Una città - anno I - n. 1 - marzo 1991

\ ~ • sommano Interventi sulla guelTCIdi Pierantonio Zavatti, Libero Casamurata, Michele Fiumi, Morena Monti. La pace? Una te1TC1u, na casa, un passaporto. Intervista a Milad Basir. Obiezione di coscienza, senso di appartenenza. Un editoriale. La grande Jihad è quella· interiore. Intervista a don Sergio Sala. Intervista a tre giovani pacifisti e ad un loro amico interventista. Per me è importante poter fare dei confronti. Intervista a Fadila Balcadour. j Sull'Islam. Di Marina Rimondi. Il volto dell'uomo. Colloquio con don Sergio Sala su etica e politica. Anche il battesimo non servì a niente ... Il racconto di un'anziana signo~ ebrea. lCO Ypres,CoventryD, resda,Hiroshima. Nomi di cittàche hannosegnatoil secoloe di cui,mai, sul suo finire,avremmoimmaginatodi doverriascoltarel'eco.Insieme a quellodi nomi tedeschidi gas. Abbiamointravisto qualche volto.Quelloattonito e fisso di un bambinoirakeno coricatosul fianconon ustionato e quellodi un bimboebreonascostodalla maschera antigas. E poi volti di padri irakeni scossi da un piantoinfantile.E abbiamointravistodi sfuggita il voltodi un'anziana signoraisraeliana, invalida, portata a bracciogiù per le scale.Di nuovoa dover scenderedellescalein tutta fretta. E sottouna tenda in un desertoguardandola finaledel superbowll,a risata di un ragazzonero americanoche domanidovrà esseremoltocrudelee forsenon torneràa casa.Ed infineabbiamovistoi corpisenzapiù voltodi inenni rifugiati, stanati dall'implacabileerrore di un missile intelligenteT.uttoquestosedutinellenostrecomode poltrone.E non sappiamocosapensare.Non sappiamocosafare. Nonapplaudiamo,questo è certo.Quelliche ci incitanoquotidianamentea farlonon ci piaccionoC. e li immaginiamobene ad eccitarsi,a bere e slacciarsicravatta e camiciae ad incattivirsise il nemiconon è ancheun codardo.Se fosseroal bar, un pakistanofarebbe meglioa girare al largo. In tanto tifo sospettiamo l'odiosozelodell'imboscato. Prntuttavia anchenoi,comeloro,siamoseduti in poltrona.Convinti,contutte le ragionichel'occidentepuò avere,di essereal fondocolpevoliE. se trionferemoalla finesul piccolo"regnodelmale"di turno cosaaccadrà poi?Ci sarà una casaper i palestinesi?Potrannovivere in pacegli ebrei?Ci sarà piùcomprensionefra nord e sud? Lo dubitiamo.I dati certiper ora sonochecalerà il prezzodella benzinae andranno su le borse.Il resto?

interventi Ampi stralci dell'interventodi Pierantonio Zavatti (del grup-• po prpmotoredel circoloACLI "OscarRomero")nel corsodell'incontro-dibattito "All'armi" svoltosinel salonecomunaleil 24 gennaio 1991. Eppure, finoad una settimana fa, prima del giido "All'armi", c'era ancora una via d'uscita ragionevolee realistica, tracciata con estrema lucidità e amore del bene comune dal Papa: richiesta ferma,ma senza ultimatum così rigidi, di ritiro dell'Irak dal Kuwait (con sapienza il Papa aveva misurato anche i toni, per non fe1ire il senso dell'onore molto vivonella mentalità araba che noi conosciamo assai poco, come ci ha ricordato recentemente don Dossetti);organizzazionedi una Conferenza'per la Pace in MedioOriente, non per una concessionea Saddam Hussein, ma perché é un'esigenza politicae morale sacrosanta; é davveroun grave peccato di omissione che dopo tanti anni non si sia cercatodi risolvereproblemidrammatici quali la spartizionedel Libano e la mancanza di una terra e di una patria per il popolo palestinese. Nel frattempo s'imponeva ovviamente una rigorosa applicazionedell'embargo ancora per gli otto-dieci mesi necessari. . In questo periodo l'ONU avrebbepotutodimostrareanche in altre regionidel nostro pianeta sempre più interdipendente,con la sua politica complessiva,di volereffettivamente favorirela creazionedi un nuovo ordine internazionale, intervenendo in modo autorevole sulla drammatica situazionedella Lituania e sui fatti e misfattiche ancoraoggi accadononell'Americacentromeridionale,terra inmolticasi disabitata dai diritti umani. Mi sembra indubbia la necessità di un nuovoruolodell'ONUe, lo dicodi passaggio, dell'Europa(che in questa vicenda ha dimostrato scarsa autonomiae coesione),perché nel dopoYalta, finitao almeno ridefinita la vecchiadivisione in sfere di influenza, dopo il superamento dell'equilibrio del terrore, che tanti di noi hanno giustamente criticato, non seguano,però, ora pe1icolosi e caoticisquilibri. Del resto l'esigenza di una maggiore coerenza e credibilità dell'ONUé 1iconosciuta ncheda Andreotti,se negliultimi tempi ha dichiaratopiù volte,an- . che in consessiinternazionali, che d'ora in avanti l'ONUnon potrà più avere due pesi e due misw·e(dunque finoraé stato così),aggiungendoche la riso1uzione sui territori occupati da Israele è altrettanto impegnativa di quella che 1iguarda il Kuwait. Ma i governidegliStati Uniti, dell'Inghilterrae di moltialt1i paesi, fra cui l'Italia, hanno compiutouna sceltadiversada quella a mio avviso suggerita dalla ragione. stringendo i tempidi un interventogi·avee avventuroso,per alcuni aspetti dubbioanche sul pianodella legalità internazionale cui tanto ci si richiama,perchè,se non sbaglio,le proceduredella Carta dell'ONUnonprevedono che l'impiegodella forzapossa essere delegato a uno o più Stati. L'interventismoha ca1icatola sua decisione di valori eticopoliticiche indubbiamenteesistono, perchéé intollerabilela violazionedel diritto internazionaleche si consuma con la cancellazione della sovranità nazionale di un paese. Ammettochenonper tutti sia una guerra soloper il petrolioe per il controllodi un'area strategica. E tuttavia la difesadi p1incipi fondamentaliper la convivenza internazionale non può giustificare il carattere precipitoso e forsennato degli attuali bombardamenti,i lutti e i danni di una guerra le cui conseguenzesaranno mondiali e di lungope1iodo,anche se lo scenariodel conflittoa1mato non diventasse mondiale. Nell'attuale contesto, che sta divenendosempre più cupo, é secondome astratto e 1iduttivo un dibattito puramente giuridico o moralistico sulla guerra giusta o ingiusta, perchè anzitutto non tiene conto di un dato fondamentale:non siamo più nell'800,quando le gue1Teavevanoancoraambiti, effetti e conseguenzerelativamente circoscrittie non ci serve più di tanto neanche il riferimento alla giustezza della lotta di liberazione,perchèdiversa e inedita è la natura di questo conflitto,e soprattutto, perchèdopoil 25ap1ile1945ci sono state Hiroshimae Nagasaki. Il funesto riarmo nucleare, chimico e battereologico di questi decenniha fatto sì che anche piccolipaesi comel'Irak abbianoaccumulatouna enorme potenzamilitare distruttiva, ma non si possonoeludere le responsabilitàdi gi·anpaite dei paesi del nord del mondo, da quelli occidentali ai paesi dell'est europeo: tutti questi l'hanno armato contro l'Iran, grazie anche ad un floridissimo mercato delle armi da cui l'Italia non è certamente estranea, comeha provatogià alcuni mesi fa un serviziodel settimanale "FamigliaCiistiana". Su questo quadro d'assieme, e sugli effetti sempre più drammatici che la guerra sta producendo, l'interventismo d'ispirazionedemocraticadeve pur 1iflettere;iopensoche una parte di esso1ivedràle sue posizioni,comele 1ivideun gi·ande poeta, GiuseppeUngaretti, vivendola p1imaguerra mondialegiornoper giornoin t1incea,e comele hanno 1iconsiderate tanti americani e tanti europeidurante la guerra del Vietnam. Io vedouna possibilepremessa di questo ripensamentonella stessa presa di posizionea favoredell'interventoda pa1tc di un uomodi grande levatura intellettuale e morale come Bobbio, il quale affermava. però,contestualmenteche'·con le proprie azioni non si deve produrre un male maggioredi quello che si vuole combattere", aggiungendoche in nessun caso la riparazionedi un torto deve diventare un massacro. Bobbio accompagnava con queste considera2 · UNA ClffA' zionì