RE NUDO - Anno II - n. 4 - aprile 1971

Re Nudo/ 14 le, un chiudere gli occhi su una realtà che bisogna affrontare in un altro modo, In modo rlvoluzlo– narlo, per non lasciare che il gio– co venga condotto da chi giudica, punisce, imprigiona il malato men– tale. Quando diciamo che la fol– lia è un fenomeno sociale e poli– tico non ci interessa fare una ana– lisi astratta, scientifiKa o sociolo– giKa. La via che porta dalla so– cietà alla follia è una via che se– gue percorsi sottili: ci interessa smascherarne tutti i passaggi, ci interessa denunciare le contraddi– zioni più sottili. Mentre si può dire che la schizo– frenia nel bambino non è altro che un sintomo 'della schizofrenia del– la madre, cosi si può dire che la follla è Il sintomo della follla della società e delle suè forme pollU– che e culturali. Laing e Cooper (i due compagni antipsichiatri che lavorano nel MOVEMENT - movimento - in– glese, considerati dalla Kultura « square » due formidabili teorici della psiKiatria esistenziale men– tre invece sono due formidabili po– litici dell'ESPERIENZA) vedono nella famiglia una efficientissima « fabbrica della follia». Il bambino nasce nella famiglia e la famiglia ha immediatamente su di lui un potere assoluto e sotti– le, di cui fa uso tutti i giorni, tutte le ore (tranne forse quando il bam– bino ·dorme). Che ne siano coscienti o no, i genitori usano questo potere per fare una continua violenza al bam– bino. E nel sistema, dove si parla solo per eufemismi, questa violenza prende spesso il nome di Amore, di Educazione (*). Resta il fatto che questa violenza camuffata (quando non è invece violenza di fatto) serve solo a in-:. tegrare il bambino, a imbottirlo di valori: quelli, naturalmente, del– l'ideologia dominante. Serve a con– dizionare il bambino ficcandogli nella testa la parte che da grande dovrà recitare, i miti della sua storia e della sua civlltà. Quanto alle nevrosi, si trasmettono anche queste per generazioni: e non cer– to per un meccanismo di eredita– rietà biologica ma perché la ne– vrosi è oggi una eredità culturale che siamo assolutamente sicuri di ricevere e di trasmettere ai nostri figli (se non ci sbrighiamo a cam– biare dentro e fuori). Nato perché i genitori l'hanno vo– luto (il più delle volte neanche quello, visto il tabù e l'ignoranza socialmente imposti sugli anticon– cezionali) il bambino entra senza poterci far niente nella realtà eco– nomica, sociale psicologica della famiglia. Ma la famiglia, a parte rarissime eccezioni, non è mai un ambiente « sano», «equilibrato». E' quasi sempre un ambiente pa– togeno (e come potrebbe non es– serlo, visto che è una cellula di una società folle?). La famiglia è l'ingranaggio perfetto per trasmet– tere la repressione: paure, com– plessi, castrazioni, e in caso estre– mo « malattia mentale ». I malati mentali non sono che il prodotto della storia della loro fa– miglia: il capro espiatorio su cui i genitori hanno di solito riversato tutti I loro mall, per sbarazzarsene alla fine consegnandoli nelle mani dello psichiatra. A volte· invece (leggi: famiglie ricche) la famiglia custodisce gelosamente il figlio malato nel suo seno, perché ha bisogno della sua follia per sca– ricare su di lui tensioni e paure, perché ha bisogno di lui per man– tenere la sua coerenza. E questa è la funzione dei pazzi nella no– stra società: sul « pazzo» river– siamo in modo più o meno vio– lento (secondo se è ricco o po– vero) tutte le nostre paure e con– traddizioni. Il manicomio è un uti– le serbatoio delle contraddizioni sociali. Per il nevrotico o lo psi– cotico ricco c'è invece la psica– nalisi (L. 10.000 all'ora per tre ore alla settimana, per non meno di un anno: 120.000 al mese = la paga di un operaio). Tornando al bambino, si potrebbe obiettare che tutti i gruppi umani agiscono