Luigi Einaudi - Preparazione morale e preparazione finanziaria

N. 2 - 9 gennaio1915 PUBBLICAZIONSETTIMAN4lE ContGCorrenteconla pMta ~~~ a PROBLEMI ITJ\LIJ\NI o ❖ , ~ {\, . LUIGIEINJ\UDI Jr 1 i PREPARAZIONE M RALE ;/ g1.~'1 ~,~ .f PREPARAZION[ f INA ZIARIA f lt Jr ~ SECONDA ED,,<OKE f f _____ y cl~ . cx\, M...: Rl\ v A & : EDITORI~ MILJ\NO ~~ ~~~-t•~}----r~

. '

PROBLEMI ITlìlllìNI I I. B·bliotecaGinoBianco ,

B blioteca Gino Bianco

PROBLEMI ITf'iLif'iNI I I. LUIGI EINf\UDI PREPARAZIMONOERALE E PREPARAZIONE FI ANZIARIA SECONDA EDIZIONE ~ MILflNO RflVf\ & C. - EDITORI 1915 B bhoteca Gino Bianco

PROPRIETÀ RISERVATA TIP.LIT,Rll'AL TA•M ILANO s:blioteca Gino Bianco

In che senso Il denaro è il nerbo della guerra. . Il danaro è il nerbo della guerra : ecco una sentenza che si ode pronunciare da molti e che molti ritengono sia sovratutto ritenuta vera dagli economisti. Ora è questa una proposizione perniciosa, come quella che giova a lasciar credere che un popolo non possa muoversi in guerra per raggiungere un fine giusto, santo, nazionale, se prima non si è accumulato un forte tesoro di guerra o se non si appartiene al novero dei paesi ricchi, dei quali si dice abbiano fonti inesauste di denaro a cui attingere. Anzi l'immaginazione popolare identifica la preparazione finanziaria alla guerra con il possesso di molta moneta sonante, in oro od in argento; e fa quasi dipendere la possibilità di entrare in guerra dal possesso di questa molta moneta sonante. Quanto questa, non dirò dot- . trina, ma immaginazione volgare sia deprimente, non è chi non veda. A questa stregua le nazionalità oppresse dallo straniero, i piccoli paesi che hanno conservato la fiamma dell'indipendenza a prò di un popolo più numeroso, ma sottomesso a dominazioni forestiere non avrebbero mai potuto marciare in guerra. Il Piemonte di Cavour, indebolito e carico di tributi, non avrebbe dovuto aver l 'ardire- di farsi iniziatore delle guerre dell'indipendenza, ed 'avrebbe dovuto, casomai, lasciare questa iniziativa al governo borbonico, il quale aveva pochi debiti, finanze in buono stato ed imposte lievi. Il denaro è certamente fattore essenziale della vit- !iblt~teca Gino Bianco

-6toria; poichè senza buoni servizi logistici, senza una amministrazione ben provveduta, anche il migliore esercito non può fare lungo cammino. Ma denaro non vuol dire forza bruta del metallo oro ed argento. Guardisi cosa accade nella guerra odierna. Quasi nessuno Stato belligerante spende dell'oro sonante; anzi le riserv_e metalliche degli istituti d'emissione vanno dappertutto aumentando. Il che vuol dire che gli Stati spendono non il denaro materiale, ma la fiducia che essi hanno saputo conquistarsi in pace presso i proprii concittadini. Da questa fiducia sovratutto traggono i mezzi per ottenere le merci, le derrate, le armi, i servizi di cui hanno bisogno. Certo bisogna che merci, derrate, armi, servizi ci siano nel paese e si continuino a produrre mentre la guerra si svolge. Questa è la vera condizione preliminare che l'economia pone alla guerra: l'esistenza di una massa di beni materiali suffi· cienti alla sussistenza dell'esercito e della popolazione; insieme con la deliberata volontà di tutti di ridurre al minimo i consumi pur di far durare a lungo le riserve esistenti. Ma lo Stato non trae dal possesso di danaro contante metallico i mezzi per procacciarsi le provvigioni che si suppongono esistenti e sono necessarie all'esercito. Li trae sopratutto dalla fiducia dei cittadini e da una buona organizzazione del credito. La guerra valorizza I pro• bleml monetari e de• prezza I problemi so• clall. E' questo un fatto monetario, di importanza capitale, che importa mettere bene in chiaro. Tutti questi fatti monetari sono oltremodo suggestivi e, sebbene appaiano tinti agli occhi del pubblico di una vernice antipatica, sono in realtà profondamente e sanamente commoventi. La guerra ha la virtù di idealizzare anche il vile metallo e di fare Biblioteca Gino Bianco

