RE NUDO - Anno VII - n. 49-50 - gennaio-febbrario 1977

anni tutte nutrite di cattiva lettera– tura. Il Corriere non riferisce la versione della vicina di casa che vede invece la polizia portare fuori cadavere Alasia da casa sua. Non si può: la polizia è'per definizione aggredita. I poliziotti uccisi stava– no tutti per sposarsi (questo da anni è uno dei cavalli di battaglia di questa pseudo-cronaca-giallo– rosa-nera). La cronaca rafforza la paura degli agenti e la loro pro– pensione a sparare alle ombre che passano o a chi alza troppa la voce. Anche questo fa gioco. Non importa che passino leggi ecce– zionali - si è detto dall'alto - tanto sparano lo stesso e spareranno sempre di più. Di fronte a tutto questo non si può non riaffermare che non alla stra– tegia della tensione (che è fasci– sta e democristiana) appartengo– no NAP e BR, ma alla lotta di clas– se. E proprio all'eredità del '68. È inutile che i gruppi esorcizzino la questione dipingendo tutte le 1 vac– che di nero. Le BR hanno rappre– sentato l'ultimo gradino di \una parte del '68: quella di «viole eia y or;ganisasion», di «il potere na– sce dalla canne del fucile», dì «la rivoluzione non è un pranz6 di gala», di «dall'arma della critica alla critica delle armi» e tante altre cose che nel '68 gridavamo tutti. «Ma non era questo che volevamo dire ... » obietterà qualcuno. Ma il divario tra il sogno e la realtà, tra quello che pensavamo, cioé la «grande rivoluzione» con le grandi masse schierate «dietro» le avan– guardie, e quello che é, cioé una caricatura d'insurrezione di pic– coli gruppi marginali sempre vitti– me dello Stato nonostante l'ideo– logia auto-celebrativa, questo di– vario insomma non può impedirci di guardarci in faccia anche se lo specchio è uno specchio defor– mante. I NAP hanno rappresentato l'ulti– mo gradino di un'altra parte del '68. Non quella della «linea gene– rale» ma quella che sosteneva che a partire da una situazione particolare (esempio le carceri) e radicandosi in questa situazione, si poteva giungere a uno scontro con lo Stato borghese anche sen– za passare per l'analisi dell'impe– rialismo o le dichiarazioni pro e contro Mao, pro e contro Stalin. I NAP sono stati l'organizzazione più radicata nella realtà delle car– ceri dal '68 a oggi e it continuo au– toimbottigliamento delle loro lotte non può nascondere questo dato di fatto. NAP e BR infine sono stati quelli che più hanno pa!\lato_con la loro pelle la ristrutturazione dei servizi di sicurezza, la «germanizzazio– ne» della situazione italiana da parte della sodialdemocrazia per lo meno nella stessa misura della RE NUDO/7 democrazia cristiana. E anche questo non lo si può negare. Ma da qui in avanti è allora tanto più necessario parlare chiaro. Il '68 aveva in sé tante cose: la lotta armata come il più pallido riformi– smo (i «seminari» in università), avanguardismo e populismo. Tutti noi abbiamo pensato per anni che tutto questo potesse essere ri– composto in un unico corpo, che tutto potesse essere ricollegato in modo «giusto»: la lotta clandesti– na «giusta», il diritto civile «giu– sto», il movimento di massa «giu– sto». Ma l'unica cosa che è cre– sciuta «giusta»,anche se con mol– te crepe che fanno sperare in bene, è la «socialdemocrazia»: «giusta», badat~. nel senso di aderente al proprio programma di nuova normalizzazione da parte di un nuovo blocco storico. Dovreb– be ripensarci chi anni fa ironizza– va sulle analisi più intelligenti uscite allora sulla situazione poli– tica e cioé le previsioni di sviluppo che venivano fuori dai documenti dell'ex-Gruppo Gramsci (che sa– rebbe bene per tutti rileggere). Allora, si sa, MS, AO, Manifesto e poi persino le BR sostenevano che si andava verso il colpo di sta– to militare, verso il golpe e indiriz– zavano tutta la loro strategia di al– leanze o di silenzi rispetto a que– sto punto di riferimento. Nessuno naturalmente ha fatto autocritica rispetto a queste analisi. Eppure bisognerebbe tarla: mentre grida– vamo (o gridavano) al golpe, altri facevano la socialdemocrazia. La socialdemocrazia si ricomponeva dagli scossoni del '68, e il '68 si scomponeva in mille tronconi ognuno alla ricerca della sua spe– cificità. Ogni tendenza del '68, che era parte di un unico «sogno»,si ripro– duceva come «incubo separato», spesso come «caricatura di sé». E questi incubi rifiutano ancora di guardare in faccia la realtà: la re– altà ci dice che non abbiamo più di fronte il centro-destra, che An– dreotti non è lo stesso fantoccio di prima, che non abbiamo più di fronte la stessa forma dello Stato, e la fine del centro-sinistra è stata la registrazione istituzionale di un nuovo blocco storico, retto sulla corresponsabilità operaia al pote– re. Colossale caricatura è allora or– mai la teoria del «colpire il cuore

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