il suo sì "ad un intervento rapido, vincente, limitato nel tempo e nello spazio".Ma comesi potevarealisticamente pensare alla praticabilitàdi un intervento di questo genere, che gli strateghi militari ame1icaniavevanodefinito"operazione chirurgica"? Un'ipotesi di questogeneremi è parsa fin dall'inizioun miraggionel deserto. Ai cosiddetti pacifisti (ma il termine non mi piace molto, siamo semplicemente persone, diverse fra loro, che cercano di operare contro la guerra e per una pacevera),si rimprovera spesso una presunta mancanza di realismo, ma velleitari sono piuttosto coloroche hanno immaginato una guerra a tavolino senza curarsi degli enormi costi umani, ecologici,culturali ed economicicausati da un conflittoche alla fine non 1isolverà i problemiaperti e per molti aspetti li aggi·averà.Faccio un esempio concreto. Si può ragionevolmentepensare che la Conferenzaper la pace che prima o poi dovràessereorganizzata per il MedioOriente possaprodurre risultati miglio1ie più equi dopoun conflitto devastante? Credopropiio di no. L'umanità di oggi, dopo l'indimenticabile 1989e le speranze maturate anche nella prima metà del 1990, aveva davanti a sé ben altre sfide, a cominciare dalla lotta contro la fame e la sete che fannosoffiireoltre un miliardodi uomini. Oggitutto é divenutotremendamente più difficile:ci vorrebbe il coraggiodi un gesto generoso come una tregua negoziata dall'ONUpri"madi passare ad una gue1n di tena che sarebbemicidialeper tutti e renderebbeancor più teso, e non soloin quell'area, il clima di odioe di crociata.Una tale tregua, pur senza esiti scontati, potrebbe dare spazio ad un'ulteriore iniziativa de!~ l'ONUe ad un impegnoformale per una conferenzadi pace a breve termine nel Medio Oriente, togliendoa Saddam Hussein l'alon<!di chi cerca di presentarsicomeil patronodei palestinesi, e consentendoall'lrak un'ultima possibilitàdi 1itiro. Lo spazioper una soluzione positiva é stretto e in parte pregiudicato dai compo1tamentiprecedenti,ma gli uominie le forzedi buona volontà non debbono lasciare nulla di intentato, cercando anche conopportuneiniziative di liberare i palestinesi e lo stesso popoloirakeno, che sta pagando un prezzo incalcolabile;dall'abbracciomortaledel dittatore.Riguardoal rapporto personale di ciascuno di noi con la guerra, io distinguo l'obiezione di coscienza al servizio militare e alle spese militari (per la mia non più • verde età io praticoda anni la seconda)dagli appelli alla diserzione che sono un'altra cosa. Ricordoinoltreche come obietto1ialle spesemilita1inoi chiediamoda anni una nuova leggesul trafficodellearmi, la cui approvazioneavrebbe reso l'Italia meno corresponsabile sul pianomoraledi tanti lutti e atti di prepotenza. Circa le manifestazioniper la pace, vo1Teiaggiungereil mio auspicio che nei cortei siano presenti anche cartelli antiSaddam esposti in soste davanti all'ambasciata dell'lrak e che sia espressa forte e convinta solidarietà alle sofTerenze provocateanche al popolo d'Israele, la cui esistenza e la cui sicurezza non possono essere messe in discussione dalla necessaria e inderogabile creazione di un autonomo stato palestinese. Auspicointanto che continuia svilupparsi anche qui a Forlì la campagna"Salaam, ragazzi dell'olivo~per l'affidamentoa distanza dei bambini palestinesi che nelle prossime settimane avranno ancora più fame, più paura e bisognodi sapere che hanno degli amici da qualche parte. Propongo inoltre di moltiplicare le occasionidi incontroe di dialogo con gli immigrati stranieri, naturalmente anche con gli arabi e musulmani; bisogna cercare di evitare che scatti e si diffondaun pericolosoallarme socialeche ci facciavedere in ogniarabo e musulmanoun nemicoe viceversa.Chi cerca di essere operatore di pace, pur con le umane contraddizioni e i limiti culturali di ciascunodi noi, può S\riluppare iniziativeche consentano sia il miglioramentodella c~- pacità di accoglienzadella nostra societàsia la valorizzazione di diverseidentità culturali in un processodi scambioe di integi·azionereale. Quest'ultimo compitonon é ce1tamente facile,perché l'immigratopuò esprimersi 'in maniera molto parziale in un contesto socioculturale cosìdiverso,che tende per lopiù a considerarloun pesoda soppo1tare.E tuttavia alcuni tentativi di segnodiverso vi sonostati, esistonoe potrebbero essere riproposti.Mi viene in mente, ad esempio, che nel maggio 1990, nella parrocchia di S. Giovanni Evangelista,chi si dicec1istiano, o per megliodire cerca di diventarlo, ha pregato con le paroledel ''Padre nostro"fiancoa fiancodi alcuni amiciarabi che hanno espresso la loro fede con una bella preghiera musulmana. Comune l'intenzione e il senso di arricchimento reciproco.Momentidi questo genere avrebbero oggi ancora più valor~ contro la guerra che avvelena le coscienzee uccideil sentimento di fratellanza già così difficile da affermare in condizionidi ·'normalità". Pieranlonio.Zm;alli GAIA App1111tm11e1110 lil((i i lunedì 111aui11a d lle I I alle 11.30 sulleJrequen-;,edi ARIA RADIO ( 105 Ml/-;,)per parlare insiemedi a/i111e111a-;,io11e naturale. CO interventi Guerra giusta, guerra ingiusta. Giusta questa gue1Ta,ma ingiusta in quanto guerra. Ingiusta in quanto guerra "di oggi"che coinvolgemilioni di innocenti nella punizione dei colpevoli(meglioun colpevole libero che un innocente condannato).Giusta in quanto prevenzione di mali peggiori per domani.Ingiusta in quanto presuppostodi mali peggiori per domani anche se giusta oggi. Centinaia di esegeti stanno esercitandosisu questo argomento, dal teologo al giornalista, dal filosofoal letterato, dallo scienziatoal giurista. Ma di storia nessuno parla: non di filosofia della storia (frettolosamente recuperata dagli affossatori dello sto1icismo),ma di fatti. Il Kuwait nasce comestato a metà del XVIII secolo;ma viene poi inclusodagli Ottomani nella provincia di Bassora (Iraq) e così rimane fino al 1899quando lo sceiccoaccetta il protettorato b1itannico.Allora agli inglesi interessava il controllodella ferroviaBassora-Al Kuwait. Quando si rinnovòil protettoratonel 1914il petroliogià c'era e nel 1923cominciaronole primeconcessioni di sfruttamento che già nel 1934inclusero gli ame1icani. La prima rivendicazioneirachena sul Kuwait risale al 1961 e fu avanzata da Kassem, in coincidenzacon la rinunciadellaGran Bretagnaal protettorato sull'emirato. Costituiscono, questi, sufficienti elementi di diritto? Nemmeno per sogno,anche perchè il diritto in quell'area (come Ìn tante altre) non ha prop1:ioalcun senso. Il di1ittoha senso, sia pure con tutti i limiti dell'astrazione essenzialistica,se gli stati si fanno la sto1iaper prop1ioconto.Ma laggiùstati. governi, confini ed economie, sono cose fatte da altri. E quindi i "mostri" e le "mostruosità"che vi nasconosono il prodotto non della loro ma della sto1iadi alt1i. Unicoelementodi "identificazione",più che di identità, ma comunquedi autoctonicità,iimane la religione.Ma le religioni possonoessere solomomentanea mente elemento unificante, e sempre accop- ._!! piandosi alle spinte irrazionalistiche dei nazionalisti: nonchè èssere d'ostacoloalla comprensione degli altri, in quanto assolutistiche,normalmente ricadono in frantumazionisettarie che creanodissonanze e ostilità interne. La "Grande Nazione Araba", in quanto Islam. ne é l'esempio vivente. Ma il Cristianesimo non ha fatto di meglio e nem- .menoil Buddismoe l'Induismo che pure professano innocui misticismie p1ivateinterio1izzazioni.Ciò che unificaè solo la consonanzadi interessi economici, anche se mascherati sottocumulidi sovrastrutture, che manca del tutto con il mondoarabo, di\risonon solo tra 1icchie poverinellostesso stato, ma fra stati ricchie stati poveri. Questa consonanza esiste, invece,nel fronte degli "alleati" in quanto unione dei ricchi, stati e popoli,occidentali