo, della tecnologia, del rimboccarsi le maniche, del none ere fatalisti... Israeleè un paesemoderno, for e troppo moderno e probabilmente i entont\ elitari, come han fallo per secoli gli inglesi. Credo peròche ci ia ancheun di agio. Ho letto un libro un pò di tempo fa, 'lo, il mio nemico', scriuo da un giornalista israelianochesi finge arabo per verificare direttamentelo statodei rapporti coi palestine i. E anche se in certi momenti non cavaabbastanza a fondo, questo libro diccco e importanti eche 0110 più o meno tutte a carico di Israele. La comprensione, lui non l'ha trovata. on che tulti gli israeliani siano uguali, c'è un movimento pacifista, ci sono le ·donne in nero'; però lui la compren ione non l'ha trovata... Quello che s111pisceè che gli israeliani da11110l'i111pressio11edi aver perso la 111e111oriastorica, si comportano con i palestinesi con la stessa d11re-:.-:.a con cui tanti paesi europei si co111portaro110con loro. Ho paurache la memoria storica ia orientata in modo tale da renderemolto difficile la compren ione del mondo arabo. Sono un pò pessimista. Persone vicine al mondo ebraico, mi hanno dello 'l'Intifada mi fa tanta pena, certamente.ma co a vogliono questi pale tinesi col terrorismo'. Ho una gran paura che la memoriadella tragediaoltcncbri completamente le coscienzenei confronti delle attuai i vi11imc. on dimentichiamo poi che le violenze nei confronti dei palestinesi vengono commesse da giovani oldati che non hanno visto niente degli orrori natisti. Infine c·è dadire chechi ha memoria di una sofferenza così atroceha poi unagrandepaura che possatornare... in questo casocredochela memoriastorica nonaiuti lacomprensione, macontinui adeterminareuno statodi paurapreventiva.Equi. mi di piace dirlo, I' aueggiaCQ mento avuto in quc'>ti mc<,i dall'OLP è ',lato fallimentare. Arafat non doveva <,pcndcr<,i CO'>Ì a fianco di uno come Saddam... io .111 q11e1to11011 .sonoco111pleta111e11te d 'accordo... on sci d'accordo? Tu forse rai partedi quella sinistra che al tempo Falkland pcn<,ava avc<,<,eragione il governo argentino... Bè, 1111 pò sì... o, non puoi dare ragione ad un governo fascista, rea,ionario, torturatore! Un governo così non va mai appoggiato, neancheseoggi, cheè lunedì,ti dice che è lunedì! o, devi dire che è martedì! Ricordati quello che hafallo. Bene,allora: unuomo come Arafat, che è abituato. o costretto, a tenere i piedi in tante -,1affc pcrchè sennò lo fanno fuori, doveva esserepiù abile. Effettivamente è q11ello che salta agli occhi. Però e 'è del- / 'altro, ad esempio: nei territori occupati, sopra1111110a Gaza, il 11101•il11e1110 integralista islamico raccoglie tali co11se11.1i da 111e1terein discussione la leadership dell'OLP. Durante la guerra i palestinesi ha11110manifestato 0111111q11e per Saddam e certo è stato 1111 terribile segnale del livello di sfiducia e di dispera-:.ioneraggi1111to ... Umanamente comprensibile ... certo, ma l'OLP avrebbe potuto scegliere di stare con gli USA, e quindi con Israele .. , avrebbe vinto la guerra. ma avrebbe perso ogni i11ff11e11-:.asui palestinesi. A questo punto, stai pur certa, americani ed Israele gli avrebbero de1to: 'bravo, ora però/cmi da parte perchè tantofra ipalestinesi 11011contipitì 11ie11te!' Ma in questomodo ha dato al governo reazionario di Shamir un·arma in più per non traltarc con l'OLP ed ha aggravato il problema della credibilità politica dei pale tinesi. Chi ci va al tavolo delle trauative al po to di Arafat? E' evidente cheArafat voglio11ofarlo fuori. Non perchè è stato con Saddam o perchè è 1111 terrorista, figurati ... 111aproprio per il contrario, perchè è un legittimo rappresenta/1/edei palestinesi, è un 111oderato,è u11interlocwore serio... D'accordo, verissimo. Ma Arafat è in condizione di debolezza.non può dettare condizioni e poi ... non piace mica tanto nemmenoai governi arabi, sai! Siamo sicuri che i governi arabi vogliono unostatopale tinese?Io credo di no. E allora ancoraunavolta la storia ci in egna che Felice Orsini non avrebbemai potuto edereal tavolo delle traltative con la Franciadopoaverattentato a apoleone Ili, Mazzini tessonon avrebbemai potuto e sere un interlocutore, c·è voluto Cavour per interloquire... C'è un problema di forza con1ra11ualc. i palestinesi adessone hanno poca, Arafat pochissima. La Russia fu la prima ad appoggiare Israele, poi ruppe nel 67. /11 seguito la sinistra 11011 ha avllfoposi-:.io11ifiloarabe 1111 pò acritiche? Io ho dissentitoallora da certe posizioni, che mi è poi parso di ritrovare recentementein un manife 10 della FGCI u Ceaucescu.un manifc to volgare e o cenamcntc codardo. tulio te.o a dimostrare che tu nonc'entri niente... La sinistra ha lacolpadi una1teggiamen10 corrcuo che diventava fazioso, superficiale, disinformato. Tullo il benequi, tulio il male là. Si facevafinta di noncapire che era in gioco la sopravvivenza fisica di Israele. Si sarebbedovuto dire che co. a si voleva fare degli israeliani: ucciderli tutti? Mandarli via? E dove? on e·era tempo per l'analisi critica. on c'è mai stato tempo. Pcrchèbisognava usciresubito con l'articolo, col volantino. col manifesto. Il risultatoèstatounconformismo frcuoloso. immediato. pubblicitario ... Ma quc. ta è gi~1un·altra intervista! a cura di Massimo Tesei E' STATA GUERRA? Due parole ancora su una guerra che è già dimenticata. Le immagini non sono arrivate neanchedopo la sua fine. I morti non si sono visti, sonospariti chissàdovesotto lasabbia. I racconti della battaglia non si leggono ancora. Perchè? Perchènon raccontareal mondo questa pagina di gloria? Qualchedato però lo sappiamo. Che i morti da una parte sono stati 100 e dall'altra 100000, forse 200000 mila. Chesono state scaricatesu un paesedi 19 milioni di abitanti più bombe che in tutta la2° guerramondiale.Cheleespressioni ricorrenti dei piloti di ritorno dallemissioni erano "ècomesparareadei