RE NUDO - Anno X - n. 82 - dicembre 1979

dium Vitae a configurarsi come « il ponte di passaggio tra il Fillmore East e il Max's Kansas City ». Il light show, in particolare, è ma– nipolato con modalità del tutto au– tonome, il coinvolgimento che ot– tiene non è gratificante e caldo come quello dei gruppi westcoa– stiani, ma è una specie di coinvol– gimento estraniato, che porta in u– na dimensione lacerante ed ango– sciosa, e verrà definito « ampheta– minic light ». Molto in ritardo, nel '67, i Tae– dium riusciranno a strappare un contratto alla mitica ESP (la casa discografica dei Fugs), e ad incide– re il primo, sospirato, disco, quella piccola gemma che è Sweet Little Suicide, i suoi dialoghi chitarra-or– gano a passare in rassegna i sapori più stimolanti di una stagione già magica. Il fallimento della BSP ci priva per qu'asi due anni di qualsiasi docu– mento registrato del gruppo, fatta eccezione per alcuni nastri incisi al Fillmore e raccolti in un introvabi– le bootleg, Taedium's Luck. Dalle nebbie di un'incisione pessima possiamo estrarre la coesione per– fetta raggiunta dal complesso a quattro elementi, con una fantasia cui, si direbbe, devono qualcosa gli stessi Floyd di Barrett. Prima di poter incidere con la Straight, i Taedium sono rimaneg– giati, con la partenza di Stewart, rimpiazzato da Jim Fowles, e l'ag– giunta di un quinto membro, il chitarrista Charlie Robinson. Up– wardl Forward, all'inizio del '69, è il frutto dell'operazione, e dimo– stra come Wyler conduca qui il gioco, dalla copertina che riprodu– ce una celebre composizione mobi– le di Marcel Duchamp, fino al sound, ammorbidito e complicato dai nuovi strumentisti. A Fogarty va però attribuita la gran parte dei testi, e una chitarra poderosa, che introduce nella psichedelia dilagan– te note dure ed elettriche senza remissione. L'album esprime al massimo la duplicità del grupp_o. Purtroppo durerà poco. Il 20 aprile del 1969 Harry Wyler muore in un inciden– te d'auto, le cui cause sono ancora da chiarire. Particolare strano: a– veva la patente da meno di un an– no (prima ostentava un viscerale disprezzo per il mezzo meccanico). Sembra la fine, proprio in un mo– mento particolarmente favorevole ad un gruppo come i Taedium. Ma o Fogarty, senza perdersi d'animo, recluta l'organista Sammy Jones, e guida con mano salda la versione più rock del complesso, quella che gli frutterà l'iscrizione, da parte di Lenny Kaye e Lester Bangs, nelle prime liste di gruppi definiti punk. Ne è testimonianza il doppio Per– petuai Alarm (Straight 1969); an– che nel nuovo clima « punk », Fo– garty non dimentica i trascorsi, in– serendo nella sezione live due clas– sici dei Taedium, Sweet Little Sui– cide e Martha Fix. Il disco porta la naturale dedica a Wyler; Fogarty, però, appare quasi sollevato dalla preponderanza riconquistata. Ma anche quest'euforia è di breve durata. Nel '70, precipitosamente, Fogarty scioglie il gruppo, e an– nuncia la decisione di ritirarsi. A chi gliene chiede il motivo, si limi– ta a citare l'esempio, precedente di cinquant'anni, dell'amato Marcel Duchamp. E mai decisione fu man– tenuta con maggiore coerenza: nei dieci anni successivi il mondo mu– sicale non avrà più notizia dell'ec– centrico chitarrista. Lo sciolto batterista Chris Ander– son, fedele compagno di Fogarty, diventerà un session-man, e fino al– la tardiva riscoperta odierna i Tae– dium Vitae sembreranno sepolti nella tomba di Harry Wyler. Hl. Se una morale si può trarre della vicenda, difficile - e contrastata, dei Taedium Vitae, è che troppo spes– so il « gusto » del momento, que– sta entità così transitoria e poco affidabile, condiziona a lungo l'a– scolto, anche di musicisti che ave– vano oltrepassato l'angusto ambito del proprio periodo. Non che il caso sia limitato ai Tae– dium Vitae, anzi: solo, e più appa– riscente, perché, oggi che potreb– bero essere capiti, Fogarty e Wyler non sono qui, come gli lggy Pop e i Lou Reed, a vivere di rendita sui fasti passati. Nel poco che ci è rimasto dei Tae– dium, di questo gruppo instabile e nervoso, non si stenta, secondo me, a riconoscere il genio, la capa– cità di sintesi fra due correnti mu– sicali ugualmente significative e drammaticamente contrapposte, su– superando il facile settarismo in u– na visione veramente dialettica. I Taedium hanno costruito su queste basi il loro edificio. Musica non sempre immediata, lunatica come i suoi creatori: ma vera. Ascoltare per credere. RE NUD0/17 Post Scriptum Suvvia, con/ essate che quasi ci sta– vate credendo per davvero. Questi Taedium Vitae (che, ovviamente, non sono mai esistiti) avevano u– n'aria molto vissuta. E fin troppo facile creare dei per– sonaggi e delle trame musicali: qualche nota di documentazione immaginaria, ma molto verosimile, l'inserimento in un ambiente reale, qualche nota di costume come il . solito bootleg introvabile... è faci– le, specie quando l'analisi musicale vera e propria può limitarsi a dire che « i dialoghi chitarra - organo passano in rassegna i sapori più stimolanti » eccetera eccetera. D'altra parte, spesso i Mick Jagger e i /imi Hendrix usciti dalla penna di critici dall'apologia facile (e non mi escludo, almeno non sempre, dal novero) non risultano, ad u– n'occhiata attenta, molto più reali di Tom Fogarty o Harry Wyler. Se una conclusione si può trarre, ma sul serio, dalla « vicenda » dei miei Taedium, è che troppo spesso si tende a delegare il proprio pote– re di critica ai professionisti del genere, finendo poi per restare in– vischiati nelle loro costruzioni. Costruire immagini non è diffici– le: conviene ascoltare per davvero, prima di credere. Meditateci sopra. Paolo Bertrando

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