Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 1 - dicembre 1942

sivo: il racconto si sviluppava per dida- .scalie, .che sarebbe come dire per dialoghi); " deve ricercare il linguaggio cinematografico, deve valersi dei m'ez:zi espressivi propri del cinema"" Di tutti: nessuno escluso. Neppure il sonoro. Noi invero non intendiamo negare CO• me fa l'ortodosso Arnbeim (vedi in " Bianco e Nero,,: Nu.ovo lacoo,ue), la possibilità estetica di impiego del sonoro: musica, dialoghi rumorosi eh~ siano. Il sonoro non segna ;. la fine del cin~ma come arte ,,. Le ombre - contrariamente a qua9to ha detto anche Pirandello possono, debbono parlare. • 11 sonoro esprimerà quello che la camera da sola non può raggiungere » (LuiÈ chiaro che il problema della critica involge il problema deUa estetica cinematografica, nella &ua accezione operante. E' problema di uomini, più che di idee e di concezioni, come problema di uomini e quello del complesso produttivo del nostro cinema. Entrambi importanti, ed entrambi vitali. E' esigenza insopprimibile del vente• simo secolo, questa della critica, ed è esigenza che ora soltanto è sentita in tutto il suo valore e la sua necessità ; è perciò critica in quanto studio sereno e in profondità delJ' opera d'arte, con il suffragio " a priori ,, acquisito, e sempre applicantesi, di una teoria estetica salda e ormai ben lontana da ogni approssimazione peregrina. Vera · e propria teoria estetica, intesa io un generale involgimento di ricerca motivata dal vaglio assillante, intimamente sviscerato, delle premesse filosofiche, é sora ta solamente, si può dire, nel settecento, nella sua più compiuta evidenza. Possiamo risalire, se vogliamo, al Baumgarten e poi scendere, giù giù, attraverso Kant, Hegel, Schelling, fino a giungere alle ultime propaggini consequenziali delr idealismo. ~fa un8 coerente esigenza di critica, basata su un'estetica saldamente ,e costruttivamente operante, nasce con il secolo nostro, coincidendo con il primo e fondamentale Benedetto Croce ( « Estetica come scienza del linguaggio e linguistica generale>, 1902). Da allora iJ movimento cresce e si rafforza. E negli ultimi anni l' intensificazione si accentua, si dirama spazialmente ed in profondità. Accanto allo sviluppo congeniale del pensiero crociano (attraverso il «Breviario», fino alla « Poesia • • 1936 • ed agli scritti applicativi più recenti) gli studi ispirati a ricerca estetica crescono di numero e di importanza. E' del 31 la " Filosofia dell' a~te " del Gentile, dello stesso anno • I miti della parola, del Flora, del' 34 • la religiosità dell'arte e della filosofia • di Armando Carlini, « Civiltà del novecento • dello stesso Flora, del' 36 « Fondamenti di una filosofia dell'espressione, del Della Volpe, 42 Fondazione Ruffilli - Forlì gi Chiarini: op. Clt.). Così per noi - ripetiamo - fa e deve fHr parte dei mezzi espressivi del cinema (vedi Pudovcbin Eisenstein Alexundrof Barbv.ro e Chiarini). Purtroppo gli esempi di sonoro funzionalmeute impiegato sono pochi. E segnalare via via questi esempi - quando se ne pre• sentasse l' occasione sarà anche compito nostro. Que,nn posizione - o, se prt':ferite - questo credo, non è nè vuole essere in contrasto, come potrebbe sembrare a prima vistu, con la commerciabiJità del prodotto cinematografico. Chè non dimentichiamo essere il cinema oltre che arte, industria: o, meglio: • il film un' arte, il cinema in lusLria ». ILPROBLEMA DELLCARITICA « Autonomia ed eteronomia dell'arte» del ... l' Anceschi, e così via. E' recentissimo il volume « La vita come arte~ di Ugo Spirito (1941). Si nota innanzitutto come, attraverso le fasi intense del movimento, si vadano sempre meglio preciflando Je introspezioni singole sui caratteri precipui delle varie espressioni d'arte, le determinazioni esatte dei limiti e delle capacità individue, la considerazione sempre meglio attinta del