Lo Stato Moderno - anno III - n.12 - 20 giugno 1946

Abbonamento per un anno L. 480 soc. An. Russo Editpre • Milano Vla Meravigli N. 7 • Tele/. 81.971 conto coT""1lte postale N. 3/30908 Esce il 5 e il 20 di ogni mese IOSTATO MODER CRITICA POLlTJOA ECONOMICA E SOCIALE Anno III - N. 12 20 GIUG O 1946 Una copia L. 20 SOMMARIO MARIO PAGGI: Grandezze e miserie di una vit- toria pag. 265 MARIO BONESCHI: Poteva partire, volle fug- gire » 267 ARRIGO CAJUMI: La Repubblica ai repub- blicani » 269 M. P.: Corbino è un liberale? » 27~ ANTONIO BASSO: Il problema delle colonie » 271 ROBERTO SPADACCINI: Autonomia della Ve- nezia Tridentina » 273 GIULIANO PISCHEL: Ancora dei ceti medii·. pag. 275 AMBROGIO GA,pOLA: Risanamento dell'indu- stria e ricostruzione edilizia (continuazione e fine) Nota ai lettori e agli abbonati . DOCUMENTAZIONE, la Costituzione francese respinta il 5 maggio 1946 . RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA. RASSEGNA DELLA STAMPA ESTERA NOTE QUINDICINALI » 277 • ,279 » 280 » 283 » 285 » 287 N.B. - Leggere attentamente la nota ai lettori· e agli"abb~nati a pag. 279. GRANDEZZE MISERIE D'UNAVITTORIA· Dunque, tutto è finito bene, o meno peggio. La Repubbhca c'è (al momento in cui scrivo non si co– nosce ancora il responso della Cassazione, ma quanto già si sa è sµfficiente per affermare che dal punto ' di vista giuridico il problema è chiuso e da quello politico non è compito della Cassazione); i morti di Napoli e di Taranto non hanno avuto il seguito che si poteva temere, l'ultimo Savoia ha lasciato l'Itali!t diretto in Portogallo (oh, fatali strade della storiai}, De Gasperi è stato non eletto, non nominato, ma semplicemente riconosciuto· Capo dello Stato, in con– formità alla legge che disciplinava gli effetti del re– ferendum. Tiriamo un respiro di sollievo perchè c'è stato qualche ora, qualche giorno delle ultime settimane in cui pareva che le strade d'ltaHa potessero ancora essere bagnate di sangue italiano, di molto sangue italiano, più di quanto - deprecabile, e sommamen– te amaro, e fieramente ammonitore - non ne sia stato sparso. Ma il merito non è del Governo; il Governo è stato, nell'ultima settimana, negli ultimi dieci giorni precedenti la partenza di Umberto di Savoia, netta– mente al disotto del suo dovere, incapace di assicu– rare il Paese, incerto nella azione politica, nebuloso nei giudizi giuridici. Chi non ricorda come tutti fossero stati indotti dalla stampa a riténere che la Cassazione avrebbe proclamato la repubblica, e come tutti • restarono \_ ~ sgomenti e perplessi perchè la Cassazione non dette che numeri? E a Napoli si giocò al lotto, al lotto della violenza. Poteva uscirne fuori la monarchia. E la colpa non fu dei napoletani, la colpa fu del Governo che non aveva saputo prevenire la prevedibile pas– sione popolare con un semplice comunicato espli- ~w. , Ma la situazione si aggravò quando, di fronte alle cifre della Cassazione, il Governo sbandò per quarantotto ore e lasciò che in Italia monarchia e repubblica convivessero in p·ericolosissima diarchia. Eppure la legge era là ad insegnare !Il Governo quello che far doveva: riconoscere in De Gasperi il Càpo dello Stato. Non era ancora• la repubblica, per– chè quella poteva essere soltanto frutto dell'ultE:riore e definitiva pronuncia della Cassazfone sul punto delle contestazioni, ma già non era più monarchia, ma già doveva essere chiaro che il vecchio potere era crollato, che un nuovo potere era sorto. n Governo non ha saputo nemmeno seguire le yie maestre e facili tracciate dalla legge; non solo è stato incapa·ce di azione politica - che è creazione, fantasia, arte -, ma è stato persino incapace di azione giuridica, che è semplice esecuzione, lavoro c_he non richiede impennature d'ingegno, ma sero plice buonsenso e buona volontà. Sono cose che debbono essere ricordate e me– ditate. Di fronte al primo ostacolo serio (e tuttavit> reso più facile dalla preesistenza di norme giuridicH"

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