Il Socialismo - Anno II - n. 23 - 25 gennaio 1904

rL SOCIALISMO i\la la Corsica servi\•a allora di vol.ino al giuoco di un ven- 1uricro, il P!l.oli, e clclln divoratrice di mnri e di terre, l'Inghilterra. Filippo Buon!lrroti nulla potè in <1uclgiuoco pcricolosis~imo di ca– morre diplomatiche, e ben lo comprese ln Convenzione, la quale allor.i lo de~tinò come commissario :t Lione ed a Tolone. È un!l pagina terribile e magnifi~ quest!l del commiss..'lriato :l Tolone. Filippo Buonarroti si trov:-i a fronte dell' i<,.tcssonemico, I' in– glese, anche qui. E gli Inglesi, sul punto di esser c:i.ccfati da Ter Ione, appiccano il fuoco ali' :usenale, :,.fTolb.todi navi. Che scena di fuoco, di furi:1.,di potenza e di brut:llilà sublime! Piìl che tremil:\ e cinquecento galeotti reggev:mo il peso della ca- 1en:t nel bagno dcll:1.c ittà! Quella folla truce, guelfo. enorme energia tH muscoli e di vendetta, quell:i. ci!lSSe spaventos:'l di voro.ce fo. roci:i.bestiale, spezz:1, sotto l' impc~ immane, gli anelli e si sl:mcia non contro la società, ma contro le cose possedute e tutelate dal diriuo privileghnte dell:i. borghesia, non per s:iccheggiare ed uc– cidere e violare e distruggere il mondo :tguzzino e carnefice che crea delinquente e delitto col suo diritto e la sua giustizin, m:i. cont10 il fuoco inglese, ad un'opera ingenua e grandios:l. di salva– t:iggio delle navi francesi ! Quest:i. società bolsa e crudele, che innalz:1 poliziescamente, a tuteb dell'ordine e del decoro pubblico, monumenti alle vergogne ed :-ille menzogne proprie, :-ivrcbbe cornggio di confessare o C.'l· pacit?t di comprendere che niuno ha diritto quanto quei g:i.lco 1 ti sublimi ad un monumento? Sublimi ed ingenui come la puerizia! Fu tr:l. essi, tra quei mille e mille ercoli armati, i quali potev:i.no far loro Tolone e di– ventare un:i. potenza fonnidabile, che Filippo Buon:i.rroti scese a·par– lnmentare. Era forte e severo il suo sguardo, era umana e sincera la pa– rola sua che ringraziava a nome della S:mta Repubblica quell:i. s.:icie:à del delitto per l'opera compiuta. Non disse mica: - La Con– ,·enzione terr?t conto :i. vostro materi:ile beneficio di quanto avete fotto! - No. Disse: --Così si am:mo la Repubblica e la Conven– zione. Adesso il \'OStro dovere finisce. Bravi, o galeotti di Tolone. l~icntnte nei vostri ferri I - Questo disse Filippo Buonarroti a.i tremila e cinquecento cri– min:i.li armati e liberi. E quella enorme potenza di muscoli, di ven– detta, di male e di numero delle unanime i polsi al b!'lcioassas• sino dei ferri! Victor Ifugo deve aver veduto Jean Valej:m in quella scena che non può :i.ccnderc due volte nella storia. Buonarroti fondev:i. con senno l'attaccamento per l'Italia cd il convincimento comunista che una mente aperta non potev:i. non assorbire nel largo movimento libero francese, Egli legò la sua fortuna e la sua \'ita a quella dell'estremo par– tito rivoluzion:irio. Perciò, quando Robespierre c:idde, anch'egli ru nrrestnto e per pili d'un anno costretto a far la vita ciel recluso a P:i.rigi, durante la quale, come lo ha ben dimostrato la stori:i. di Babeuf, il comunismo che avrebbe dovuto esplodere <."<I aff'cr– m:irsi nella. strozzata e m:incnta sommossa b:i.buvista, si condensò, si irrobustì, prese la fonna sicur:i..di un programma concreto. Buo– n:i.rroti 'non dimenticò ma.i b bellezz::i.morale dei giorni di carcere parigini! • Da queste c3..SC di dolore scoppiarono le scintille elettriche che fecero impallidire tante volte la nuova tirannide. Uno spctt:t– colo tanto commovente quanto nuovo abbellì allora l'interno delle prigioni. I prigionitri vive,•ano frugalmente, stavano in intimità di fratelli; si rec.'\vano ad onore i loro ferri e la loro povert?t patita per amore dell:1 patrin: ernno tuui intenti al lavoro e :i.Ilo studio e non s' intrnttenevano che dei m: i.li pubblici e dei modi di farli cess.