Studi Sociali - anno I - n. 6 - 10 luglio 1930

E' questo, dunque, il grande problema, la cui eo– .!uz,one s'impone inesorabilmente. Parlare di anarcliia e vfrere come ~Il altri, nvere gli stessi gusti,. le stesse necessita, .le stesse vellelta degli altri, significa comprendere male, significa es– cere corrotti, significa corrompere. E gli altri sono i proletari e sono i borghesi, con tutte le loro volgari crapulerie, con tutte le loro bassezze, con tutte le loro avidita insane, con tutti i loro orrori e le loro ferocie Posto Il concetto basale di llberta, d'indipendenza, di dlgnita, l'anarchico ha da andare verso la real!z– zaz'ione, per la sua straida, con le sue patticolari ~m– pressioni e sensazioni, portando l'ulivb o il fuoco, 1e~ condo il gusto, ma ha da andare spedito, diritto ·• con tutto sé stesso. E la realizzazione che pili :u– teressa é quella interiore dello 3PiI'ito e .quella del– l'ambiente intimo: autoeduca.zione e creazloM de.ila propria vita. Poco giova parlar bene, quando non Si pensi bene, e meno ancora giova pensar bene, quando uon I i sappia vivere conformemente al pens·,ero. Dopo tempo e tempo, e lotte e lotte, e dolori o do– lori, rimane ancora da capire che il nemico, ne1la sua invadenza, s'é annidato in :io!, per ucciderci di dentro. Nella nostra mentalita, nella nostra vilta. l.n– fattl, vive il cnttolico: quello 3tesso cattolico che, a volte, crea le crisi di coscienza; quello stesso cat– tolico che corruppe repubblicanesimo e soc.ialismo; quel cattolico della menzogna, della dappocagg'tne, della dabbenaggine, dell'ampollosita, ·della fa~sita, dell'ambiguita., dell'incapaclta. e dell'abulia. Quel ma– ledetto cattolico che ci viene infuso nella famiglia, nella scuola, nella vita sociale, per l'influenza eser_ citata dall'ambiente borghese, per la condiscendenza idiota dei compagni, essi stessi sia avvelenati. Realizzare l'anarchia signiflca educarsi e sentire e viver~ da anarchici: si pu6 realizzare nell'ambito individuale e In aggrupamenti; si pu6 edificare una personalita e creare una comunità; si pu6 conqui– stare ~é stessi e sollerare il mondo. Ma chi non rea– lizzi in :;é manchera d'i forza per realizzare negli altri; chi non edifichi la sua personalita, manchèra. della capacita di ci·eare; chi non conquisti sé ,f.Ws– so, non sollevera lo spirito degli altri, non turbera l'anima del mondo. E non s'edtlca chi persegue la Yanrté.; non fi'edffffa ehi Illanguidisce il gusto; non s'eauca chi debilita !I corpo; non s'edilca chi sel've; non s'educa chi si fa servire; non s'educa chi s"illude; non s'educa cbi Il– lude. Ma, bensi, chi persegue la vanita. tradisce; -0hl illanguidisce il gusto tradisce; chi debilita il corpo tradiscre; chi serve traàiS'ce; ch'i si fa servire tradl• sce; chi s'illude tradisce; chi illude trnilisce. Onde risulta gia troppo evidente la necessita. ùl essere piii severi, con sé stessi e con gli a1tr'l. Trop. pa za,·orra: c'é bisogno di ripulire, approfondfre cù affinare, per la serieta e per l'anarchia. E, in effetto, che cosa importa che nno si thia– mi "libertario" e l'altro "don Procopio" •se essi si equivalgano? Che importa che u'tlo 'gridi fotte ·e l'al– tro !3USS-l11Ti e .guardi di sottocchi, s'entrambi prati– chino le ntesse crapulerie? Anarchici! Anarchici! Siamo noi veramente to specchio delle nostre idee? Rispondiamo noi alle ·no– L~re intenzioni? Individualisti o comunisti: ma che importano re differenze, se ciascuno d'i noi ha in sé il suo sole? Necessario é che si sia sinceri, che si sia forti - o che almeno si abbia la volonta. di fortificarsi - e che si realizzi, secon,ùo le posslbilita, ma senza ù!, iazioni, 1;enza tergiversazioni. Nell'attivita, cosi intesa, troveremo