La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 37 - 7 ottobre 1924

bi LA RJVOLUZIONE LI.BERAI.li INVENTARIO DI CULTURA cuse sanguinoee. Ma, a parte qu&lsiasi cli11Cussiooe specifica in maleri& politica, che quL sarebbe fuori luogo, il temperamento e tutti i precedenti del Salvemini dovevano portarlo a concepire la partecipazione del- !' Italia alla guerra europeo in opposi.Eione ai calcoli uWitari·, ed anzi come l' evento che evrebbe elevato moralmente l' Italia col dare ad essa, insieme con la vittoria, una grande missione di moderatrice nel1' Euroga orientale. li Salvemini portava anctJe in questa occasione la sua generosa concezione di difensore degli umili ; la vera grandezza dell' Italia, perchè appoggiata a fattori morali e non a perituri calcoli dip!oJilll.tici, egli la vedeva nella sua nuova missione di protettrice delle nuove piccole nazionalità che sarebbero sor.te con la guerra ; e metbeva tutta la sua eloquenza e metteva tutta la sua eloquenza e la sua attività prat.ica a riportare sulla tradizione mazziniana il paese, che anche questa volta rinnegò Mazzini per alcune gof(e parafrasi di Macchiavelli. Se l' Einaudi, in correlazione delle sue ,dottrine economiche, si accosta all'utilitarisno moralistico della scuola inglese; Ga& lano Salvemini, per certa rigidità intransi- .geote, per certi impeti sdegnosi e per la .irreducibilit.à dei propositi si avvicinn alle tendenze del radicalismo puri\ano. 11 Salvemini è passato pel socialismo ti n' è uscito per una questùme morale. I documenti di quel désenchanlement - dal quale esula un qualsia.si ca.so personale e ch,e perciò richiamano la riflessione dello studioso - sono consegnati negli scrilrt.i polemici raccolti recentemente nel volume Tendenze vecchie e necessittl nuove del m-0cimento operaw italiano, e che si riferisoono a più di dieci anni di di9CU6Sioni, polemiche e laboriosi ritorni su sè stesso (1902-HH4). Il Salvemini era entrato nel movimento socialista come molti rappresentanti della me<lia borghesia colta, negli anni torbidi che prepararono e seguirono Adua; per un impulso di ribellione,. per una giovanile ,,$p1razione di palingenesi, nell'ora in cui r urizzonte pareva restingersi e l'aria era p1u greve. ln quegli anni che Matteo Re-- nato Imbriani rinfae{!iava ai governi d'lta• ila il lungo, spietato abbandono della Puglia. « assel.ata di acqua e di giustizia », quel )!iovane pugliese enl-usiasta ed austero pc-r 4uanto chiuso nei suoi studi aveva lulu,via presente nello spirito il derolat.o spt>.Ltacolodelle plebi abbrutite che aveva laS<·iate nel suo pae:e nativo. Ma quando, ultratl.o sempre più dai problemi politici, e,,arnina eia vicino il congegno delle organizzazioni operaie, e studia particolarmente il feno111enocorporativo dell'Alta Italia, un nuovo e diverso moto di ribellione soprav- \"1C'nt.·. Le masse operaie, solidamente inqua.dmte, C/lScienti dei propri diritti, che già si avvicinano al benessere, sono più disl,u1ti dalla d i9ereda,la plebe agricola del Mezzogiorno di quanto non lo sia la piecviii burghl'sia di que ,paesi. La delusione ne pre~cnla la realt.