7vedere sotto alle sue parvenze materiali quel che in esso c'è di umano e di elevato. Noi che in tempo di pace studiavamo con passione i problemi monetari e guardavamo, con malcelato fastidio, ai problemi sociali siamo finalmente rivendicati. La guerra europea infatti, fra i suoi parecchi interessantissimi effetti, ha avuto questo: di ridare nell'opinione comune ai diversi fatti economici quello stesso valore di prospettiva che essi avevano fin da prima nella mente dello studioso professionale. E' certo che, per questi, i problemi più belli, più affascinanti, i problemi che hanno più genuino e schietto sapoi:e economico non sono quelli che, per distinguerli approssimativamente, si possono chiamare problemi sociali, sibbene quegli altri che hanno tratto ai prezzi, alla moneta, alle banche, al tasso dell'interesse, dello sconto e del cambio, al commercio ed ai pagamenti internazionali. I problemi sociali hanno questo di caratteristico per l'economista: che essi affogano nel mare infinito delle chiacchiere, danno luogo al succedersi di teorie variopinte, tutte eguali per la loro imprecisione, la loro inafferrabilità e la loro inconcludenza. E' una folla quella che ragiona e discute e s1 accapiglia per le diverse soluzioni dei problemi sociali; e Peconomista rimane confuso, con suo scorno e mortificazione grandi, nella folla degli uomini qualunque, perchè egli poco ha da dire che suppergiù non sia sentito dagli altri. Quando invece il discorso volge alla moneta, allo sconto, ali' aggio ai pagami::nti internazionali, l'economista vede d'un subito diradarsi le turbe attorno a lui, ed 1 mercanti lasciarsi docilmente cacciar fuori dal tempio, perchè egli possa, nella sua vastità nuda, lietamente discettare con proprietà di linguaggio e rigore di metodo insieme con i pari suoi, che hann0 durato ·1unghe veglie per penetrare a fondo nei problemi più momentosi dei mondo economico. Ma in questa solitudine un rimpianto acerbo lo affanna : che le moltitudini non comprendano l'importanza dei fatti che a lui interessano tanto, che le masse non vedano che un buon regime monetario vale per la loro prosperità economica, per il miglioramento dei loro salari, per la regolarità della loro occupazione ben più che non una legislazione sociale anche governata da 3.bllot~ca G1np Bianco

-8 una sapiente burocrazia tipo germanico; che i risultati possibili ad ottenersi con una serie fortunata di scioperi e di agitazioni sono una misera cosa in confronto ai vantaggi che si possono ottenere con l 'àbolizione del corso forzoso, con un perfetto ordinamento degli istituti di emissione, con l'abolizione dei dazi protettivi e la conservazione di semplici dazi fiscali. Ignorati dalla borghesia, fatti oggetto di scherno, come una diabolica invenzione capitalistica, dai missionari del socialismo, rispettati, per la loro impenetrabilità, dalla maggioranza degli uomini politic_i, i problemi monetari e bancari sono abbandonati agli specialisti, teorici e pratici, i quali ne fanno oggetto di dominio esclusivo e geloso, in cui alle turbe profane non è lecito di penetrare, così come non è lecito discutere i piani segreti della diplomazia e degli Stati maggiori. danni dell' indifferenza dell'opinione pubblica verso I problemi monetari. A me sembra che i danni di un siffatto atteggiamento di indifferenza dell'opinione pubblica siano maggiori det benefici. I quali - a parte la soddi~fazione trascurabile degli economisti di vedere riconosciuta con ossequio la loro competenza, che nei problemi sociali è ogni giorno schernita dalle moltitudini occupate a plaudire i diversi vangeli e ricettari promettitori di ricchezze e di felicità - si riducono alla speranza che, grazie al volontario dileguarsi dei cerretani e degli empirici, i governanti seguano le buone norme che la scienza dedusse dall'esperienza passata ed ognora sono raffinate sulla base delle esperienze nuove. Ma è vantaggio che si acquista a prezzo di grandi sacrifici; poichè se si dileguano i dilettanti, dal disinteressamento universale traggono spesso partito i governanti deboli od incerti sulla bontà dei proprii ideali o privi di ideali per ricavare da tma inavvertita Biblioteca Gino Biarco