tacchini", "è comesparare in un barile di pesci". Vien da chiedersi se una guerra c'è stata. Se sia guerraquella in cui un contendentehapiù perdite nel prepatarlache nel faria. Vien da chiedersi quand'èche la disparità dellearmi fa sì che non si possa più parlare di guerra, ma di altro. Per esempio di sterminio. Eperchèpoi quell'ultimo feroce bombardamento di Bagdad?Perchècospargeredi fuoco intere colonne di soldati in rotta? Perchèbombardare ledighe?Si è letto cheoltre asperimentaretutte l nuovearmi, cosa·anchecomprensibile" visto che un'occasione "sul vivo" può anche non capitareper 50 anni, si è pure approfittato per svuotare interi magazzini europei ingombri di bombeormai fuori moda.Perantiquatetrinceee per bus in fuga andavaancora bene il vecchio stupido fosforo? Se non è stata guerra, politica certo. Che la distruzionesistematicadei punti vitali del paese e il numero esorbitantedi lutti si ripercuotesse contro Saddam.Staaccadendoe se questo era il prezzodellapaceinMedioOrienteedellapatria palestinese può essere stato un buon calcolo politico. Nonèesclusochedovremoconcludere che l'America ha ritrovato un grande presidente e, alla fine, dir grazie anche all'orgoglio folle e criminale di un Saddam.Questo,e non èaffatto scontato che vada così, per l'immediato. Nel futuro resta l'incognita poco rassicurante, di cosaabbianoprovato,di fronte atanto, i ventenni di 200 milioni di arabi. Cionondimeno abbiamo assistito non ad una guerra, ma ad una specie di linciaggio su scala industriale. Esia pure che, almenoquestavolta, il braccatofosse veramenteil colpevole.eanche di crimine odioso.ma ciò non toglie che un linciaggio restasempreuno spettacoloagghiacciante.Ancor più seper stanarel'assassinogli si incendia una casa pienadi gente. Un linciaggio, per noi che l'abbiamo compiuto, da dimenticare in fretta. Esattamentela mattina dopo. G.S. fettera------------------- dove eravate? • n1,so ..• Cari amici di "una città", pur non essendo abbonato,ho apprezzatol'invio del I O numero del vostro mensile (che avevo comunque già prontamente acquistato). Scrivo a proposito delle idee e pre se nell'Editoriale che mi ha lasciato lc11eralmcn1econcertato. Vi 10che il mensile si pone come una voce di rinessione nella cillà, devo dire che questo continuare a rineuere" ul proprio ombellico" è veramente un aspc110doloro o della tori adella ini tra in questo pae e. L'editoriale gira e rigira auorno alle cose. e primendo fra !ornamento e sconcerto, indubbiamente tipici, è vero, di chi rimanealla finestrao, comedite voi. re ta in casain pantofole davanti alla TV. In que ti me i di guerra infaui. il di sen o alla stessacd un tentativo di non dimenticare la nostra memoria di uomini e donne "della ragione'", ono stati manifestati nella no tra ciuà solo da pochi, isolati, snobbati, sabotati. ciuadini e ciuadinc. on pretendevamo, nè lo i richiedeva, nè lo avremmo ricercato, un pubblico riconoscimento, ma che di tulio questo neppure due righe sianopresentiècomunque trano: laGazzellae il Carlino hanno fallo qualche cosina di più. Avete preferito dare voce su più di tre colonne adun intervento checon molta approssimazione e buona volontà definite "interventi ta ma non guerrafondaio" mentre è olo unicamente un lucido intervento razzista (tempo fa si aggiungevaanche'•fa ci ta", ma for e vi cmbrerebbctroppo).Quandol'Italia entrò in guerra a fianco dell'lrak per sminare i porti che gli Iraniani avevano bloccato con mine (vendute da diuc italiane), nella no tra ciuà olo i compagni anarchici e quelli di DP su citarono iniziative fra la gente tese a risvegliare gc. ti e giudizi politici. Co ì. enza ne un marchio di filosaddami mo, siamoancora ce i fra lagente per svolgere umili. poveri. ma fermi gesti di di enso e di pcranza. Co. ì iamo andati a spiegare,a raccogliere firme, denaro,a parlare, rubando il tempo ad una vita che è già tanto derubata.Certo ci iamo ritrovati fra i ·· oliti partigiani'": la . ini tra delle Acli, i giovani della cx Fgci, gli obiettori di coscienza, i dcmoprolctari, i comunisti del dissenso. veri vecchi partigiani '·doc'". Anche uomini e donne del PDS hanno provato a rischiare in questanuovaavventuracheera pcrnoi unalto politico. sociale non ho mai avvertito, nè in me nè negli altri, quel sentimentodi colpa e di corresponsabilità che a quanto pare chiaccia il vostro vissuto politico ed e istenziale. Que 10meaculpa che continuate a recitare, questoautocrocifiggersi, sarà molto mi tico, (come del resto i evince dagli altri articoli), ma politicamente ha già da tempoun nomee uncolore precisi. E' triste che energie e speranzeforti di un tempo, vengano impiegateperelevarein buona ostanza,incensi svagati alle celte del regime. Perchèdi que to si tratta, anchesenel giornale, vi sono,occorre dirlo, anche egnali diversi, finisce, per il taglio. l'impo tazione compie siva, lo pirito che vi aleggia,perconfonderepiù cheriuscire acreare di cernimento. E' giusto suscitare ed agitare 1·armadel dubbio. purchèque to porti adu cire dalle "pantofole" e da unaaccettazionebeotae ervile dei me aggi e della cultura dei media. Infine una curio ità: perchè non eravate con noi. neppure in que 10 pezzeuino di trada? Forsecondividete anchevoi il pensiero intinianoper cui il movimento pacifi ta '·...ècostituito da reduci delle mobilitazioni organizzate per appoggiareMosca, dagli anni dello talinismo a quelli di Breznev: da terzomondi ti o tili al co idc110con umi mo occidentale: da frange antimodeme del mondo ca11olico·•?Riu cite a formulare unari postache non ia un·· o·•o un "ni"? Gabriele A1tilio T11rci I temi toccati da que ta lettera ci riguardano da vicino, anzi ci toccano nel vivo. poichè per alcuni di noi. l'impegno politico. nel pa~sato.