La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

LIBRI Vivere con l'handicap: un'antologia di storie Augusto Battaglia Agusto Battaglia è vicepresidente della comunità di Capodarco. ♦ È ricca e variegata ormai la publicistica sull'handicap. Testimonianza in prima persona, cruda e dura, quella di Mauro Cameroni in Handicap dentro e oltre. Più delicata la narrazione del lungo e faticoso cammino di emancipazione. di Nunzia Coppedè in Al di là dei girasoli. Coinvolgente in Mi riguarda la sofferta esperienza di padri e madri alle prese con i problemi di un figlio handicappato. Serene e distensive ne Il tuo nome è Olga le lettere di Joseph Espinàs alla figlia down. Con Diversi da chi? Maria Antonietta Schiavina (Mondad_ori,1995) si aggi~nge,al~a schiera proponendoci un onginale antologia di storie, di personaggi più o meno noti, accomunati dall'esperienza dell'handicap. Un libro a più voci che da angolature diverse si sforza di inquadrare una realtà complessa e non sempre di facile comprensione. Vite con handicap al tempo stesso diverse e normali. Diverse da chi? Indubbiamente l'una dall'altra. Il pilota, il ministro, la madre coraggio, il cantante, la coppia adottiva, il compagno di banco compongono nel loro insieme un accattivante collage che di volta in volta, ci prospetta situazioni, sensibilità, problemi, di un mondo che rivendica sempre più spazio, attenzione, diritti. Sono testimonianze dirette, per questo fresche, che senza la mediazione di tecnici .ed esperti rappresentano con efficacia momenti forti dell'esperienza dell'handicap. Il dramma familiare della nascita inaspettata di un bambino diverso, la difficoltà di accettare la nuova situazione, l'incessante alternarsi di ·stanchezze e speranze, il peregrinare instancabile alla ricerca di un'improbabile guarigione o, comunque, di un possibile recupero. La repentina rivoluzione in una vita normale sconvolta nel breve volgere di un attimo da un incidente stradale. L'incedere spietato giorno dopo giorno di una malattia progressiva ed incurabile, che debilita il corpo. Ed i nuovi problemi da affrontare: cure defatiganti, interventi chirurgici dolorosi, ambienti ostili non solo per le barriere architettoniche ma per quelle, più difficili da combattere, culturali, per i pregiudizi, l'ignoranza, l'incapacità di riconoscere alle persone con handicap i più elementari diritti. La f articolare formula del libro, i suo taglio giornalistico e quindi immediato, aiutano inaubbiamente il lettore a penetrare nei più recondidi stati d'animo, ad addentrarsi nelle diverse situazioni che possono compromettere, o favorire lo sviluppo, la crescita, la possibilità di esprimersi, l'integrazione nella società di chi nonostante lo· svantaggio vuole vivere come tutti. Così come aiuta a percepire .Passioni, aspettative, tensiom. E nel ritmo dei racconti l'handicap svanisce per lasciare spazio alle persone con le loro intelligenze, le attitudini più diverse, il loro corpo, il loro impulso a comunicare, ad amare. Diversi da chi? quindi, se aspirazioni, sensibilità, desiden sono quelli di tutti. Diversi solo se il pregiudizio si ostina a negare dignità di persone, guardando ciò che manca, la minorazione, e non a ciò che c'è, tutto il resto. "Pensare che là fuori distratto il mondo sul mio nome .... ha già tirato una riga. Invece io esisto" gridano i versi di Tania Camisso, cerebrolesa, poetessa. Esisto, eccome. Non solo quando raggiungo la notorietà ed il successo: Bertoli, Regazzoni, Olmi, Baldi, Guidi. Marleen Matlin figlia di un Dio minore o i simpaticissimi, quanto bravi, Ladri di carrozzelle. Ma anche quando il successo è fatto di piccole cose: la pronuncia di una sillaba, un piccolo passo, un banco in una classe, una busta paga o più semplicemente la presenza, ancorché pesante e aura, in una famiglia che ti accoglie e che ti ama. Quando il successo è quello di una madre o di un padre che non si rassegnano ali' esclusione, che lottano per aprire nuove strade, per battere resistenze, pigrizie, incompetenze. Peccato che la pur brava autrice paghi una formazione giornahsttca che la porta ad mdugiare un pò troppo nella ricerca della notizia, oscillando tra situazioni limite e personaggi di successo, a discapito della più prosaica ed orclinaria realtà quotidiana. A che serve per esempio, enfatizzare l'adozione di ben 24, diconsi ventiquattro, bambini "diversi", da parte della signora canadese Louise Brisette? Così come non giovano i continui riferimenti alla ricerca di cure salvifiche, con l'immancabile Doman. Né i toni edificanti e i reiterati, e quindi stucchevoli, richiami alla solidarietà. Né infine la presentazione compiaciuta e acritica di una serie ai storie limite aiuta il lettore a farsi un quadro del tutto obbiettivo di una realtà che è fatta certo di solitudini estreme, di eroismi, di caparbietà, ma che può trovare soluzioni vere solo attraverso una moderna organizzazione di servizi e risposte che la società deve garantire. Se quindi una critica si deve fare, va fatta al continuo riferimento a soluzioni individuali, a metodi e terapie particolari, ai viaggi della speranza, a Filadelfia o altrove, che sottendono una malcelata sfiducia nei servizi e negli operatori, trop.Po spesso descritti nelle testimonianze come strizzacervelli, incompetenti menefreghisti. Non è così nella realtà, per nostra fortuna. Perché al di là dei limiti e delle insufficenze, senza la presenza diffusa di operatori e di servizi sarebbero im.Pensabili i molteplici risultati posi ti vi raggiunti nel nostro Paese in questo campo. Non saremmo, ad esempio all'avanguardia nel campo scolastico. La nostra scuola garantisce ogni anno, unica al mondo, istruzione e integrazione a quasi centomila bambini e adolescenti con handicap. E lo può fare non per l'estro e la

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