mutazione nei congegni monetari i mezzi per condurre una politica che ali 'universale, chiamato in tempo a pagare imposte od a concedere prestiti, non sarebbe gradita; ed a queste inavvertite mutazioni plaudono gli interessati, i quali da esse traggono ricchezze ed opimi profitti. Perciò si deve affermare che questo prorompere alla ribalta dei problemi monetari è un fatto utile. Gioverà, alla lunga, all'educazione dell'opinione pubblica; e dal- !' errore nascerà il bene. L'Inghilterra deve la grandezza, finora incrollabile, della lira sterlina, agli errori commessi durante la guerra napoleonica; ed alla convinzione radicata nell'animo di ogni inglese, divenuta oramai sangue del suo sangue, senza che ad ogni generazione si debbano ripetere i ragionamenti e sovratutto rifare le esperienze delle generazioni precedenti, per cui la Banca d'Inghilterra è il palladio della grandezza nazionale, è l'arca santa, cui i profani debbono venerare ma non toccare. La impossibilità dei pagamenti internazionali, la chiusura delle fabbriche, la disoccupazione operaia, il rialzo del prezzo di molte materie prime e di alcune derrate alimentari, lo sconquasso prodotto nel mondo economico .dalla tesaurizzazione dell 'orO, dimostrano anche ai ciechi che l'essenza della società moderna non si può ridurre ad una lotta fra sfruttati e sfruttatori, ad una cronaca grottesca delle gesta del capitalismo asserragliato nelle banche e nelle borse a danno dell'umanità. Oggi si vede che questi erano fatti superficiali ; e che il fatto profondo, sostanziale era l'esistenza di un meccanismo delicatissimo degli scambi e dei contratti fra uomo e uomo, fra classe e classe, fra nt1zione e nazione; meccanismo spinto dalla -concorrenza dei singoli e delle classi e delle nazioni fra di loro, ma avente per risultato la solidarietà più stretta fra uomini, classi e nazioni. L'urto della guerra ruppe il meccanismo, che era creazione superba di sforzi secolari, di adattamenti finissimi; e questa rottura mise in chiaro che senza moneta, senza credito, senza banche, senza borse non si può vivere od almeno non si può vivere con quella pienezza di vita, alla quale oggi siamo abituati. Gli spregiatori della civiltà capitalistica e gh ~ssç:rtori gi sçhe!}li d(?ll '~vv~rijre h~n!l<..a>vu!o campo <J! B blioteca G ro Bianco

10convincersi - alla luce dei fatti avvenuti dalJ'agosto in qua - che i loro schemi erano giocattoli infantili in confronto del movimento complesso di orologeria che governa la vita economica moderna; e dovrebbero modestamente confessare di dover molto andare a scuola da quello che con grandissima improprietà di linguaggio è detto « capitalismo», prima di poter aspirare a surrogarlo in quelli che sono i servigi inestimabili che esso rende agli uomini. Come furono pagati I prestiti di guerra in Germania ed in lnghilter• ra. 11 problema è di• verso Gaquello più ampio e forse lnsclublle del costo della guerra. Non di tutti i problemi monetari suscitati dalla guerra mi è possibile discorrere in questo opuscolo. Dovendo, per ragion di spazio, fare una scelta, mi sforzerò a rispondere ad un quesito in apparenza assai semplice : come furono materialmente pagati nelle casse dello Stato i 5 miliardi e mezzo di lire italiane del prestito tedesco, e gh 11 miliardi dei varii prestiti inglesi, che si dovetter9 emettere affinchè i due Stati potessero far fronte alle spese della guerra? Notisi che il problema, così come viene posto, è ristrettissimo. Non si vuol risolvere l'arduo e forse insolubile quesito se in questi 5½ od 11 miliardi consista il costo della guerra per i due paesi e se essi bastino al! 'uopo. Il calcolo del costo della guerra è relativamente facile se ci si limita a fare il conto delle somme erogate dallo Stato per la condotta della guerra, le quali dovranno risultare dai bilanci pubblici e dalle somme perdute dal!f; economie private durante la ~uerra, delle Biblioteca Gino Bianco

11 quali si potrà avere un'idea dai reclami per raccolti, case, macchine, strumenti dìstrutti, dai minori guadagni delle società anonime, ecc. Diventa invece difficilissimo quando si veda che più che di perdite, converrebbe discorrere d1 un diverso indirizzo dato alla vita del paese, per cui a1 bisogni sentiti in tempo di pace dagli uomini (vitto, vestito, casa, divertimento, ecc.), ed agli atti normalmente intesi a soddisfarli si sostituiscono altri bisogni - difesa del territorio nazionale o conquista di territori nuovi o d1 colonie - ed altri atti intesi a soddisfare i nuovi bisogni; per cui gli uomini, in pace operosi per la produzione d1 oggetti di consumo o di servizi, si risolvono a produrre il servizio della difesa o della maggior gr~ndezza del paese ed il loro posto è preso, in parte, nella produzione agricola, manifatturiera e commerciale, da altri uomini o donne o fanciulli, prima inoperosi od occupati nel produrre servizi intellettuali o personali, la cui domanda improvvisamente è cessata. E' chiaro dunque che il calcolo economico dei costi della guerra ha un significato puramente convenzionale od almeno l'affermare che una guerra costò 1 O miliardi di ·lire vuol soltanto dire che 1 cittadini dei paesi belligeranti vollero sopportare un costo di 1 O miliardi di lire per raggiungere un fine che essi reputavano di pregio più alto. Nella qual affermazione s1 ripete per la guerra un concetto comune ad ogni operazio·ne economica ; e come non si dice che chi ha speso 100 per ottenere 150 ha subìto una perdita d_i I 00, ma anzi che ha lucrato 50; così si dovrebbe dire che it paese, spendendo IO miliardi per ottenere un fine valutato 15, non ha subìto una perdit!l di IO sibbene un vantaggio di 5 miliardi. La perdita potendosi affermare solo nel caso che il fine non si raggiunga o fosse un fine che la collettività, dopo ottenutolo, considera futile o fors'anco dannoso. Ancora : si può affermare che sia una perdita economica la avvenuta proibizione delle bevande alcooliche in Russia e della distruzione dei capitali impiegati in quell'industria? Si può affermare che costituisca una perdita economica il passaggio di migliaia di vetture automobili dall'uso di passeggiate di diletto all'uso di trasporti di materiale da guerra? S1bltotecaGmoBianco I