od orientali che siano. In questosensoassistiamodi fat,. to ed al di là delle proclamazioni ideologichead uno srontro Nord-Suded al fallimento del villaggio globale. Agli U.S.A.il compitotragicoed ingi·atodi ·ristabilirel'ordine:ma un'ordinevecchio,senza avvenire, di cultura lardo-ottocentesca. Organizzando il mondo del "dopo Yalta", si sono ritrovati il mondo del "dopoVersailles"e lo gestiscono con la testa del "Congresso di Vienna". All'Iraq il triste destino di "spaiire"per la stupidità di un "condottiero" allevato alla scuola della prepotenza occidentale, ma senza ma senza la forza fisicadei prop1imaestri. Saddamsarà un'Hitler, ma in fondoHitler di chi è stato figlio? Quandomuore un uomonrnore un universo:ed ora muoionoe mo1irannomigliaiadi uomini. Pazienza. la specie sopravviverà. Quel che conta é salvare il meccanismoeconomicoe la sostanzache lo lub1ifica.Anchequesta volta ce la faremoperchéAllahè gi·ande ma un angelonon vale un tornado. Comeben sanno tutti i bravi musulmani che si tengononeutrali. LiberoCasamura/a • · 11: Coop.Centofiori J " ~ ~ LAB.ART. fITOPREPARAZIONI /) ViaValDastico, 4 - Forlì- Tel. 0543/702661 • Produzionedi estrattiidroalcoliciin diluizione 1:10 dapiantafrescaspontaneao coltivatasenzal'utilizzodiprodottidisintesi. • Opercolidipiantesingolee formulazionicon utilizzodimateriaprimabiologicao selezionata. interventi Dobbiamotristemente riconoscereche questa avventura nel Golfononè certola sintesi ultima di un processodemocratico, avviatosiin Europaalla finedi questosecolo,o che tale processo si stia avviando o compfetando nel mondocon limpidezza. Dobbiamoanche coscientemente ritenereche se vi é qualcuno oggi che detiene un pò più di responsabilità per il drammatico susseguirsi degli avvenimenti,questaé la nostraciviltà europea, che é stata il sito di originedellefilosofiee delledemocraziesociali,ma nacqueallora e continua a vivere oggi come affermazione di sé fino alla distruzionedell'altro,rappresentato ieri dalle grandi civiltà colonizzate o distrutte oggi dal tentativo egoisticodi ordinareun mondoe una civiltà che non ci appartengonosecondoi nostri schemie secondo le nostre consuetudini. La diversitàdelmondoeuropeo intesa in senso positivocome luogodi vivacità culturale, di elaborazionefilosofica,di affermazionedemocratica,deve essere giocataogginon lungo la curva della reciprocadistruzione ma lungo l'asse delle possibilitàdi cont1ibuirealla costruzione di un mondobasato sui p1incipidi solidarietàe responsabilità. Se dal puntodi vista dellamorale cattolicae cristiana si può gioireper la vitto1ianel panorama europeodelledemocrazie socialiemergedall'ambitocattolicol'esigenzadi ridareoggia questi sistemidemocraticinuova linfae un significatochenon sia più solo quello della maggioranzache decide. Oggi,e di questosi sente particolarmente responsabile una buona fetta di cattolicesimoilluminato, si impone la necessità di riattribuire alla democraziae alle istituzioni che la rappresentano quei valori che sonopropri dell'ispirazione evangelica,di carità, di dignità e di libertà dell'uomoche sono stati spogliati e derubati dall'incapacità della politica di uscire dai circoli viziosi dell'economiae del potere che il denaro esercita sul pensiero dell'uomo. Se per questi cattolicila politica non è certo "lo"strumento unicoed essenzialeper il raggiungimentodella giustiziasocialee del benecomunee se se ne avverteoggipiù che mai la sua limitatezza ed inadeguatezzaa livelloescatologico,essa nonpuòcertodivenireil mezzo di affermazionedi sé e di distruzione e mortificazionedell'altro. E' per questo motivoche si é ape1tauna laceranteferita tra mondocattolico e politica fra chi identifica nella guerra un'avventura senza ritorno e chi invecetenta di evidenziare una giustificazionepoliticaal l'atto di guerra creando peri· colose sovrapposizioni dello stiumento ai fini della politica e sentenziandola supremazia di questa di fronte all'etica e alla morale. La guerra nel Golfoal di là di ogni considerazionestrategica o a posteriorisulla giustizia o ingiustiziadelle cause che l'hanno prodotta 1ischiadi diventare un veroe proprioten tativo di legittimarela propria egemoniapolitica,militare eà economica. Se gli anenimenti del Golfo dete1minanoun clima internazionaledi "disai:,rioe incertezza" sul futuro dell'umanità é necessarioche dal mondocattolicosi affermiuna speranzache la testimonianza attraverso l'impegno politico.sociale, di volonta1iatodei \·aloridella solidarietà e della pace vinca la violenza e l'offesa fino alla realizzaLionedel famosopasso biblico"con le loro spade costruiranno arat1i e falcicon le lorolance;ne un popoloprenderà più learmi controun altro popolonè si eserciterà più la guerra". .\ificheleFiumi

<<Editoriale>> Saddamsi prendeanche tutta l'Arabiaa me non interessa. Perchè con la benzina a 3000 lire forse staremo meglio, andremo meno in macchina, ci sarà meno inquinamento. Quanto pensiamo di poter andare avanti così?In continua espansione,sempre più lusso,sempre più asfalto e montagne traforate! Una crisigrossaè inevitabile.Non sarà Saddam, sarà un'altra volta. fecerocrescereun'identitàdi sinistra.E' la canzonedi un disertore.A quel tempodare dignitàalla diserzionesignificavarivendicarela propria estraneitàalla societàe allo stato. Unosputo ai benpen• santi e alla retoricadio-patria-famiglia.Quelmarchio resiste,dentrome e, penso, dentroalla culturadi quella generazioneL. 'imboscamento è un'altracosa,c'èun rapportopiù immediatocongli altri Sarà un caso, ma perchè a capodel movimentopacifista americanoci sonoi reducidel Vietname non quelli che allora scapparonoin Canada? E cosa vorrestidire allora, cheperesseresinceripacifisti bi.sognandareinguerra? Oggisi puòpresentare il cosiddettoimboscamentoaddiritturacomeun attodi coraggio o comeuna sceltaideale. Io avevosemplicementeorroreapensarmi ncasermae ho fatto l'obiettoreA.vevoquesta possibilità e l'ho sfruttata. Ma non posso vantarmi di questo. Possosolo dire che non me la sentivodi andare in caserma. A me sembraovvioche l'obiezionedi coscienzadebba "costare". Se no che scelta di coscienzaè!Se uno fa obiezione ad un anno di serviziomilitare chevada a fare due anni di serviziocivile.Ma in Afri. ca non alla Cgildi Forlì! Il problema è quello di sentirsi corresponsabili. E nel casocolpevoliQ. uandosi crede· di non esserlo è perchè qualcuno sta già facendo le coseche tu non vuoi fare. E le sta facendoanche per te. Se tu domanimangi un pollo è perchè oggiqualcunolo sta sgozzandoper te. Tu domani l'avrai lì comeuna cosa già morta, pulita, un oggetto e non più un essere vivente. Quellavorodi toglierela vita che tu avresti orrore a fare con le tue mani, qualcuno l'ha fattoper te. Sarestimeno responsabile?Forse di più. Il mandante è sempre più responsabile! Il problema allora non è quellodi abolirei lavorisporchi, nè di scansarli personalmente, bensì di "combatterli dentro di te". Parliamo di guerre giuste, giustissime come l'ultima mondiale. La Resistenza. Ebbene quanti lavorisporchipuò essere necessario fare in una guerra giusta? Tantissimi, perchè comunquela guerra è sporca. Un esempioestremo,ma non inverosimile,è_"il lavoro"di torturare una SSse dallesue informazionidipende la vita di tanti amici.Leggete "Il dolore"della Duras. Cosa fare? La cosamiglioresarebbe deciderecollettivamentedi non usare mai, mai e poi mai, certimezzi.Ma è verosimile?