La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

della costituzione e dei principi universali della carta dei diritti dell'uomo. Questo è il punto discriminante. Poi se uno viene condannato dal giudice - ma sta in Italia da dieci anni - non si capisce proprio perché non possa scontare la pena nelle nostre carceri. A me sembra che in questo modo si affermi di fatto il principio che gli stranieri che stanno in Italia di fatto non maturino nessun diritto. Sui raprorti tra immigrati e criminalità comunque i discorso sembra abbastanza complesso. Le statistiche sulla popolazione carceraria non sembrano molto conjortanti ... Forse il discorso è un altro. Quando si dice che le carceri sono piene di immigrati c'è da fare una considerazione molto elementare. La disciplina carceraria italiana è divisa in due grosse categorie. Per i reati la cui .l?enanon supera i quattro anni ci sono tantissime agevolazioni per uscire. Dai quattro anni in poi c'è una maggiore rigidità. Ora tutta una serie di pene detentive legate a quei reati che con una parola si chiamano di microcriminalità (e che rappresentano del resto circa il settanta, l'ottanta per cento dei reati) gli italiani in sostanza possono scontarle fuori dal carcere. Per gli stranieri questo non è possibile. Per gli italiani ovviamente c'è una famiglia, spesso hanno degli amici che possono dichiarare che il detenuto andrà a lavorare presso di loro, ci sono agevolazioni previste per le festività principali. C'è in breve tutta una rete di istituti di sostegno che consentono di far decorrere la pena in maniera alternativa. Gli immigrati, gli irregolari in particolare, spesso non hanno famiglia, le reti amicali non hanno la stessa forza di sostegno, non c'è grossa possibilità di difesa perché gli avvocati costano, ci sono i problemi linguistici, non sanno spie~arsi bene, la polizia è più prevenuta. Gli immigrati in ultima analisi, a BUONI E CAWYI parità di pena, soggiornano in carcere un tempo medio maggiore rispetto agli italiani. Quindi questa maggior permanenz~ determina la percezione fondamentalmen!e sbagliata che tra gli immigrati ci siano più delinquenti perché molti di loro stanno in carcere, eccetera. Questo è un elemento fuorviante che il testo Nespoli usa però per giustificare la proposta di espulsione immediata. Come giudichi la posizione del Pds su questo problema delle espulsioni? Forse dobbiamo fermare il fotogramma ali' altro ieri, alla discussione e al voto sulla fiducia al governo Dini (26 ottobre '95). C'era il problema della finanziaria. Il Pds con questa scelta - anche sofferta, ci sono stati settori del Pds che hanno cont(astato molto vivacemente i responsabili nazionali sull'immigrazione - ha cercato di ottenere due cose: che la Lega si avvicinasse alle posizioni del centrosinistra per quanto riguarda la finanziaria, e che, con l'accettazione della proposta di legge Nespoli, il governo Dini in sostanza si guadagnasse anche una copertura a destra, maggior morbidezza da parte della destra. In sostanza, sulla questione dell'immigrazione c'è stata una logica di scambio. Con il fallimento della mozione di sfiducia presentata dalla destra forse si dovrebbero rafforzare anche nel Pds quelle posizioni che si muovevano in una direzione opposta a questa filosofia di fondo di tipo "custodialista" rispetto alla presenza immigrata. L'atteggiamento sull'immigrazione dice comunque molto sulle culture della sinistra, su atteggiamenti credo più profondi. In questo numero della rivista Giancarlo De Cataldo parla di una sinistra "emozionale" e osserva, tra altre cose, che l'appello Rodotà Manconi rappresenta un po' il pendant obbligato delle

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