- 121 prestiti non si fecerocol1'oro, che non esisteva In quantità sufficiente. Il problema, sul quale richiamo l'attenzione dei lettori, non è questo vasto problema economico e psicologico, è un problema monetario, che molti sarebbero portati a trascurare per la sua insignificanza. Esso può cosl esprimersi : Dato che i risparmiatori tedeschi e gli inglesi avessero la capacità economica di mutuare allo Stato i S½ e gli 11 miliardi del prestito della guerra, come si effettuò materialmente il trapasso delle somme sottoscritte dai risparmiatori allo Stato? Rispondendo a questo quesito, avremo dimostrato non solo la perniciosità della credenza che vede nei tesori monetari, nel denaro accumulato dal ricco avaro, il nerbo della guerra; ma anche la sua erroneità fondamentale. Dimostrando col fatto che Germania ed Inghilterra hanno potuto procacciarsi i loro prestiti enormi di S½ e 11 miliardi senza fare appello al denaro metallico, anzi senza che fossero esistenti materialmente le masse monetarie bastevoli a coprire il prestito, sarà chiaro che queste due nazioni non avrebbero potuto condurre finanziariamente la guerra, se nel paese non fosse esistita una grandé fiducia dei cittadini nei dirigenti ed una salda organizzazione del credito. Che il problema del modo con cui si poterono pagare i prestiti tedesco ed inglese sia perlomeno curioso, è chiaro subito ove si rifletta che la sua risoluzione a prima vista costituisce un assurdo ed una impossibilità. A prima vi.sta, invero, il versamento da parte del capitalista delle somme sottoscritte si concepisce come il fatto di chi avendo in cassa od avendo ritirato dalle casse di risparmio o dalla banca 100.000 lire, ad esempio, si reca con esse allo sportello del tesoro, e le versa, ricevendo in cambio un certificato provvisorio di debito dello Stato. Orbene, è evidente che se noi concepiamo unicamente in tal maniera il meccanismo del pagiimento dell~ somme B blioteca G•no Bianco

- 13 - sottoscritte, il prestito diventa un Impossibile. In qual paese del mondo i risparmiatori possono avere a loro disposizione, anche se il versamento viene ripartito su alcune settimane o mesi di tempo, i miliardi di oro o di biglietti necessari ad effettuare i versamenti? Se si riflette che oro e biglietti erano, prima del prestito, nella quantità necessaria per effettuare gli scambi e le contrattazioni, che non è possibile sospendere per molti od anche solo per alcuni giorni, quanti sarebbero d'uopo perchè i biglietti versati nelle casse del tesoro rifluissero nella circolazione, la vita economica d~l paese, che un siffatto assorbimento del medio circolante da parte del tesoro pubblico non può essere scisso dall'immagine di imbarazzi indicibili, di fallimenti innumerevoli e di un panico generale, se si pon mente che in momenti di panico non si sottoscrivono prestiti di miliardi, si deve forzatamente concludere che non esistono e non possono esistere in nessun paese disponibilità monetarie sufficienti a coprire, neppure lontanamente, i colossali prestiti di guerra odierni. Il che non vuol dire che i prestiti siano un mistero od un inganno; significa soltanto che il quadro del risparmiatore, buon padre di famiglia, il quale col suo gruzzolo si reca ad effettuare il versamento della somma da lui sottoscritta, è una rappresentazione di tempi che furono ed è un assurdo nei tempi nostri. Un prestito di S½ o di 11 miliardi non si concepisce senza tutta una preparazione o meglio senza l'esistenza di un congegno creditizio e bancario che lo renda possibile. due schemi teorici del pagamento del grandi prestiti di guerra. li pagamento di un grande prestito di guerra si può immaginare avvenuto secondo due schemi teorici; l'uno dei quali presuppone l'emissione di biglietti, normalmente, ~bl1oteca G no Bianco

