Lo Stato Moderno - anno III - n.9 - 5 maggio 1946

Abìono.m&nte 1)81'un. antt• L. 430 MUano - Foro Bonaparte N. 46 Telefono 84.6IJ conto corrente postate N. 3/lffl Esce il 5 e il 20 di ogni mese LO STATO MODER ORlTlCA POLlTlOA EOONOMIOA E SOCIALE Anno III · . 9 5 MAGGIO 1946 Una copia L. 2U SOMMARIO MA!I.IOPAGGI: C1mgreHi e disagi par;. 193 LU!EltO LENTI: Pau ~ disfare 11ag. 204 GAETANO BALDACCI: Dalla posizione dello MAURO FERMAR: È riu,lt• il 1m1/,/ema sin- Staro Moderno al Congresso del Partito dacale? » 205 socialista » 196 SANDRO MIGI.l AZZA: Introduzione alla Co- stituente - 2) Popolo, Governo ,. Stato 19i G. B.: Lo spirito della resisten:r:a 199 EMANUELE FLORA: Repubblica presidenziale o parlamentare 200 G. B.: La morte di Adolfo Ornodeo 200 EMILIO ONDEI: Il problema del Concordato {continuazione eia! numero prececlenle) » 201 L. L.: Ricordo di Keynes . » 201 NlNO PITTALUGA: Trattato di pace e m,meta d'occu'pazione » 208 DOCUMENTAZIONE: Considerazioni mll'agricoltura itnlian" (con- tinuazione e fine) ,, 209 Un viaggio in Cecoslovacchia » 209 RASSEG1V.A DELLA STAMPA ESTERA » 211 ENRICO SERRA: La fine della Società delle RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA » 213 Nazioni » 20.3 NOTE QUINDICINALI » 215 CONGRESSI E DlSAGl Nella imminenza della Costituente i partiti pren– dono_cautamente posizione; ci sarebbero molte os– servazioni da fare -e non tutte incoraggianti c non tutte rivelatrici di uno stile degno della grande ora che volge - sulla data scelta per queste riunioni; probabilmente si è voluto premere sulle ambizioni per velare i contrasti, e mettere il fatto innanzi alle idee, il che è sempre un brutto sintomo e un cattivo presagio. Se il gioco sia riuscito e se, riuscendo, abbia pro– dotto solo ·un guadagno, il tempo lo dirà; il guaio' è che lo dirà non solo ai partiti, ma soprattutto al paese, ancora incerto, inquieto, discorde. Il Partito socialista ha· tenuto il suo Congresso a Firenze, ed è sembrato che nelle tepide aure dei colli il dramma annunciato si stemperasse e si decolorasse un po', tanto che c'è già chi parla di indire un nuovo convegno immediatamente dopo le elezioni per con– durre la battaglia alle sue ultime conseguenze. Il che è naturalmente, assai poco probabile che accada. A tale Congresso han fatto seguito due valuta– zioni di ordine diverso e contrastante; si è detto da taluno che esso non aveva risolto nulla, che l'antico equivoco massimalismo-riformismo non aveva gua– dagnato nulla dal trasferirsi dalla coppia Serrati-Tu– rati a quella Nenni-Saragat, che l'urto tra l'anima classista e ribellistica e quella governativa e demo– cratica, lungi dall'essersi placato sotto i paterni occhi di Laski, aveva acutizzato il suo stridore. E questa è la prima interpretazione. Altri invece sono di opinione opposta, e riten– gono che il Congresso si sia chiuso con una netta af– fermazione politica della così detta « destra » com– posta d'altra parte in modo assai eterogeneo, andando dallo schietto riformismo di « Critica Sociale » al cripto-rivoluzionarismo di « Ìniziativa Socialista». Tuttavia, su queste varie umanità, si è voluto vedere ergersi, organizzatore e orchestratore, Saragat, il propugnatore di un socialismo umanistico che nel contrasto drammatico tra Oriente e Occidente punta decisamente verso le soluzioni che si allacciano alle più antiche e nobili tradizioni europee. Da questo a proclamare una pratica vittoria delle forze democra– tiche in seno al Congresso socialista non c'era che un passo, e questo passo è stato fatto molto disinvolta– mente. I-I curioso e lo strano (almeno per chi ragiona semplicisticamente, su schemi arbitrari e razionali e non conosce le infinite sinuosità psicologiche che pure fanno anche loro la storia) è che questa inter– pretazione ha trovato concordi i comunisti e certa irresoluta gente borghese la quale, credendo ormai compiuto il processo· di « civilizzazione» dei « bar– bari socialisti » si appresta, con la sua solita leg– gerezza di giudizio, a suffraiare Nenni credendo di laureare Saraiat.

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