à in termini anche più c-rudPlmcnte antitetici, cd oramai un com• Jd<'I" afl~miarsi del regime sindacalista gli prc,:;petla una nuova serie d'iniquità ùa i.irte dPlk oligarchie operaie (in concreto, JJ<·r 1· Italia, i potenti, egoistici sindacati d<·I prulelariato industriale cieli' Italia set· \c11l.rionale1, rhe succederebbero in parte t·d ,n park si accorderebbero con l'alta t...,r,-:hesia plutocratica, per continuare a di~porrc, e a non far uscire dalla propria sfera <I' azione il grosso nucleo della rie,. < ht·zza nazionale ; indifferenti non meno dt•i plulncrati borghesi del Nord, all'inedia fisira ,, morale del proletariato e di una umn pi!rlc della borghesia terriera dell'lt.tli1t meridionale. Invano gli uomini pratici gli prospettano i bisogni contingenti cieli' organizzazione ,indacale. Coi bilanci alai mano possono anche .aver ragione; ma questa bandiera <lei s,,cialismo, che sventola libera al vento nei tempi de!l' umiltà, cade afflosciata davanLi a una porla. di cooperativa, come rluv,mti a quella di osteria domenicale. (J11est'uorno che è entrato con le braccia l<·s., verso il socia I ismo, perché era prom<•SSa.di liberazione a.gli umili, trova nel proletariato organizzato del Nord, che solo ,·0111.a e dispone,. il segret.o sprezzante fastidio dell'arrivato pel parente povero. Tutti i ragionamenti degli uomini pratici non polranno richiamare alla sua mente il so1<no di giustizia dei primi anm di fede: ,•i.;li che uveva studiat.o profondamente il fp11ornenodella lotta di classe nella Firenze ,·,1111unale,rivede Ii " popolo grasso., nell'nser<:izio arrogante del potere, cosi come nel M~~!ioevo. e sente nel suo spirito scal11rire l'avversione irreducibile di un Mi- •r.hl·lc Lando, di un nifensore di plebe. Jli-el Lempo che matnrava questa nuova qu,·stinn• nwrale, il Salvemini si trovò ad affui.ncare 11movimento della Voce che col suo rifiuto di pregiudiziali, colle sue buone intenzioni di scandagliare problemi ancora i;,"Tlorali della vita italiana, lusingava lo spirito schietto, insofferente del Salvemini, anrora amareggiato dalle disillusioni della disciplina di un partito dagli schemi dottrinari irrigditi. Ilen presto, però, altre disillusioni si preparavano anche da quest'altra parte a uno spirito indipendente, si, ma lucido, quadrato, nello scoprire il fondo di quell'apparente Repubblica di Platone dl'ila Voce, e che era in sostanza un bazar d' idee tenut.o insieme non da vero interrsse - che è critica e scelta, secondo principi-, ma da curiosità - fervorosa e meritoria ma non più che curiosità. Lo sludioro ~ltrilo nei lunghi lavori preparatori di erudizione subodorava in quell'aria di salotto il dilettantismo infecondo e confusionario e rimaneva dubbioso sulle sorti dell'impresa, quando un grave avvenimento politico, la guerra di Libia, richiamò il suo senso civico ad allontanarsi definitivalll€nf.e dagli eclettismi dondoloni ed a prendere in pieno le proprie reGponsabiità politiche. Allora S01'36 l'Unità. (t!lii). a n Il tentativo del!' Unità è stato una del),e più nobili e· più feconde opere che egli abbia compiute fino adesso. anche perchè questa volta ebbe la ven.t.ura di incontrarsi con un compagno di lavoro come Giust.ino Fortunato, uno dei rari e il più elevato, profetico, accorato ed inascol lato educatore del Parlamento italiano, a riguardo del quale à da deplorare solo quest.o: che lo spirito troppo aristocratico e riservato lo Ila mantenuto in disparte dalle grandi correnti della cultura. Anche il Fortunato pro- ,eniva ed è rimasto fedele alle tradù:ioni degli studi sperimentali, e l' Unità ebbe soprattutto il valore di richiamo alla concretezza. Non potette però sfuggire neppur essa alla tendenza verso il tecnicismo nelle questioni politiche, che era imposto dalla voga che in quegli anni prendeva il sindacalismo, entrato so.prattutto coi libri troppo s;emplicistici ciel Sorel. Le troppo larghe concessioni