la soluzion-t cleJ nostro compito e, forse, i favori della iorte. Domenico JAC0VELLI. NOTA DELLA REDAZIONE. - Autore e léttort ci permetteranno poche parole di commento, rese for• se necessarie dall'essere l'articolo a.eu· amioo e cbm– -pagno Jacovelli un po' (come dire?) non confor– me, per Io meno in qualche espressione, al program– ma che questa rh•ista si é proposta di svolgere. Por esempio, all'inizio il nostro Jacovelli d'ice che l'armonia degli uor.1ini còme quélla !degli astri non pu6 stabilirsi ohe "per coordinazione spontanea 6 quas'i casuale"; noi pensiamo invece che essendo •gli uomini, al contrario degli astri, capaci di volonta, debbono sottrarsi al caso e coord!nàrsi volontaria– mente in armonia col loro scopi prescelti. •Forse é questione d'i parole; ma anche cosi era bene chiari– re. Pi(1 appresso egli dice òhe per gli anarchici '"non esiste necessita. di organizzarsi in pàrtito, .di m·etter– ·s1 n'accordo"; .noi pens1amb al .. èontrarlo eh-e V'e, l'Ab- BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI pratutto, la .nècessltll. di mettersi d'acco:rdo, di orga– nizzarsi in forme associative libertarie scelte dalla volonta. degli associati, s'ia per la lotta che per la vita. Scartiamo anche noi la. par9la "partito" di si– gnificato Impreciso, e che con l'uso per molti ha preso un senso autoritario che Ci ,-!pugna; ma il fatto dell'organizzazione, dell'associazione coordina– ta, resta una necessita. per l'anarchismo. S'lnten– tle, malgrado ci6 (anzi a causa di ci6), che le vie dell'ànarchlsmo sono moltepllci, e ciascuno é libet~ di scegliere la sua senza diritto di scomunicare gli altri, poiché tutti cominc.lando ida noi possono cade– re in errore; e che organi.zzaz'ione anarchica non pu6 né ùeYe significare "pensare allo stesso modo, par– lare, sperare e morire aUo stesso modo", secondo l'espressione giustamente 'ripudiata con tali parole da Jaco"elll. In quanto all"iiùea sostanziale dell'articolo di Ja– covelli della necessita per gl1 anarcllici della forma– .ione del carattere e della coscienza, in ci6 slamo per– fettamente U'accordo col nostro amico e com_pagno. 6 0.gnuno di noi deve sforzarsi di elevarsi, lii <iupera– re la propt'ia animalita ancestrale, di acquistare li senso della personalità, di vincere in sé In timidez– za: non essere mezze figure o mezzi caratteri, ma individualita. integre ed energiche, veramente libere. Vivere aioé da anarchici. Tutto ci6 per6 deve con– çeplrsi come lo sforzo che ognuno deve fare, il fine morale cui ciascuno deve tendere come forma di autoedue"azione; ma non potrebbe essere concepito, secondo noi, come intollerante pretesa verso gli al– tri, si da renderci giudle'i del grado di anarchismo degli alt.r!. Ci6 ci condurrebbe diritti <lirittl all'In– quisizione in nome dell'Anarchia. Jacovelli dice: "se– veri con noi e con gli altri"; noi spieghiamo piti u· manamente: "severi con se stessi, tolleranti con gli altri". Perché anche noi anarch'ici siamo tutti uomini pieni di debolezze, di difetti, ùi errori; e se volessimo escluderci a vicenda a causa delle nostro enormi jmperfezionl, forse all'ultimo tutti saremmo esclusi da una torre d'avorio re&"a Impossibile per tutti. =======================~ =============== La Lotta_porl'Indipendenza nazionalenell'India Alcuni anni orsono sembr6 clte Il movimento li– ~rntore scoppiato in Cina, - il quale ebbe grandis– sima impo"ttanza, sopratutto ,come st1moJant~ in me1.• zo a tutti i popoli -defl'Estremo Oriente op11ressi da– gli 'Stranieri, - dovesse rl'sveglial"e ,e far risorger-e li. nnova vita 1utt"e le immense popolaz!on'i asiatiche che la 1>olltiC 'a.di dominazloll<l e di asso,:;gettamento tlelle grandi potenze europee si credeva av-esse in– -vece per sempre ,a<ldormentato. Come 1ton si poteva rlmamll·e indifferenti ùimmz'i a quel vasto movtmtnto, cosi non, lo 1>ossiamo, dinan– zi all'altro che si sta sempre pl(t sviluppando pre– ·sentemente 'neff'Indla. 