RE NUDO - Anno IX - n. 71 - dicembre 1978

. nèo-religiose degli anni '70, non imma– gina\ro che i fatti potessero offrire di punto in bianco µna illustrazione prati– ca di lugubre gre,arismo cosi iperreale. Rìconosco che è troppo facile spàrare qui, a caldo, un'analisisommaria di f: tti cosi sciagurati, cosi lontani eppure cosi CQnsonanticon ~tuazioni tanto vicine a noi. Quello che mi sf,'nto ancora di dire in ques_tomomento è che forse siamo come· al centro di un vortice di estensione e profondità sconosciute: avvolti da ne– bulose terroristiche ma·a che da questa polverizzazione del linguaggie religioso diventato chiacchiera, slogan, un segui– to di luo · comuni. Certi fatti forse so– no anche un richiamo ad una maggiore responsabilità. Un richiamo aHa necessità - in questo particolare momento di confusione - di aprire una discussione pubblica, in– vece di rinchiudersi in spazi di simula– zione, in una setta dove incubare i fan– tasmi della iolènza e del magismo. Ma farlo adesso,. farlo prima. di essere co– stretti nolenti o volenti a risvegliarci brutalmente da certi sogni, da una certa ricerca a~Iitica e sentimentale dell'ar– monia universale (il car cuore, il caro, corpo,, il caro guru) che sembrano una forza e invece forse potrebbero anche essere l?-nostra peggiore debolezza. GianniDe Martino S~bito prima che nella comune arrivasse in volo il deputato della California (il pri– mo a rimetterci le penne) erano giunti in visita dal reverendo Jones due vecchie volpi della controcultura americana: Mark Lane, noto come sostenitore delle teorie complottiste nelle morti dei Ken– nedy e di Martin Luther King. e Charles Garry, chefu un avvocato difensore delle Pantere Nere. Erano andati per organiz– zare la difesa legale del movimen,to di Jim Jones (evidentemente perseguitato dalle autorità degli Stati Uniti se non poteva stare in pace nemmeno nella foresta ver– gine della Guyana). I due personaggi del mouvement se avevano questa intenzio– ne, evidentemente riconoscevano alla setta "Il tempio del popolo" una matrice alternativa, e rifiutavano le accuse di pla– giofatte al J ones, accuse semp~eportate avanti da un potere che del plagiò vuole avere l'esclusiva. In effetti molte delle caratteristiche di questa organizzazione esule in Guyana corrispondono a capisaldi della cultura alternativa americana: ricerca interiore, famiglia allargata, comune.agricola, se- parazione della cultura dominante. · Quando poi gli eventi sono precipitati e come in un tragico party alcuni ,adepti versavano coi mestoli la triste pozi'One arancione nei bicchieri di carta de/là/olla in fila come negli stabilimenti termali, pare che i aue avvocati della controcultu– ra 'sisiano dileguati come sefossero ospiti imbarazzati a cui lafesta non diceva più niente di buono. N0n sempre i banchetti controcultura/i finiscono in mantra, talvolta i risultati sono acidi. In questo cas è andata male in modo clamoroso. Brutto trip: Mi spiace per/oro. Forse lav, ,·avano troppo e si prendevano troppo sul serio. Questo è il mio com– mento-. li commento della gente, di tutti o quasi, Invece è diverso. :/1 senso omune haper queste cose termi– ni ormai collaudati come "fanatismo cie– co•: "psicosi di gruppo': "farneticazioni' pseudomistiche" ecc., dove l'indicazione palese p~nta al concetto difollia di grup– po. Siccome esistono gruppi.' ' fusionali" con · una integrazione· interpersonale partico– larmente spinta, che al proprio interno mettono in atto comportamenti e valori RE NUDO/7 di e/li comuni, la loro /o- gi . a da chi è a/l'esterno (cioè dall rm'de m~ggioranza) come "delirante': Delira te come i comunicali delle Briga– te Rosse, un altro 'f'PO fusionale di cui spaventa non sot l!Jitto, ma anche la lo– gica. Di qui 'lacensura parziale (in Italia) o to– tale (in G.e.rmania) sulle loroparole. . Che /§lre?'Sentir: i altri· da loro respin– gendoli oltre i bordi della propria co- scienza? • Dissociarsi mevi bile, se non sifa parte ai quella logica. Ma tapparsi le orecchie con la cera delle etichette difensive, no. Questo èproprio q elio che non voglio. L '~ggressiv.ttà di gruppo fa più paura de/l'aggressi ità del singolo ..Così anche il suicitlio citltettivo I/arma più di quello ersonale. E'-la te ibileforza di coesione delpiccolo gruppo anomalo che spaventa. Ma io amo la comunicazione, amo la co– noscenza, voglio capire ifenomeni anche a costo di entr4f§ · entro. ' Per-questomi identifico con i due avvocati della sinistra radicale. In passato mi sono talvolta trovato a/l'in– terno di gruppifusionali di questo genere, che "stravedevano''.per un guru oper una disciplina, oper entrambe le cose (che vi– cev.ersaa me prendevano poco). Mi ha sempre colpito . la monodimensionalità della loro cultura, mentre nel mio caso, anche nelle esperienze che più mi cattu– favano, mi e.orlavo sempre dietro tutte le mie sotto-culture. E all'interno di questi gruppi così cementati ho sempre sentito la presenza costante di quello che per me è un pericolo: il pericolo diformare unafa– miglia troppo soffocante. Troppo soffo– cante per me, certo. Per loroforse è l'u– nico modo di evadere collettivamente da una realtà percepita come negativa, e di non sentirsi soli. Che atteggiamento prendere nel caso particolarmente drammatico del gruppo "Il tempio delpopolo?" Io scelgo questo: che si suicidinopure, se questo loro lo vedono come l'unicrJ modo di affermare l'identità collettiva. Che bevano questa aranciata pazzesca– mente t;imara,se tale è il culmine del loro festino di anime. Io a questi party non ci sarò. Purtroppo per quella sera avrò già preso un altro impegno. Walter Pagliero

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