- 14 sebbene non necessariamente, in regime di corso forzoso; mentre l'altro si fonda su un sistema sviluppato di assegni bancari e di compensazioni bancarie. I fatti reali si sono, è vero, sviluppati nei singoli paesi con divergenze talvolta notevoli dai due schemi, ovvero con l'uso simultaneo di ambedue; ma essi giovano a rappresentarci dinanzi alla mente con una certa approssimazione il meccanismo del pagamento dei prestiti. 11primoschema. Corsofor• zoso ed emissioni preparatorie di biglietti. Un primo schema parte dalla premessa che, trovandosi nel paese soltanto quella quantità di biglietti od oro circolante che, ai prezzi correnti, è sufficiente ad effettuare le negoziazioni, e non potendosi nè distrarre dal suo ufficio la massa esistente dì biglietti, senza provocare una crisi commerciale, nè aumentarla, senza stimolare un ritorno dei biglietti alla banca emittente in cambio di oro, che sarebbe tesoreggiato ì'rl momenti dì panico, si proclama il corso forzoso allo scopo dì mettere in salvo la riserva metallica. Possono a questo punto cominciare le emissioni illimitate di biglietti, preordinate allo scopo di rendere possibile e nello stesso tempo dì anticipare la riscossione del prestito futuro. Lo Stato, a poco a poco, spende 5 miliardi di lire, pagando le spese con 5 miliardi di lire di biglietti appositamente stampati ed anticipati al Tesoro dalla Banca di emissione. Dallo Stato i biglietti passano così ai suoi fornitori, alle truppe, agli impiegati, ai creditori pubblici. Costoro non avendo nessun bisogno dì tenere presso dì sè quei biglietti li dànno a loro volta in pagamento ai proprii creditori, operai, fornitori e via dicendo. Nè può tardare molto tempo che questi biglietti avranno trovato la via del ritorno presso le banche ordinarie e la banca di emissione, dove saranno stati versati Biblioteca G ro Bianco

\ \ \ - 1~ ..... in saldo di cambiali venute alla scadenza, in estinzione di altri d,ebiti,. od in depositi a risparmio od in conto corrente. Se, materialmente, una parte dei nuovi biglietti rimarrà in circolazione perchè i fornitori dello Stato, ad esempio, hanno bisogno di una maggiore quantità di moneta legale in riserva nel cassetto, una parte dei vecchi biglietti diventerà inutile, perchè gli industriali ed i commercianti che lavorano per opere di pace, vedendo diminuiti i propri affari, hanno minor bisogno di medio circolante e lo depositeranno alle banche. Giunge un momento, un mese o due mesi dopo lo scoppio della guerra, in cui, esauritisi altresì i primi e più clamorosi effetti del panico e della tesaurizzazione monetaria, le casse delle banche posseggono forti masse, forse la totalità dei 5 miliardi di lire di biglietti originariamente emessi dallo St:tto contro cui hanno dato credito alla propria clientela, per minori debiti e per maggiori depositi o conti correnti. 11momento psicologfoodel prestito e la sua sostituzione ai biglietti. Questo è il momento psicologico dell'emissione del prestito. Il quale è adesso anche materialmente possibile; perchè i sottoscrittori sono coloro che hanno disponibilità liquide o in biglietti tenuti nel cassetto e facenti parte dei 5 miliardi esuberanti alla circolazione o in depositi e conti correnti alle banche o in aperture di credito presso le banche stesse, ridiventate disponibili dopochè essi hanno estinto i loro debiti cambiari e per la mancanza di nuovi affari non li hanno sostituiti con nuovi debiti. Essi inviano le loro schede di sottoscrizione alle proprie banche e casse, le quali, mentre li addebitano dell 'importo, accreditano di altrettanto lo Stato, o versano addirittura nelle casse pubbliche i biglietti che esse tengono presso di sè. In tal modo il pagamento del prestito sì può fare, perchè consiste nel ritorno allo Stato dei 5 miBiblioteca Gino Bianco

-16- I li.ardi c~e 9uèsto diahz~.ayeva emesso. I~ sostan2a ~ernz10ne s1 riduce a sost1tmre ad un prestito forzoso ed infruttifero, come erano i 5 miliardi di biglietti, un prestito volontario e fruttifero, come sono i 5 miliardi di titoli di de• bito pubblico. Già con l'emissione dei .5 miliardi di biglietti a corso forzoso lo Stato aveva raggiunto l'intento del prestito che era quello di creare a proprio favore un diritto di usare una certa quantità di derrate, merci, munizbni o di giovarsi dei servizi e del lavoro della popolazi.)ne fino all'ammontare dei 5 miliardi; ed aveva creato un corrispondente diritto di credito verso sè stesso in coloro che avevano venduto le merci od i servizi. Il diritto di credito era però rappresentato da un titolo, il biglietto a corso forzoso, che per il singolo creditore ha l 'inconveniente di dover essere accettato per forza, di non portare una scadenza certa e di essere fruttifero, e per la collettività di essere cagione di deprezzamento nel medio circolante; laonde è opportuno sostituirlo con un titolo di debito pubblico, ripartito fra coloro che hanno disponibilità di risparmio e volontariamente vogliono far credito allo Stato. L'operazionesi può ripetere e l'una si può In• castrare nell'altra. Se la guerra continua, l'operazione si può ripetere una o due volte, facendo ogni volta precedere al prestito volontario e fruttifero il prestito forzato nella forma delle emissioni di biglietti, il quale crea altresì lo strumento per il versamento dell'importo del prestito. Finita la guerra lo Stato si trova con un carico di 5, 1 O o 15 miliardi di debito propriamente detto; ma può abolire il corso forzoso, perchè ha già ritirato tutti i biglietti emessi in quantità esuberante, durante la guerr~, oltre il qu~n,- titativo sufficiente perchè la carta possa circolare a panta con la moneta d'oro. B blioteca G ro Bia'1co ·