nello stesso modo nei confronti dei figli. E' evidente che ogni collettività alleva i bambini dentro l'ideologia dominante, tra– smettendo loro tutte le sue recite e i suoi miti. Ma la risposta è semplice: c'è so– lo una via d'uscita: quella di crea– re una alternativa alla famlglla. Dobbiamo inventare nuove forme sociali in cui il bambino non si tro– vi automaticamente per 15 o 20 anni sotto il controllo e i pieni poteri di due individui coinvolti nel– la loro strategia di coppia, nella loro « casa-automobile-fare bella figura». Bisogna che il bambino venga allevato direttamente nel gruppo, e dalla totalità del gruppo. In una comunità, in una comune, in una tribù ci sarà un numero infinitamente minore di• nevrotici e psicotici. Dobbiamo creare una società libera finalmente dal ter– rore della « devianza » e della fol– lia, libera dal concetto repressivo di « normalità», nella quale l'espe– rienza psicotica possa essere vis– suta e risolta collettivamente, co– me già sta awenendo in alcune comuni terapeutiche (parleremo presto di quelle di Londra, per e– sempio). La famiglia « coniugale» (due ge– nitori e i figli sotto lo stesso tet– to) non è che una struttura pro– dotta dallo sviluppo della società industriale, nonché il più efficiente sostegno di questo tipo di so– cietà. Avendo bisogno di una grande mo– bilità sociale, di una grande pos– sibilità di spostamenti geografici dei lavoratori (pendolari, immigra– ti, sradicati) la società industriale ha spezzato la famiglia patriarca– le nella quale i figli esercitavano lo stesso mestiere del padre e re– stavano sotto il tetto paterno an– che dopo sposati. La famiglia pa– triarcale è incompatibile con una industria in rapido sviluppo. Per spezzare la famiglia patriarcale si è instaurato il costume dei matri– moni d'amore, è perfino permesso il colpo di fulmlne: purché non si superino le barriere di classe, na– turalmente. Anche l'amore è quin– di funzionale al sistema industria– le capitalistico. Basta aprire gli oc– chi ed è facile rintracciare il le– game che unisce le forme di alie– nazione economico-politiche alle condizioni dell'alienazione men– tale. Ma la famiglia non è certo la sola struttura sociale che fabbrica fol– lia. Basta pensare alla città d'og– gi: milioni di persone senza un le– game, senza un luogo comune, senza un terreno d'incontro fisico o mentale, che corrono su e giù casa-lavoro mattina e sera, con il diversivo di clacson, rumori, imbot– tigliamenti. Il lavoro diviso, la catena di mon– taggio, i ritmi pazzeschi del lavoro fisico e mentale sono l'elemento scatenante di vere e proprie malat– tie mentali. Non c'è la società da una parte e la follia dall'altra: C'è !'Insieme delle strutture soclall che produ– cono, gestiscono, mantengono la cc follla » Individuale e collettiva. Non ci interessa denunciare sola– mente il Lager degli ospedali psi– chiatrici tradizionali, ma tutte le Istituzioni, tutta la società capita– listica. Quanto alle « migliori inten– zioni » degli psichiatri illuminati che cercano un « trattamento più umano » per il malato, che cerca– no di introdurre la psicoterapia in– vece dell'elettrochoc, va tutto be– ne. Mettiamo pure cerotti. Ma· sen– za una coscienza politica, senza la Rivoluzione, un giorno finiran– no pazzi anche loro (non è para– noia pensare di curare la follia in– dividuale senza abbattere la so– cietà folle?). La famiglia è lo strumento più comunemente usato per ciò che viene definito « soclallzzazlone », per fare in modo che ogni nuova recluta della razza umano si comporti e faccia esperienza sostanzialmente nello stesso modo di quelli che sono già stati al mondo. Molto prima della nostra nascita, anche prima che siamo concepiti, i nostri genitori hanno de– ciso, più o meno consapevolmente, chi noi saremo. Ci insegnano