è tato ancheuna celta di vita. E" una storia umanaepolitica sucui ·è critto pochis imo. Ci torneremo u volentieri. Per ora ci preme sottolineare che la distanza da quel comportamento per cui chi la pensadiversamente è subito e enzadubbi un ··lucido razzi ta.. e forse '"un fascista" è fortunatamente eco cientemente diventata molto grande. Questo è un punto fenno e irrinunciabile. Per quanto riguarda la domanda --...perchè non eravatecon noi neppure in questo pezzettino di strada?" possiamo olo dire che va rivolta a ciascuno dei membri della redazione. a ciascuno dei oci della cooperativa. on siamo un partito, non iamo un movimento. e culturale dovusti mesi abbiamo operato una saldatura che va ampiamente al di là delle ctichcue e delle rispcuivc ideologie. certo eravamo e siamo ·'partigiani". abbiamo cioè probabilmente alcune di quelle ·'certezze·' che voi per principio nonsolo scansatema neppure cercate. Per questo, '-:0~✓1r /I,,;,, xri--•Hr, /{:;,,~,,.,,,,{ .%,,,-,~ ~àt.J,,,, ,..;-, y. -'-3&y✓,rd o"J' .Ztf 4/'r_:;-,f.:J6h/7 App1111ta111emo u i i lunedì mattina dalle I I alle 11,30 sullefreq11e11:edi ARIARADIO( I 05 MH:) per parlare i11sie111e di a/i111e11tajo11e naturale.

intervista a don Francesco Ricci ACCHE' FALLI In prima battuta, posso dire di questa che hai chiamato ·'avventura'·, che è stata una bellissima avventura. Sono contento. on so quanto mi resta da vivere. non lo so. Ma in qualsiasi momento si facesse punto. quello che ho vi suto, 60 anni, 6 I anni. è stato per mc un qualcosa di umanamente affascinante. Con alcune caratteri tiche che si possono riassumere così. Un gran gioco dcli' imprevisto, l'accadere sempre di qualcosa di non programmato, di non teorizzato. Trovarsi di fronte a delle circostanze che di volta in volta provocavano dei salti qualitativi, dei mutamenti di rotta. Il tutto caratterizzato da una grande intensità umana e il fatto di averla vissuta come prete non ha ridotto qucst' intensità, anzi, gli ha dato una profondità e anche una dimensione concreta molto grandi. Una cosa di cui sono molto grato e stupito. Anche perchè, ripeto. non c'era nulla di programmato, neppure di farmi prete. C'è chi comincia a 6 anni a pen are di farsi prete, io ho deciso in un mese dopo l'esame di maturità e i miei compagni. a sentire "Ricci prete", caddero tutti dalle nuvole. Questo è il primo dato. Quali sono state le date di questo imprevisto? Tutto è stato preceduto da un segnale che solo in seguito ho compreso. La morte di mio padre durante la guerra. Avevo I I anni. E la morte di mio padre mi permise di stare dentro la realtà della guerra. qui. sul terreno, una guerra d'invasione. unaguerra civile. La morte di mio padre venne a darmi una luce di intclligcnza. di questatragedia. E fu per mc una conferma della fede. Edopo tanti anni, adesso, sono arrivato a considerare la morte di mio padre come il vero sacramento della confermazione, la cresima della mia vita. E questo ha avuto una serie di effetti ininterrotti. sempre la fede è rimasta il punto fondamentale. una fede che non ha vacillato. E questo ritengo di doverlo a questo avvenimento. non a un esercizio intellettuale, a un convincimento logico, no no. Ad un avvenimento, ad un crlebnis come dicono i tedeschi. La seconda data è quella lì, dopo il liceo. Potevo scegliere tutto e mi assillava questadomanda, ma val la pena far l'avvocato o il medico? Avevo una personalità abbastanza estroversa, potevo far molte cose... e mi brillò quest' immagine, che l'unica cosa a cui valeva la penadedicare la propria vita, visto che uno ne ha una sola. era quella di servire Gesù Cristo nel suo servizio agli uomini. Ho concepito così la mia vocazione. A fare da "trattino d'unione". Tra la realtà di Gesù Cristo che mi aveva affascinato e la gente. amici e giovani che conoscevo. Soprattutto i giovani. E questo è stato un altro filo ros. o. non ho mai smessodi star coi giovani. Una vita spesanel tentativo di far scattare la scintilla ... Poi fu molto importante anelarea studiare a Roma. perchè ha contribuito alla mia formazione intellettuale e spirituale. con un impronta romana, che non è poco, visto quello che sarebbe successopoi nella SantaMadre Chie a. L'altra cosa simpatica Con don Francesco alcuni di noi si erano già rivisti. A pranzo un giorno e poi una sera a un dibattito alla Casa del Popolo. L'avevamo invitato ad un confronto e fu una serata strana, a sentir uno dei fondatori di Comunione e Liberazione citare Pasolini e Marx e incitarci alla ribellione e all'anticonformismo. Non ci convinse molto, ma fu utile vedersi a una distanza ravvicinata. Anche perchè l'ultima volta era stato 20 anni prima, alla Saletta della Provincia, quando a un dibattito fra noi, giovani del 68 e i giovani di Gioventù Studentesca, scoppiò un brutto parapiglia e ricordiamo sempre il volto e gli occhi esterefatti di don Francesco svettare sullo sfondo. Lo vedevamo qualche volta di notte, per strada, forse di ritorno da uno dei suoi viaggi, e ci dicevamo che non sembrava mai disteso, che sembrava un pòcattivo, e concludevamo, un pòscherzando, che lui non aveva smesso di fare il militante, noi per fortuna sì. L'altro giorno ci ha raccontato quale altra "avventura" stava affrontando in giro per il mondo. Poi Forlì è piccola. Dei tre presenti, di uno era stato padre spirituale in GS, dell'altro catechista, del terzo professore di religione. La storia di don Francesco in qualche modo si intreccia con quella di tanti. Tutti ricordiamo le accanite discussioni, a scuola, con i giovani di GS, quelli del "raggio". Ci accompagnavamo litigando e non era inutile. Oncologia è un reparto strano, che mette in imbarazzo, quasi un recinto sacro. Un posto in cui, e forse non è giusto, viene da fare silenzio, da camminare in punta di piedi, a disagio. Noi per di più, avevamo in tasca un imbarazzante registratore. E' stata una sorpresa. Dopo poco si rideva e scherzava. E vedere un volto segnato dalla malattia aprirsi al sorriso, accalorarsi nell'argomentazione, sporgersi