Studi Sociali - VIII - n. 7 serie II - 31 ottobre 1937

:'IIO:\:'J'EVfDEO :n O'l"l'OBRE 1937 SERIE Il. ;-;~ 7 • • • RJVRST A 08 llBt:RO ESAME ABBONAJ\IEN'fl: Pel' ventiquattro numeri Per rlodici numeri $ 2.– ,, 1.25 (All'estero lo stesso µrezzo, equivalente in mone– 'ta degli Stati Uniti a due dollari per 24 numeri ed "" dollaro e 25 cent. per 12 numeri.) SOMMARIO L'Italia chiama (PAOLO Br.lNCRl). Ji'ranimenti (LnGI F'AHIJRI). Sui diiiersi f,·onti - Carlo Rosse/li (Lt:CEJ F'.llllllH). T,ctlera a Luigi Ji'ctbbri (C. RossE1,LI). 'f'ra le ri1•i:,tee i giornali (Lux). Fn obbligo d'onore (ERRrco ::l!.11,ATEST.\). Giacobfrisn>oe anarchismo (IDEM). nib.'iog;·afia (1. f. e. H. F.). L '.Italia chianir, Sono di ieri le notizie ~cnraggianti: dopp esser stato scos.~o dal dramma sanguinoso della guerra etiopica, il popolo italiano é ricaduto nel suo so• poro, il sopore morboso, popolato di fantas1ri e di vaghi terrori, che é :1 risultato dell'oppressi1_ne, del– la debolezza e della fame. Scoppia la rivoluzione spagnola e i,! dormiveglia febbrile, che sembrava dovP.nse durare secoli, ceesa ngnfo Un':ll"i? snna di tempesta CQJ:J.:a._j) r tutta l'Italia. L'atmosfera é cambiata. Le teste si rialzanv. le pal'ole riacquistano un valore. 1 L'impo– tenza materiale é la stessa, ma Io spirito. se non 6 libero ancora dal giogo. ricomincia a guardare le sue catene con un sentimrntt1 d'odio e d\ vergo– gna. La dignitU dell'uomo. patrimonio dei . martiri negli anni del sonno, é ris-0rta nel popolo.r Dietro la cartapesta dell'Impero da palcoscenico si ricomin• cl2. a sentire il fremito della vita. La fortezza é di cartone-, ma é guardata da molti pugnali; 1 cbi la 1>otrebbe rovesciare con una spinta vigorosa, ha le braccia cariche di catene e il passo vacillante per la denutrizione. Gli sguardi e le speranze di tutto un popvlo che $i pu6 armare e si arma solo spiritualmente, sono rivolti verso le forze libere che si suppongono nu• merose, energiche ed armate in quel vasto mondo semisconosciuto che si estende oltre frontiera. E questo aumenta' enorrnemente la responsabilitd. o i doveri di noi che siamo fuori dei confini, di noi che ci vantiamo d'essere, come Dante, fuoru• sciti. I rappol'li fra noi e il nostro naturale camp,1 d'azione, l'Italia (ché questo e non altro é la pa– tria: cam.po d'azione) sembravano come sospesi. Ne• gli uni l'appal'ente accettuzione della schiavitù, ne– gli altri le piccinerie della spinosa vita d'esilio. Anche in questi rapporti, tutto é cambiato. L'Italia ci parla vggi attraverso mille voci che non han bisogno di veicoli mLsterlosi per arrivare fino a noi. Bastano le colonne della grande starnpa. Sono voci di miseria, di rivolta, d'ingenuitA e qualche vol· fa d'eroismo. Dopa il lungo bagno d'ombra e di silenzio, il popolo italiano ha. ripreso la mentalilfl del fanciullo, d'un fanciullo diffidente verso gli op– pressori immediati, ma pieno di fiducia in tutto ci6 òi cui questi gli parlano male; un fanciullo che si matura ne.11a.solitudine e nella tristezza. e tl\JVa da solo la iSua via. I frutti di questa silenziosa e-– sperienza spirituale sono per ora il patrimonio d'u• n'élite, perché la miseria non permette quel mjnimo di generalizzazione che trasforma i singoli fatti in un sistema di vita, per6 sono destinati acl essere il filone principale della cultura morale e sociale del• l'Italia di domani. Che risp◊sta diamv noi a queste voci che dall'I– talia ci chiamano, reclamando alimento spirituale ed aiuto? Per la redazione e l'Amministrazione ri– volgersi a: LUCE :FABBRI, rivista "Studi Sociali" Casilla dc Correo 141 llJON'rEVIDEO (Urug·uay) .,._._._._._._._._._ . .... .. -------..-.,..-.- .._..,._._-.,...,,._._.