Lo Stato Moderno - anno III - n.10 - 20 maggio 1946

Ab~onumento per u,. """'° L. tao a,114no • Foro Bonupc,rte N. .– Telefono IUU conto cOrTente poat<lle N. :3/J._7 Esce il 5 e il 20 di ogni mèse LOSTATO MODER ORITlCA POLlTlOA ECONOMICA E SOCIALE Anno III · N. 10 20 MAGGIO 1946 Una copia L. al SOMMARIO MARIOPAGGI: Auemblee costituzionali e par- VITTOR: Per un preai.dente e contro una pre- titi palitici pac, 217 sidensa della repubblica pag. 228 GAETANOBALDACCI: Dalla posizione dello IDA VASSALINI: Il dovere di osnuno . )) 229 Stato Moderno al Consreuo del partito ao- M. P.: Chiose al consreuo del partito d'Azione )) 230 cialista (continuazione e fine) » 219 VITTOR: Pazienza è intellisenza . » 2:10 GIANDOMENICOCOSMO: Aspetti~ cause del- ARRIGO CAJUMI: Le ultime cartucce lo spoJlolamento montano » :l30 »· 221 ERNESTOBASSANELLI: Democristiani a con- L. L.: Arrivederci, mister Laaki! ••. » 233 sre110 » 222 GINO LUZZATTO: Deflazione e inflazione » 234 GIULIANOPISCHEL: Libertà della radio )) 225 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA » 235 VITTOR: Fatti personali . )) 226 RASSEGNA DELLA STAMPA ESTERJ. • 237 VITO CITELLI: Un problema di di.ritto: la li- RASSEGNA DELLA-STAMPA ITALIANA. • 238 iertà . )) 227 NOTE QUINDICINALI » :139 ASSEMBLEECOSTlTUZJONALJ \ E PARTITI POLITICI Nel gran parlare che si fa da ogni parte, -e giu– stamente, sulla nuova costituzione repubblicana da dare all'Italia (ma l'Italia sarà poi repubblicana? Sarebbe opportuno che i nostri partiti di sinistra, anzichè attendere buddisticamente la i:epubblica co– me cosa che scenda dal cielo, prendessero atto della controffensiva monarchica, elastica agile e unitaria, e si dimostrassero capaci almeno di altrettanta soli– dale scioltezza di movimento) ci pare che non sia attentamente valutata una questione: quella dei rap– porti tra l'organizzazione « di fatto » delle forze po– litiche e gli schemi giuridici che quei. rapporti do– vranno contenere e disciplinar-e. Una soia osservazione J:>asterà a far capire la na– tura e l'importanza del problema: quando, intorno alla seconda metà del secolo XIX i Parlamenti co– minciarono ad assumere quella fisionomia e quei poteri costituzionali che. dovevano conservare, con tendenza ad una progressiva amplificazione, sino alle ultime reazioni antiparlamentari, i partiti politici, o non esistevano, o erano ben lungi dall'avere la forza organizzativa, la risolutez7la, la disciplina, la vastità d'inquadramento e la rigidità teorica di quelli at– tuali. C'erano, è vero, in Inghilterra i « tories » e i • whigs », fiorivano in Francia i f dottrinari» e gli « orleanisti » e poi i « bonapartisti», mentre da Parigi partiva il preannuncio delle future forma– zioni operaie; e in Italia fin il Parlamento ~uqalpino conosceva· destri e sinistri, repubblicani e monar– chici, mentre in quello dell'Italia unita, dopo il gran rimescolamento trasformista, apparvero i primi spa– ruti gruppi socialisti, a rivendicare l'eterno ideale umano di fronte all'eterna compromissione politica. Ma fra quei partiti e quelli odierni c'è la stessa differenza che passa tra la fragilità dell'infanzia e la durezza della• maturità. Contro i bambini non è necessario prendere le stesse precauzioni di cui è opportqno circondarsi nei confronti di uomini scal– triti e consci della loro forza. Allora vigeva ancora l'aureo principio - e non era soltanto scolastica fin– zione, buona soltanto per i trattati di diritto èosti– tuzionale - per cui ogni deputato rappresentava gli interessi della Nazione :intera. E questo era vero non solo nei confronti dell'origine territoriale a cui il deputato era allora legato in virtù del sistema del collegio uninominale, ma anche nei confronti del– l'origine politica, per cui il deputato - settentrio– nale o meridionale ch_e fosse, eletto coi voti delle destre o delle sinistre - una volta in Parlamento si

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