Lo Stato Moderno - anno IV - n.3 - 5 febbraio 1947

AbbonanH1'to per un anno t.. 1H soc. Ed. Lo Stato Moderno • Am– ,ntnf.straztone e Direzione: Milano, Via Senato 3'. telef. u.,,o. 7Ull Bsce il S e il 20 di ogni mese LOSTATO MODER OBITI.CA POLlTI.OA EOONOMIOA E SOCIALE Anno IV • N. 3 5 FEBBRAIO 1947 Una copia L 30 SOMMARIO MARIO PAGGI: Non ,senza un po' di fraca&&O pag. 45 L. L.: ,4ppunti in margine . . . » 48 VITTORIO ALBASINI SCROSATI: Vmo la grande crisi . . . . . . . . . MARIO BONESCHI: Il del/irto d'ltalùi . u . .s.: Per la dife&a della Scuola nazionale GABRIELE PEPE: Stra11a Libertas . . CARLO MUSCETTA: Ricordo di Guido Dorso MICHELE CIFARELLI: L'Irrigazione in Puglia e Lucania . . . . . . . . . . . . FELICE IPPOLITO: La Conferenza ferroviaria del Mezzogiorno 49 51 51 52 53 54 56 , E RICO BONOMI: Il problema altoate&ino. IV • EMILIO TACCANI: Nella babele della C-2 . . • GAETANO SALVEMINI: Servitù volontaria I , ROLANDO BALDUCCI: Il romanzo dell'Azer- baigian . . . . . . . . . . . , LETTERE A « LO STATO MODERNO»: FILIPPO BURZIO e u. s.: Nawra del- l'ideologia . . . . . . . . . RASSEGNA DELLA STAMPA ESTERA . RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA NOTE QUINDICINALI. . . . . . . . pag. 57 . 59 • » 61 » 64 » 65 » 66 67 » 68 Non senza un po' di fracasso... Quando il Bailleul, antico convenzionale, tirato per i capelli da Madame De Stael, si accinse a giustifi– care il Terrore, non si può dire che lo facesse senza grazia e un tantino di ironia: « Per giungere ad uno stato di cose durevole veramente costituito, bisognava che il potere fosse ravvicinato alla nazione e che stringesse con essa un'alleanza irrevocabile; ma poi– chè il potere era da una parte e la forza dall'altra, era verosimile che tutto non si aggiustasse senza qualche malinteso e senza un po' di fracasso; ciò che precisamente è successo». La carezzevole leggiadria di quel « qualche malinteso » e di quel « po' di fra– casso » aveva in fondo una giustificazione non spre– gevole in sede storica: che i morti erano alle spalle. Ma evidentemente sarebbe difficile adoprare la stessa leggerezza di mano e di giudizio per i malintesi e i fracassi che i morti possono averceli davanti. Non abbiamo nessuna voglia di drammatizzare, giacchè è di per sè tanto drammatico questo impla– cabile inverno e questo sisifeo sforzo di trovare con– vergenza dove c'è riluttanza, e armonia dove c'è sol6 discordia. Ma, senza involgersi nei panni di Cassan– dra, pare ormai lecito il dubbio che queste classi di– rigenti, troppo rapidamente avviate a diventare ca– ste, siano in grado di risolvere la crisi del paese, al di là e al di ~opra delle crisi ministeriali. Gli ar– chitetti sanno che è più facile costruire una bella facciata che un interno intelligente e di buon gusto. E cosi, Schierare in bella vista formazioni ministe- riali ricche di promesse, è stato finora compito rela– tivamente facile; ma quanto a farle non dico savia– mente ma decentemente funzionare, si è dimostrato un tutt'altro paio di maniche. E a chi tempestiva– mente ha accusato il pericolo di uno slittamento a destra della situazione se le sinistre si dimostravar.o incapaci di creare una « seria·» linea governativa che, tenendo conto di certe realtà, permettesse loro di mantenere in pugno le redini del governo in vista del futuro, si è trionfalmente risposto dandogli del... conservatore; correggendo in questo intelligentemen– te l'errore dei Troiani che non lapidarono Cassandra sotto l'accusa di grecofilia. Perchè il nocciolo di questa crisi è stato quello di operare uno spostamento a destra della situazione. Naturalmente De Gasperi avrebbe il diritto di ri– fiutare questa interpretazione, affermando essere sta– ta sua intenzione soltanto formare un governo più compatto, più omogeneo, più concorde di quelli si– nora sperimentati; e che questo non significa né de– stra né sinistra; significa soltanto essers·i resi conto che _lecondizioni obbiettive del paese e certe sue ma– nifestazioni non del tutto sotterranee impongono fi– nalmente quel governo che governi, la cui istanza questa Rivista pose sin dai numeri clandestini tanto appariva ovvia e banale, e che ancora non si è riu– sciti a fare; ulteriore e non gradita dimostrazione della differenza tra « intelligere » e « agere ». Ed è a questo punto che si impone non più dilazio-

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