- L'obiezionedella Duras è fi. sica, si sente male e viene portata fuori... O se no?Obiezione di coscienza?Sempre obiezionedi coscienza?C'è il rischioche il lavorosi faccia comunquee alla fine lo si deleghia coluial quale,alla fin fine, i lavori sporchi non dispiacciono. Tu proponi la dissociazione interioreF. arele coseperpoi staremale,per poi espiarle. Ma questo può essere fin troppo comodo! Perchè è · un'ideasimilecheti permette di farelepiùgrosseporcherie del mondo proprio e alla fine,di non sentirticolpevole. Conla scusacheti senticosì colpevolteuttoti puòdiventare permesso.E' l'inquisitore colcilicio! E allora il pilota di Hiroshima cheha poipenatoper tutta la.vita? O gli stessi scienziati che l'hanno inventata che sonoandati in c1is.i... Ma a me chevadanoin crisi dopointeressapoco... Sarebbeoradi andarein cri.si prima! Vi faccioun esempio un pò brutale. Un domani, finita e vinta una gueJTacombattuta foss'anchesoloper il petrolio, ti presenti al dist1ibutoredi benzina e paghi la benzina millelire. Esattamente come il soldatoche ha combattuto. In quel caso tu che hai fatto l'obiezionecome ti sentiresti? Noncomeun crumirochepoi prende l'aumentodi salmio? Ma nonper questoè giusto picchiareil crumiro! Voglio difendereancheil dirittodel· crumiro! Però non meravigliarti se quando passa il crumirochi ha fatto sciopero non lo guardi in faccia. Se peròperpagaremille lire la benzinadevofaredelleschifezzechemi fannorivoltar.e... A me non interessa fare una guerra per la benzina. Pagarla 1000 lire e poicasomai consumarne 1000 litri al mese. A me ne bastano solo 20 litri al mesee sondisposto a pagarla anche 3000 lire. Se Diserzionei,mboscamen.t.o. A 16anniascoltaila canzone Farewell Angelina di Bob Dylan. E' stato µno di quei marchi culturali fondamentali che perchèil tu.otirartiindietrolo vedisubitonelpesochetu hai scaricatoe che toccaad un altro. In casermaquesto è evidente. La ~ce? Unaterm, una casa, un passaporto ••• Perchè le masse del mondo arabo si sono schierate al fianco di Saddam? So cheè difficileper voi capirequesto fatto. La popolazionearaba è stata umiliataper 40 anni. Gli arabi sonomoltoorgogliosi. Il mondoaraboè riccodi cultura e di storia.Questaumiliazione pesavae pesa ancora nei nostri paesi. E' sufficienteguardare i paesi del NordAfrica. Algeria, Maroccoe Tunisia sonolegati in tutti i sensi al mondooccidentale,ma oggisi sonoaccortidi avere lasciato perdere le proprie radici, di averecredutonellostiledivita occidentale si sonoritrovati prividi tutto, non hannonulla, non sononè in cielonè in terra. E così per i popolidi questipaesicominciaun camminoall'indietroper tornareal lorostiledi vita. Saddampuò rappresentare in questo un leader patriottico. Più di 20 anni fa c'eraNasser, non era certamente un integralista musulmanoe, ra un leadercarismatico ed era riuscito ad a~ere attorno a sè le masse arabe. Il mondoaraboè molto divisoa livellodi regimi,ma moltounitoa livellodeipopoli. DopoNasserè sempremancato un leadercapacedi gestire questaunitàdi fondo.Saddam puòapparirecapacedi coprire questomolo. Non dimentichiamoche Saddam ha combattuto contro l'Iran conl'appoggion, on solo morale,di tutto il mondoarabo,esclusala Siria. I Persiani sono il nemico storico degli arabi e Saddam ha già ricoperto,quindi,questo ruolodi leaderdi tutti gliArabi. Mi pare che tutto ciò non sia ugualmente sufficiente per capire perchè i Palestinesi si sono schierati con l'Irak. Per molti si è trattato di un grande errore. Qui ci sonodue problemidi fondo. Il primoè chea livelloufficiale, quellache è la rappresentanza ufficiale,organizzata, deiPalestinesic, ioèl'OLP,non si è schierataconTiziocontro Caio,ma ha detto che non è giustofarela guerraper ilKuwait, perchèil nododi tutti i problemiè la questionepalestinesee allorabisognadiscutere delMedioOrientenel suo complessoper trovaresoluzioni giustee durature. Kuwait, Palestina,Libanononpossono essere trattati in mododiffe. rente, condue pesi e due misure. Il secondòè chea livello del popolo palestinese, in Giordaniacomenei territori occupati, c'è effettivamente grande entusiasmoper Saddam Hussein. Bisognacomprenderela speranzadeiPalestinesi.Per tantianniabbiamo visto tutto il mondo quasi indifferenteversoi nostriproblemi.Arafathaconcessotutto quelloche gli è stato chiesto, come I' accettazionedellarisoluzione 242 cheè l'implicitoiiconoscimentodello Stato di Israelee l'abbandonodellalotta armatacomestrnmentoper la liberazionedellaPalestina. Ma in cambiocosa ha avuto? CheReagannongli ha dato il vistoperandarea NewYorka parlare ali' ONU!Adessoandate a dire ai giovaninati e vissutinei campiprofughiche dopoil Kuwaitverrà risoltoil problemapalestinese,andata a dire che adessol'Onu,dopo 200 1isoluzionnion rispettate da Israele,è diventatoun governomondiale! E poic'è un' altra cosa:nelsognopalestinese di una pat1ialiberac'è l'attesa di un liberatore.Perchè un sognopossadiventarerealtà deveesserciuna prospettiva.I Palestinesisannochenon potrannoconquistarela libertà da soli. E allora,manmano che diminuisce la fiducia in una soluzioneinternazionale, e oggiquestafiduciaha quasi toccatoil fondoc, rescel'attesa, la speranzanell'aiutodei fratelliarabi, nellavittoriadi un grandeleaderarabo.L' Intifa- - da è ormaientrata nel suo 4° anno,lecondiziondii vitasono terribili,centinaiae centinaia , di personesono state uccise, moltissimierano i giovanissi- L'uomo ne uscirà handicappato mi e i bambini.Da quandoè cominciatala gue1Tanei territori occupatic'è il coprifuoco, nessunopuòandare a lavorare, nessunopuòusciredi casa. Lagenteè ridottaalla fame.I Palestinesihannoraggiuntolo stato di disperazione.C'è il terroreda una partedeimissili e dall'altra della rappresaglia israeliana.Nonhannoricevuto le maschere antigas, sonotrattati comeveri e propriostaggi.Credochesiamodi frontead una grandeingiustizia internazionale. Che significa la pace per te? Perme la pacevuoldireavere unpassaportoa, vereuna casa, avereun postotranquillonella mia terra, pace significaper me libertà, significa la mia cultura,significalamiaradice, lamia tradizioneA. Jlafinevogliocontinuarea sperare,non possorassegnarmi così facilmente.La speranzanon è un sogno,ma 1,m modoper fare delsognouna realtà.Vogliamo che il nostro sogno, cioé la pace, diventi veramenteuna realtàper tutti gli uomini? A curadiMassimoTesei Il conflittonel golfopersicosta mietendomorte,distmzionee disperazione.Le ragioniche lo hanno originatosonodi natura politica,economicae,d anchedi "supremazia".Aparer mio, anche se alcuni aspetti di esse si possonocomprendere,il risultato a cui hanno dato vita non è in alcuncasoaccettabile. Non voglioassolutamentegiudicarele parti in causa, ma è mia convinzioneche al tennine non ci siano nè vincitorinè . vinti, da entrambe le parti ci saranno vittime. Vittime non soltanto cadute sotto i bombardamenti,ma quelle del dopo guerra. Tutti coloroche dovrannoricostruirsi un futuro con sofferenzae povertà, le quali renderannoil processodi ricostrnzionematerialee moralemoltorallentato.Non solo!Nel mondoesisterannomilionidi personecondizionateindelebilmentedalleatrocitàdi cuisonoinvolontartiestimonie, mi augurodi no,ma credocheciò li conducaad una valutazione errata o megliosminuitadella propriaesistenza,oppurealtri avrannoil terrore del domaniper leconseguenzeparalleledel conflitto(terrorismo internazionale, attentati ecc..), annullandosè stessi. E' w1 prezzoesorbitante,il quale renderà nel tempo "handicappato l'uomo"nei 1iguardi di un qualcosadi inestimabile:la vita. MorenaMonti SCRIBA DTPPROFESSIONALE Forlì· Viale Italia 95 · Tel. 0543/30690 BibliotecaGino Bianco «Editoriale» Se la gueJTanon la sentomia ionon la faccio.Che poi ioviva in una societàche ha decisodi farla mi interessa finoad un certopunto. Consideroun miodiritto, alienll,bilevistochemi metterebbero in galera, sceglieredi non andare in guerra. Un diritto che mi aiTogo. Mi tornanoin mente,ai tempidel Vietnam,lemanifestazioni patriotticheamericaneehesi scagliavanocontroi pacifisti dicendo"senonti piacequestapaeseperchènonte ne vai".... verrebbe da dire.anchea me chesenonti riconoscin questa società,se non riconosciil suo dirittoa difendersip, erchènonte ne vai... Un momento. In primo luogo se io non accetto questa