verso la finestra ad indicarci i primi fiori, con una voglia giovanile di ricominciare pur nella constatazione lucida e serena che non sarà possibile, che forse "tutto è compiuto", è una cosa che rincuora anche un ateo. Uscendo si prova la sensazione, forse effimera, di poter far qualcosa, di poter sperare e spendere in qualche modo la propria forza, ancora in piena salute. A don Francesco tanti auguri da un gruppo di exgiovani che per tanti anni hanno visto in lui solo un nemico. che è successae che ha determinato tutto il seguito, è l'incontro, tornane.loa Forlì dopo 7 anni cli lontananza, col gruppo cli giovani che stavano continuando l'esperienza cli Gs. Mi sono innamorato di loro. Loro stavano facendo il "termometro". un giornalino studentesco, e di lì. poi l'incontro con don Giussani, e poi Comunione Liberazione. egli anni 70 poi, un altro sviluppo imprevisto, lo sviluppo di Comunione e Liberazione nel mondo. Ecosì per casomi sono trovato in Brasile, in Africa, per caso nel senso che dentro la storia del movimento succedevano dei fatti che per me diventavano proposte di impegno e io ho sempre detto di sì. E così ho circumnavigato il mondo. elle situazioni più diverse, più critiche, più dibattute. ei paesi ciel socialismo reale, già prima della primavera di Praga, o in America latina coi regimi autoritari che esistevano allora, a vivere direttamente gli avvenimenti argentini, i desaparecidos, Pinochet, la giunta militare brasiliana con gli squadroni della morte. L ·Africa. Fino a finire in Estremo Oriente. il Giappone, le Filippine, la Corea. E sempre con uno stesso perchè: far scattare quella scintilla dcli' incontro fra I· uomo e Gesù Cristo. E alla fine l'ultimo imprevisto è questo qui, di trovarmi qui, invece, a fare una vita assolutamentenormale, tra I· altro con la più comune. la più umile delle malattie di oggi. li cancro. E condividere così la condizione umana. Eri già prete, qual 'è stato il motivo preciso, il senso di scegliere la strada del movimento. Avevo una solida preparazione intellettuale. Filosofica e teologica. Avevo ricevuto anche una seria formazione spirituale, avevo tutti gli ingredienti. Ma avevo un problema, grosso. Come fare in modo che questo contenuto non diventasseastratto. ideologico. il cattolicesimo come ideologia, ma come fargli fare il moto contrario, come far sì che i I "contenuto" scendesse, incide se nella vita e diventasse esperienza. Era un problema mio, prima ancora della gente che incontravo. Già ncll' Azionc Cattolica avevo percepito il limite, ma ancor più negli studi, che c·era una certa tendenza a lasciare come scaffali separati il contenuto dogmatico della fede, le conseguenze morali e via via. C'era una possibile incrinatura che poteva di vcntarc spaccatura. L ·incontro con don Giussani è stata la risposta nel sensoche mi ha fatto scoprire un metodo per rendere vita, esperienza questi contenuti. Così tutto il grande patri111oniocattolico, assimilato negli. tudi, mc lo sonoritrovato come pane spezzabile, commestibile, una cosa che si può vivere, equesto mi hadato unagrande energia personalee anche forza di comunicazione. Quc~to qui è stato molto frainteso. Ha dato come l'impressione di un certo elitarismo, di una certa superbia spirituale, anche agli altri preti e nel mondo cattolico e fuori ... quc~ti sono quelli che pretendono di avere la verità, cc I' - hanno ~olo loro, ne hanno il monopolio. Cose che si sono B1bl1otecGa ino Bianco dette e anche un pò si continuano a dire. Ma il bello di questa esperienza è solo questo: la possibilità di vedere che cose che potrebbero ~alirc in alto come unamongolfiera, nel cielo ciclie astrazioni ideologiche, sono in grado, invece, cli scendere profondamente in terra. attraversando tutti gli aspetti dell'esistenza. Da qui I·accusadi integrai ismo perchè prevaleva nella cultura cattolica, quella tendenza che ho segnalato, lo scaffale del dogma, lo scaffale della morale. questo centra fino a qui, di qui non centra più, dopo questo qui centra fin qui e così via. Questa apertura alla storia e all'imprevisto. Viene poi mantenuta? Si ha un'impressione di chiusura, sì una comunità che viaggia nella storia, ma molto comunità. Non c'è un rischio di chiusura, come un fortino assediato dal mondo, per cui i segnali del mondo diventano tutti negativi ... Capisco che questa impressione può esserci. A parte i I fatto che questa impressione dovrebbe darla la chiesa come tale. Come diceva Paolo V I la chiesa è quella '·etnia sui generis" che sta nel mondo, partecipa alla storia, però sui generis. E per capire cosapuò voler dire questa specificità, bisogna andare allà storia della prima alleanzae poi alla nuova alleanza. on è questo che è succe!>S0ad Israele, cli es ere un popolo profondamente immerso nella storia e dotato nello stesso tempo cli unacaratteristica che lo rendeva un corpo profondamente estraneo?Questa si chiama alleanza. E' iniziata con Israele e. i è sviluppata, confermata e stabilizzata con Gesù Cristo nella nuova alleanza. Percui si verifica quel fenomeno stupendamente descritto nella Diclachè, uno dei primi testi cristiani del I I secolo, che descrive questo popolo che vive nelle città. nella storia, ma... ma ... lo posso dire di averlo visto. Coi miei occhi. Questo avvenimento cli totale immanenza e diversità. Una delle cose che mi ha colpito di più è stato partecipare alle feste tribali in Uganda per la consacrazione di alcuni preti neri. Era tutto assolutamente africano, impressionante. La messa, il rito, i canti, i costumi. le sbornie. ma avvertivi che c'era dentro un altra cosa che ti rimandava ad altro. E ho avuto questa sensazione fisicamente quando durante la Messa ho sentito i neri cantare il Credo. Lo stessocredo. Questaè la croce e la gloria ciel cristiano. Essere totalmente dentro e totalmente fuori, totalmente partecipee