La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

Nostalgia di adulto di mezza età? Può darsi. Ma riflettiamo ancora un attimo su quali sono i luoghi dei nostri bambini, quelli che posson_onon solo v~dere e conoscere, 1:1-a anche vivere, sperimentare e gestire quotidianamente e direttamente. Nell'Italia ormai da tempo non più contadina, dove la cultura urbana ha raggiunto anche i borghi più isolati, problemi logistici, di organizzazione familiare e lavorativa, di sicurezza, modelli di vita sempre più codificati e centralizzati, hanno fatto sì che la vita dei bambini sia sempre più inquadrata, "istituzionalizzata" su tempi, luoghi e ritmi del mondo adulto. I suoi luoghi sempre più coincidono con i luoghi delle agenzie educative: la maggior parte del suo tempo lo passerà a casa, a scuola, in parrocchia e in altri luoghi dove la mano adulta caratterizzerà, mediandola, l'esperienza del bambino. E i tanti paesaggi? Li guarderà da spettatore. Cultura infantile: esisteva, esiste, esisterà? Se noi non crediamo che esista o possa esistere una cultura infantile, se noi non crediamo che i bambini hanno un modo diverso di vedere le cose, di sperimentare e intuire la realtà, una logica diversa nell'affrontare le situazioni problematiche e nel cercare di dare una risposta a ciò che ancora non conoscono, l'onnipresenza e la centralità del ruolo mediatore adulto sarà vista solo come aspetto positivo. Non si tratta in fin dei conti di aiutare i bambini a diventare anch'essi adulti? Ma la resistenza che a tutto questo oppon- ~ono i bambini, o almeno una parte di essi, è forse la migliore dimostrazione che una "autonomia infantile" in qualche modo esiste. E siamo sicuri che i bambini che questa opposizione non manifestano siano i più "maturi", come spesso ci affrettiamo a pensare? Non potrebbero invece nascondere, in maniera inconsapevole naturalmente, un atteggiamento di precoce rinuncia, capitolazione e sottomissione? Modelli Mi spaventa la precoce assimilazione, da parte di un bambino, dei modelli adulti di comportamento. La foto del funerale di Robert, killer bambino di undici anni, a sua volta assassinato, lo sguardo degli amici, lo stesso modo di vestire, rappresentano una situazione adulta, comportamenti adulti. Una situazione drammaticamente adulta. Quando il modello adulto si impone in modo meno appariscente e drammatico, la prevaricazione è meno facilmente individuabile e riconoscibile. Non di meno può esistere. Bisognerebbe pensare il modo di ridare vitalità ai luoghi d'incontro "neutri", luoghi dove l'adulto possa essere un modello non istituzionalizzato e quindi univoco. Non padre, prete, maestro, professore, allenatore, BibliotecaGinoBianco istruttore, "mister", animatore, conduttòre televisivo, preside, direttore ecc. nel .Pieno delle sue funzioni. Luoghi dove sia il bambino a poter scegliere quale aspetto del comportamento adulto più lo incuriosisce e lo attira. Capire i bambini. Ma è possibile ciò se nel parlare di loro cominciamo già con lo sbagliare i vocaboli? Spesso si sente iniziare il discorso così: "Bisogna partire dai loro interessi, dalle loro motivazioni". Dopo vane ricerche spesso l'amara conclusione è che i bambini di oggi non ne hanno abbastanza. Forse se quell'adulto avesse cercato di conoscere invece, di quel bambino, curiosità e desideri, il risultato l'avrebbe raggiunto. Riserve indiane L'attività teatrale o psicomotoria a scuola, le ludoteche o i campi-scuola sono attività bellissime, da incrementare ulteriormente. Ma non illudiamoci che quesù possano sostituire la libera aggregazione infantile, il semplice mettersi a giocare in luoghi non preposti. La ricerca, l'esplorazione di un proprio territorio, urbano, agricolo o naturale che sia, luoghi che diventino spazio e scenario per i propri giochi da tramandarsi di generazione infantile in generazione infantile. Altrimenti gli unici spazi che sapremo offrirgli saranno luoghi protetti, sì, ma sotto tutela permanente, come riserve indiane. Distruggeremo così la loro cultura infantile come sono state distrutte le culture di popoli da noi ritenuti inferiori e meno progrediti. Avremo effettuato un definitivo genocidio culturale. Avremo distrutto la nostra infanzia. Diritti E allora, in un'epoca in cui si parla molto di diritti dei bambini, ne propongo qualcuno anch'io: - Diritto all'esperienza personale e al rapporto diretto con la realtà senza la permanente mediazione adulta e istituzionale. - Diritto all'autonomia infantile, concepita come possibilità di libera aggregazione fra coetanei in luoghi di comune convivenza. - Diritto al libero apprendimento: sono molte le cose che i bambini sanno imparare da soli, fra loro, e senza particolari "sussidi didattici", seguendo strade proprie, per tentativi ed errori, seguendo intuizioni e ipotesi personali. - Diritto allo sbaglio e all'errore. Dimentichiamo che spesso sbagli ed errori altro non sono se non una particolare fase dell'evoluzione infantile. Come adulti forse dovremmo imparare più a osservare che a giudicare il comportamento infantile. - Diritto al rischio. Forse il diritto più negato. In una società iperprotettiva, ci stiamo scordando che non può esistere vera conoscenza senza correre un qualche tipo di rischio. ...

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