societàper comeè strutturata, o per le decisioniche prende, se la desidererei profondamente diversa, ciononostante questo è pur sempre il miopaese, la mia ten-a.MalgradoAndreotti... E in secondoluogoin caso di aggressione io sonodisponibilea difendere il mio paese, compreso,sia chiaro, la difesadi Andreotti. Ma chi ti dice che difendereil Kuwait non sia anchedifendere il tuo paese? La situazione nel mondosi è fattacomplessae non da Saddam. Col tuo ragionamentopuòsembrarechesbagliaronoFrancice Inghilterraa dichiarareguerra a Hitlerper la Polonia!E infatti si discusseallora se fossegiusto "morireper Danzica".Fattosta chepoi, comunque, dovetteromorire per loro! Allora. Il problema di cui si discute è il rapporto fra libertà di coscienzaed appartenenza ad una società.Fra responsabilitàindividualee responsabilità collettiva.Fra il "noi"e imio".Si parlava prima del "mio paese".Che "comunqueè il miopaese".L'appartenenzaè sicuramente uno dei punti di partenza di qualsiasi patto di convivenza.Di qualsiasi contratto di matrimonio. Il problema è capire fin dove arriva questa "promessa di appartenenza". lo capiscoilproblemadi coscienzag,rave,gravissimod, i noli voleresserecostrettoad ucciderem,. a c'èappuntoun problema di patto sociale.Se vicinoa casanostrada domani si i.stallaun gruppodi farabuttichecominciaa darcifastidio, a dareattornoa nostrafiglia,cosafacciamo?Ci difendiamo da soli? O chiamiamola polizia?Ese i poliziotti,ricevutala chiamata,fanno obiezionedi coscienza?Ci andrebbebene? Fattoè chese stiamoin societàè per trarnedei vantaggiin cambiodi qualchesacrificio.Un patto societariononpuò corrisponderemai alle tue aspettativeal !00%.Si discute, puoi farele tuebattagliep, oi in baseal principiodi maggioranzasi decide. E pur ammettendoil dirittoindividualedi "tirarsindietro", di rifiutarelaguerraci si assumecomunqueuna responsabilità gravi.ssimaP..erchèsefra tremesi veniamoa sapereche Saddam aveva in animo di buttarele bombeatomichesu Israelecosadiciamodopo?Checi siamosbagliati?Da ogni parte la si guardi a me sembrache la rotturaimprovvisae unilateraledelpattodebbacomportareun prezzomoltoalto, che valgaquelloche stannopagando i soldati mandati a combattere. E se inveceiomi lasciocoinvolgerein questa gueJTa,che diventa sempre più crudele,controcivili,bambini,donnee poi un domanivengoa sapere che era stato il Kuwait a tentare di strangolare economicamentel'Irak e che gli americani avevanopremeditato il tutto pe1:distruggere un paese scomodo?Allora?II problema resta. Mettiamo che la maggioranza prenaa decisioni che ripugnano profondamente. In Germania fu la maggioranza a volere Hitler e Hitler non aveva taciuto le sue intenzioni contro gli ebrei. Ed infatti anche in molti tedeschinon nazisti scattò poi il riflesso.condizionatodelrappm-tenenza",l'essere "comunquetedeschi". In questocasola rottura unilaterale del patto è imperativa. Ma chesensoavrebbeallorauna parolacome"obiezione"? Obiezionead unosterminio?Contro lo sterminiobisognaribellarsi,bisognaintervenire,pena, comunque,un qualche gradodi corresponsabilitàC.hesensoavrebberoparoled'ordine del tipo "nè aderirenè sabotare"", nèconHitlernè con gli ebrei".Suonerebbersoolosinistre! In casiestremi,l'atteggiamentodi chiapprovaedi chidisapprovad, a dietrole tendedi casa,sonotropposimili! Loren'.?OGazzoni & C. s.n.c. 47100 Forlì - Via Mariani n° 6 Tel. e Fax. 0543 / 53661 UNA ClffA' . . 3

r intel'Vista a Don Sergio Sala La vera Jihad è quella i leriore. Quando una guerra può essere giusta? Per difendere il proprio benessere si può giustificare una guerra? Per un cristiano mai. Per il cristiano il valore supremo è l'amore del .prossimo.Allora io non posso fare la guerra per il petrolio,è assurdo, forse anche per un non cristiano. In quale caso allora la non-violenzacessa per il ciistiano di essere il crite,io assoluto?Nel caso contraddica appunto l'amoreper il prossimo, che è il valore supremo. E questo lo dico sulla base anche di teologipacifisti che non hanno una posizione rigorosacomequella di Capitini e di Tolstoi e per i quali la non-violenzava storicizzata. Se io in Cambogiavedo i Kmer rossi che mi uccidono due milionidi persone io non posso dire "sto a guardare". Mi ricordo che Garaudy, quando noi, cristiani di sinistra, cercavamo,20 anni fa, di giustificarela lotta di classe, Garaudy diceva che " la violenza, la lotta, la rivoluzionesono il voltodrammaticodell'amore".Ed era vero.E' chiaro che deve essere sempre una violenzacommisurata. NellaPopti.lorumprogressio, enciclicache allora esaltammo,si dicechequandoun popolo sottosviluppato vede lesi i suoi diritti fondamentali, la sopravvivenza,ecc.,quando non c'è altra scelta che la rivoluzione,quando infine si sa che la rivoluzione può essere vittoriosa, perchè se so di perdere allora sarebbe disonesto,date queste condizioniallora può essere giustificata. In seguito, di fronte· alla nuova corsa agli armamenti atomici i pacifisti cristiani hanno criticatoquesta posizioneche in casi estremi ammetteva la violenza.Perchè la guerra avrebbe ucciso tutti... Contro Hitler molti cristiani hanno combattuto. Una delle accuse fatte agli ebrei fu quella di non essersi ribellati, di fronte allo sterminio.Levi rispondeche non c'era questa cultura della ,;. bellione... Insomma, in certi casi la non-violenza induce degli effetti storici che sono perversi, che sono contro il principioverso cui tende. La non-violenza come rispetto dell'altro può tramutarsi in complicità con l'assassino. Allora io intervengo. Non possointervenire per me,ma per l'altro sì. CamilloTorres, il prete guerrigliero,"sparava piangendo". Ovviamente quando non c'è alternativa. Là nel Golfosi potevafarediversamente?Questoè il problema. L'esercizio della violenza comunque, in ogni caso, comporta rischi e conseguenze personali gravi. Pensiamo alla vita del partigiano, alla stessa manualità della violenza, alla necessità di compiere atti orrendi. Sparare piangendo è verosimile? Sembra che tutto debba essere funzionale al risultato. Per esempio la demonizzazione del nemico ... Qui tocchi il problema grosso,educativo.Sopratutto per noi preti adesso. Il problema è proprio quello di avere le mani sporche,ma la coscienzachesi 1ibella. Io me le sporcole mani, è inevitabile, l'ideologiaha le mani pulite perchènon ha le mani, dicevaPeguy.Non ci possiamo costituire come anime belle. Purtroppo siamo in un universo in cui dobbiamo scegliere chi ammazzare.E' inevitabile... E chi non lo fa è perchè qualcuno lo fa per lui ... esatto, iole bugienon le dico, ci pensa già la Cia e il Kgb a dirle per me... Allora, (; .J ;_ ~ . } , TW1 ' ·"1 1';4-,,~ ... . ~:, ~ r-· ~~ , si fa il male, perchè vivere vuolgià dire non essere innocenti, io faccioil male, ma è la ,ibellione della coscienza che fa crescere... Il problema è prop,io quellodi non cadere mai nella demonizzazione del nemico.E' difficilelo so, perchè la coscienza tende• sempre a seguire l'essere, come diceva Marx, questo è inevitabile.In questi mesi, lo vediamo,ci siamomangiati il linguaggio... Il linguaggio della violenza,"gliele abbiamo suonate", le sc,itte sulle bombe,questo è anche inevitabile, ma la coscienzadeve sempre continuamente1ibellarsi, ricercare l'altro, odiare il male, ma non il malato. Ghandi diceva "io mi alleo con il mio nemico contro i suoi peccati... Ma è possibile? Ad esempio con idee simili non puoi fare il generale, ti dimettono il giorno dopo. L'esercito che combatte meglio è quello che non ha dubbi, non ha tentennamenti... Proponiamo una specie di dissociazione interiore, intima, di ognuno nelle cose che facciamo. Ma non inabilita all'azione? Lo so. Che Guevara, infatti, diceva "imparate ad odiare perchè l'odio fa prendere la mira"... Qt1esto lo diranno certo anche ai ma1ines e ai fanti irakeni... Ma Che Guevara diceva anche che "bisogna indurirsi senza perdere la propria tenerezza"... E infatti. Perchè ,;. mangono dei valori, penso anche al di là dell'"assurdo" della fede, anche a livello umano, in fondo la non-violenza, l'amore del prossimo sonoanche valoriumani, che anche se non sonotraducibili immediatamente nella storia, però possono maturare nei tempi lunghi. Le coscienze danno frutti nei tempi lunghi. Quindi, direi, va bene, la guerra può anche avvenire in qualche momento,ma se la coscienzasi 1ibella... non è ancora tutto perduto... Tu hai detto di ritrovare l'altro anche nel nemico. Ma alcuni dati materiali, del progresso tecnologico, vanno invece nel senso di inibire questa possibilità. La possibilità della compassione, per esempio. Trovandomi faccia a faccia col nemico, il male lo devo fare, foss'anche quello più brutto, infilzare con la baionetta, però ho ancora la possibilità di vedere quel volto dell'altro di cui ci hai parlato. Se spingo un bottone a 10 km d'altezza ... Non c'è allora anche un'alienazione della guerra e del nemico, per assurdo? Qui però bisogna vedere che valore si dà alla tecnica. Bisognademonizzarla questa tecnica, oppure gli uominihanno la possibilitàdi costruire anche una tecnica umana? Non c'è dubbio éhe uccideredirettamente è duro. Le stesse SS, nelle prime esperienzedei campi,costrette a sparare con le rivoltelle, dopopochi giorni impazzivano e bisognava ,iciclarle con gli psichiatri.Dopo,conle camere a gas, ne morivano miJ. le voltedi più, ma ti eri allontanato e diventava tutto più asettico.Questoè vero.Peròè anche vero che la tecnica ti propone anche delle altre esperienze, che sono invece umanizzanti.E poi stiamoattenti ad esaltare il passato. Quando arrivavano "mamma li turchi"oppure là in Libano "mamma li genovesi" veramente ammazzavano tutti. Adesso ci scandalizziamo se la guerra dura 15 giorni... Nonè che una volta eravamo più buoni... E poibisognadire che un progressoc'è ... almeno un valore è ormai riconosciuto da tutti, forse persino l'ecologianon è per tutti un valore, ma quello dei diritti umani sì. Diritti poi disattesi sto,icamente,ma ogginessuno più si azzarda a dire che non ci devonoessere i di,itti umani. Si diceche "vannorispettati". Allora non è del tutto vero che la moraleè totalmente sto1ica,contingente a secondadei peiiodi.Ci sono valorimorali definitivamente acquisiti. Nelle coscienze,se non ancora nella realtà storica. Ed anche nella realtà col tempo,la schiavitùè pur finita. Un giornofinirannoanche le guen-e. Tornando all'inevitabilità di certe guerre e, quindi sporcarsi le mani, eccetera. Ma allora diventa inevitabile anche discutere che tipo di violenza e alla fine fare anche un freddo calcolo quantitativo. Per esempio gettare una bomba atomica sulla guardia repubblicana può essere accettabile... Si va sulla quantità inesorabilmente. Marcuse però si ribella alla domandasulla quantità. Perchè dice questa della quantità è una domanda del breve termine, allora non vogliorispondere. D'altra parte non c'èdubbioche 80000morti ad Hiroshimahanno salvato forse 200000 americani nelle isole.Lui dicedi non voler1ispondere.Nelbrevete1mine (INEMA ~ Forlì- VialedellaLibertà2 - tel.33369 «Il Salotto di Forlì» Forlì- VialeRoma, 265 - tel. 780684 Dalregistadi «ATTIMOFUGGENTE» PETEWREIR unnuovoentusiasmantfeilm GREENCARD unmatrimoniodi convenienza GERARDEPARDI ·EAUNDIEMACDOWELL CO TINTOBRASS hariapertolecasechiuse PAPRIKA conDEBORCAAPRIOGLIO dal 22-2-91 il problema della quantità c'è, non c'è dubbio.Ed è ancorapiù tragicodi comedicevi tu, perchè la certezza che qua sono80000 e là 200000 non ce l'hai in anticipo, devi scegliere su quello che non sai. Saddam avrebbesbaraccato i' tre milioni di ebrei? Non lo sai. Cosasarebbesuccessosenza la guerra? Hitler invaderà la Polonia?Nonhai la certezza. ... è propriol'atomicaa dimostrare quanto continella storia l'immaginario.La bomba atomicasqualifica chi la usa, pensiamo a Truman, agli stessi scienziati. Hiroshima la ricordanotutti e i 200000 morti di Dresda, fatti con · bombe al fosforo in pochi giorninon li ricordanessuno. Questa è ipocrisia. Non vogliamo fare brutta figura , ma poi ammazziamodi più. Ero a un dibattito con una persona più anziana di me, colta, qualcuno ha detto "dresdizzazione" e lui non sapeva cosa significasse. E questo perchè? Perchè l'immaginario nella storia conta molto. Ed è un bene o un male? E' un dato. Il problema è quellodi trovareun immaginarioetico,e qui sarebbe il ruolo delle religioni. Una cosa è avere l'immaginario di Assur e di Marduk, per non parlare di politica,e una cosa sarebbe l'immaginario del dio crocefisso,dell'agnello trafitto. Sono due immagini archetipiche che agiscono nell'inconscio. Il nuovo testamento contro il vecchio. Mai contro... La novità del nuovo è stata quella di lasciarsicrocefiggere. Anchese poi storicamente è successo alla rovescio, chenoiabbiamocrocefissogli ebrei.E questa è la colpache abbiamo.La frase che Golda Meirdisse a Paolo VI vedendo il crocefisso"quanti morti sotto quella croce!".Queste son cose che non posso dimenticare.Sonodati oggettivi. Noi abbiamofatto presto, questo popolo l'abbiamo martirizzato per 2000 anni poi l'abbiamoscaricato sulle spalle dei palestinesi e poi abbiamo detto "adesso stiamo dalla vostra parte palestinesi". Beh, insomma... Ed è chiaro che adesso il diritto è quellodei palestinesi,però visioni, le opposizioni interne. O anche un nemico interno, gli ebrei per i tedeschi, i trotzkisti per Stalin, sfoghi su un nemico inventato dei risentimenti che nascono all'interno della società... E questo anche a livelloindividuale. Ci sono delle persone, diceva padre Balducci, che esistonosoltanto perchèhanno un nemico,non hanno una consistenza individuale.Perchè c'è un processo,nella costituzione psicologicadel nemico, di securizzazioneindividuale. Fornari, "psicoanalisi dellaguerra". La figura del nemicoda doveemerge?E' il sè cattivoche io proiettosull'altro, dopodichèlo demonizzo e allora vedo il nemico, mi sento purificato, buono, e quindi mobilitando tutte le forze del bene io uccido il male fuori di me. In questo modomi sonosecurizzato, mi sono identificato, io so chi sono. L'identità dipende dall'inventarsi un nemico. E questa è la logica che laici comeFornari oppure il Vangelo tentano di spezzare dicendo "il nemico non c'è, il nemicosei tu, è la tua ombra, ce l'hai dentro." Il vero uomo di pace, dice Fornari e mi piacemolto... è quelloche sa trattenere la guerra in sè, che sa contenere il sè cattivo. In fondopoi il demonioche cos'è? E' una raffigurazionedel sè cattivo,è il male proiettato fuori, se il demonioè li io sonobuono...Alloral'uomodi pace è quelloche sa contenere il sè cattivo,quelloche soffre perchè contiene sempre l'aggressività. Ieri ero coi miei ragazzi, ancora molto giovani e dicevamoappunto di comecontenere la propria aggressività.Educarsi a vincerla. Quando senti a scuola che vorresti far del male a qualcuno,o contro il fratellif WHY? ) -- si deve arrivare ad una esistenza degli ebrei e ad una esistenza dei palestinesi. Volevo dire ancora qual- ·· cosa sulla questione dell'altro. L'utilità del nemico per tenere in piedi qualsiasi ambito sociale. Storicamente è dimostrato. Allora come si concilia con quell'etica dell'altro di cui parlavi. Starebbe in piedi una società senza un nemico? Ci dovremmo addentrare nei sotterranei delle coscienze.Certamente la guerra è all'origine degli stati. La paura del nemico coagula,questo storicamente ·è dimostrato. Un nemico esterno fa superarele di· no a casa. Imparare a dominare la rabbia. La vera guerra santa, la jihad, non dimentichiamoloè quella che ciascuno combatte contro sè stessi. Jihad vuoldire sforzo. La grande jihad è lo sforzo inteiiore. Quella è la gue1Ta santa. Poic'è la piccolajihad, quella contro gli infedeli ... Ma la grande è quell'altra. intervistaa curadi FaustoFabbrie GianniSaporetti NeilocaliexEDEN è nataunagrandeidea ClNE-TEATRO TIFFANY DISPONIBILITPAE'R CONVEGN- IRIUNION-IRASSEGNE Forlì- ViaMedaglied'Oro,28 Perinformazionit:el.400419- 33369 I '

