RE NUDO - Anno VII - n. 49-50 - gennaio-febbrario 1977

~;;,._ UU), f'M4t,t, ~ À$, t l.l ow,.e- la rivoluzione è fenvnina ce e quindi se la mettono sulla pagi– na, pensando di fare cosa «gradita» al lettore e non riuscendo ad avvertirlo come violenza alla lettrice. Re Nudo: perché? Risé: perché noi uomini non viviamo un uso strumentale del nostro corpo. Re Nudo: ci sono altri motivi, a que– sto uso dell'immagine femminile per esempio quello economico? Risé: il nudo in copertina aumenta la vendita di 6.000 copie circa; c'è un lettore marginale che in questi casi si compra la copertina fregandosene del resto. Il nudo dentro il giornale in– vece non guadagna certamente letto– ri e, ripeto, è solo una scelta di grafica illustrativa. Re Nudo: non c'è anche un motivo politico? Cioè il desiderio di correg– gere la vostra linea che è di attenzio– ne al femminismo? L'esigenza magari inconscia di recuperare potere a livel– lo psicologico, quando avvertite che forse ne state per perdere l:m po'? Come dire circa: certo parliamo delle vostre lotte, certo esistete, certo le cose forse cambieranno però intanto ecco qua due seni e un sedere tanto per non dimenticare che quello che ci interessa della donna, da sempre, è questo qua. Un modo per riaffermare un'egemonia quanto più viene messa in discussione. Risé: Non credo che ci sia questo bi– sogno di riequilibrare perché i nostri contenuti sono arretrati sul problema della donna, inevitabilmente, perché siamo uomini. Insomma: secondo me bisogna stare attenti a non appiattire la contraddizione tra ideologia femmi– nista e stampa degli uomini e che de– gli uomini rimane almeno fino a che le donne non se la prendono. Credo che la disonestà massima da parte di un intellettuale democratico sia fare come il direttore dell'Espresso il qua– le ha dichiarato che in quel settima– nale i problemi delle donne sono effi– cacemente presentati dato che in re– dazione ci sono Marialivia Serini e Camilla Cederna. Non bastano certo una due cinque bravissime giornali– ste per «liberare» i problemi della donna sui giornali degli uomini. La rappresentazione anche giornalistica RE NUD0/33 dei problemi delle donne, la difesa quotidiana anche nelle foto anche nelle didascalie della loro dignità di persone umane può essere fatta solo dalle donne. Gli uomini al massimo possono portare sul giornale il loro vissuto della problematica femmini– sta che può essere più o meno bieco, ma sempre maschile rimane. Negare questa contraddizione, non saperla reggere e coprirla con una serie di misure paternalistiche (io metto meno nudi e tu mi leggi di più e non mi sgridi) vorrebbe dire impasto– iare la dialettica indispensabile tra lotte femminili e nuove consapevolez– ze maschili in un riformismo di picco– lo cabotaggio da maschio furbo che alla fine confonde le acque e ritarda tutto. Re Nudo: hai fatto una foto della tua realtà, bella immobile che più statica si muore e probabilmente perfetta; ma la realtà, forse meno perfetta, si muove però di più. «Maschio» non è una categoria, sei certamente, come maschio, diverso da 1O o 15 anni fa; anche le don ne sono cambiate, anche i loro rapporti; oltre a tutto il resto. Cosa vuol dire io sono maschio? Mi sembra una specie di trincea che de– linea uno status quo che non esiste. Diciamo che Tempo è un giornale di punta, di rottura, fra i giornali borghe– si. Fa della ricerca in campo cultura– le, ha delle ambizioni di avanguardia in questo settore che è quello che tu direttamente dirigi. La scelta dell'im– magine in un giornale come il tuo è una scelta di politica culturale? E al– lora che senso ha mettersi da una parte del tavolo e fare l'uomo attento ai nuovi fermenti, alle scoperte, ai nuovi costumi, a tutto quello che si muove nel mondo della culturale poi, quando si parla delle donne e delle loro immagini, passare velocemente dall'altra parte del tavolo a fare il ma– schio incatenato al suo ruolo, dal quale saranno poi le femministe a do– verlo liberare? Da un lato l'impegno rigoroso, dall'altra lo scatenamento delle mode, oltre a tutto superate. Non pensi che sia una forma di pigri– zia intellettuale anche questa e che il tuo giornale fra contenuto e forma po– trebbe pretendere una maggiore omogeneità nella politica culturale? Risé! Sì è vero che questa dicotomia esiste, ma io non credo che si possa superarla noi adesso. Vedi un giorna– lista che lavora in un giornale come questo è consapevole, è assillato anzi da questi problemi ma non li ha risolti a livello personale. Non è un caso che le donne siano cosi poche in redazio– ne; esistono dei freni che è inutile fin– gere ... eccome se ci sono, dentro di noi. Re Nudo: freni, come?

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