~-------- Ejido 1412 Redactor responsablc HOMERO AMOROSO Montevijeo L'emigrazione é uscita dalla sterilita a cui la con– dannava l'esilio. gettando le sue forze migliori nel cruogiolo della rivoluzione e della guerra spagnola. Gli anarchici italiani che sono andati in Spagna, clan• n.J l'ol)era loro come anarchici e come cittadini del mondo. Il loro contributo non é nazionale, ma urna• no. La loro patria é in questo momento la Spagna, c me domani lo sal'ebbe qualunque altro paese dove la l.Jtta per la libel'ta richiedesse il loro concorso. Pcr6 é innegabile che gli anarchici italiani. per ra• gioni naturali di divisione di lavoro, hanno doveri speciali verso l'Italia. E' arrivato il momento di pen• sare piU eeriamente che per il passalo a questo dovere che é multiforme. Certamente un movimento rivoluzionario in Italia (per quante illusioni si facciano gli italiani) non pu6 partire dall'estero, ma deve avere il sno epi– centro nella penisola. L'emigrazione, che ha perduto all'estero i suoi uomini migliori, avra come co11eÌ– tivita (non individualmente) una funzione marg'i– nale, che pure pu6 essere d'importanza decisiva. Bi– sogna dunque vedere in che consiste questa funzio– ne. Ef:i3a é chiaramente determinata dalle no.stra VJSSibilita, che sono opposte e complementari a quelle degli italiani rimasti in patria. Noi abbiamo lllh n liberta di movimento, d'azione e di parola. I nostri occhi abbracciano un panorama mol– to più vasto. La nostra esperienza generale é· molto più ricca e completa;_ in cambio ci manca la •cJno– scem~a minuziosa della vita italiana di tutti i giorni, J terribile limitazione che potra essere attenuata, ma 11-011 eliminata, fino all'indomani del nostro rito1·no in patria. n nostro dovere quindi consiste: l." Nel far conoscere all'ester0 la verita sulle sofferenze del popolo italiano (la nostra coscienza non ha nulla da rimproverarci su questo punto: ab• hiamo fatto quanto abbiam potut-0 e 11011 é C.Jlpa nostra se la sanguinosa esperienza non é stata mes– sa a profitto). 2. 0 Tenere gli occhi bene aperti sul mondo e pas· sare al vaglio della nostra critica tutto quanto pu6 interessare il m.Jstro movimento in generale e quello italiano in particolare. Cercare d'acquistare, attra• ve-rso la partecipazione ai diversi esperimenti so· ciali, quella competenza, che si pu6 chiamare tee. nica, senza la quale le masse non possono ammini• strare direttamente la propria vita. La Spagna é ora una magnifica scuola. Bisogna studiare attenta• mente i buoni e i cattivi risultati ottenuti nella nuova ec.:>nomla ed alla luce di quello studio con– slderare le possiblllta italiane, senza cadere nell'er– rore dei comunisti che vogliono o volevano appli– care lo stampo russo a tutti i paesi. In questo cam– po tutto o quasi tutt-, é ancora da fare. 3.° Cercar d'intensificare i rapporti con l'Italia e di partecipare, attraverso la lettura di <1ualche quo– tidiano, alla vita italiana di tutti i giorni.. Tutti i militanti nostri dovrebbero - credo - dedicare un poco del loro tempo a quest-:> lavoro ingrato, ma che produce due effetti eccellenti: permettera una più rapida riacclimatazione al noslro ritorno e intanto costituisce un antidoto contro il settarismo che av• velena gli inevitabili e fec.:rndi contrasti d 1 idee fra le varie tendenze antifasciste. Bisogna sempre aver presente-, in tulle le ore, in tutti i minuti della no– stra lotta, il nemico massimo, che incarna l'anti– tesi, non d'un metodo, d'un'idea, ma di tutta la no• stra concezione della vita, di tutto il nostro mondo morale. 4. 