RE NUDO - Anno X - n. 82 - dicembre 1979

Asvaghosa « Le gesta del Buddha » Adelphi - L. 7000 Questo libro, pubblicato recentemente dalle edi– zioni Adelph_i (che anco– ra una volta si confer– mano come una delle ca– se editrici più attente ed originali), è la traduzione di quanto si è conservato del Buddhacarita di A– svaghosa, uno dei mas– simi narratori e poeti del buddhismo. L'opera, composta da u– na serie di epigrammi talvolta sintatticamente slegati fra loro, è il rac– conto poetico della vita del Bodhisattva, dalla nascita fino alle soglie dell'Illuminazione. Vi si narra di come il Buddha, figlio di re Sud– dhodana, trascorra inafn– zia ed adolescenza nella spensieratezza e nello sfarzo, circondato dalle mille attenzioni che il padre gli offre nel tenta– tivo di tenergli nascosti gli aspetti meno gradevo– li della vita, ossia vec– chiaia, malattia e morte, li scopra infine acciden– talmente, prendendo co– scienza della loro oppri– mente onnipresenza ed ineluttabilità e dell'esi– genza di trovarne una risposta (l'Illuminazio– ne). Buddha inizierà così il lungo cammino interiore verso il Samadhi, che sa– rà in seguito la base della dottrina della liberazione dal Samsara, il ciclo inin– terrotto di nascita - mor– te - rinascita; tale cam– mino, oltre che lungo, sarà pure contorto e sofferto: prima di rag– giungere la meta, Bud– dha conoscerà fino in fondo, fra l'altro, i piace– ri del mondo fisico, lo stupore e il timore nei confronti della morte, il distacco doloroso, seppur inevitabile e meditato, da genitori e amici. Tutto ciò è materia di questo libro che, pur mantenendo intatta la sua forma « classica », non risulta affatto di difficile comprensione e lettura, né pedante né monotono, ma è al con– trario una lettura pia– cevole ed avvincente, u– na favola affascinante ed unica, anche se negli in– tendimenti dell'autore il godimento del leggere doveva essere cosa se– condaria, essendo l'opera stata scritta « non al fine di dare piacere, ma al fine di dare la pace », come Asvaghosa stesso ebbe a scrivere. Per concludere, « Le ge– sta del Buddha » è un libro che non può man– care nella biblioteca di chiunque, a qualsiasi li– vello, sia interessato alla cultura indiana e alla figura di Buddha, ma an– che in quella di qualsiasi amante della buona let– tura. Andrea Sciarnè « L'organizzazione dell'eterno » a cura di G. Guizzardi ed. Feltrinelli pagg. 250 - L. 3500 Un'interessante raccolta di contributi sulla « so– ciologia politica della re– ligione », un campo di studi poco noto, piutto– sto recente e non affolla– to. Il religioso è sotto– posto ad un metodo di indagine che lo considera fenomeno sociologico sì, ma anche prodotto e merce di scambio. Il libro contiene alcuni interventi preziosi e chiari sul difficile intrico dei rapporti di potere che stanno alla base di ogni gerarchia dell'eter– nità, usando correttezza dove per anni si è abusa– to di facilismo. Il saggio di Gustavo Guizzardi . (autore, tra l'altro, del bellissimo « Itinerario del sacro ») introduce e nello stesso tempo ·1ega l'intero libro. L'eterno di cui si parla è quello cattolico, il più secolarizzato, il più poli– tico e nello stesso tempo il più potentemente mi– stico, studiato finora in un 'aura di consensuale privilegio, quasi non fos– se possibile comprender– lo in tutto sociologica– mente. « L'organizzazione dell'e– terno » non è che un'an– tologia, non necessaria– mente omogenea ed in– differenziata, tuttavia è estremamente agile e stimolante, e non specia– listica. L.C. Georges Bataille « Le lacrime di Eros » ed. Arcana pagg. 134 - L. 3400 I libri di Bataille hanno fascino. Hanno anche in– telligenza, acutezza, pro– fondità, interesse e fon- RE NUD0/47 datezza, ma nulla che si possa paragonare al fa– scino imperioso con cui si fanno leggere. « Questo libro, per il suo autore, non ha che un senso: apre alla coscien– za di sé », puntando là dove stanno le certezze oscure: come ognuno è certo di dover morire è anche certo di una vitali– tà funeraria dell'eroti– smo. Questo è ciò che con il lavoro fa umana la razza. Fu l'ultimo lavoro prima della morte e con le po– che lettere in appendice pesa come un presagio indecifrabile su molte co– se scritte più tardi, forse tra le sponde estreme di quella mutissima aspira– zione a dire ciò che è destinato a non essere mai colto. Da grande epigono del– l'Occidente B. taglia trasversalmente tutte le coordinate della cultura formale cercando con– ferme per questa intui– zione che è certa ma non dimostrabile, che cioè e– rotismo, morte e soffe– renza parossistica a bbia– no uno stesso volto esta– tico. C'è di piu, naturalmente, in questo indimenticabile saggio umano in forma di fascinazione lirica, c'è tutto quello che non può essere riassunto di un tentativo paradossale e convincente come è la ri– cerca di spiegazioni per una conoscenza emotiva. B. non può fare altro che esemplificare, lo fa su mille piani, destinati a sciorinarsi in un universo di memorie umane an– gosciate dalle molti fini de Il 'essere. Siamo al fondo mitico e già depravato dell'arti– gianato culturale, ad un passo dal disfacimento storico che la critica at– tacca ma non riesce ad incidere. L.C

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