La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

commentatori nei media, le università, Hollywood e Washington, dice Castaneda, cc~ono alleati naturali della sinistra", e le forniscono un appoggio politico che nessuna forza interna, latino-americana, potrebbe mai darle. Quest'invito non può essere accolto facilmente, in una società dove l'immaginario collettivo subisce forteH1ente il peso della storia e lega il difficile processo dell'indipendenza nazionale alle lotte contro l' egemonia ccstraniera" (aggettivo che nell'immaginario si traduce oggi con la parola yanqui); e non fa nemmeno molto, Washington, per liberarsi da questa immagine inv.adente, se ancora a gennaio, al tempo della crisi del peso messicano, è apparsa molto tentata dal chiedere, come prezzo del suo aiuto in migliaia di dollari, una modifica della politica messicana verso Cuba. Però è anche vero che la Lapenadi morte, ancora Antonio Marche si Il 1995 è iniziato, sul fronte della pena di morte, con una notizia che ha sconvolto anche chi segue con attenzione l'ormai monotono ripetersi di esecuzioni capitali negli Stati Uniti. Jesse De Wayne J acobs è stato giustiziato in Texas per un crimine che non ha commesso. Un innocente è stato ucciso legalmente. Con un particolare in più: l'innocenza di Jacobs non è stata scoperta dopo l'esecuzione. Al contrario: era già nota alle autorità (giudiziarie ed esecutive) del Texas. Un'altra persona, infatti, è risultata colpevole - al di là di ogni ragionevole dubbio - dell'omicidio di cui è stato incolpato Jacobs e sta scontando per questo una pena detentiva. Ma tanta - evidentemente - è la voglia di patibolo che non si è ritenuto neppure di disporre una sospensione. ]esse Dewayne Jacobs, dunque, non è la vittima di un errore giudiziario ma di un omicidio premeditato. In molti paesi - e non certo solo negli Stati Uniti - la pena capitale è un problema BibliotecaGinoBianco prospettiva indicata in Utopia Unarmed vale come un processo di modernizzazione del progetto politico delle opposizioni sudamericane; ed è singolare che su questa conclusione coincida un altro recente libro, questa volta italiano, I Caudillos, di Ludovico Incisa di Camerana, che vede oggi, dopo un lungo racconto storico, 'un' America Latina più europea, culturalmente e ideologicamente, più sobria, e meno risentita". Può anche essere che questo ccExtremo Occidente", come lo éhiamava Rouquié, si assimili ormai all'altro Occidente, quello che poi è il Nord del mondo; e anche che le forze della sua sinistra trasformino i progetti rivoluzionari (vecchi e nuovi) in una salda coscienza riformista. Resta però il dubbio che l'assimilazione "europea" non modifiche di mqlto la geografia verticale di Robert Reich. I nuovi barbari, allora, nemmeno marcerebbero verso Roma. concreto, di morti ammazzati sulla sedia elettrica o sulla forca. E i dati quantitativi fanno impressione. Oltre cento paesi mantengono la pena capitale nei loro codici, la infliggono e la eseguono nei confronti dei colpevoli di reati ordinari. Amnesty International registra, da qualche tempo, oltre duemila condanne a morte e oltre duemila esecuzioni ogni anno (si tratta di dati accertati, le cifre reali essendo certamente più alte). Ma forse ancora di più colpiscono alcuni aspetti qualitativi. Per quanto riguarda gli Stati Uniti d'America, comunemente considerati una grande democrazia e uno stato di diritto, sono le caratteristiche delle vittime di condanne a morte a colpire. Non c'è solo pregiudizio etnico, non ci sono solo leggi che prevedono la possibilità di mettere a morte ragazzi di quindici o sedici anni, c'è anche il sospetto che la pena finisca con lo svolgere, oltre e più che una funzione punitiva (o pretesa tale), anche una funzione di pulizia sociale, di epurazione. Di fronte agli elenchi.di alcolizzati, di malati di mente, di emarginati di ogni genere che finiscono sulla sedia elettrica o nella camera a gas (mentre ai colpevoli degli stessi crimini che versano in condizioni diverse è ri- · . servata una sorte diversa) · l'impressione è quella del potere che disinfesta, del "potere giardiniere", come è stato definito quel potere che si inca- ·rica di estirpare le erbacce. Il problema della pena di morte è però anche il diploma ·di un principio - quello per cui lo Stato può legalmente togliere la vita ad una persona - accolto in norme giuridiche. È questa la dimensione che assumeva il problema fino al 5 ottobre in Italia, essendo fino a quel momento la pena di morte ancora prevista nel nostro codice militare di guerra. Alcuni anni fa la sezione italiana di Amnesty International si è incaricata di dimostrare che non esistono argomenti validi per il mantenimento della pena capitale per reati cceccezionali"(gli argomenti a sostegno della abolizione avendo la stessa validità, fra l'altro, con riferimento al tempo di pace ed al tempo di guerra). È stato di conseguenza predisposto un disegno di legge finalizzato alla eliminazione di quel ccresiduato bellico" (il codice di guerra ancora oggi in vigore risale al 1941) e, dopo tante attese e tanti falsi allarmi, le Commissioni Giustizia e Difesa della Camera hanno finalmente cancellato del tutto dal nostro ordinamento giuridico le norme che consentivano, appunto, di togliere la vita legalmente. È stato rimosso un ostacolo al nostro progresso civile ed è stato inviato, allo stesso tempo, un segnale agli Stati che mantengono e applicano la pena capitale. Una scelta analoga avevano fatto nel 1992 la Svizzera e nel 1993 la Grecia. E non è escluso che il 1995 sia l'anno della Spagna. Non ha avuto successo, invece, il recente tentativo italiano di fare approvare a livello internazionale una risoluzione abolizionista (anche se molto soft). Non era facile, visto che la maggioranza degli Stati membri delle Nazioni Unite mantengono la pena di morte, che le cose andassero diversamente. Ma se il problema della pena di morte è, in molti paesi, un problema pratico e, in altri, un problema• di principi

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