La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

beri da ogni vincolo e da ogni freno di moralità in campo sessuale e anche in campo familiare non si può non essere congiuntamente liberi anche nel campo della morale economica e della morale relativa alla giustizia nei problemi attinenti alla moralità. Una terza osservazione, che dovrebbe essere fatta·.- e anche 'questa ormai non viene più fatta, perché vi si passa sopra - è che l'eticità del cittadino non si fonda solo sui campi in cui abitualmente viene in rilevanza o comunqye può essere in un qualche modo sentita dal singolo soggetto; e questi sono i campi, alla fine, se vogliamo proprio ridurli in sostanza percepibile da tutti, dei comandamenti di Dio, anche prescindendo da una visione accentuatamente coerente con il Vangelo. Certamente un punto di riferimento basale lo restano pressapoco per tutti, salvo· l'eccezione implicata dal secondo punto. Questa moralità del cittadino, oltre che dai comandamenti fondamentali, deve essere in modo particolare rapportata anche ad una cosa che non si nomina ormai quasi più: e cioè alla Costituzione. Semplicissimo. La Costituzione del 1947/48 ha definito dei rapporti fondamentali di diritti e di doveri che non sembrano facilmente modificabili in tutto questo sviluppo e in questo intrigo di spinte e controspinte. Almeno per alcune cose essenzi,1.li. Ed è qui, a mio giudizio, che non solo adesso in questi giorni, in questi mesi e in questi anni, ma da . sempre è mancata una particolare educazione che doveva esserci. Ed è qui, in questa mancanza, che è fallita completamente l'eticità e l'educazione data al cittadino italiano da questo regime che sta morendo. Chi mai ha preteso di sottolineare, come si sarebbe dovuto fare, che per una idea esatta dei doveri e dei diritti in quanto cittadini si doveva quanto meno partire con un riferimento alla Costituzione? Almeno in guei punti in cui è chiarissimo, là .dove viene dèlmeata una soggettività etica molto definita e particolareggiata. Questo è mancato totalmente. Si è faùo riferimento in qualche momento, da qualche voce, alla Costituzione, come punto di valutazione di certi rapporti intersoggettivi. Ma in un modo curioso, paradossale: o dimenticando completamente il lato della soggettività di doveri e soltanto formulando o contribuendo a far formulare urta cultura dei diritti soltanto, oppure in una maniera astratta, vuota, che non diceva niente alla coscienza della gente. Non solo non diceva niente alla coscienza degli operatori politici, ma non diceva niente in assoluto alla coscienza della gente, particolarmente dei cristiani. Che la Costituzione potesse essere un punto di riferimento per la individuazione di diritti e di doveri è stato mai detto al cristiano e alla sua moralità? E. che questo potesse essere fatto in una maniera molto concreta e molto solida? Se facevano per così dire cilecca i comandamenti di Dio, si poteva almeno fare riferimento alla Costituz10ne_ per inculcare con . serietà e pregnanza un'etica del cittadino e soprattutto di quei cittadini a cui si demandava un operare politico. Non è avvenuto. E in questo ritengo che noi cristiani abbiamo una responsabilità tutta particolare. E qui bisognerebbe aprire una parentesi che sfioro soltanto: quella della nostra consapevolezza in genere di una eticità statuale. Per tutte le note vicende - note o meno note - che [ LEZIONI i CO hanno segnato la nostra formazione nazionale e che hano segnato dopo l'Unità lo sviluppo del nostro paese, c'è stata una eticità statuale molto manchevole, perché, almeno da parte cristiana, c'è stato fin da principio un conflitto che mettendo in forse la nostra stessa appartenenza totale allo Stato ci ha reso diffidenti, non collaboranti nel campo statuale. E non collaboranti fino al punto da pensare che potesse essere per certi casi e per certi aspetti una cosa meritevole violare le norme dello Stato. Questa è stata una delle conseguenze più disastrose di quello che si è detto il "non expedit", cioè "non conviene" che i cattolici agiscano politicamente. Cittadini sì, ma renitenti, ma con riserva,· con riserva di riconoscimento di diritti da ]?arte degli altri e con riserva nostra di adempimento di doveri da parte nostra. Quindi un conflitto che sin dal nascere del nostro Stato unitario non ha permesso ai cattolici di situare realmente la loro posizione rispetto a questo Stato che nasceva e di cui tuttavia facevano parte. Questo Stato elle nasceva e che è nato in quel tale modo naturalmente era anch'esso da parte sua inadempiente, ma questa inadempienza reciproca ha fatto·sì che storicamente, per decenni, si sia andati avanti in una maniera che a dir poco era di frode reciproca. Una frode pia forse, come è stato detto, ma frode, e quindi non completa lealtà di una eticità molto compressa e limitata. C'è stata una breve parentesi, in qualche modo, almeno incipiente, realmente democratica nel primo dopoguerra, in una contraddizione profonda, anclie se.realmente democratica, con altre parti, con altri partiti. E poi è sopravvenuto, dopo brevissima esperienza, il dissidio. E qui c'è stato un grande inganno, proprio sul piano dell'etica. Una educazione a rovescio. Perché il fascismo ha ipertrofizzato certi obiettivi e conseguenti diritti del cittadino, trascurandone, anzi comprimendone totalmente altri. E quindi la stessa· immagine della cittadinanza e della globalità dei diritti e dei doveri è stata gravemente alterata. Per eccesso e per difetto. E non era tale che potesse essere in qualche modo aiutata a partonre, a generare una eticità consapevole e integrale nella vita del nostro paese. L'ipernazionalismo che ha caratterizzato fin dall'inizio il fascismo, lo sbandieramento di obiettivi non proporzionati alla nostra realtà nazionale e statuale: per eccesso ponevano l'accento su certi doveri e lasciavano del tutto in ombra non solo i diritti correlativi, ma anche altri doveri. Quindi il dovere militare, a cui erano prefissati certi grandissimi e ambiziosissimi obiettivi, sfasando poi la coscienza del cittadino. E arrivando così a quella doppia coscienza che ci ha caratterizzato durante gli anni della seconda guerra mondiale, per cui, come cittadini italiani, si auspicava la sconfitta del nostro paese. Questo dramma che ha veramente scisso le coscienze e che ha scardinato le basi di qualunque eticità, che si manifestava ogni giorno nell'ascoltare le radio straniere, nel compiacersi quando l'Italia era sconfitta, e così via. E poi nel passare necessariamente all'azione. Con l'avvento della democrazia si sono realizzate alcune premesse. Anzitutto si sono poste le basi, anche se poco esplicate e non adeguatamente giustificate e inculcate nell'educazione popolare, cioè nell' educazione del popolo, per una ricomposizione almeno in una certa unità dell'eticità. Non c'è stato più il dramma di un conflitto.

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