dato • in senso lato • •tecnico». Non che si ritorni, cosa anacronistica, ad una posizione analoga a.quella dei generi letterari e delle codine distinziOni di una vista ancor troppo miope. L'unitarietà dell' arte non è più in dibattito; si approfondiscono invece con maggiore perspicacia, con maggiore calma e attenzivne le parti singole, non disgiunte da Il' unità, ma in essa conservate e da essa animate, e per essa viventi. Confusioni non dovrebl,ero più essere possibili, o possibili aolo per quel tanto che ancora è in discussione, e che sempre lo sarà, essendo problema affatto generale (ed in questo caso le confusioni non sono più tali). Ed infatti da lunga pezza conf•,sioni non accadono ; questo per. tutti i campi di indagine particolare, pos5iamo dire, meno che per uno. Il cinema. Qui la confusione è massima, incredi· bile. Quasi sembrerebbe che una este\ica cinematografica non esistesse. Oppure c·he le fatiche di Cauudo, Pudovchio, Balàzs, Arnheim, Richter, Barbaro Chiarini e di molti altri, a nulla fossero riuscite se non a intorbidare le acque pur così limacciose e impenetrabili. Sembrerebbe, ma non è così. Ho par• lato all'inizio di un problema di uomini; si può precisare: di uomini • la gran maggioAnche se non sempre - come avverte il Dhettore , del Centro Sperimentale di Cinematografia - in linea di massima •• sono i buoni film, i film di arte che hanno fatto la fortuna di quelli brutti tt• L'ultima cinematografia francese (Clair Feyder Duvivier Carnè Allegret Chenal) e quella americana (Vidor Ford Milistone Bonage Mamoulian Sternberg) ina segnano. E insegna " Venezia ,.. Questa - ripetiamo la nostra po· sizione che altrove abbiamo tenuto e teniamo. E che qui terremo. GUIDO ARISTARCO ranza • che al cinema si accostano senza la minima preparazione specifica, considerana do la funzione critica un mero passatempo, lucroso magari, ma unicamente passatempo. Inconcepibile sarebbe pensare ad uno che avesse pretese di critica letteraria senza conoscere, per,lomeno, " L'estetica,, di Croce. Mentre non è affatto inconcepibile uu critico cinematografico che non conosca Pudovchin, Balàze o Chiarini. Si osservino queste date. Gli scritti di Ricciotto Canudo, raccolti in seguito in volume (L' ueine aux images), sono del 1911, « Der sichtbare Mensch • di Béla Balàzs è del 1924, •Filmgegnervon Heute • Filmfreuo• de von Morgeo» di Hans Richter è del 1929. Nel 1932 esce « Film al• Kunst • di Rudolf Arnheim, nel 1935 appare in Italia « Film e fonofilm • di Pudovchin; nel 1939 viene pubblicato • :Film: soggetto e sceneggiatura» di Umberto Barbaro, nel' 41 i « Cinque capitoli sul film • di Luigi Chiarini. Eppure la critica cinematografica è ancor oggi il regno dell'incompetenza. E non vale portare, a mo' di giustificazione, l' argomento della giovanissima età di que8ta settima arte; si confrontino le date di cui sopra con quelle pll.ma fornite per il movimento estetico generale del nostro secolo. Problema di uomini quindi, problema di cultura. Di cultura specifica, chè su quella generale non vogliamo sollevare alcun dubbio, vista l'enormità di un· simile dubbio, a tutti evidente. Nessuno contesta che si possa giungere al cinema attraverso esperienze diver• se, e non si contesta che si possa svolgere anche così, con sicura competenza e con dignità, la funzione della critica cinemato. grafica; si contesta invece la pretesa sfron• tata di molta gente (letterati e intellettuali sopratutto, sul cui valore, in quanto tali, non si discute) di occuparsi dell'arte fi(. mica, senza alcuna preparazione e senza alcuna sensibilità specifica,. oltre a quella generale o particolare già prima posseduta. Sensibilità che, se è innata per una parte, per J' altra (non meno essenziale) si acquista e si affina con lo studio, l' attenzione precisa, l" amore lungo e costante. Non al-

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