-17Di fatto accadrà che il fenomeno tlbn si sviluppi con quei tagli netti fra un periodo e l'altro che qui si sono detti; poichè si dovranno bensì emettere a giorni fissi i prestiti fruttiferi e volontari, ad ipotesi di 5 miliardi l'uno; ma potrà darsi che in quel giorno non ancora tutti i 5 miliardi di biglietti della prima fase siano tornati alle banche; o meglio, potrà darsi che già, mentre si emette il prestito per liquidare ed estinguere i primi 5 miliardi di biglietti, si stiano emettendo i 5 nuovi miliardi del secondo periodo per provvedere alle spese impellenti della guerra. Il concetto essenziale è che i prestiti vengano conchiusi nel tempo più opportuno, quando si sono formate nel pubblico o per esso, nelle banche, dei grandi ammassi di biglietti, che rimarrebbero oziosi o finirebbero di essere impiegati a gonfiare artificialmente affari malsani, in guisa che in nessun momento il quantitativo dei biglietti emessi cresca oltre misura. Applicazione parziale del primo schema In Cer• mania. Questo pare sia stato il concetto seguìto in Germania, dove si è avuta una applicazione parziale del metodo ora delineato. Dico parziale, perchè trattasi di un metodo che non è necessario applicare da solo, potendo essere impiegato contemporaneamente ali 'altro, di cui si dirà sotto, dei giri di scritturazioni cambiarie. In Germania, dove l'uso degli assegni sta acclimatandosi, ma non è abbastanza diffuso, si dovette ricorrere, oltrechè a questo, su vasta scala al metodo ora descritto, delle emissioni preventive di biglietti. Ed invero, - mentre la quantità dei biglietti emessi, che era di 1891 milioni di marchi il 23 luglio, cresce durante l'agosto ed il settembre in maniera quasi ininterrotta giungendo il 30 settembre a 4491 milioni di marchi, con un più di 2600 milioni, - in ottobre, quando rientrano i biglietti in pagamento del B.bhotecaGino B1dnco

- 18 - prestito dei 4460 milioni di marchi, si avverte una flessione ed al 23 ottobre scendiamo a 3968 milioni, battendo poi in novembre la cifra sui 4 miliardi. Probabilmente la stazionarietà di questa cifra è il frutto di due forze: da un lato i versamenti scalari in conto del prestito che fanno rientrare i biglietti emessi prima della fine settembre; e dall'altro le nuove emissioni di altri biglietti, fatte allo scopo di far fronte alle spese ognora rinnovantisi della guerra. E già si vide il Parlamento tedesco votare un nuovo credito di 5 miliardi e sui giornali si discorre di un altro grandioso prestito a prirhavera che avrà per scopo sovratutto di arginare il crescere, che sarebbe ineluttabile e deleterio, dei biglietti a corso forzoso. L'accaparramento del risparmiofuturo a mezzo delle casse di prestito. Ma la Germania ha perfezionato per un altro verso questo metodo di innestare il prestito sulle emissioni a corso forzoso, che sono forse inevitabili nell'urgenza del pericolo, ma non bisogna dimenticare mai essere pericoiosissime. Supponiamo invero che lo Stato belligerante non attenda, ad emettere il prestito dei 5 miliardi, il momento in cui si siano emessi tutti i 5 miliardi di lire di biglietti e questi si siano già raccolti nelle mani di coloro che hanno altrettanto risparmio disponibile, ma ritenga opportuno, per ragioni psicologiche o politiche, di emettere il prestito in un momento in cui la massa di risparmio attualmente disponibile è di soli 4 miliardi di lire e può quindi comandar l'azione di soli 4 miliardi di lire di biglietti. Ma lo Stato vuole garantirsi una disponibilità dteriore, ad esempio di 1 miliardo in più. Ciò urterebbe contro un ostacolo gravissimo : esistono bensl nel paese 4 miliardi di risparmio già formatosi ed esistono gli struBiblioteca Gino Bianco