totalmente altro. Ed è una croce, perchè omologarsi può essere facile. Invece la posizione cristiana è l'esatto opposto dell'omologazione, non la permette e perciò è terribile, perchè ti sembra di esseresempre contro, sci un ribelle e non su un dettaglio ... Ma io ho sempre sentito una frattura fra il radicalismo di queste affermazioni e i fatti. Una riprova la si ha nelle scelte politiche ... Questo lo dicevano anchedi GesùCristo, lo accusavano di allearsi con personaggi squalificati, i pubblicani, eccetera. Ma io vorrei chiedere per favore se per un momento non si fanno delle verifiche a livello politico. Intanto perchè il politico appartiene massimamente al dominio delle opinioni e alla mutevolezza contingente e poi perchèè unaconseguenza,non è il nucleo. Se noi avessimo scommesso il nucleo della nostra verità sulle nostre scelte politiche ci saremmo castrati da soli. Infatti una cosa che ha scandalizzato è che noi le abbiamo cambiate con estrema facilità. Vorrei riportare il nucleo cli questadiversità alla sua questione cli fondo che è: ma alla fine chi ci salva?Chi salva me?Chi salva te? Questa però è una fuga, non puoi quando parliamo dell'immanenza fuggire subito nella diversità. o, no. Se non ho la certezza chequalcuno mi saiva devo per forza fuggire, coscientemente o inconsciamente, subdolamente o ingenuamente. Sarebbe come se mi chiccles i di buttarmi col paracadute togliendomi il paracadute. lo mi butto, ma col paracadute. Perchèoccorre un principio di saivezza per l'uomo. Il nostro nucleo è qui. Due concetti estremamente semplici, della più elementare tradizione popolare cattolica: che I· uomo non ha la possibilità di salvarsi. non se la può dare, non la può costruire, non la può dare ad altri. l'uomo è condannato. Secondo: ma è salvato. Qui siamo tutti uguali dal papaal re al povero diavolo sottoproletario. on so se è il casocli registrarlo. ma uno che si trova nelle mie condizioni, alla fine cosa fa? L'ultimo appello achi è? Senon alla misericordia? Co a faccio, mi metto fare l'elenco cli tutte le buone azioni, lutti i conti? Ma i conti non tornano. L'altra posizione c'è, ma è quella nichilista, non ci scappi. on importa che tu lo chiami Gesù Cristo, chiamalo come vuoi, che sia per te quello che vuoi, ma che ci sia una salvezza che viene eiafuori. O c'è questo oppure l'unica posizione in cui finiscono tutti, tutti inesorabilmente, è l'autodistruzione dell'uomo. Allora si sta dentro la storia. Ma c'é una prospettiva storica? Cristo venne in un periodo preciso, la prospettiva storica c'era. E visti i risultati si potrebbe dire che la prima venuta è fallita. Di qua invece si dice che la salvezza c'é già, che il "fatto è avvenuto". Ma quando la storia ti dice no, che non è cambiato nulla, che non si è risolto nulla? Da che punto cli vista si dice che è fallito? Chi ha detto che il miglioramento del mondo sarebbe il segno ciel successo. Cristo non è venuto a fare della cosmesi, non è venuto a dipingere la facciata. E' venuto a fare qualcosa di più radicale e di più serio, se no se poteva starsene a casa sua e non ci veniva a rompere le balle. E' venuto acambiare il cuore del1 ·uomo.E il segnodell'esito va visto lì. E allora avendo girato il mondo, dal capitalismo avanzato al sottosviluppo più disperato, ti dico che l'unica cosa che ho visto cli speranza, di promessa di futuro, è stato vedere come l'incontro con Cristo ha cambiato il cuore delle persone. Finchè il Cristianesimo fa accadere questo non ha perso la sfida con la storia. Chi la perde è chi dice "adesso cambiamo le cose··, i veri perdenti sono quelli che oggi parlano di nuovo ordine mondiale e voi sapetebeneche il nuovo ordine mondiale sarà il nuovo disordine mondiale. Tutte le guerre di cui mi è giunta eco nella mia vita, tutte, volevano fare un nuovo ordine mondiale. Che ordine hanno creato? lo mi sono rincuorato invece quando nel Cile cli Pinochet o nell'Uganda cli Amin o nella Polonia di Jaruzelki ho visto germogli are come le viole ora nei campi, il germe della fede, nel cuore dei giovani. Questa è la speranza. D'accordo. Però la storia continua ad andare per la sua strada. Bush sarà anche miope, ma è anche molto potente. Di fronte a ciò che ha detto il papa ci mancava che rispondesse con la domanda "quante divisioni ha il papa" e poi il quadro era completo ... Sembrano gocce nel mare quelle che dici tu ... Si. Si. Ma non è forse questo un argomento a favore di Dio? Se Dio facessecome Bush non arebbe credibile. Se Dio desse segno del Ia sua potenza con i I linguaggio dei potenti di questo mondo non ci interesserebbe. Proprio perchè usaun altro linguaggio esprime la ua potenza. In forme umili, unaviola in un prato, un cuore che si apre. Per noi cristiani. seguaci del crocifisso, il segno della potenza di Dio è l'insuccesso. E' l'impotenza. Per cui li ha fottuti tutti, con la croce li ha fottuti tutti. Volete ammazzarmi? Ammazzatemi. Mi sono fatto regalare una medaglietta con davanti la riproduzione ciel Cristo del Reni e dietro la scritta in greco delle ultime parole di Cristo "tutto è compiuto". E ho sempre fatto notare ai ragazzi che in greco questaè una forma verbale, col raddoppio del uffìsso, che indica un azione che è terminata completamente. In dialetto si potrebbe dire "l'è fnicla, '•fa1 disastar", ''l'è fata". Ma è proprio questo '•tutto è compiuto" che ci dà la pazienza, l'energia, per continuare a ricominciare di fronte a tutti i fallimenti. Il problema non è il fallimento, è dopo. L'altra sera ho sentito la Rossanda in TV correggere uno che aveva detto "il comunismo è fallito". "Non il comunismo, ma...". Una correzione semantica. Ma che non basta ovviamente. Quel che conta è vedere sec'è un futuro o no. Questo è il dramma cli oggi, di questi che ci han creduto, che l'han vissuto con passione. La certezza cli Cristo morto e risorto permette di avere nella