fatte al tecnicismo invadente furono in parte la causa dell'altra questione TTU>rale, che fece languire e poi chiuse la vita dell' Unittl nei primi anni diella guerar. Il Salvemiin fu un eroe e un martire di quello che fu dett.o per ischemo il • rinunziatarismo •, ed egli sopportò coraggiosamente schemi ed acAncora una volta il Salvemini si ritraeva per una questùme m,o,ra/.e. Oggi egli pare un silenzioso, lontano -e imbronciato. Ma nell'ora della ripresa dalla presente depressione spirituale, la parola del Salvemini, comunque poSGa ammonire, sarà tra le prime e al primo posto tra i flttori di rieducazione nazionale. MARIO VINCIGUERR.-\ L'organizzazione dell'esercito Nel suo volume Tre anni di 1Jita militare ita.. liana (ed. Mondadori, Milano) il colonnello Gatti osserva e lamenta anzitutto c:be, nei tentativi di 1iorganiz1.azione del nostro esercito, mancò 6.- uora l'uilltà e la continuità di una idea informa,.. tric<c. Non per nulla dalla -fine della guerra ad oggi si sono succednti 12 Ministri della Guerra ossia: Zuppelli (21 marzo '18-171 gennaio '19), ea,;glia ('18 gennai0-22 giugno 1919), Albricci (23 giugno 1919-13marzo 1920), Bonomi ( 14 maru.-21 maggio 1920), Rod.inò (22 maggio-15 giugno 1920), Bonomi (16 giugno 1920-2aprile 1921), Rodinò (2 aprile-4 luglio 1921), Gasparotto (5 luglio 1921.26 febbraio 1922), Lanza di Scalea (26 febbraio-1° agosto r922L Soleri (1° agosto-31 cttobre 1922), Diaz (31 ottobre 1922-29 aprile 1924) Di Giorgio (29 aprile 1924...... ). La critica del colounello Gatti si appunta sopratutto sulla attività dei ministri Bonomi e Gasparott.c,. A dir la verità mi sembra che l' Autore sia troppo severo con l'on. Bcmom.i. E' vere, che questo ministro credette possibile ridurre la ferma a otto mesi in omaggio a1 mito della Nazione annata e che con la creazione del Consiglio dcli' Esercito e abbassando l'autorità del Capo di Stato Maggiore apri un periodo di crisi nel1'alto comando dell 'eserdto, ma nou bisogna dimenticare che l'ordinamento Ilonomi fu, dopo tutto, l'unico che il nostro esercito abbia avuto e che ancor oggi conservi. La riduzione dei Comandi di Corpo d'Annata da 12 a ro (nel '19 si era anche pensato di portarlo a 15) la riduzione dcll 'arma di cavalleria <la 150 a 48 squadroni, l'adozione del princip;o della inscindibilità e organicità della divisione, la riorganizzazione deL l'artiglieria con la crea1.ione di 14 reggimenti d artig-lieria pesante campale e la trasforma1_ione dei reggimenti d'artiglieria da campagna in reggimenti d'artiglieria divisionale costituiti da gruppi di obici, di cannoni da 75 e di cannoni S<>meggi•li, costitui~cono lill non disprezzabile t'Omplesso di utili proYvedimenti. Del tutto gius.te mi sembrano invece ?e critiche ri \·olte alla attività dcli 'on. Gasparotto. Questo ministro era animato dalla miglior buona e fat. tiva. atti\'ità, ma però di ecceS&i\·o ottimismo e di democratica faciloneria. L'on. Gasparotto fu il più fervido credente della Naz.ione Annata jntesa sopratutto rome organi1,..zazione rivolta alla educazione fisico-patriottico-morale del popolo. Il pensiero animatore del! 