Giulio Caprin - Trieste e l'Italia

- 8 nessun 'altra città esiste così internata nel golfo adriatico, così vicina ai paesi dell'interno che da quella part~ hanno bisogno del mare e delle merci d'oltremare. Trieste nel 1719 diventa porto franco, vale a dire città commercialmente libera, emporio autonomo di mercanzie, di uomini, di attività d'ogni specie. La deli?erazione presa da Carlo VI a beneficio di Trieste !,Pplicava un principio di libero scambio marittimo che non aveva inventato lui, poichè Livorno era state/ dichiarata porto franco fino dal 1547; e nello stesso Adriatico lo stesso Carlo VI dichiarava porti franchi altre cittadine della costa orientale, Buccari, Porto Re, Carpolago in Croazia. Buccari, Porto Re, Carpolago, non ostante i loro porti franchi, sono rimasti oscuri borghi senza storia. Se Trieste ha potuto trasformarsi via via nel massimo porto dell'Adriatico orientale, non deve la sua fortuna a provvidenze austriache ma unicamente alla suo posizione privilegiata e alla capacità mercantile dei suoi abitanti. I quali crebbero presto di numero per tutto il settecento, e disegnarono, accanto al vecchio borgo medievale, una nuova città di fondaci lungo un canale. Fu la seconda nascita di Trieste e la conferma della sua italianità non deformabile. I nuovi venuti - da tutte le parti del Mediterraneo, dall'Oriente marittimo come dal- !' entroterra vicino - si fusero nel nucleo primitivo della popolazione italiana. Sorse così di fronte a Venezia il nuovo emporio che fatalmente doveva ampJi.arne e condividerne l'attività. E fatalmente anche il nuovo emporio,' come tutti quelli dell'Adriatico, si confermava colonia ideale di Venezia : per tutti i bisogni superiori, per tutte le forme della vita civile, Trieste rimase più che mai stretta ali 'influenza veneziana. accomunata a tutto il resto della vita italiana. Biblioteca Gino Bianco

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