- 19 - menti corrispondenti di pagamento, che sono i 4 miliardi di biglietti inutili alla circolazione; ma non esiste ancora il miliardo in più di risparmio che lo Stato vorrebbe accaparrare e non esistono gli strumenti di pagamento che sarebbero necessari. A sormontare le difficoltà interviene lo Stato, a mezzo della Banca d'emissione o di un'apposita Cassa di prestiti. Lo Stato provvede innanzitutto gli strumenti del pagamento, stampando 1 miliardo di lire di biglietti o di buoni di cassa; e li anticipa ai capitalisti, i quali depositano in garanzia titoli antichi di debito pubblico, cartelle, obbligazioni, azioni, merci. Ed i capitalisti con il miliardo di biglietti così avuto in prestito sottoscrivono 1 miliardo del prestito, portando la cifra totale da 4 a 5 miliardi. A prima vista questo sembra uno scherzo; poichè lo St-ato, il quale ha bisogno di farsi imprestare 1 miliardo, stampa i biglietti necessari, li mutua ai capitalisti, i quali poi a lui li restituiscono, ricevendo in cambio 1 miliardo di titoli del prestito; sicchè alla fine lo Stato si trova con 1 miliardo di debito al 5% e con in mano 1 miliardo di biglietti che egli stesso ha creato. O non era meglio, si può osservare, che, senza compiere questo giro vizioso, lo Stato se li stampasse per conto suo questi bigiietti, poichè in ogni caso, se vorrà trarre frutto dal prestito. dovrà pur spenderli e crescere di altrettanto la circolazione a corso forzoso? No. Emettendo questo miliardo di biglietti, dopo d"t avergli fatto subire il salutare lavacro di un mutuo ai capitalisti contro pegno e di un ritorno nel tesoro in cambio di un titolo di debito pubblico, lo Stato ha raggiunto due intenti : - in primo luogo ha creato una forza la quale necessariamente porterà, anche all'infuori di eventuali errori od impossibilità dei governanti, ali 'estinzione del miliardo di lire di biglietti. Poichè il capitalista ha bensì il titolo nuovo del prestito, che gli frutta il 5%; ma ha anche il debito corrispondente verso la Cassa di prestiti a cui ha dato in pegno titoli vecchi da lui già posseduti. Per liberarsi dall'onere degli interessi passivi al 6%, il capitalista si sforzerà dunque di risparmiare e di estinguere a poco a poco il suo debito. Ma per estinguerlo dovrà accumulare biglietti e portarli alla Cassa. Ecco Biblìoteca Gino Bianco

- 20dunque raggiurito il primo intento dello Stato, che ~ di estinguere e distruggere i biglietti a corso forzoso. - il secondo intento raggiunto è il comando che Io Stato per tal modo acquista sul risparmio futuro. Normalmente lo Stato può, coi prestiti volontari, comandare solo al risparmio attuale di procacciargli beni e servizi attuali. Ma se il risparmio attuale disponibile è in quantità inferiore ai beni e servizi esistenti, come potrà Io Stato ottenere la disponibilità su di questi? Ove non si voglia ricorrere semplicemente al torchio a gitto continuo, per vari rispetti pericoloso, il metodo germanico della fornitura di biglietti ai capitalisti desiderosi di imprestare anticipatamente allo Stato anche i proprii risparmi futuri, è certo raffinato ed elega~te. E poichè esso crea la spinta alla restituzione e distruzione dei biglietti, si deve dire che esso presenta il minimum di pericoli collettivi. L'impero germanico usò largamente di questo spediente: al 23 settembre i buoni della cassa di prestiti posseduti dalla Banca imperiale giungevano appena a 149.2 milioni di marchi; ed al 7 ottobre, all'indomani dei primi versamenti del prestito di guerra, giungevano a 949 milioni. Erano 800 milioni circa di buoni che la Cassa aveva prestato contro pegno ai sottoscrittori del prestito e con cui questi avevano fatto i pagamenti della prima rata versandoli alla Banca imperiale. Questa poi in rappresentanza di essi potè consegnare allo Stato altrettanti suoi biglietti da spendere. Ma già si vede che i capitalisti stanno formando del nuovo risparmio, con cui rimborsano le anticipazioni ottenute contro pegno dalla Cassa di prestiti : poichè al 23 novembre i buoni di cassa posseduti dalla Banca imperiale sono diminuiti da 949 a 599.8 milioni di marchi; il che vuol dire che i capitalisti poterono fare in queste 6 settimane circa 350 milioni di marchi di nuovo risparmio e ridurre di altrettanto il proprio debito verso la Cassa di prestiti, la quale, alla sua volta, potè rimborsare la Banca imperiale, ottenendone la restituzione dei 350 milioni di buoni di cassa, finalmente scomparsi dalla circolazione. Biblioteca Gino Bianco