'on. Gasparotto è espresS<> da queste sue parole (relazione del bilancio della guerra, maggio 19r9, [Xlg. 320) : , H problema militare ,_,a. stud,iato indtpendefltemente dalla. possibilità di una nUC'Vagv.t-rTa coll~animo ri'volto alla pace, allo scopo cioè di rinvigorire la rau..a ed educàme disciplinarmente le energie. E con ciò si risolverà, io.dipendentemente dalle ipotesi delle gue-rre, il problema del1" di fesa nazionale. Perchè la uostra esperienza recet1tc ci persuade che, una volta assicurato il dgore alla razza e 1'affetto delle masse al P~se, i! p,obù,ma della difesa nazicnale è pe, tre q..arfi ,-isoLto •· Partendo da queste premesse I 'on. Gaspnrotto aYeva escogitato di separa.re 1 'esercito in due distinti organismi : l'esercito permanente e la organizzazione dei. centri di reclutamento e dì mobilitazione. , Spetterebbe all'organiz.zazione dei centri di mobilitazione provvedere CS.9ellzialmente alla pre. parazione delle unità di mobilitazione e dei relativi servizi, allo studio e alla predisposizione della difesa cootiera e della difesa aerea, al reclu. tamento degli iscritti, al comributo e all'midirizzo da darsi all'istruz~ premilita1'e, ·alle scuo. le allievi ufficiali e allievi sottufficiali di complemento ed in genere alla pcepnrazione dei quadri in congedo, infit><!all'org-aniu:azione della mobilitazione industriale, mentre compiti essenriali <lelle unità mrmalmente in eflicenza in lemjX) di pace, ossia deU'esercito p~, dovrebbe essere l'addestramento degli ufficiali e delle truppe, i servi.z.i territoriali militari, le ~ gnirioni, gli studi delle zone cli frontiera, gli appresta.menti difensivi •· Dunque compito dei centri di mobilitazione doveva essere quello di rappresentare- in tempo di pace il primo schema de.JJ.a, Nazione Armata e in rempo di guerra di preparare· 1a lev-a io massa ossa.i la Nazione in armi. L'esercito propriamente detto doveva invece provvedere alla istruz:ion.e delle reclute e costituire, in caso di guerra, lo scudo e la laoc-ia della Patria, nel primo periodo delle ostilità, mentre ancora si S\.-olge la mobilitai.ione generale. Si può dire che il libro del colonnello Gatti contiene la completa con.lutazione delle idee del- \ 'on. Gasparotto. L'on. Gasparotto crede alla )fazione Armata e vuole democra.tii.:za.rel'eser. cito, scinde in due l'organizzazione militare e per quanto si riferisce alla preparazione, da una decisa prevalenza al fattore pedagogico, politico, morale sul fattore tecnico-meccanico. In\·ece il colonnello t;atli vuol dimostra.re che: gerarchia, djsciplina e unità di comando e di organizzazione (X)IStitu.iscono l'unico possibile fondamento di un esercito; che nella guerra • la macchina, ha almeno la stessa importanza dell'uomo, e di conseguen:za che la preparazione tecnica e meccanica dell'esercito e del paese non merita certamente minor cura della preparazione morale degli uomini; che la e Nazione Armata, per quanto in astratto • sia fino ad oggi il miglior· onliname:nto di difesa nazionale• non può esse.re oggi attuato in Italia e come la Naz.ione Armala che da molti è concepita come un alleg. gerimento delle fatiche della preparazione militare da coru:edl!re democraticamente al popolo, comporti in realtà un aggravamento e una diifusione di responsabilità e di fatiche a cui pos-- Sòtlo !'ottoporsi Sòl!Anto i popoli molto progrediti ed animati da un forte spirit.o militare. Per quanto inoompetente, mi sembra che la tesi del col. G<itti sia assolutamente giusta. Se la • Nazione Annata • è UDa cooo. seria rasenta il pan.militarismo altrimenti è una commedia. E' probabile che, data l'indole del nostro popolo, la • Nazione Armata• diventerebbe in Italia uua pericolosa commedia; commedia perchè è assai probabile che la istruz.ione militare si ridurrebbe a delle passeggiate domenicali fuori porta; pericolosa poichè verrebbe facilitato l 'annamento delle fazioni. Siamo sinceri. L'ultimo tentativo abbastanza serio nel senso della • Na.7.ione A.rniata • è stato fatto dal fascismo e ne è venuta fuori la Milizia N.