0 H0 lasciato per ulti.mo il punto piii impor– tante, a cui in fondo quest'articolo é tutto dedicato: la JH'Opaganda in Italia. IUYENDI'l'A: Per og·ni copia $ 0.0ii (Negli altri paesi lo stesso prezzo, equivalente a :ent. 5 di d,llaro. - Sconto d'uso ai rivenditori.) Imp. CLARIDAD - Plaza Libertac\ 1137 La situazione italiana, attraverso una lenta invo· luzione e nn graduale impoverimento, ba p~rduta la ricCa complicazione d'elementi di cui é intessuta. la trama d'ogni vita nazionale. Per molti anni la etrn•ia italiana (se storia si pu6 chiamare) s'é svolta sotto il segno ciel fatalismo, di quel fatalismo che, scn:;~a la Spagna, miHacciava di narcotizzare tull2 il proletariato del mondo. Dopo l'ubriacatura del dopo. guena e lo prime sconfitte, i lavoratori svno rima• sti in preda a un complesso d'inferioritù/ che i dit– tatori han Cf'rcato di lrasformare nell'orgoglio della forza materiale co11etliva col derivativo del nazio• nalismo. C'i s..1110 riu<Jciti poco e questo ci rassicura sull'intimo val.ore morale del prolelariato. Pc·r6, in Italia, se la dittatura fascista non hn r-0tnto trasformare il popolo in un esercito di guer• rieri valorosi o ciechi, ne ha fatt.J in cambio - 1tellc grandi linee, - una massa grigia d'indHfc– renti, in cni sembrava morta la ribe11ione, morto il pensiero, eovrana la paura. L'indifferenza era ap– punto figli" c\ella paura, c\ella diffidenza, della mi– seria, dell'incredibile isolamento spirituale di ogni abitante in un paese d'altissima densita di popola– :donc. Que.st'ullimo fatlore é il più importante di lnlti. Suprema abilita del fascismJ (ma tulti sono ahjli rol terrore) é stata quella di circondare ogni individuo con un rnuro invisibile di silenzio. E l'uo– mo solo é debole, checché ne dicano lbsen e gli individualisti. La cultura é scambio continuo. Il fa. scismo ha. uccisa la cultura. Non é riuscito ad uc– cidere l'anima (che é. essenzialmente, una reazione originale dell'individuo e della massa all'influenza dell'ambiente e trova la sua espressione più alta ntlla ribellione e nella creazione), ma l'ha ridotta alle sue forme elementari. Ora l'indifferenza apparente é sparita; la paura comincia ad es.sere dominata dalle forze morali che si risvegliano. Invece non si riacquista in grazia di nessuna magica scintilla la cultura, cioé la coscien– za dei prJpri problemi e dei nessi che li legano al doloroso travagiio con cui l'umanita intera si crea la sua strada verso l'avvenire. Ognuno vede ancora quaei esclusivamente le difficolta della sua vita e di quella ciel vicino: le tasse, le multe, i bassi salari, la vita cara, la miseria nera, le ingiustizie innumerevoli. Pure un fatto illumina ai nostri occhi l'aspetto grandioso dell'attuale risvegli,:, popolarn antifascista·: que-1 che non ha potuto fare la fame, cho é il più tragico, ma anche il più sterile dei motivi cli rivolta, l'ha fatto l'esempio magnifico della combattività rivoluzionaria del popolo spagimlo. Que– Gto ci dice che la solidarieta é ancora un senti– mento più forte che l'interesse individuale, nel po– polo italiano. Questo ci dice che il proletariato vede il nemioo nel capitalismo e nel fascisrno identificati e sentiti non solo come avversari di classe ma co• me negatori di tutto il suo mondo morale. Qui sta il profondo enore dei comunisti che voglionio lasciar nell'ombra, nel loro lavoro di propaganda, il nucleo ideale di tutta la tragedia italiana: l'avversione al fascismo come sfruttatore e oome oppressore, l'av• versione al fascismo demagogico del 19·19 e a quello codino del 1937, che non sono che c\ue gradi dello sviluppo logico d'una stessa realta. Ho dett,:, svi– luppo e ho detto male. E' un'evoluzione apparente, dietro cui si nasconde una rnalta statica, vecchia come il mondo, che cerca di contrapporre aUa muta• bilita feconda della vita l'immutabilita della tradi– zione, ckié del 1>rivllegio, dell'interesse, dell'autorità. che é la morte. La realta che si nasconde dietro li faeci·smo é la stessa che si nascondeva dietro Ver– sailles al tem1io della Comune; dietro gli emigrati e le monarcl1ie che Il aiutavano, al tem1,o della Ri-

RkJQdWJsaXNoZXIy