di che cosa dobbiamo e di che cosa non dob– biamo fare esperienza, esattamente come ci insegnano quali movimenti fare e quali suoni emettere: un bimbo di due anni già si muove e parla e vive secondo le regole di quello che sta bene e che sta male, di quello che è « morale »: sa già quali sensazioni gli sono permesse e quali gli sono vietate. In larga misura questa devastazione è stata compiuta contro ciascuno di noi e da ciascuno di noi su noi stessi. Il nome sotto cui si fa passare buona parte di questa violenza è quello di Amore. (Da « La politica dell'esperienza » di Laing, Feltrinelli UE, 600 lire: che tu l'abbia letto o no, compagno, non è un libro da leg– gere, ma da usare come arma in ogni momento. Se non l'hai ancora letto, un consiglio: i veri libri non si leggono dalla prima pagina all'ultima, come ci insegnano a scuola. Si aprono a caso e si lascia che il pensiero di un compagno diventi nostro). DOVE A ISTAMBUL Ad Istanbul non ci sono strutture alternative organizzate, In compen– so tutta la città è una struttura alternativa spontanea. Come an– darci? Il modo più bello è via na– ve da Brindisi. Potete risparmiare utilizzando i viaggi organizzati per gli studenti viaggiando sul ponte. Portatevi da mangiare e da bere se non volete essere fregati dal bar della nave. Utilizzate le com– pagnie greche, sono le più scas– sate, ma anche le più a buon mer– cato. Il modo più economico, In– vece, è con l'autostop via Belgra– do, Salonicco. Attenzione: gli Ju– goslavi sono noiosi e i greci odia– no i compagni del Movement, viag-. giate puliti. Se andate in nave, durante il viaggio non vi sarà dif– ficile appartarvi un pochino per un « joint », state attenti però che se soffrite il mal di mare vomiterete anche l'anima. La prima cosa che dovete fare arrivati a Istanbul è quella di procurarvi una tessera di studente se non ce l'avete già. Non è difficile trovarne dalle par– ti dell'Unlversità. Con la tessera potete dormire in un paio di po– sti a buon mercato. Il migliore è il dormitorio del Collegio Tecnico che sta dietro la piazza di Taksim, piazza dalla quale partono gli au– tobus per rinterno del paese. Nel collegio ci sono ottime docce e il bar è molto economico. La zona più popolare della città è quella intorno alla stazione ferroviaria (Stambul) Il vicino c'è anche l'U– niversità e il Grand Bazaar. Atten– zione a non farvi fregare con i prezzi e la qualità della roba. Ne– gli alberghi di questa parte di lstambul oltre ad affittare le ca– mere affittano anche i letti in ca– mere collettive. Il prezzo di un letto in genere è un quinto del prezzo della camera, per camere da quattro a otto letti. Venditori ce ne sono anche dalle parti del Topkapi Saray e al Bazaar Egizia– no. Per riposare usate le Moschee, la più fresca è quella vicino al pon– te di Galata. Se avete fregole ses– suali, siete maschi adulti, non ave– te una partner e avete paura di malattie infettive andate nel quar– tierino di viuzze che stanno a cen– to metri circa da piazza Taksim venendo dal ponte di Galata. Tro– verete facilmente oltre a delle one– ste dilettanti anche le professioni– ste della via dei casini di stato. Per leggere giornali e libri andate all'Usis sul Mesrutiyet Cad. Adesso una notizia importante: state atten– ti a non farvi beccare dalla squa– dra n·arcotici con roba in tasca. I porci turchi, servi degli america– ni, si stanno distinguendo per lo zelo che mettono nella cattura del fratelli e delle sorelle del circolo delle erbe. Con questo sistema Il governo turco si rende benvisto agli occhi del Dipartimento di Sta– to Americano e può mercanteggia– re sugli aiuti militari e finanziari. Si dice addirittura che la Turchia per accordi presi col governo a– mericano possa scalare dal suol

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