Lo Stato Moderno - anno III - n.14 - 20 luglio 1946

314 LO STATO MODERNO terreno degli amorosi litigi tra la Confederazione Generale del Lavoro e la Confindustria; entrambe decise. ad ottenere un intervento dello Stato in ma– teria economica sotto forma di sovvenzioni, tanto che a un certo punto contro la testa di Corbino e a favore di" Scoccimarro si son trovate insieme l'estrema de– stra e l'estrema sinistra. Ma il ritorno dell'ombra fa sentire più grave- . mente - e se non venisse da sorridere, diremmo più dolorosamente - la mancanza dell'uomo. De Gasperi è uomo a cui non mancano doti di abilità e sotti– gliezza, ma non ha certo quell'assoluto controllo e dominio della burocrazia che era lo strumento più perfetto dell'onnipotenza giolittiana, mentr~ l'uomo forse più congeniale allo statista piemontese, il To– gliatti, ha iniziato una prudente ritirata, preludio forse a manovre più vaste. In quale posizione si trovano ora i partiti dopo la crisi ministeriale? Il grande vincitore appare la de– mocrazia cristiana, in forme e limiti anche superiori . a quelli dettati dai risultati elettorali. Io non credo a un rapido tramonto della forza della democrazia cri– stiana. Si tratta di uomini seri, al servizio di idee serie, ricchi di abilità manovriera non senza punte di intrigo: hanno alle spalle una diplomazia esperta e piena di finezze, la situazione economico-sociale li favorisce nella sua doppia esigenza di conservare per produrre e di riformare per pacificare. Ecco· perché è imperdonabile l'aver affidato a questo partito la Pubblicà Istruzione, cioè la massima pietra angolare del nostro futuro (e per di più nella persona di Gonella), ed ecco perchè là sconfitta delle sinistre appare ad ogni esame più grave. Unico peri– colo della democrazia cristiana appare oggi l'esalta– zione della vittoria. :E: facile perdere il senso della misura e a questo la stampa dei vincitori appare vicina. Ridicolizza gli avversari, chiama tutte le me– tafisiche a sostegno del proprio trionfo, allunga l'ombra del suo dominio sui decenni avvenire. Non è tattica saggia in un paese ancora corso da fremiti ghibellini. Ma anche il pensiero laico ha da pensare a ricer– care difensori più validi dei socialisti. Questi sono i grandi battuti. Hanno dato tre battaglie, per i Mi– nisteri degli Interni, del Tesoro e della Pubblica Istruzione e le hanno perdute tutte e tre. E il modo, poi... "E: vero che in compenso il partito socialista ha ricevuto la promessa del Ministero degli Esteri alla fine della Conferenza della Pace. Pare dunqu_e che il « mercato delle vacche" (ci voleva proprio Silane per accreditare nei buoni salotti italiani una tal locu– zione) vada perfezionando e ammodernando i suoi sistemi, passando dalle vèndite a contanti a ·quelle a pagamento dilazionato. Ma il segno più scoraggiante della posizione del partito socialista è data dalla reazione suscitata dagli avvenimenti all'interno del partito; reazioni che, alla sconfitta riportata dalla « direzione " ministeriale, non hanno saputo oppor!e nulla di diverso da un ri– chiamo alla più trita' retorica del massimalismo. La evoluzione del partito socialista in partito moderno di governo, decisamente e senza pentimenti, è dun– que ancora 'di là da venire, e questo è quello che ritarda la sistemazione della vita politica italiana. Quanto ai comunisti, può darsi che il ritiro dì Togliatti sia qualcosa di più del desiderio di. ritrovare il tempo ·per fare il « buon segr!_!tario ~. o di ricon– quistare soltanto una maggiore . libertà polemica verso il Governo e -verso la situazione. Anche i comunisti francesi sembrano in fase di battaglia. Si avvicina forse la fine della politica di collaborazione dei partiti comunisti? Bisogna che da parte non comunista si faccia il possibile per evitarlo, e da parte comunista si intenda l'errore di un simile eventuàle comportamento. A meno chè non giochino riflessi internazionali sui quali il paese avrebbe però il diritto di vedere più chiaro. I repubblicani hanno ceduto alla forza di gravità della lunga vigilia; scambiando, come spesso accade loro, la politica col cerimoniale, hanno condizionato la loro partecipazione alla offerta non di un inutile portafoglio, ma di due inutilissimi. Prontamente soddisfatti, oggi si trovano prigio– nieri di una situazione da altri creata, e posti nella impossibilità di iniziare quella chiarificazione interna, che è la premessa e la condizione di ogni loro svol– gimento. E per di più Facchinetti al dicastero della Guetra · non avrà facilmente _aperta la via del suc– cesso. I repubJ;>licani hanno insomma trascl!rato di riflettere che se finora la loro opposizione aveva un significato puramente mitologico, questo era il mo– mento di trasformarlo in politico. 11: un'occasione perduta. Le destre sono là, quasi in agguato. Dopo aver imposto il loro programma (Corbino, anche se svi– rilizzato, è sempre una garanzia, e Gonella alla pub· blica istruzione è una certezza, e De Gasperi agli interni è un prefettizio riposo; mentre il pianificatore Morandi alla Industria e Commercio non pare abbia intenzioni diverse da quella di continuare il gron– chismo), sperano di imporre i loro uoqrini. Avranno imparato la lezione le sinistre? La loro volontà e capacità di governo si rivelerà superiore alle sempre risorgenti velleità massimalistiche? Perchè questo è il nodo: o governare (sapendolo fare) o essere ·governati. E fra otto mesi ci sarà da superare un altro peri– coloso traguardo, mentre ad una ad una dileguano le speranze di dare all'Italia una moderna formazione di democrazia laica. MARIO PAGGI

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