Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

356 LO STATO MODERNO Non solo. Mentre lo sviluppo comparativo dei depo– siti fiduciari e dei conti correnti di corrispondenza ban– cari nel dopoguerra mostra in allo la diversione delle ri– sorse della colleltività dai consumatori-risparmiatori ai produttori durante i periodi di inflazione, in un trapas.,o di beni he prescinde dalla consistenza materiale dei be– ni stessi che consente l'autofinanziamento delle imprese .a scapito dei depositi bancari; lo sviluppo delle singole <:alegorie di depositi a sè considerale palesa l'elaslicitù del legame fra gli sviluppi reali e gli sviluppi bancari. Durante i periodi di relativa stabilità e di rivalutazio– ne monelari,a - primo semestre '46, ottobre '4 7-marzo '48 - iÌ flusso dei depositi fiduciari è aumentato relativa– mente al flusso dei conti correnti di corrispondenza; l'op– posto è avvenuto durante il periodo intermedio di infla– -zione. Durante i predetti periodi di stabilità e rivalutazio– ne l'aumento dei depositi fiduciari - e dei depositi posta– li - è stato però tale non da potersi spiegare solo con le possibilità del risparmio reale. Nel primo semestre '4Ci i depo~iti bancari (fiduciari) e postali sono aumentati di ben 96;2 miliardi; e nel semestre ottobre '4 7-marzo '·18 -di ben 171,2 miliardi. Avendo presente il livello dei prez– zi e del costo della vita nei due periodi (circa 25-27 vol– te quello del 1938 nel primo e 53-55 volte nel secondo), si traila rispettivamente di quasi 4 miliardi e di oltre 3 miliardi di lire-1938 semestralmente. Ora anteguerra l'au– mento dei depositi fiduciari e postali è stato di 5 miliardi ·annui n~, triennio 1936-38 e di 5,3 miliardi nel 1939. An– cor più significativo riesce il raffronto limitato ai soli de– positi fiduciari. Questi sono aumentati di 1,9 miliardi an– nui nel 1936-38 e di 2,6 miliardi nel 1939, mentre nei -due periodi postbellici sono aumentali di 72.2 e 126,9 mi– liardi, cioè, rispettivamente, di quasi 3 miliardi e oltre '2 miliardi di lire-1938. Non è ammissibile che il rispar– mio (reale) abbia potuto aumentare più intensamente - sia pure durante due singoli semestri - nel dopoguerra -anzichè nell'ant~guerra, e sopratutto nel primo semestre 1946. Durante questo semestre si deve presumere che l'au– mento dei depositi sia dovuto anche al ritorno in circolo delle somme occultale durante la guerra; dopo il settem– bre 1947 è evidente il legame con le maggiori possibilità di risparmio dei consumatori-risparmiatori derivanti dall'op– posto procedere delle remunerazioni fisse e del costo del– la vita. La non rispondenza fra risparmio e depositi ri– sulterebbe così senz'altro motivata nel primo caso; ma anche nel secondo emérgerebbe dal raffron lo col flusso di depositi di anteguerra. Analogo ragionamento, e a ben maggior ragione, va fatto per i conti correnti di corrispondenza, in relazione ai quali, tuttavia, mancano gli elementi per effettuare il raffronto. Ma un solo esempio forse vale di più di lun– ghi discorsi. Se l'impresa a vende , credito all'impresa /3 -0 al consumatore Y, {3 e y possono effettuare l'acquisto e tenere nel frattempo un conJo corrente attivo (/3) o un <leposilo a risparmio (y)' in banca; mentre a può neces– sitare di credito bancario, mutuando, in sostanza, dalla banca quel denaro che /3 e y vi tengono in conto; se a -vende a conlan.ti , non si ha nè un deposito nè un credito bancario. • Si deve dunque ritenere che attualmente l'organizza– .:ione del mercato comporti l'esigenza di un minor volu– me di disponibiliLà bancarie (e di credili han.cari) nei con– fronti di anteguerra. La diminulio capitis bancaria quin– di non significa di per sè inadeguatezza delle disponibilità bancarie alle esigenze attuali della produzione. 