'Per quello Cinese, elle si PN· sentava 1>lli -sotto un aspetto pullt'ico che sociale ma clte non I>oteva tare ,._meno, ,lata 1a' vastita del movlmelitb stesso, di avere una influenza anche nel campo socìale, dobbiamo 'dire che esso avrel>be pot11to, anche contro le tendenze di qull.!che capo, segnare un passo l'n:nanz1 sia 'J}u:r breve ·sulla via del progresso o v<>rsol'instaurazione di un reale benessere per tutti se la casta. militarista non vi avesse preso il ·sQPravven– ito. li gran partito na.ziona.lista de\ Kuonritang fu &Pez– zato in varli tronconi dalla boria e ùallo spirito 1•ea• zlonario dom'inante in qualche generale e dai non ·p~ errol'i comunisti; e eosi anche 10 slancio rivo– luziollflrio del 1)Upelo ando diminuendo.. Ora men– tre la Cina tace sotto lo s-tlvale del nuovo ,dittatore, il generale Qhang-kai-Cbek, {1) é iSempre dall'Estre– mo Oriente .che ,si elevano con ener,g:la a.Itri clamori di liberta e di ·rt'Volta. L'Indin, clte aa lunghi anni si Pl\6 dire da secoli, sop– _porta con ma.!umore JJ giogo inglese, da qualéhe tem– po é ent~ata ,in lotta aperta e decisi\'11 contro la do– minazione straniera. L'acutezza, ragg'iunta ultima– .mente .dall'agitazione Indiani\, ha !orse fa.tto d.illlen– tlcare a non :oociti che l'attuale movimento non é che la conclusione di quello lnldato molti anni fa per la conquista dell'Indipendenza nazionale e che g!a tanti eroi e martiri ha dato alla storia. Lo scrit– tore francese <A. Phllip in un lnteres,Arnte articolo nella J"i-vista francese "Europe" sulla situazione at– tuale del movimento naz'ionale indlan·o, tra l'altro di– ceva: "il nro-vlmento nazionale noil ·é, nelle Indie, di o– rigine recente; se ncett·ovano le 1>rlme manifestazioni nel 1885, allorquando àlcuni lnteUettuali fortemento inglesizzati e sostenuti .Ua1 ·pa1·tì:to liberale inglese, ·costituirono il Olcngresso Naz,ionale indiano per re– clamare alcune riforme volitlche e !<introduzione progressiva del regime parlamenta-re. Il movimento nazionale· fu dunque, al suo in'izlo, puramente costi– tuzionale, estremamente moderato negli scopi e nel metodi d'azione; non é che -verso il 1909, in seguito alla d!Yislone del Bengala dli 1>arte di Lord Curzon, che Il Congresso si decise a ricorrere ad una misura più ardita, il .boicottaggio del prodotti inglesi. Mal– grado gli sforzi di 'I'ilak e di uqa mltroranza ·estre– m'ista, •li Congresso Nazionale fino al 1914 era rima– sto moderato.; rappresentava solo del gruppi, l'am– biente lntellettua.!e •e la borghesi!\ Jnducl:rlale nascen– 'te, e non osava anco.ra mettere In .discussione Il prin– cipio stesso a·eJla dominazione Brittannlca .nelle In– die". .Fu ·solo 'in .seguito ,alla sem_pre crescente miseria ed al continuo .maleiliere del .J}QPolo Indiano, - di 'bui possiamo trova,e un indice del pili terribili tn ,qualche cifra "ufticiale", come quella che nel solo ~918, a causa della fame e dell'estrema ùebolezza del ,po_polo, ,una ,epidemia ..si prQP(\gava, mietendo pili ,( l') .A. 1luertimno elle questo artic'olo fu scritto priimo che ,gli a1lvenim.enti ci1'esi ·pr!Jndessero ra -piega, del ,·esto niente a/lato co'lffortante W>ppur essa, d,i que– sto ulti11ro mese. N. d,. 