J Abbiamo inconh-ato he studenti 11 pacifisti'', poi un loro amico 11 interventista ma non gue1Tafondaio'' G • • stud 1· •• 1ovan1, en 1,am1c1: que~la uerm li m n o alla prova. Comeavete cominciatoa partecipare alle iniziativecontro la gue1Ta? Roberto. Tutto è esploso il giornostessodelloscaderedell'ultimatumanche perchèprima non ci ho mai creduto in questa guerra. Ho imparato, non lo nascondo,chec'era l'ultimatum alla metà di dicembre. Tutto è partito con la veglia in Comunedel 15Gennaio. Marco. Siamo andati là,comestudenti, perchè avevamobisognodi una organizzazionecheci appoggiass.e.. "Avevamo bisogno" chi? Marco. Anch'iocomeRoberto, sono1imastocolpito. Le guerre che ho studiatomi sembravano realtà lontane. Me ne 5.000 kurdi e tu chefai?Uccidi 5.000 dei suoi? Francesco. Nonholeideechiare,però sono convinto che questa guena era sicuramenteevitabile. Si vede come l'America non abbia volutocercareuna mediazione.QuandoSaddam proposedi ritirarsi in cambio della risoluzionedei problemi palestinesi gli U.S.A.1ifiutarono perchè così Saddam veniva fumi premiatoe non accettarono nessun colloquio. Roberto. E' giustoessere pacifisti o no?Riguardoa questa guerra sono incondizionatamente pacifista.Una cosa di cui nondubito,fra i tanti dubbi chemi assillano,è chequesta l!llerrasi ootevae si dovesono reso conto un po' tardi anch'io, ma quando è successo mi è sembrata una assurdità e per fare qualcosa era però opportunotrovare chime ne desse la possibilità.Ho letto «Non c'è assolutamente niente che _possa giustificare una guerva evitare perchè la vedo come una guerra di interessi, camuffata, da tutte due le parti, sotto false ideologie. Abbiamo da una parte Saddam che ra ••• » l'annuncio, il volantino, ed è cominciatada lì, con Roberto perchècondividevalemieidee. Ci siamo telefonati, è stata una cosa abbastanza spontanea, ci siamo trovati con altri ragazzidel Classicoun po' più giovanie ci siamoaggregatia questogruppo. L'etichetta "pacifista" vi sta bene? Roberto. Mi sta bene perchè non ho problemi a fanni etichettare, ognuno poi pensa quelloche gli pare però, sentendoil discorsofatto dal babbodi Francescoal comitatoper la pacechediceva:"Pacifistvi a bene,peròcominciamoa porci dei dubbi" ho cominciato a pormeli anch'io. Dall'inizio della guerra fino ad ora ho cambiato posizioneperò partendosempreda una richiesta di pace,cioèla guerra deve fi. nire comunque. Marco. Per "pacifista"io intendo che non c'è assolutamente niente che possagiustificareuna guerra. Possiamo anche considerare che il motivoper cui l'America si è interessata al mediooriente non sia il petrolio,che sia proprio la liberazionedel Kuwait .Amoltipuòsembrareun motivovalido,ma anche se ce ne fosse un'altro ancora più valido,una guerra nonpuòessere giustificata. Guerra giusta o no. Supponiamo che venga questo palestinese a parlarvi della guerra e del suo popolo per liberare la Palestina. E' una specie di guerracon tanti morti. Come la mettiamo? Marco. Vorrei farmi chiarire dai palestinesi la posizionedegliamericaninei loro confronti.Basta. Francesco. lo sono stato messo alla prova conquesta guerra perchèa un certopunto vieneda chiedersi se una guerra è sempre sbagliata. Mi definiscopacifista però sonoa favoredei palestinesi, sonod'accordocon l'Intifada.Non pensoche la guerra sia un modo per risolvere i problemi però è molto difficile... se la guerra è inevitabile, se ci si trova di frontea un dittatore che ha ucciso5.000 kurdi, cosa fai? E' giusto fare una guerra nei suoiconfrontio no?. Roberto. Lui ha ucciso si mette la coronadi liberatoredi tutti gli arabi. Dall'altraparte ci sono gli americani che dicono:noi siamo i liberatori. Tutto per nascondere il vero interesse che è lo sporcopetrolioattorno a cui gira tutto quanto. Questo mi fa sentire molto impotente e molto preso in giro. Perchèmi sento soloingranaggiodel giocodeglialtri. Ingranaggio perchè? in fondo tu non vieni direttamente coinvolto. Roberto. lo non vengochiamato però ho un amicoa Cervia che finoa questa estate era al mare con me. Poi lui è andato a fare il militare perchè ha smessodi studiare e adessosta facendoi turni doppi perchèla marina è in stato d'allerta e non è esclusoche quandosi farà un contingente lui vada via. Va tutto benefinchènon si è toccati da vicino,quando poi cominciaa partire una persona a cui tieni le cose cambiano. Poi mi sento un ingranaggio perchèlostato che mi rappresenta è il primoa prendenni in giro, la guerra del golfoè stata l'ennesima riprova. Marco. Quandonoi ci sentiamo dire che l'Italia avrà un ruolodi poliziainternazionale e dopotre giorniche dei piloti italiani sonoandati a bombardare Bagdad, viene il dubbio di esserepresi in giro. Avete amici "interventisti''? Marco. Una persona con cui sto moltotempoinsieme,una miaamica, è stata contraria alla guerra finoal giornodell'ultimatum, mi ha aiutato a fare gli striscioni ecc.., poi, forse anche influenzata dai genitori, ha cambiato idea. Fin tanto che c'era la possibilità era giustoevitarlapoiuna volta incominciata la guerra diventava una cosa giusta e indispensabile. Ultimamente non ne parliamo più, perchè finisceche litighiamo. Francesco. L'obiezionepiù frequente checi vieneda colorochesono contrari all'impegnopacifista è che tanto le manifestazionie le testimonianzenon servono a niente,chelecosecomunque non cambiano. Marco. Mi chiedo:se tutti rimanesseroin silenzio, se non accadesse niente, nessuna protesta, nessuna manifestazione, un disinteressecosìcompletofarebbe un effettomoltostrano. Roberto. E' anche giusto sfatare questo mito per cui una coscienzasocialeo una idealità di massa non servonoa niente. Basta un esempioper tutti: la guerra del Vietnam. Lo diconogli stessi militari che è una guerra che hanno perso i politici. Ci sono stati grossi movimentiallora e non penso che l'America di allora fosse menoarmata di oggi.La guerra peròè stata persa. E. i militari stessi diconoche è avvenuto per il cambiamento di fronteche c'è stato nellamentalità americana. Le manifestazionidi pensieroservonoa qualcosa: se si sono fermati una volta si possonofermare ancora.Stavoltacivorràun po' più di tempoperchèstavoltale Come hai saputo della guerra? La mattina mia mammami ha svegliatodicendomicheera scoppiatala guerra. All'inizioero un pò contro. Pensavochesi potesserotrovare altre strade piuttosto che una guerra subito così,che ci fossestato tempoper decidere, ma poi ho ripensato che se si lasciava fare, se si lasciava passare più tempopoi la guerra sarebbestata peggioreperchè Saddamavrebbecostruito dellearmi peggiori;potevaanche costruirsi una bombaatomica.Ragionareconi dittatoii si fa moltafatica. Qual'èallorail veromotivoper cui si fa questa guen·a? I motivi sono diversi. Io non sonofiloamericanoa,nzi, sobenissimoche l'Ameiicaè intervenuta per gli interessi che ci parti in causasonodi più. Nei vostri ambienti c'è interesse a discutere, a capire? I fatti di questi giorni colpiscono le persone con cui siete a contatto? Francesco. Queste cosecolpiscono, però c'è un problema. Noi siamoabituati alh1televisione, non abbiamo bisogno più di niente, di fare alcuno sforzoper cercaredi approfondire. I ragazzidi oggi,e mi ci mettodentro,1imangonosempre allostato superficialedelle cose,beccanotutto quelloche viene detto. Questa guerra li ha colpiti,peròi discorsicheho sentitodi più sonostati quelli chedicevanocheSaddamè un pazzoscatenato,che ha violato il diritto internazionale. Non siamopiù capacidi chiederci:"ma sarà prop1iocosì?" e andare oltre alle cose che vengonodette. E c'è anche un nientare l'Irak. Anche per