Il Socialismo - Anno I - n. 23 - 25 gennaio 1903

IL SOCIALISMO 375 quale si raccomandava ai soldati di ri.:ponderc colpo per colpo quando fossero batrnti dai propri ufficiali - furono due spine al cuore di questa borghesia. E ne sono usciti due progetti di legge: l'uno, destinato a re– primere l'apologia del regicidio, e ci s' illude di poter così porre una diga all'anarchismo, mentre non si arriva che a violare la li– bertà di stampa: l'altro che si propone di • reprimere la istigazione a viobre i doveri militari», formula molto elastica, che apre la porta a tuui gli arbitrì, Jl Congresso socialista di \\'interthur ha deliberato di far soltomellere questo progetto di legge al refen11- dum popobre. Comunque, t' evidente che la nostra borghesia radicale, di cui pur ieri eravamo alleati, e che rivelò la propria natura nel grande conflitto economico dello sciopero generale di Ginevra, è sulla via della reazione. Jean Sigg. SCIENZA ED ARTE L'uomo e la macchina - La macchina per fondere l'acciaio - La macchina per fondere i! vetro - La macchina per \a\'or;ire la terra - 11 Socia. li$mo, la scienza e le macchine - La macchina per ... pulire le scarpe a Parigi. Emilio Zola - ricordate? - nel suo Travail dipinge l' inge– gnere Jordan che passa i suo: giorni e le sue notti nel cercare la soluzione di un fecondo problema scientifico: l'abolizione degli ahi fornelli necessari alla fusione dell'acciaio e la loro sostituzione con dei forni elettrici. L'operaio, macchina cieca, incatenato alla fab– brica, faticante ri.cc: tnto al calore mortale del fornello, S3rebbe cosi rimpiazzato dal lavoratore intelligente e libero che mette inmovimento la poderosa corrente elettric3 e fonde l'acciaio senza sottoporsi alle orribili fatiche di Sisifo a cui l'officina bruciante di oggi lo co– stringe. Quanti lettori, dalb p:mcia piena e dal cen•ello vuoto avrnnno gridato: Utopia! - Quanti sorrisi ironici quando noi proclamiamo che la liberazione e il miglioramento verranno dalla scienza e dal perfezionamento delle macchine! Ed ecco che l'utopia diventa un fotto, per dimostrare ancora una vulta la verità del nostro as– sioma: L'utopia di oggi è il fatto di domani! Le officine di :tcciaio a Gysingen, in Tsvezia, h:mno :tbolito i forni incandescenti e li hanno sostituiti con i forni elenrici: e l'acciaio prodotto con tale proce– dimento non solo è di una qualitb. superiore (cosl scrive nel J'our– nal de l'Electrolyu 1' ingegnere Francis Laur) ma è anche carat– terizzato (bila su:1 durezza e dalla sua dcnsitb.. E come l'acciaio, il vetro. Chi di noi non ha visto - e qu:tnti cli voi vi hanno lavorato - un:,. vetreri:l ove gli operai nudi sino alla cintola lavorano accanto a temperature che rendono il vetro liquefatto e si pass:mo di bocca in bocc..-iquel fatale tubo di ferro che gli igienisti indicano come il pilt sicuro mezzo di contagio tubercolotico e sifilitico? Quando si esce da una visita a quegli in– ferni danteschi e qu:mdo manifestate la vostra pietb. al padrone che vi ha cortesemente e freddamente condotto attraverso l'officina -– il padrone alza le spalle e vi dice con un sorriso: - Che cosa volete! I~ triste, ne convengo, ma. non si può fore diversamente! È stato sempre cosl, e sarà sempre cosl ! Jo non taccio di disum:lno o di perverso quel padrone: gli rim– provero soltanto la sua cecità e b sua othtsità, poichè egli vede un fatto stabile, necess:lrio e permanente là dove non si tratta che di un fenomeno evolutivo e transitorio che l'umano progresso e la divina scienza um:1n:1 non faranno che precipitare in evoluzione sempre pili rapida e gloriosa. lo non dt>;nuncio la perversità di questi padroni, poichè nella grande maggioranza dei C:lsi perversità non vi è; - denuncio la loro ignoranza. A Deutsch, nel Tirolo, le vetrerie h:lnno inaugurato per il vetro il metodo nuovo che Emilio Zoi:'1.dipingeva nel suo Travail: b fu,;ione dd vetro si effc11ua mediante il p:lSsaggio della correnle elettrica. La vetreria si serve di una forza di 3000 cavalli e la fatica torturante, spasmodica, mortale