storia la posizione giusta, cioè la pazienza di ricominciare. La storia èuna serie di tentativi, di fallimenti, cli tentativi, cli fallimenti. Chi la vince ... è chi la dura. E quindi in un certo senso, noi cristiani siamo liberi di fronte agi i insuccessi e anche cli fronte agli errori. Per esempio, ci han fatto sempre un gran dire, un gran questionare, sul Medioevo. Va be... Va be... avremo sbagliato, il sistema feudale sarà stato un disastro, i vescovi saran stati dei ... mettici tutto quello che vuoi. E allora? Mica ci scommettiamo sul medioevo. Il medioevo è stato un tentativo che ha dato risultati nobili e risultati ignobili, ma è stato un tentativo, non è mica finita lì. Per cui parlare di un fallimento storico del cristianesimo mi sembra azzardato... perchè c'è una capacità di ritessitura che proviene dalla natura stessa del Cristianesimo. Chi avrebbe immaginato che il papato oggi sarebbe tornato protagonista. E questo non è merito di Carletto. Se Carletto ha un merito ece l'ha, indubbiamente, è quello di riponare il giudizio storico al suo criterio giusto, la certezza critiana della possibilità di pazienza e di costruttività nella storia. Una certezza che muove all'azione. Per cui se vai a vedere... sempre sempre sempre, di fronte a tutte le tragedie della storia, anche le più ignominiose, compaiono i germi della speranza cristiana ... Compaiono ... compaiono ... Chi è onesto deve dame atto. Per cui e oggi c'è questa situazione tragica ... chi avrebbe immaginato che il 2000 finisse così male ... però vedi che proprio oggi che non ci sono più le ideologie utopistiche, non c'è un ottimismo immediato, c·è quello falso, I' ottimismo ciel consumismo e del libertinismo di massa,vedi che di fatto chi dà segno di speranza è la santa madre chiesa, che intesse intesse intesse... lo parlo per me, dacristiano. Dico quello che ho nel cuore. Non è un interpretazione filosofica. lo posso fare questo ragionamento sulla storia se prima lo faccio ulla mia vita. Se rispondo innanzitutto ali' interrogativo della mia esistenza. E allora potrei dire anch'io che la mia vita è stata un fallimento ........ Macchè fallimento ....... intervista a cura di R. Cazzoni, C. Saporeui, M. Tesei UNA CITTA' 3

intervista ad Augusto De Molo NON SONO DELUSI parte adiscutere. La differenza è questa: noi fummo messi in movimento, in moto. 1-:' veramente tutta una cultura, un modo di vedere la cultura che è finito; al suo posto c·e l'emergen1a dei problemi. ma nessuna solu1:ione globale. che non sia di natura religio-.a. f-orsc I· ltal ia è tornata quella che era. un pac-.c cattolico tradi1ionalista. dopo aver fauo un suo percorso che non l'ha portata molto avanti. E adesso che si trova dall'altra parte? Sono ancora un cane sciolto. e penso di rimanerlo tutta la vita. Chi nasce cane sciolto, resta cane ,ciolto. E' vero anche il contrario? E' difficile che uno diventi un cane sciolto. cl sensoche beneo male ha I' abitudine ad ancorarsi ad un salvagente. Puòdarsi che il canile si <,ciolga.per cui poi ogni cane mente il cane '>ciolto '>i mene con altri cani '>ciolti, farebbe ridere, al ma\simo abbaiano in'>icmc, poi ognuno torna per conto '>uo. non vi fidate NON SONO NEANCHE ILLUSI E' la posizione di uno che avrebbe sognato di essere in una classe in cui tutti gli saltavano addosso ... Ti <,altano adclo'>so lo '>lesso, però c'è que'>to. Il cane '>Ciolto deve '>tareun pas<,odavanti agli altri, deve fare ciò che gli altri faranno dopo. A vcvo propo'>IO di fare un filmato, ma ho visto che i ragazzi non ·'beccano". Un giorno a '>Cuoia, dovevo interrogare. uno di questi improvvisamente mi dice: "quel discorso che ci aveva fatto ..." lo ho '·beccato", sinceramente, per un quarto d·ora, entusiasta, sono tornato su quel progetto di video, poi ho pensato: ·'un momento, qui ti stai rovinando con le tue mani, dopo si perde 1·ora." Ho detto: ·'No. fermi, interroghiamo.'· Allora tutti giuSlificati. Gli ho bruciato legiustificazioni.'· o tu non puoi ...•· Ma come? lo ti offro di lavorare con la cinepresa, e col mixer. con quattro piste e tu lo fai solo per evitare l'ora. Ma io ti interrogo! lo, a cliciollo anni, per fare un lavoro del genere sarei uscito di casa senza scarpe. L'idea che potessi riprendere con la cinepresa. mettere una musica sotto un filmato .... sarei diventato mallo. Questi ragazzi probabilmente queste cose le hanno già. Hanno la televi ione che te le dà più belle. La caralleristica è questa passività. Quelli che erano i nostri desideri non sono più i loro. quella che era la nostra creatività non è più la loro. Certo, io sono adesso in condizione di fare quello che avrei voluto fare a 18anni. Ma tulio questo. adesso,non lo vogliono più. Mi piacerebbe sapere cosa vogliono, però per pura curiosità, perchè non saprei se poi sarei in grado di guidarli. in un interesse che non è più il mio. Forse l'insegnante dovrebbe fare questo. Però bisogna stare allenti perchè tendono a darti le cose che pensano gradevoli per te. Fondamentalmente devi demistificare. lo sono ormai diventato un demistificatore ... Non vi fidate. io non mi fido di voi. voi non fidatevi di me. Un insegnante di lettere ci parla dei giovani del 91 Giovani degli anni 70 e giovani degli anni 90. Che differenza? Nella sostanza, rispetto agli anni '70 chiaramente c'è un abisso, un abisso a diversi livelli. Prima di tutto manca l'interes e che nasce dall'ambiente. Negli anni ·70 e la metà degli anni '80, l"ambiente stesso, per quanto sia una provincia dell'impero, è un ambiente problematico, portato ad analizzare con chiavi di analisi se vogliamo ideologiche, con gli schieramenti, delle soluzioni possibili. Adesso questo non èpiù. Diceva, appunto, De Felice in un'intervista una cosa che ho trovato molto giusta: adesso i ragazzi hanno un interesse che non supera le 24 ore. non riescono a proiettarsi oltre le 