cambiare la cui-, tura, hai detto ...? E' un po' comesuccedevada noi durante il Medioevop, erchèda loro il progressonon c'è quasi stato, o meglio, il progresso è qualcosadi importato, non di sentitodallasocietàaraba.Noi dovremmocercare di sensibilizzarli non imponendoci a loro, perchè imporsi significherebbesuscitare una sollevazionecontrogli occidentali, imperialisti. Bisognerebbe, però,sensibilizzarlianche con degli aiuti conareti.Con l'immigrazionedai paesiafricanie arabi le culture si mischiano ed il problema ce l'abbiamo anchein casa... E' un problema? Nonmi sonomai trovato a parlarne, però penso che quando poi questa gente avrà sono, per cui nonla giustifico pienamente. Però ugualmente pensoche non si debba lasciareche uno «Sicuramente non con gioia, però partire, ••• ». l'opportunità di tornare a casa al proprio paese d'origine, sicuramentepotrà essere un mezzo per stato invadaun altro e lasciare che le cose rimangano come sonoo diluirlenel tempo,perchècoltempol'offesasi mitiga, per cui dopo un anno o due, tutti si sarebberoassuefatti e lui avrebbefattoquelloche voleva.Chela guerra nonservaa portare la pace nel Medio Oriente sono d'accordo, ma l'intervento era forse l'unica alternativa. Anche la Conferenza di pacesul MedioOriente mi sembraun po' utopistica,· perchèla societàaraba è molto diversadalla nostra;è rimasta più o menocomeeravamonoi 11eMl edioevnoo, nhannoancora una luce della ragione propria. Hanno delle superstizioni, degli ideali a cui credono ciecamente, proiettano tutto nell'aldilà. E' tutto fanatismo che li porta anche a morire di fame,tanto sannodi esserenel giusto,per cui nonhannoassolutamente paura di morire. Quindiil dittatore puòbenissimo disporre di quella gente. Allorase la loromentalità non cambia,di Saddamne possono venire fuori sempre anche in tanti altri paesi; è proprio un fatto di cultura. Che poi la guerra sia necessaria adesso, in quel luogo, non c'è dubbio secondome, per liberareil Kuwait, non certamente per ansensibilizzare anche gli altri del loro paese per avere una cultura occidentale,un nuovo modo di vedere le cose, non così ristretto. Bisognerebbe peròrenderemigliorile condizioni di vita di questi immigrati, perchèsi sa l'emarginazioneche devonosubire nelle grandi città. Si gira intorno all'idea di progresso. Secondo te che cosa è, materialmente, il progresso? n progressonon è certo una visionecapitalistica nel senso vero e proprio,perchè il capitalismoha i suoi lati negafr,ie positivip,eròpenso che in ogni caso il progresso sia cercaredi dare a ciascuno il libero sfogoalle proprie capacità personalie non ostacolare quindi l'altro, tentandodi imporreil propriovolere.Cercaredi fare il propriobenenon facendoil male altrui. E' una visioneun po' utopistica, perchè è un po' difficileda realizzarsi, peròsi può arrivare sulla strada per avere un benessere, che è anche benessere materiale,che poi porta a sentirsi meglio, liberi di agire comeci sentiamo. Accetti l'etichetta di interventista? Interventista sì, ma nonguerrafondaio.AnziiopartivotemBibliotecaGino Bianco processoincredibileche mi ha sorpresoe coinvoltopersonalmente:ho vissutoquestaguerra in diretta, conla televisione che mandava i bombardamenti minuto per minuto comese fosseil calcioe io mi sonoaccortocheero coltelecomando in mano a vedere se c'eraun altrobombardamento, quasi a sperare che fossesuccesso un attacco con armi chimiche...Mi sonodimenticato che sotto quellebombestava morendo della gente. Quandome ne sonoaccortoci sono rimasto male. Marco. Anch'ionei primigiornivivevo la guerra minuto per minuto, la cosami avevaquasi affascinato... poi ho abbandonato completamenteil telegiornale, sentola radiola mattina e leggo i titoli nei giornali,proprio per non rimaneretravoltodal~ le notizie. po fa èla posizioni estremamente pacifiste,però col passare del tempoho visto che il pacifismo così radicale è un'utopia.Magarianchemolte dellemie posizionipotrebbero essere utopistiche;però intervenireoggipuò evitare gli effetti di una guerra peggiore domani.Ma non bisognapensare che,finitotutto lì, bisogna adagiarsisugli allori;abbiamo disannato un dittatore, ma ce ne sono poi tanti di dittatori nellazona. E' un problemache ci dobbiamo porre, perchè, comeabbiamoarmatoSaddam contro Komeinia suo tempo, perchè era il pazzo di turno, adessoil pazzodi turno è Saddam, per cui armiamogli altri paesi vicini,ma, poi,tra dieci, vent'anni ce ne saranno degli albi che noi abbiamoannato controSaddam. Tu _partiresti?Sicuramente non con gioia, però partirei, perchè ritengo che sia la cosa meno peggiore. Non con gioia, perchè andare in gue1Tanon è che facciapiacere, non è chemi piacciaandare in giroad ucciderela gente, per cui lofarei nonpropriovolentieii, però certamente non scapperei. E cosa pensi di quelli che-dichiarano di disertare come atteggiamento pacifista estremo? Innanzitutto io rispetto le loro idee per cui non mi sento di giudicarli in modocategorico, peròpensoche, se voglionovivere in una nazione abbiamo certi doveri, e se lo stato dovesse chiamarci per un qualcosache noi non riteniamoassolutamente giusto, abbiamo comunqueun doverenei confrontidellostato, dobbiamo proteggerlo, dobbiamoandare... In questo caso però, non si tratta di proteggere lo stato in senso stretto ... AppuntQp.er questo, vistoche non è una guerra in casa nostra, non è che io mi metterei a gridare allo scandaloperchè queste persone non vogliono andare. In questocaso,secondome, sonolibeii di rifiutarsi. Nei confronti di valori come nazione, stato, onore, che negli ultimi venti anni sono andati un po' giù, tu e gli amici con cui parli cosa ne dite? I nostrigenitori,i nostri nonni, hanno dovutoessi stessi difenderela loro patria durante la guerra per cui hanno toccatocon mano cosa volessedire la nazione,la patria; noi invecevivendoin tempodi pace diamospessole coseper scontate. La nazioneè una parola, molti giovani si sentono pocoitaliani,ma più cosmopoliti e il sentimentodi nazione si è andatoperdendoancheper il benessere,i viaggi,mettersi al confrontoconaltre cultureci ha portatoad essereun po'più universali. Questo è un bene o un male? Non è completamente unbeneperchènoiabitiamoin Italia, ... non sono assolutamente nazionalistaperòpenso che essere scetticisulla politica, sullostato non è che giovi al nostrostato. Hai detto che il progresso ha portato all'affievolimento di questi valori, e non è un bene. Però dicevi è il benessere ad aver portato ad un allargamento culturale... allora? Bisogna distinguere fra un progresso capitalistico che porta ad una distinzione eccessivatra ricchie poverie un benessereche invececoinvolga una grandemaggioranzadella popolazione. Il progresso ha fatto del bene perchè viaggiaJIMIAOAAJSOII re allarga la nostra visione. La gente che viaggiapocoe rimane legata alle proprie radici, alla propria cultura, rischia una visioneristretta. C'è un fascino della guerra? Quali sonole tue reazionialla televisione? Non mi lascio coinvolgere troppoda quellochevienedetto perchèpotrebbefuorviarela mia capacità di giudizio.Certamente della guerra è stato reso quello che è l'aspetto spettacolare:la CNN,la guerra indiretta.Permolti è stato unospettacolo,comele partite. C'era l'agonismo, una certa quantità di violenza.Per cui il fatto di provare curiosità di fronte a queste scenedi guerra è legatoal fatto che c'èmovimento,c'è attività, c'è qualcosache toglieper un po' dall'inerzia quotidiana, dalle notizie di tutti i giorni. Io però non l'ho vissuta così, se non nei primi giorni. Ora leggo sempre i giornali ma cercodi non guardare la TV,perchèrischiamo di diventare dipendenti dalla TVtogliendoquelli che erano i motividella guerra, che diventa solo una cosa esterioree spettacolare. A curadi FaustoFabbri. UNA ClffA' 5

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