dell'operaio è abolita con un colpo di bacchetta magie:\ ... E non solo l'officina, - ma anche la terra, - la terra nera che ha già visto la sostituzione ddla mietitrice rapida e automa– tica : 'l.ll 'opera micidiale della falci::itura eseguita d:li contadini in pieno sole, sotto lo scudiscio della fame, della sete e del!' insolazione! La irrigazione e I' inaffiamento delle pi:1nte snrà fatto, d'ora in avanti, in alcune terre degli Stati Uniti, mediante mezzi semplicemente mec– canici. Ma,dirb. lo scettico, -questo inafftamento «macchinale .. non varrà certamente I' inaffi.amento a mano ... - Nossignore, gli rispon– derò io battendogli leggermente la pancetta, - nossignore, non lo vale ... perchè lo supera! Nella Nature leggo che i due botanici ì\fon– son e Shep:lrd essendosi fott:i.la stessa dc.m:lnda ricorsero all'espe– rienza per risolvere il problema. Avendo coltivato col vecchio me– todo un campo, e col nuovo un altro, trovarono che le ·radici che essi avev,ano coltiv:lto nel" campo innaffiato a macchina erano pi\1 :1.ltedel 14 per cento di quelle coltivate nel campo innaffiato a mano. Oltre a ciò le radici di belle qualità erano in maggior quantità nel nuovo campo che nel vecchio. Quale enorme differenza tra. ilcontadino di ieri - afflitto dalla sporcizia, dall'analfabetismo e dalla dot– trina cristiana - e il cont'."ldinodi domani, trasformato in un intel– ligente maneggiatore e direttore di macchine! La Bruyère descri– vev:l il contadino dei suoi tempi in un q1rndro pittoresco che è, da solo, la condanna della soéietà intiera di allora. « Si vedono - egli scrive - certe bestie selvaggie, maschi e femmine, sparse nelle cam– pagne; - sono nere, livide, nude e tutte bruciate dal sole, attac– cate alla terra che frugano e rivoltano con invincibile ferocia. Esse hannu una specie dì voce articolata, e quando si dirizzano sul corpo mostrano un ceffo che ha sembianze umane. E sono, infatti, degli uomini. Si ritiran~ la notte, nelle loro tane, ove vivono di pane secco, di acqu:1 e di radici. Essi risparmiano agli altri uomini la pena di se– minare, di la\'Orare e di mietere per vi\·ere, cd ottengono, in tal modo, di mancare di :i_uelp:lne che essi stessi hanno seminato». Come dipingerà invece, il La Bruyère di dom:1ni, il contadino dell'avvenire libero dalla febbre, dal tifo, dal prete e da.I padrone, - il contadino che lavorerà con le macchine la terra soci:1le e che godrb., per intiero, il frutto di tutto il suo lavoro~ - ;\facchine, sempre macchine, dirà lo scettico, - m:1cchine finchè volete, - ma... e chi lustrerà le scarpe nel nostro r<!gno dell'a\'\'enire~ ... una macchina forse? - Egregio commendatore, rispondo io, - e perchè no? Questa obbiezione alla « utopia» socialista è, infatti, una delle obbiezioni pili... formidabili che la società horghese d' oggi sogli:\ fore. Ricordandosi eh.e Voltaire aveva scritto: il ridicolo uccide, que– sta società, che tratta i suoi lavoratori come i negrieri trattavano il loro .. legno d'ebano», - crede di essere della foru di Vol– ta.ire e tenterebbe annegare nel ridicolo la vergogna del proprio sistema da Capanna dello Zio Tom. Ma in questo caso, francamente, il ridicolo è un'arma sdentata. Nella Società d'oggi sapete quante persone sono in grado di farsi pulire le scarpe da. un domestico? L'uno per 100. Vale a dire che 99 individui su cento si puliscono da sè stessi le proprie scarpe. Il che significa, a me sembra, che il fatto di pulirsi le scarpe da sè non impedisca affatto alla società di sussistere e di tirare inn:lnzi. Il mio commendatore crede di uccidere la. mia società avvenire di– cendo che ognuno si dovrà pulire le scarpe da sè. Io gli rispondo che nelle sue società d'oggi ... su per giì1 è 13. stesS:1 cosa poichè quasi tutti (99 per IOo) si sottomettono a questo lavoro, e mi pare che se questo fatto non impedisce la vita alla società d'oggi, - non la impedirà neppure a quella di domani ... E poi? Anche se quel Tizio che oggi si fo pulire le scarpe do\'rb. pulirsele da sè

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