La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 3 - aprile-maggio 1995

cooperazione allo sviluppo, e c'è chi curiosa senza meta: ·nelle aule universitarie come sui giornali o sulle televisioni · non si parla spesso delle cose del mondo. Poi ci sono quelli che già operano nèl volonta:- riato, nei quartieri, nei centri sociali, in associazioni ;di base, misurandosi con esperien- · ze molto concrete: il nostro corso può forse agganciare queste esigenze concrete ad una riflessione· sui grandi temi . della mondialità. · Abbiamo intitolato il V corso Univetsitario Multidi- . ~ciplinare di Educazione allo Sviluppo "La cultura del con-· franto". Stanchi di impostazioni economiciste, vogliamo ragionare .sulla colonizzazione dei tempi attuali che è soprattutto una colonizzazìone degli. .immaginari oltre che dei por- . tafogli. Lo sviluppo è il mantra laico dei nostri tempi, quella pa~ola c~e para~o~salme~te umsce gli sforzi di poven e ricchi, destre e sinistre, religiosi e laici, deboli e potenti, quasi ovunque in giro per il mondo. Quella stessa parola che va nel senso dell'omologazione delle abitudini e dei valori, che ostacola una riflessione ·sulle differenze, sui diversi modi di. immaginare la propria vita e i rapporti con gli altri. In un titolo è contenuto uno sforzo, una sfida. Appassionarci all'altro per le sue dif-. ferenze, per la sua importanza. · di offrire punti di vista altri alle· nostr·e domande, quelle a . cui non siamo più capaci di rispondere. Smettere di offrire la nostra solidarietà a individui e pop0li altri in quanto più de- , boli, più poveri, meno sviluppati, cominciare a cercare alleati per le nostre richieste· di maggiore giustizia sociale nel mondo e in ogni paese. · · · Sotto lo slogan "cultura del confronto" abbiamo tentato di· capire le dìfficoltà dell'incontro· con l'altro, con il diverso. Incontrarsi è faticoso, richiede tempi lunghi, corre su sentieri tortuosi, necessita di continua · attenzione e disponibilità all'ascolto. Non produce miracoli,. . rria certamentè offre specchi capaci di riflettere immagini di noi stessi che non ci aspettavamo e con le quali non siamo sicuri di voler fare i conti, Da qui la sfida, da qui la domapda per i nostri corsisti: siamo si.: curi di volerci fare i conti? · · Per questo, la scelta della .metodologia non è stato un particolar.e di dettaglio. Pensa-. ·vamo alla partecipazione atti- 'BibliotecaG ... Bi·anco va é alla complessità dell'analisi come traguardi priori tari, e abbiamo chiesto a n9stri relatori non l'esposizione di teorie globalizzanti e omnicompren_sive be.r:isì racconti, stone, contraddizioni, domande aperte. Così come per il dibattito non pensavamo solo a domande, chiedevamo anche com·- menti, contributi, esperienze e racconti, certo. Siamo . . . . stati accontentati daì relatori. Più difficile è stato per_ . · . Ferretti, musicista; Pietro Bargli studenti: al principio molti . cellona, filosofo; Serge Latoudi loro hanno reclamato scien- che, sociologo ed economista; tificità e sistematicità, altro che Edoardo ·Missoni, Daniele ... "storie"! Diversi reclamava- Fanèiullacci, Luciano Carrino, no persino una consistente ri- Antonio Onorati) esperti in duzione del dibattito, quasi il cooperazione internazionale;· diritto di poter fare il corso Franco Lorenzo.rii, educatore; Unicef esattamente come fan- eccetera.. no i loro corsi univé!rsitari. · Poi un'altra idea, per il corNoi siamo andati fino in fon- so. Facciamo dei laboratori do rispetto alle nostre ipotesi: educativi. Insomma, chiediaalcuni se ne sono. andati, con moci davvero che cosa signifiquelli èhe sono rimasti la ca cultura del confrontò. Ma scommessa è tutta in piedi. non che cosa si pensa. Che coA questo scopo, abbiamo sa io. penso,-che cosa ciascuno immaginato anche di poter di noi pensa sull'incontrare creare altri spazi dove affron- l'altro. Fino a che punto sono tare i limiti 'di un corso con disposto a pagare il prezzo di trecento partecipapti. Così so- .·vivere e non solo di propaganno nati gli incontri del merco- dare la parola "solidarietà", filedì, con la sperariza di -ospita- no a che punto per me la mulre testimoni di inondi lontani ticulturalità è una ricchezza· e. che sappi.ano ricostruire solo se e quando diventa un proble- · esoticamente e testimoni di di- ma. Piccoli gruppi di quindici versità m·olto più vicine alle persone hanno lavorato in spaquali non sappiamo appassio:- zi di ascolto in cui la comuninarci. Abbiamo ascoltato in se- .cazione era davvero orizzontadi più raccolte le esperienze e i · l,e, e soprattutto partendo non racconti di maestri maya o ri- da principi astratti ma da espefugiati tuareg, educatori co~ · rienze fondate sù un'attehZiolombiani _oimmigrate filippi- ne e una presenza non ordina- ·ne, economisti cileni o funzio- rie, utilizzando l'oralità e le nari guatemaltechi, ma anche storie per avvicinarsi alla doassistenti in campi Rorri o edu- manda "che cosa mi può rencatori italiani. Abbiamo invita- dere più aperto all'altro?". to studiosi ed esperti con una Abbiamo invitato tutti i spiccata sensibilità culturale e . corsisti. Abbiamo felicemente esperienza sociale. accolto' coloro .che erano cuAlèuni nomi? Amitav riosi, coloro che si fanno delle Ghosh, scrittore indiano; Ch- domande, coloro che stanno ristoph Baker, ecologista; An- cercando. Ci siarrio contati; e tonio Colajanni,Guahiero ancora.una volta abbiamo doHarrison, Massimo Canevacci, vuto prendere atto della duPiergiorgio Giacchè, Matilde .· · rezza della legge dei numeri, di · Callari Galli e altri antropolo- . quanto· disponibilità a mettersi gi; Alberto Castagnole, econo- in gioco e curiosità siano paro-· mista; Giuliano Bellezza, geo- le legate a piccole élites. Ma . grafo; Enrico Pugliese, ~ocio- senza illusioni, senza mistifica- · -logo; Alessandro Portelli, stu- zioni: è da piccoli approdi che dioso di letteratura e di cultura salpano barche di lungo corso. delle minoranze; Sergio Nordiò, pediatra;· G~ovanni Lindo ♦ VOCI

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