-ire. I canti p:ttrioltici di cui focevnno risonar I' nri:i., raduna- . vano intorno a queste tristi dimore un:i. folla. di cittadini animati dai medesimi pensieri e dal n~edesimo amore •. ' E si capisce ormai come la patria di cui Buon:uroti p:irla fosse la patria comunist:i., non b mentitrice patria repubblicana che na– scondeva. I' org:i.niua.zione infame di quelle c:unorie che dovevnno addurre poi la mostruosità di un impero. F'u, quindi, effimern la fiducia della reazione repubblic.'ln:l in lui, che ebbe nell'ottobre del '95 1 :i.ppcna uscito di prigione, ancom un incarico, quello di comandare la fortezza cli Loano. Nuc,\'e ac– cuse e nuove persecuzioni lo trassero a P:trigi, ove una divina di– sper.1.7,ioneagitò il cuore del rivoluzionario, convinto che la sai. vezza della democrnzi:t stesse ormai unicamente nella dottrina di Ba.beuf, nella esecuzione di una sommossa, nella rivoluzione m:t– teriale, ncll' :i.pplicazione estrema del progr:immn comunista. Noi conosciamo questa grnnde epope:i.. Il sold:i.to Grisel, l'im– pom:itato uffici:iletto traditore, vendette la. congiura :i.i suoi c-ipi. I giurati, a processo finito, non acceuarono la dom:i.nda. del pubblico ministero di far subire :i Filippo Buon:irroti la stess:'l fine di Babeuf. La monca e falsa giustizia penale libemle impedì che la fr.t– tellanza ardente di Buonarroti con Babeuf si compisse col bacio nella canestra sanguinosa. Il comunismo dcli' it: 1.li: i.no, il quale dinanzi ai magistrati a gr:in voce es:iltava l:1 verit?t e la giqstizia della sua democrnzia e della congiurn di Babeuf, p:irve più ideale, meno pericoloso. La test:i. di Babeuf ci vole,•:i.: Buon:i.rroti st:w:1 bene in pri– gione, negli scogli, entro le torri, lungi dalla possibilità di far propaganda. La re:izione non potev:1 c:ipire che, ove Buou:i.rroti avesse po– tuto .riprendere la sua opera rivoluzionaria. in seno :-iipopoli, egli avrebbe accCSOla prima scintilla di quel rivoluzionismo democra– tico di cui un risuhnto è poi, comunque sia, il mazzinianismo. Infatti Buonarroti passò, durante anni ed :inni ancora, da pri– gione a prigione. Fu a Cherbourg, a Saiut-Lo, all'isola di Oléron, sulle Alpi Marittime; e poi a Grenoble, donde fu definiti\'amente cacci:ito da.I suolo francese, in seguito alla scopcrt:1 della congiura del 1806 contro Bon:iparte, gonfio di orgoglio e ossessionato d:il sogno di domin:uc sul mondo intiero. Bonaparte cm ben noto a Filippo Buonarroti. S' cm.no avvici– nati in Corsica, parecchi anni avanti, e alla coscienza pura del de– mocratico itali:mo era apparso in tutta la sua audacia egoarchica il programm:1 di conquist:i e di spegnimento della libert?t repub– blic.'lna di quel venturiero pallido, ~tuto, cauto, ipnotiu:itore, cer– catore di effetti, privo d'ogni senso di umanità, disprezz:ttore di :iffetti e di idea.li, maniaco del despotismo, creatore dell:\ menzogn:i. tricolore e della canzonatum libemle nella storia moderna: Napoleone. E con quale :trte il futuro macellaio di popoli cercò di con– quistare il favore del rigido r ivolu zion:i.rio ! M:i. non l'ebbe, no, chè Buonarroti lo fuggl e, solo forse, .gridO :tlla gente che incontrò sull:l. su:t via. la frode che quel gasp:i.ronc e quel filibustiere della politica. preparava ali' Europa. Solo, perchè tanti r ivoluzion:i.ri e persino comunisti veri e proprl C!lddero a.d– donnentati dall'acuto sgu:i.rdo mesmerico del Còrso. In questo Filippo Buonarroti è grande, è simp:itico e ci ri,•t:la il convincimento che ogni simbolo, ogni titolo, ogni nome pro• prio, ogni corona, ogni aforisma privilegiante sono menzogne. E la propagand:i. contro l'insinuazione lenta del monarchismo ei l:i. mantenne con un fervore ed una efficacia. mirabili. Ora il comunista babuvist:1 doveva limitarsi a fare opera ,Ji resistenza. Rovinava in ischiavitù, conglobandosi in camorre, la liberale re– pubblica francese e si da\'a a.I più furbo ed ~.1 più cforla.tano. Ginevra offri un asilo rel:i.ti,·amente sicuro all'esule affaticato e ten:i.ce, po\'ero, costretto ad insegna.re matematica, i1aliano e

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