La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

Si rafforza infatti anche un cultura maschile che apeare a tratti inestirpabile, e attraversa le condlZloni sociali, le grandi città quanto i paesini, fino al suo apogeo nazionale e televisivo. In tutta l'isola è difficile rintracciare forme di mobilitazione o semplice attivismo da parte di ragazze in quanto tali. Sono attivi i gruppi legati alle esperienze del femminismo stonco, si formano comitati di mamme e signore. Le ra~azze no, non fanno gruppo, non fanno coscienza. È una realtà nuova, talmente macroscopica da divenire luttuosa, ma assente dalle ricerche, dal dibattito. Non è stata forse ancora intesa la povertà di parole per descriversi, la povertà di consapevolezze d1 enormi quantità di ragazze siciliane. Ed è nella differente mobilitazione delle generazioni che si osserva un arretramento vertiginoso rispetto agli anni Sessanta e Sett'anta. I fatti nuovi: per esempio le giovani, a volte giovanissime, elette sindaco o amministratrici in tanti piccoli centri negli ultimi anni, che hanno rappresentato una riserva democratica in un momento di crisi profonda delle classi dirigenti. Va verificato adesso se si tratta di una scommessa che il mondo politico sosterrà anche in un momento di minore instabilità. Ma anche le tante ragazze che sfuggono al modello della donna giovane essendo portatrici di motivazioni forti, ostinate, di conflittualità nella fami~lia, spesso riuscendo nel loro progetto di vita solo allontanandosi dalla Sicilia. Tut~avia degli esiti_sempre isolati, per quanto stoncamente nuovi, non possono bastare per pareggiare un conteggio che vede le grandi ma~gioranze non liberate. Si ritengono assodati dei minimi indispensabili in realtà mai verificati. Si danno per scontate conquiste e consapevolezze, le si storicizza guardando avanti, non si comprende invece di dovere ancora aspettare grandi numeri di ragazze che intanto hanno perduto il contatto con le esperienze delle gene.razioni precedenti. Questo che pure è un problema eer il movimento femminista e per le istituziom nell'intero paese, in Sicilia diventa un fattore di colpevole rimozione. Primadellapolitica Su "Se~no" 153/154 in un articolo di Blando e Com1to troviamo i dati elettorali del voto giovanile in Sicilia alle politiche del 27 Marzo. Il 74% dei giovani, s1 calcola, ha premiato Forza Italia e solo il 17% la sinistra nel suo complesso. Entro un risultato globale come quello siciliano, rivelatosi bacino di consensi fondamentale per la prevalenza della Destra, queste percentuali, pure eclatanti, sono conferme. Il quadro è c10è quello di un voto giovanile che, armonicamente con il resto del paese, consolida gli indirizzi del voto referendario sulle televisioni ha visto tra i giovani affermarsi in modo· schiacciante il No. Alla immagine di una generazione conservatrice anzi reazionaria, tanti adolescenti che crescono ideologicamente avversi all'idea di progresso, sostituiamo ancora quella di una gioventù di terra brulla priva di colture. Una distesa inerte, senza apparenti reazioni capace di accogliere la semina di chiunque dia l'impressione di utilizzarla e darle valore. Tanto più allora sul piano di una a~partenenza strettamente locale ci si appropna della partecipazione civile, tanto meno ~u un piano invece nazionale il dibattito politico trova senso, traduzione. Il dibattito tra le opzioni si fa astrazione, diventa inevitabilmente seme colonizzatore, non sa sottrarsi alla speculazione. Il risultato elettorale di Forza Italia e delle sue ragioni non si colloca cioè entro una adesione politica o ideologica partecipante, ma ad uno stato preliminare, di disagi senza forma e senza storia, di crisi generalizzata delle opportunità, uno stadio che precede la politica ed in fase di soluzione la aggira, guidato verso l'obiettivo del riscatto da parole sul momento convincenti. È una impreparazione strutturale che si produce alla vicenda culturale dei padri e delle madri, smarritori di identità e memoria entro il processo di modernizzazione raccontato da Pasolini, protagonisti del genocidio di culture impreparate all'avvento della modernizzazione. Ne era nato uno spaesamento che non consentiva la connessione tra memoria e progetto: è stato trasmesso ai figli, ulteriormente svuotato di prospettive. Occorre però cercare i confini di questa terra brulla, fino a quali territori cioè si spinga la condizione attuale. Che tipo di consapevolezza democratica, che idea di cittadinanza, di comunità nazionale, ai giovani siciliani viene trasmessa. E occorre innanzitutto impegnarsi per ricondurre tutti gli impegni locali entro visioni unificanti, allargando 11concetto di comunità. Occorre abbracciare gli isolamenti di quanti giacciono, tenuti a distanza da un disagio infrastrutturale che rende più difficile il viaggio e le esperienze, nel recepimento passivo di un discorso nazionale che non riescono a ricucire con le proprie giornate, i propri bisogni. Viceversa c'è il rischio serio cl, vedersi presentato il conto della estraneità, della lontananza rimossa solo grazie alla cultura giovanile del consumo. In questo senso, seppure da importatori, c'è una sostanziale parità: quant~ a consumo, a imbevimento di spot. Ma dall'altra parte, una condizione di mtruso, ospite non partecipante, imitatore. Nonostante magnifiche ininor;mze siano al lavoro per diminuirla, questa distanza. ♦ . SUOLEDI VENTO

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