Gaetano Salvemini
La politica estera dell'Italia e il pacifismo
«Sono io, dunque, un militarista, un guerrafondaio, una tigre ircana assetata di sangue?
Non crederei. Ma, per quanto la guerra sia un fatto orribile e odioso... io non posso non riconoscere che vi sono paci più orribili e più odiose della guerra: sono le paci, che consumano a fuoco lento i popoli [...]; le paci, da cui i paesi non sono devastati in un giorno solo, salvo a rifarsi in un paio d’anni, ma sono impoveriti ed esauriti ora per ora, minuto per minuto, e resi incapaci per secoli a rialzarsi. A queste paci la guerra è preferibile mille volte per una nazione, quando vi sia sufficiente sicurezza che la guerra riesca vittoriosa. E vi sono pure casi, in cui una nazione deve fare la guerra, anche con la sicurezza della sconfitta, solo per salvare il suo onore e per lanciare un grido di vendetta e di riscossa verso l’avvenire». ... (p. 341)
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