RE NUDO - Anno VII - n. 49-50 - gennaio-febbrario 1977

tesseramenti. .... Se vedono una forza in campo, se rompiamo i coglioni e facciamo paura, gli ob– biettivi li imponiamo anche solo portando in piazza una forza. Simona: tu pensi che in questo modo, obbiettivo dopo obbiettivo, si possa cambiare tutto il sistema, o ci sarà il momento dello scontro organizzato? Elvio: il problema non è degli obbiettivi ma della forza; noi vo– gliamo riuscire ad accumulare sempre più forza che vuol dire per esempio fare il discorso dei tempi. Fino ad ora i tempi ce li-hanno imposti gli altri. Quando andava– mo alla Scala dicevamo: fino ad ora gli altri ci hanno imposto i tempi del consumismo e della cri– si, ora vogliamo dedecidere noi quando vogliamo spendere e quando non vogliamo spendere. Nel '68 Capanna e compagnia andavano alla Scala a tirare le uova contro il consumismo, oggi noi non vogliamo solo rivendicare il diritto ad un certo tipo di lusso, il dìritto ad andare in giro tutti impel– licciati, diciamo semplicemente che vogliamo cambiare i tempi, d'ora in poi i tempi li fissiamo noi. Per questo dobbiamo accumulare sempre più forza e questo vuol dire che di fatto la città sarebbe in mano nostra. Il problema non è che un po' alla volta si cambiano le cose. che per ora abbiamo il ribasso dei cinema che l'anno prossimo avremo il ri– basso dei teatri e che l'anno dopo ancora magari lo stato ci regala le case per quelli che scappano di casa, e così un giorno arriviamo alla bella società. Allo scontro fron– tale ci si arriva perchè per ottenere quello che vogliamo, e cioè il cam– biamento totale di questi tempi, il fatto che non ci deve essere più uno che ci obbliga ad andare a lavorare e a lavorare in un certo modo, non ci deve essere più uno che vive campando sulla nostra pelle ..... queste cose qui si posso– no risolvere solo con uno scontro frontale. Andrea: ritorna fuori abbastanza spesso il discorso della appropria– zione o di riuscire a raggiungere degli obbiettivi, delle cose da usa– re, da consumare, e molto meno la messa in discussione della qualità delle cose che si prendono. Elvio: col cinema l'abbiamo fatto, una sera avevamo indetto una mo– bilitazione sulla quaqualità dei films perchè e·era gente che veni– va al collettivo e diceva: "non me ne frega niente dell'autoriduzione perchè qualsiasi film che andiamo a vedere è di merda perchè lo fa la borghesia, vogliamo farli noi i films che parlano della nostra vita, delle no~tre esperienze, della no– stra c·ultura". Allora siamo interve– nuti anche sulla qualità, solo che non bisogna fare un discorso cen– sorio del tipo "non bisogna più fare films pornografici". noi dob– biamo chiedere il diritto a poter accedere a queste cose qui e poi andare a dire che sono delle putta– nate, delle speculazioni sulla no– stra pelle ecc. Bisogna rompere il circolo chiuso che un borghese in santa- pace può andare sulle poltro– ne del-tfrico a sentirsi il suo bello spettacolo nella sua isola dorata. Noi vogliamo rompere i co.glioni a questa isola dorata, vogliamo an– dare lì a fargli vedere che ci pren– diamo anche noi il diritto di vedere quello che vede lui e che poi gli diciamo anche che è una merda. Giorgio: voglio rammentare una tosa ~i quel periodo cioè di come ci div~rtivamo ad organizzare que– ste autoriduzioni. Pensavamo a come flippavano i poliziotti che dovevano stare lì, anche un giorno intero, a difendere un cinema den– tro il quale non sarebbero mai potuti entrare perchè non se lo potevano permettere. O il borghe– se che non poteva più godersi le sue belle domeniche in centro per– chè arrivavamo noi vestiti da strac– cioni è tutti colorati