µiona.le ! Si può anzi dire che il dolce frutto della Miliz:ia Nazionale rappresenta la nemesi, il castigo della stu. pida ostilità all'esercito dei partiti sovversi,~ e dalla demagogica faciloneria con la qualè la democrazia ba trattato i problemi militari. • La pace universale è il più nobile ideale jX)litico e perciò, come limite, si può ed è giusto aspi~ alla abolizione di tutti gli esettiti, ma fino a tanto che le guerre saranno possibili e perciò ogni nazione dovrà mantenere un esercito, i, assurdo voler democratizzare I 'esen:ito. Democratizzare l'esercito, 066ia togliere al. l'esercito l'assoluta unità e la salda gerarchia è un'assurda contraddizione. Equivale a voler laiciz.zare il clero. Togliete l'unità e la gerarchia ad un esercito e renderete nulla la sua efficienza bellica ed in.lettere di incompetenza militare tutte le altre branche dello Stato. In questo dopo guerra abbiamo ben c:onosciuto i fasti dei mili. tari diplomatici e dei militari politici I Ora vogliamo anche vede:re i militari ma.stri ! Ma se i militari sono usciti dal campo della loro competenza DOn è certo soltanto per l<Jl'O colpa. 'Gli antimilitaristi e molti democratici sono i maggiori responsabili di questa calamità. Non è 151 stato il democratico ed ora fascista Gasparotto che da miILi6tro ha proclamato che: il problem., militare va studiato indip,nàent,, dalla possibilità di un.a nvO"Va gverra con l'animo ri11ol,to alla pac, r Poveri militari! E' stato detto loro: non occupate,; della gucn-a, ma della pa,ce, cd essi non si sono più 'occupati di esercito e di anni, ma di di plomaz:ia, di politica e di pedagogia! Combattendo l'unità e la disciplina dell'esercito si favorisce il sorgere delle squadre e delle care milizie, deridendo • la chiosa e rigida ca.sta militare, si inducono gli ufficiali ad D.9CÌredal camjX) della loro competenza e si crea una classe di pericolos.i spostati. L'esperienza di questi anni dJ dopo guerra e sopratutto dj fascismo dovrebbe in.segnare .ai partiti democratici a tratta.re c:on maggior prndenza il problema del! 'esercito. li problema militare va stndiato esclusivamente in relazione ad una nuova guerra e, se non con l'animo, con la mente rivolta alla guerra. Uua saggia politica democratica deve tendere a restringere il più possibile il campo di competenza dell'esercito, perciò i militari siano esc(u. si dalla diplomazia, dalla politica e dalla scuola, ma nel loro campo, ossia nella preparn.z:ione tecnica e morale del paese in \·ista della eventualità della guerra la • casta militare• sia aiutata, rispettata ed ubbidita. E non si dimentichi mai che, se i problemi militari non sono problemi di metafi.s;ca iòeahsta a cui non possono attendere che sublimi genii, riguardano tuttavia questioni assai complesse che richiedono uno studio attento ed assi. duo e sopratutto si ricordi sempre che la vita militare nel suo duplic<c aspetto di preparazione tecnica e di attività pratica, impone o do\'TI!:bbe imporre a chi la affronta l'offerta ed anche il sacriJicio di tutta la propria attività. E' illusorio credere che per mantenere un esercito sia suffi • e-ente che tutti i cittadini gli dedichino u.n breve periodo della loro atti'vità; questo può ed anzi deve bastare per i più, ma è i,ndispensabile che alcun.i cittadini dedichino all 'esettito tutta la loro vita. La premessa necessaria per la riorganiu.azion.c del nostro esercito consiste nel mito della de.mocratiz.za.z..ionedcll 'eserdto e nel saper ritornare a sani priodpii cli unità e di disciplina. Un ministro, responsabile politico, e un capo di Stato Maggiore • Comandante dei soldati • reggono una unica organiz.zazione militare, il mito deJl.a Nazione Armata ceda il passo ad una concreta ed agile istT112.