4. - Lo sviluppo bancario postbellico accennato al par. 2 non. è stato - o, comunque, non ha potuto essere - •accompagnato da una politica mopetaria a raggio suffi– dentemente ampio, tale da coordinare alla politica del– l'emissione in senso strello non solo la politica del Te– soro, ma anche la politìca salariale e la politica' creditizia. Ne è seguito uno sfasamento, fra lo sviluppo della circolazio– ne monetaria e della moneta bancaria da un lato e lo svilup- • po dei prezzi dall'altro, e quindi fra il volume dei mezzi di pagamento e il volume monetario del mercato, sfasamento che è culminato nel grave squilibrio monetario dell'ultimo quadrimestre dello scorso anno. Questo squilibrio si pre– senta come un velo che offusca la chiara comprensione dei fatti. Da un lato la < stretta> del credito è venuta a dare una anche eccessiva ragione a coloro che sono pr 0 • pen.si a sottovalutare l'importanza che le banche hanno avuto e possono ancora avere come elemento propulsore sugli sviluppi dinamici della nostra economia postbellica· e da questo punto di vista la stretta è stata interpretat,; come l'eloquente manifestazione della relativa scarsiti 1 dei mezzi bancari odierni riferiti alle esigenze del mer– cato (e si è chiesto quindi ripetutamente durante la crisi che le banche non. solo non slripgessero i cordoni della borsa, ma anzi li aprissero quanto più possibile per 01•.' viarc alla carenza di moneta bancaria). D'altro lato, per contro, la stretta sembra essersi chiarita in seguilo, e chia– rirsi ancor più oggi, come un semplice portato dello squi– librio di sviluppo di cui si è dello. Diminuiti del 15% i prezzi rispetto al livello eccessivo (in confronto ai mezzi monetari) cui erano saliti; aumentata la circolazione del 18% (a fine dicembre) nei confronti del livello inadegua– to (rispetto al livello dei prezzi) -del settembre: il voh1- me dei mezzi di pagamento e il volume monetario del mercato si sono venuti incontro a mezza via; e l'equiJi. brio si è ricostituito. Il nuovo circolante è passato gra– dualmente ad alimentare i mezzi bancari, e il rapporto di questi alla circolazione, che era caduto a solo 1,27 a fi– ne dicembre, è risalito nel primo semestre di quest'anno a 1,55 (circa), tornando al rapporto di un anno fa. In que– sta situazione di riequilibrio, mentre il volume reale del mercato torna oggi al livello di settembre, le disponibi– lità bancarie eccedono di nuovo i bisogni del mercato (a parte l'indisponibilità delle somme vincolate presso la Banca d'Italia). La stretta si presta quindi ad essere in– terpretata come un pretto fenomeno di squilibrio mone– tario, che non tocca alla questione della adeguatezza, o meno, delle attuali disponibilità bancarie alle esigenze ciel mercato. In realtà, le attuali disponibilità bancarie sembrnM adeguate alle esigenze di un ritmo di sviluppo e sano> del mercato. L'odierna liquidità bancaria è una manifesta– zione dello stentato ritmo economico attuale; ma l'insie– me della situazione quale risulta dalle considerazioni fat– te e l'incremento e la rivalutazione dei mezzi bancari dal settembre ad oggi inducono a ritenere che anche con un intensificato ritmo produttivo e ricostruttivo i mezzi bancari - quelli alluali e, beninteso, quelli che segui• rebbero naturalmente - sarebbè'ro sufficienti alle esigenze. 5. - Se questa è la situazione potenziale da un. pun– tb di vista tecnico-bancario, nella sostanza la situazione viene sensibilmente modificala dall'interferenza della Te• soreria pubblica, che continua a risucchiare dalle banche quella integrazione di fondi che le pubbliche entrate e gli altri mezzi straordinari di finanziamento delle pubbliche spese non riescono a convogliare in misura sufficiente alle casse dello Stato. Una parte dei depositi bancari in– fatti affluisce al Tesoro tramite le sottoscrizioni ai Buo– ni del Tesoro e il vincolo del 40% dell'incremento dei de· posili presso la Banca d'Italia: a prescindere dagli ulle– riori fondi che le banche tengono presso la Banca d'Ila· lia e il Tesoro medesimo, nella presunzione (che potreb– be mostrarsi infondata) che le banche possano, in caso di bisogno, disporne liberamente. Su questo argomento condividiamo in assai scarsa misura l'opinione di coloro che ritengono che una più adeguala politica finanziaria dello Stato perverrebbe n lasciare in disponibilità dell'economia privata quei fondi che ora vengono versati alle banche e assorbili dal Te· soro nei modi visti. Lo Stato viene accusato - è lo pa· rola - di 11011 trarre oggi dalle imposte tutte le e~" :.te che queste potrebbe dargli. E l'accusa è fondata: tror11_e le eva~10ni, che nulla han.no a che fare con l'abusal1J n·

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