24 ore. hanno una vita scandita dalla giornata, carallerizzata dalla mancanza di programmazione; maquesto per mc è lo stesso discorso: una volta c'era: analisi, critica, programmazione. via d'uscita, a livello politico, anche rozzo. Il discorso per cui il personale è politico era passato. Adesso, vicever a, il politico è personale, in sostanzaogni individuo è una specie di repubblica che si autogestisce, arriva al massimo alla famiglia e se esce dalla famiglia trova strutture organizzative confessionali, la parrocchia, o movimenti ecclesiali, paraconfessionali, come CL. E' tulio l'ambiente che si è destoricizzato, depoi iticizzato. E' diventato un ambiente che mira a risolvere il quotidiano. l'ultimo pensiero forte Lei dice che non ci sono gli stimoli dell'ambiente. E quando questi stimoli vengono dall'esterno. Per esempio la guerra è uno stimolo ... Sì, ma non è uno stimolo interpretativo. In sostanza è tulio un insiemecheèandatoincrisi: la psicoanalisi, se non qui in Italia, era uno strumento interpretativo della realtà. il marxismo era un sistema interpretativo della realtà. Adesso non UNA CITTA' Hanno collaboraro a quesro numero: Rosanna Ambroge//i, Giorgio Bacchi11, Paolo Berro:.::_i, Parri:.ia Bel/i, Roberro Borroni, Barbara Bovelacci. Andrea Brigliadori, Libero Casamurara. Fmwo Fabbri, Roberro Fahhri. Cra:.iano Fabro, Ermes Fu:.:.i.Roherro Cabrielli. Lia11aCave/li, Silvana Masse/li, More11aMo11ti. Ciova11ni Orlati, Carlo Pole11i. Cio,·a1111a Polllli. Vero Rcll'aioli. Cia1111Si aporetti. Massimo Tesei Proge//o grajìco: CASA WALDEN - Forlì c'è più. Noi adesso abbiamo un'ideologia della tecnicità a tutti i livelli. Però ci sono altri problemi che non è possibile che siano scomparsi, sono i problemi delle esigenze esistenziali, della solitudine... dove s'incanalano? Si incanalano verso il pensiero religioso, è una cosa abbastanza evidente. ·'Il privato è politico·· che cosa voleva dire') Che il politico risolveva il privato, che solamente risolvendo nel suo insieme le problematiche della società, quindi attraverso la rivoluzione (usiamo questo termine. non lo usa più nessuno) si sarebbero risolti i problemi dell'individuo. Questo era il sogno, il mito. Ora questo sogno. purtroppo o per fortun<1rion lo so, non c'è più. Cosa resta. resta il problema esi tenziale, affrontato in termini di quotidianità: oggi facciamo questo, domani facciamo quello. L'alternativa. l'ultimo pensiero forte rimasto, è il pensiero religioso. Ed è il motivo per cui la pane probabilmente più sensibile dei ragazzi, si orienta spesso in quella direzione. Perchè i ragazzi hanno bisogno di assoluto. Ecco infatti che la complessità è andata in crisi. Perchè l'immaginario offriva un'analisi complessa di fenomeni complessi, attraverso un linguaggio complesso. i ragazzi invece vogliono la soluzione semplice di problemi complessi con un linguaggio semplice. Tutto qui: sono adolescenti. essun adolescente accetta l'analisi complessa del reale, le sfaccellaturc, questo è un pen iero adulto, senile in qualche modo. Il ragazzo ha dei problemi urgenti; la società. l'ambiente non glieli risolve più. perchè non glieli spiega più, non dice più: guarda che se tu sei emarginato è pcrchè nella distribuzione nazionale o locale del lavoro tu non sei ancora utile. pcrchè questo è il discorso marxiano, o, tra un po', marziano. Da una parte c'è una risposta globale, che è quella rei igiosa. dall'altra c'è il vivere quotidiano. In mezzo non ci sta niente? Per lo meno dal punto di vista di un insegnante che questi problemi se li pone ... il sogno del salto Sì. e' è i I sogno del ~alto. Bi sogna tenere conto che la gente è stanca. e·è stata la piena del collcllivo, la piena del pubblico, la piena delle rivoluzioni, del cambiamento. La gente è molto delusa. I giovani non sono neanche delusi. non sono neanche illusi. Sono persone che aspellano cli uscire eia questa triste vicenda che è la scuola, che è tornata a e~scrc quello che era una volta: una parentesi, noiosa forse, ma in cui non si mette più niente di vitale dentro. Le generazioni ciel ·68 dentro la scuola ci mettevano tutto un pensiero desiderante, tulio un fare, sbagliato finchè si vuole. ma che era ingenuo, era carne, era sangue. Però non è vero che i ragazzi siano completamente amorfi. Hanno un loro mondo. solo che la mia generazione fatica ad individuare che mondo sia. Però hanno un mondo, come ogni generazione, e lo tengono segreto, appartiene ad unadimensione che adesso è privata, mentre la mia generazione era più ·'collelliva·'. Cera una scoperta collettiva di cose, poi c'era un farecollettivo. Adesso i ragazzi non fanno più nulla insieme, se non in piccoli gruppi. Sembra che non scoprano più nulla, in realtà scoprono qualche altra cosa, che però fa parte cli una dimensione culturale che sfugge all'insegnante. per motivi generazionali prima di tutto, ma anche perchè non risponde ai suoi gusti. Per curiosità io possoancheleggereunodi quei fumetti della violenza, posso anche leggere che cosa è Dangerons ancl Dragons. però sinceramente io non mi ci me11ereipiù a giocare, probabilmente. I ragazzi hanno un loro mondo, che èscarsamente penetrabile. Tutto sommato noi veniamo a scuola e li vediamo mascherati eiascolari. ci danno quello che ritengono di dover dare, tu gli dai un tema e loro ti fanno quel tema lì. cercano di difendersi. E' sparito l'anticonformismo. Almeno in una definizione tradizionale. Non si vuole più cambiare la scuola pcrchè la scuola ti risolva anche i tuoi problemi. Adesso c'è qualcuno che chicclcrcbbc l'educazione sessualeo che vuo- «Il Salotto di Forlì» Forlì - VioleRoma2, 65 - tel.780684 Dalregistadi «ATTIMOFUGGENTE» PETEWREIR unnuovoentusiasmanfitlem GREENCARD unmatrimoniodi convenienza GERARDEPARDI ·EAUNDIEMACDOWELL CO le qualche cosa, ma lo chiede con una specie di vagito tri'>lc. Non ci sono gruppi che