Ìonepremilitare lasciata alla in.i1iath·a pdvata e loca.le1 ma controllata dallo Stato (a questo scopo avrebbe jX)tuto servire la Milizia Nazionale se non /=e tanto in.lettata di politica) ; si pensi a fornire l'esercito di moderne • macchine, e a prepa.rare l'industria nazionale ali.a eventualità di una guerra po:ichè • iL paes~ più /<>rte in&ùst-rialmen.te è oggi indipen.detùemen.t, da og-ni altra conside,-aziane, ·a più foru anche militarmente ,. Questi. sono i massimi concetti egregi.a.mente e,sposti e spiegati dal colonnello G,,tt:i nel suo ultimo libro. Di molte alt.re questioni generali e particolari tratta il ~clu.me del G~tti, ma, accennando,;, prohu,gherei troppo il mio scritto. Tuttavia voglio soffermarmi su due importanti constatazioni che mi sembra derivino logicamente da quanto è scritto nel libro • Tre anni <li '-·ita militare italiana,. Il colonnello Gatti espone con impressionante chiarezza ed efficacia gli straordinari progres,;i tecnici delle macchine da guerT'a. La micidiale poteru.a dei cannon.i, ma sopratutto degli aero. plaui, dei gas velenc,si e dei carri d'assalto è ormai terribile e tende a trasforma.re pr-ofonda,.. meni,, tattica e strategia, io una parola, tutta l'arte del.la guerra. La preperazione militare implica, oggi nuovi problemi sopratutto di carattere industriale e cli riflesso politici. ,\nche senza giungere alle esagerazioni chi dichiara che uno Stato per preparami ad una guerra deve mg. giungere la chimerica • indipendenza economica, ossia industriale od· agricola del paese, è sicuro che il problema del rifornimento delle materie prime e dello sviluppo delle industrie diventa importantissimo anche rispetto a.Ila preparazione militare d; una nazione. Ma se la guerra moderna impone agli Stati nuove preoccupazioni è sperabile che li I.iberi o almeno li sollevi dai pesi inerenti ai vecchi metodi di guerra.. Se storni di aeroplani sorvolando a quattromila metri i confini di una nazione potranno bombardarne i centri vitali ed asfissiare intere città, 5-e cannoni a lunghissima gittata potranno colpire da cento chilometri il loro bersaglio sarà opportuno predisporre una buona difesa anti aerea, costrn.ire molti aeroplani e preparare l'industria. nazionale alla costn1zione di m'olti proiettili per formidabili cannoni, ma sarà meno indispensabile agitarsi per la conquista di una ca.tena di montagne alta quattrocento metri ,.:,di un fiume largo cinquanta. Insomma mi pare che • i nuovi metodi di guerra. condannino quella pn litica del metro quadrato, della •quota• e ,lei',, scoglio che i nostri nazionalisti hanno sempre iuvocat.o per e: ragioni strategjcbe • anche a cc;c;to di grandi sacrifici e di gravi pericoli. Mi ricordo che nell'epoca della fissazione adriatica un alt, generale a proposito del famoso M. Nevi,;<, disse questo felice paracl0660: • M. Nevoso più, M. Ne. voso meno, faccio alzare un • d.taken • e vedo meglio!•· La configurazione del terreno della ,.ona di frontiera conserva sempre la sua important~,, ma ormai è assnrdo creden, ehe la sicureu.a militare di un paese di penda dal pos6e56o della

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