a rompere i coglioni. Una volta siamo andati in Galleria, salotto della Milano bene, e·era la gente che sorseggiava i cocktails e noi siamo sbucati fuori con urla selvagge facendo cadere i tavolini e b~.vèndoci le bibite. Vivevamo molto anche questo aspetto, se vuoi edonistico. di rom– pere i coglioni direttamente, come nostra soddisfazione. Una volta ad una festa della borghesia ci siamo messi a sfilare di dosso le pellicce alle signore dicendo: "offrite pel– licce per gli operai dell'lnnocenti" Ci hanno rotto i coglioni loro per tanto tempo, che è una soddisfa– zione poterli rompere noi a loro anche solo per una volta. per per giorno. Elvio: ci sono delle cose che il capitale produce per pochi previle– giati e noi vogliamo avere il diritto di poterle assaggiare quelle cose e sopràttutto il 'divertimento di poter– le togliere a loro, facendogli vede– re che il loro gusto e quello di tenersi queste cose di élite per loro. Far vedere che a queste cose noi ci accediamo con la nostra forza. Anarea: vedi, secondo me, tutta la soddisfazione che tu dici. no, c1 prendiamo il diritto di venirti a rompere le balle nel salotto" ..... in realtà è la soddisfazione che dai a lui tutte le altre 999 volte che non AENUD0/23 vai a rompergli i coglioni, di riaffer– mare il suo potere di bere lo cham– pagne tranquillamente 999 volte su mille, mentre magari per loro era un'abitudine assodata che non praticavano neanche più, non vi– vevano più come momento di pre– vilegio ma come un dato abitudi– nario. Col gesto esemplare fatto una volta, gli ridai il brivido tutte le altre volte di riaffermare il potere della borghesia. Allora quando prima fecevo l'e– sempio del cinema, al di là di quello che può succedere nei quar– tieri nei casi di gestori di cinema che in questo momento si adatta– no, sentono che aria tira, oggi sul piano della conquista affermata che cos· è radicalmente modifica– to? Tu dici ci pensano loro, i rifor– misti, a modificare in qualche modo perchè hanno paura. lo ho sentito la proposta della Giunta di fare il cinema la domenica mattina a prezzi dimezzati che è pazzesca. Se non si supera la paura di appa– rire sindacali, che significa davve– ro imporre la propria forza con degli obbiettivi non massimalisti, ma degli obbiettivi che ti modifi– chino le cose dall'oggi al domani, di modo che non sei più costretto ad andare al cinema in sessanta perchè altrimenti non hai la forza, la forza la determini una volta per tutte e modifichi i rapporti genera– li. La sensazione che ho colto è di non riuscire a rendere materiale e concreta una vera possibilità di conquista che potenzialmente esi– ste. Elvio: non è vero che noi ce ne sbattiamo di qu._estapossibilità di conquista. Per esempio in via Cio– vassino non ci siamo limitati ad occupare, ma abbiamo chiesto la requisizione dello stabile perchè venga dato al Centro di lotta sull' e– roina. Diciamo solo che con il potere ci andiamo a trqttare quan– do lo decidiamo noi, qu·ando ab– biamo una forza alle spalle. Giorgio: rispetto agli obbiettivi culturali che ci eravamo posti in quel periodo, la questione del ci– nema a prezzo riçl_gttodiventava marginale. Norcni'édevàmo che fosse dato ai giovani, alle situazio– ni creative culturali di base, la possibilità di fare un loro discorso autonomo, che voleva dire finan– ziamenti, centri sociali ecc. Le esperienze che ho descritto pri– ma, di divertimento nell'andare a rompere i coglioni ai ,:echi, come attimo di gioia e di rabbia, non sono state importanti in sé. ma perchè hanno fatto vivere la possi– bilità di organizzarsi e dirigere la propria forza.

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