piantano grane, scioperi. sit-in per qualcosa. C'è un gioco delle parti. Non c'è un rapporto, anche conflittuale, con l'insegnante? Per quanto riguarda la mia esperienza no. di nessun tipo. Allora l'insegnante è solo quello che fornisce nozioni? Sì e no. E' colui che da informazioni. Però, attenzione, non sono mai neutre. Gli studenti ,ono stati, per così dire, vaccinati. e non sono più "ingenui" nella maggioran1:aelci casi. In sostanza loro sanno che la tua è comunque un'opinione. sanno che i libri cli testo sono comunque opinioni, la nozione non c'è più o sembra non esserci pili. Questo sembrerebbe positivo però. Gli contrappongono la loro opinione. o. Li mettono in contrapposizione l'uno con l'altro. Se ci :c,ono due o tre insegnanti, ognuno cli materie simili, ognuno dei quali ha una sua maniera cli vedere le cose, gli studenti le fanno giocare fra cli loro. Sono le idee degli insegnanti ad essere in gioco. non quel le degli studenti. Ognuno, cli suo, ci mette un· apparente obbedienza supina. on essendoci più nell'ambiente, effettivamente, una tensione ed una dominanza, e in qualche modo una contrapposizione. che diventa però contrapposizione reale, che di vcnta soluzione di problemi. per i ragazzi Tizio vale Caio. Caio vale Sempronio. Allora loro lasciano agire le opinioni. L'idea che su uno stesso argomento si possono dire diverse cose a partire da diversi punti di vista, per loro è irrilevante. noi fummo • • messi 1n movimento Checosaèservitoil '68ad un insegnate come lei? Che cosa lo differenzia da un altro? Questo è un po· clifficile. La tolleranza è qualcosa cli nuovo. Bisogna vedere come hai fatto il '68. lo l'ho fatto dacane sciolto. Correvo. come tutti i cani sciolti. Quindi l'ho visto un po· eia dentro e un po' da fuori. Però la cosa importante. per la mia esperienza, è stata, prima di tutto. l'apertura culturale. C'è stato un momento in cui. per una serie cli motivi anche pregressi, lo studente italiano, anchedi provincia. ha saputo che esistevano, o erano esistiti una serie cli fenomeni in Europa. attraverso l'editoria. Ci siamo trovati proiettati in una cultura europea. in una cultura mondiale addirittura. Questo anche perchè cominciava la ci vilt~t cielconsenso. la civiltit dell'immagine. ciel villaggio globale del povero Mc Luhan: la gcncra1:ione ciel '68 è una genera,ionc che ~i è aperta. Si è aperta, ha sofferto, ha preso le botte e si è d1iu,a. egli anni ·so era un·infra1:ionc leggere il Borghese, i babbi lo mtscondcvano perchè c'erano certe fotografie; negli anni '60 l'infrazione è diventato leggere Mc Luhan. la Scuola di Francoforte, Freud, Jung, Reich. Ci fu il teatro, una generazione che anelò a teatro. Ricordo che a Bologna venivano i Gufi. quasi solo per noi. eravamo nel loggione e loro dicevano "siamo tornati per voi", era un rapporto familiare. Credo sia stata un· esperienza collettiva notevole. Cera questa grande effervescenza, anche culturale. si voleva sapere. si discuteva. lo non so seadesso i ragazzi cli 17-18-20 anni si riuniscano ancora da qualche va per conto suo. però quasi fatalmente incontrerà altri quattro cani che la pensano come lui, formeranno insieme tanti minigruppi come esistevano nel ·68, come reazione a catena. litigavano una mattina e la sera uno formava un altro gruppo, poi rilitigavano e si rispaccavano. poi passavano dalla linea nera alla linea ro - sa. La reazione a catena è tipica. però al la baseci deve essere il senso della solidarietà di gruppo per fare qualcosa. allora il gruppo sta su. Difficil- a cura di G. Bacchin e F. Fabbri lettera-------------------- VIVERE PIENAMENTE Per persone colpite eia handicap. il titolo cli questa testimonianza può sembrare assurdo. o una forma di difesa. dovuta ad una mancata accettazione di mc stessa. ma non è assolutamente così I La strada che ho percor o è stata. è e sarà segnata da infiniti ostacoli che a volte tolgono il respiro. Il mio handicap è fisico. è un rinc:-so incondizionato. il quale mi limita ancor pili (infatti non sopporto botti. oppure in certe situazioni ma fa perdere il controllo. Per esempio se non ho "mantegni" a cui aggrapparmi o comunque qualcuno a cui fare riferimento, non riesco nemmeno a stare in bagno eiasola ccc ..). rende ancora più pesante la mia situazione. La mancata ed11ca::.io11e sul nostro problema (fisico o psichico). rende maggiormente complesso il ritmo reale della nostra crescita individuale. già faticosamente raggiungibile. Tale condizione sociale assieme alla azione politica. mi ha sino apochissimi anni fa. inclouoa basare la mia esistenza sull'ollica "assistenzialistica ... e quasi inconsapevolmente perdevo di vista le mie concrete cd indiscutibili capacità. delegando lo svolgimento evolutivo della mia persona ad altri. Ma poi la realtà non mi ha risparmiato, costringendomi a prendere coscienza che soltanto io ho il dovere di risolvere le mie avversità e non certamente il diritto di costringere gli altri con un comportamento vittimistico. a colmare i "vuoti" che si possono riempire solo con la fiducia in sestessi. Tale consapevolezza. mi ha permesso di capire che è possibile trovare disponibilità da parte di qualcuno. a qualsiasi livello operi. lnsomma 1 La mia opinione è che nonostante i nostri limiti . possiamo superare come llltti le difficoltà, avendo però i I coraggio cli affrontarle. magari non mostrandoci restii dinan7i ad ogni minimo aiuto che ci viene offerto. Morena Mo111i ~{@:@~DEONII Nei locali ex EDEN ClNE-TEATRO TIFFANY Forlì - viale della Libertà 2 - tel. 33369 Non esiste un miracolo semplice RISVEGLI basatosu di unastoriavera Robert De Niro Robin Williams diretto da Benny Marshall Da giovedì 28 marzo WALTDISNEYPRESENTA ZIO PAPERONE ALLA RICERCA DELLA LAMPADA PERDUTA Forlì - via Medaglie d'oro 28 per informazioni tel. 400419 - 33369

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