Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 1 - dicembre 1942

I' accompagnameuto musicale, costituito da alcuni strumenti a percussione, sono stati dettati da Lifar stesso. . . . Abbiamo deuo che lo spazio ha meno valore del tempo per la danza e ciò significa che l'accento non cade mai sulla posa come arresto, che la posa è il riflettersi, nelle parti, della ~ forma ,., del tutto, cioè dello stile: e quindi lo stilizzani del mo• vimento, la legge del suo svolgersi, in altri termini, la legge di un succedersi di forme secondo una determinata linea o curva. Vediamo qui precisarsi quel puro gio• co di forme seuz' aht:.o rapporto oltre quello della logicità artistica, che costituisce per noi la danza e per il quale soltanto essa può pretendere ad autonomia, cioè a significato di arte. Ci avviciniamo così al secondo problema che abbiamo sintetizzato nella definizione della danza come "arte del movimento ,, , quello relativo al contenuto e che ora possiamo precisare meglio come "assoluta assenza da contenuti,, E' qui che l'espressionismo della danza entra più specificamente in questione, piegaodo verso un simbolismo estraneo alla danza pura. Quando, obbedendo al senso confuso del valore autonomo della danza, si afferma che essa si distingue daHe altre attività di movimento (sport, ginnastica, danza di società ecc.) perchè "è più musicale,,, questo avvicinamento oon ha a1tro significato che quello di riconoscere che essa non ha s_copi igienici o sociali, e in linea generale, pratici, di rivendicarle quindi la libertà di astrazione dai contenuti del mon• do reale e pratico, e cioé quella mancanza di " soggetto ,, che la musica ha. Non basta distinguere nel movimento artistico, a differenza di quello comune, l' assenza da scopi pratici (nella vita i.I movimento ha sempre di mira un fine posto al di là di esso, è sempre " mezzo ,, ad uno scopo, raggiun• gere un punto, superare o evitare un osta• colo, prendere un oggetto o anche semplicemente reagire, sia positivamente che negativamente, ad un atto fisico o psichico), ma dobbiamo aggiungere "l'assenza assoluta da ogni scopo ,, • Il movimento danzante è fine a se stesso, non ha altro scopo che quello di creare e di esprimere se stesso. La corrente espressionistica tende invece a concepire la danza in funzione di un contenuto psicologico o metafisico ; il movimento è Ja traduzione e "rappresentazione,, di un sentimentO, di uno stato d'animo, di un'idea (il Dolore, la Preghiera, il Silenzio, l'Abnegazione, ecc.), è iJ veicolo attraverso il quale un contenuto preso da un altro piano dello spirito si rende visibile. Ciò è assolutamente falso. In una danza, come in ogni opera d'arte, l'espressione artistica è data dal puro rapporto di forme fìHate sulla tela o disegnate nello spazio attraverso il tempo. Essa non ha altro contenuto che questo 40 Fondazione Ruffilli - Forlì puro e semplice disegno del moviine,ito stesso. Qualunque motivo piicologico, sentimentale e anche metafisico può aver ispirato la c"mposizione di un danzatore, ma ciò non ha nulla a che vedere col valore artistico della composizione, e rientra nel semplice piano del pretesto come l'oggetto per il pittore. Ciò che vale artisticamente, ciò su cui porta il giudizio estetico è, in ogni caso, l'espressione visibile, in cui quel motivo ispiratore si è materializzato, il comporsi e lo scomporsi di linee nello spazio. Comporsi e scomporsi che obbedisce solo ad una necessità interiore al momento stesso, ali' unità artistiea del suo svolgimeuto. Ecco l'" idea ,. della danza, il suo unico "contenuto,,: ]o stile. Ma esso non è altro che quel rapporto di for• me, quella "forma delle forme,, che fa di una successione di atteggiamenti un rispoo• dèrsi organico e necessario, per il quale un insieme di movim"enti diventa una danza, cioè un tutto in,cindibile, dove ogni elemento, in quella determinata forma in cui si presenta e " deve ,, presentarsi, è parte integrante e insopprimile. Non come vediamo spesso, sui nostri palc•>sceoici, i maestri di balletto comporre mosaici di passi, i cui pezzi non hanno ragione arti• stica di essere, potrebbero benissimo essere sostituiti da altri e il ]oro ordine invertito. Possiamo, quindi, ora rettificare la posizione del giudizio estetico nei riguardi dell'immagine con cui iniziammo questo saggio: Se, piegando le ginocchia in uua torsione laterale che sale lentamente al busto al collo, alla nuca e distende il corpo, men• tre le mani sembrano ricevere e ancora trattenere il movimento, la danzatrice può darci l'impressione di torcerlli in una sen• sazione <ti angoscia, questo effetto psicologico è un sentimento concomitante che non ha nulla che vedere colla· contemplazione estetica e col valore artistico e che, a rigor di termini, non dovrebbe sussistere, se le danza é riuscita (artiatica,uente). E', in ogni caso, una traduzione subiettivo-pratica del valore estetico là attuato. Per il piano artistico non c'è che quel movimento che attraversa· il corpo della danzatrice. Il valore estetico è solo in questa spirale che si forma e si disperde nello spazio. .Forma, linea, ritmo delle linea, coerenza delle linee. unità di stile, nient'altro. La danza non ha altro contenuto che se stessa. Al.la danza come "espressione del-/ l'anima ,. contrapponiamo dunque la "danza come forrua pura,,, dialogo di ritmi e di linee, architettura di forme, dove si realizza quel "cammino verso l'astratto ,.,, nel guaJe soltanto la danza può ritrovare la propria autonomia di arte e il suo speci6co linguaggio artisticv. ilf. A. DENTI GIANNI TESTORI: Il piccolo saltimbanco f'.,..--~ ~-fò.-1.,.,,, l'jl-d -

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