'R. di 12 mrl!onl ~- vittime, - che questo "popolo silen– zioso", secondo ~ma espressione favorita dì Gandhi, lncomlnci6 acl entrare 'in movimento ed a prendere parte' ùiretta alla vita attiva ed all'agitazione. Del resto, se il Congresso Nazionale Indiano dal suo ini– zio (l 885) .sin Yerso il 1900 fu quasi completamente composto di "Moderati lealisti" seguenti le idee e le tendenze di Dadablhal Nnoroji, negli anni che se– guirono la lotta si fece vivace tra la tendenza mo– derata e quella radlca•le, 1inché nel 1907-08 l'opinio– ne generale si spost6 verso le idee e i metod'l 1·adicn 11, permettendo cosi qualche tempo dopo un pili lar– go tlviluppo dell'azione. Allora la voce pili ascoltata divenne quelJa del radicale Tilak, che non aveva nvu– to timore di tare a]lpello alla rirnluzlone nazionale per la conqu'ista della Iiberta. Indiami.. Entrato il movimento nel 1909 sulla via dell'azio– ne col boicottaggio dei prodotti inglesi, continu6 per -essa arrestato solo di tanto in tanto dall'esitazione pro;ocnta dal continuo vacillare della maggioranza de1 Congresso Nazionale. Ma le ragioni che spin– gevano questo movimento sulJa via della rivoluzione erano troppo numerosse e molteplici, perché Io si po– te·sse .arrestare. La pitl importante, Bcnz~ dubbio, é stata sempre la dura situazione econom·,ca, quasi senza uguali nel mondo, la quale non poteva fare a meno di pro,·ocare vivo malcontento e vaste e sem– pre più vivaci agitazioni fra il popolo, non solo di cnrattere politico ma anche economico. Vaste lotte economiche vennero ingaggiate sopratutto dopo la guerra, negli anni J.918-19, che segnarono un vero risveglio tra le masse lavoratrici. Queste ormai, con la ,creazione di sindacati costituitisi appunto in quel– l'epoca nelle citta. pili 'importanti ed inùustriali, an, che pel fascino. esercitato dalla propaganùa e attitu àine di qualche individualità, stavano diventando un fattore importaJ1te nella lotta per la UberLa, in quan• to intervenivano arditamente in essa dandole una e– stensione senza pari. Non sara certo superfluo presentare qui, onde po– ter meglio comprendere l'importanza degli avveni, menti e mostrare quale fattore di progresso rappre– senti veramente l'intervento attivo delle masse nelJa lotta ingaggiata contro l'oppressione, un quadro suc– cinto delle d'ivisioni della popolazione indiana, la ·quale potrebbe essere separata in quattro grane!! categorie o classi, come segue: - 1) Proletari delle citta e dei campi, 60 milioni e 840 mila; - 2) Pic– coli produttori, artigiani, contadini medi e .Poveri, ecc. 210 milioni e 520 mila; - 3) Militari, mendi• canti e prostitu(e, 5 milioni e 430 mila; - 4) Bor ghes'j, funzionari, grossi proprietari industriali e a– gricoli, agiati viventi di rendita, ecc. 39 milioni e 260 mila. Come si vede, la classe piii. numerosa e di con– seguenza la pili colpita. sia dal nascente cap'italismo che dalla concorrenza delle merci inglesi favorita in tutti i modi dal governo, é indubbiamente (!Uella del 210 milioni e mezzo di 'indiani piccoli produttori e artigiani; sopratutto sono questi che partecipano in grande numero alla agitazione per la libertà dell'In• dia. La colpa dell'Inghilterra nel formarsi della terribi– le situazione suaccennata é immensa. Quasi mai es– sa fece qualche cosa nel campo delle realizzazioni pratiche per rimediare, sia pure in parte, al grande malessere indiano, sia dal punto di vista economico che politico o nazionale. Al contrario, di tutte le pro– messe, come quella di concedere l'Ho1ne-.Rule, fatte in specie durante la g1ter1-aper cattivart•i la simpatia Q l'aiuto de.I popolo indiano, - l'Inghilterra era infat– ti riuscita .a guadagnare Gandhi alla sua causa, - benché il popolo indiano avesse fra l'altro fornito un contingente di un milione e mezzo di combatten– ti, nessuna ne fu mantenuta. Non solo, m,a tutti i -rlchiami .dell'India ,ille._promese;e fattele furono bef– feggiati e repressi.

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