- 21 - Il secondo schema: emls• slone del prestito mer• cè gli assegni bancari, L'esempio lnglesa. Io non so se sono riuscito a rendere in modo abbastanza chiaro questo meccanismo, in fondo semplice, del versamento dei prestiti per mezzo dei biglietti a corso forzoso, che bene si potrebbe chiamare l'anticipazione e la condizione necessaria di uno dei due schemi tecnici di pagamento dell'ammontare dei grandi prestiti moderni. Ma forse ancor più meraviglioso e perciò più semplice è l'altro meccanismo, non ignoto in Germania, ma che ha indubbiamente il suo prototipo nelle successive emissioni dei buoni del tesoro per 2.3 miliardi di lire e nel prestito recentissimo degli 8 miliardi' ed 827 milioni di lire italiane in Inghilterra. Qui non corso forzoso, non emissione di biglietti di banca o di Stato o di buoni delle casse di prestiti. La circolazione in biglietti di banca che al 30 luglio era di 29.7 milioni di lire sterline, al 19 novembre era ancora di 35.3; ed i nuovi biglietti di Stato battevano sui 27 .3 milioni di lire sterline; in tutto una quantità di biglietti emessa in più dopo la guerra di forse un 33 milioni di lire sterline, circa 820 milioni di lire italiane, appena sufficienti a prendere il posto nella circolazione ordinaria dell'oro che dai privati passò nelle casse della Banca. dove crebbe da 38 ad 85 milioni circa. Dunque non con questo strumento impercettibile dei biglietti si potè effettuare prima il versamento nelle casse dello Stato dei 91 milioni di lire sterline di buoni del tesoro e si può effettuare ora il versamento dei 350 milioni del prestito di guerra : in tutto 11 miliardi circa di lire italiane. Lo strumento dei pagamenti è quello degli assegni bancari. Che è semplice; ma più si medita e più appare una veramente superba creazione della mente e sovratutto della fiducia umana. Lo schem3 teorico iniziQI~ ~ il seguent~. Esistono in Biblioteca Gino Bianco

-22un dato paese e disponibili durante un certo flusso di tempo, ad esempio gli 11 mesi dallo scoppio dalla guerra ( l O agosto 1914) al 1 ° luglio 1915, circa 11 miliardi di beni m_ateriali e di servizi, che in tempo di pace sarebbero stati, insieme con altri parecchi, forse 35, miliardi destinati al soddisfacimento di bisogni privati, compreso il bisogno del risparmio. Scoppiata la guerra, importa che lo Stato possa disporre di tutti questi 11 miliardi per i supremi scopi nazionali. In quel paese è usanza generale, quasi senza eccezione, che tutti depositino i propri fondi disponibili per il consumo ed il risparmio presso le banche; ordinando poi a queste gli opportuni pagamenti per mezzo di assegni bancari. Perchè avvenga il passaggio degli 11 miliardi dalla disponibilità dei privati alla disponibilità dello Stato, i seguenti atti devono verificarsi : - in un primo momento devono gli 11 miliardi essere iscritti a favore dei privati nei conti correnti e depositi delle banche; - nel momento della sottoscrizione od in parecchi momenti durante il decorso della guerra, debbono i privati consegnare al Tesoro tanti assegni tratti sulle proprie banche per un ammontare di 11 miliardi; - il Tesoro presenta gli assegni alle banche, le quali, prese in massa, addebitano i privati ed accreditano il Tesoro della somma totale del prestito; - il Tesoro, dotato così della capacità di trarre ordini fino alla cifra di 11 miliardi sulla massa di beni materiali e di servizi personali esistenti nel paese, fa acquisto di derrate, di vestiti, di munizioni, paga le truppe consegnando a tutti i propri fornitori, creditori, soldati, ufficiali, assegni sulle banche, dove egli è accreditato per 11 miliardi ; - a poco a poco il conto corrente del Tesoro presso le banche del paese che si sarebbe gonfiato fino alla cifra di 11 miliardi, se il versamento dei prestiti si fosse fatto in un momento unico e che di fatto si gonfiò a punte variabili di altezza nei ~uccessivi versamenti delle rate del prestito, torna a sgonfiarsi, a mano a mano che il Tesoro, per fare i pagamenti trae assegni bancari : e d'altrettanto crescono nuovamente i conti correnti dei

- 23privati, poichè, supponendo ·finita la guerra al 1 ° luglio 1915, a quella data il conto corrente del Tesoro, partito da zero, giunto al culmine degli 11 miliardi ritorna a zero ed il conto corrente dei privati ritorna a riacquistare i suoi 11 miliardi. Così, pianamente, senza smuovere una lira in oro od in biglietti, teoricamente si può concepire il versamento e la spesa di questa immane somma. E così di fatto tende a compiersi l'operazione del prestito o meglio dei successivi prestiti bellici in Inghilterra: come un giro di scritturazioni sui libri delle banche e delle stanze di compensazione. Improbabilità dell'esisten-. za di 11 miliardi di rl• sparmio disponibile In lnghiltena. Tende dico: perchè in realtà Io schema teorico deve abbandonare alquanto della propria forma iniziale per superare gli attriti che sono opposti a questo meraviglioso meccanismo delle compensazioni bancarie dalle esigenze diverse dello Stato e dei risparmiatori rispetto alla massa dei risparmi posseduti e desiderati ed al tempo dell 'iilYestimento. Appare inverosimile innanzi tutto cfle i capitalisti inglesi dispongano davvero, durante questi 11 mesi, di un flusso di risparmio di 11 miliardi di lire. Per quanto scemino gli altri investimenti, non pare si possano ridurre a zero, come è dimostrato dalle richieste, soddisfatte, che sul mercato di Londra stanno facendo Russia e Francia, Canadà ed Australia, ed insieme numerose imprese private. Ciò spiega come una parte, forse notevole, non certo misurabile, di questi I I miliardi debba essere stata procacciata non dal risparmio, mfl dal credito creato dallii banche. B·blloteca Gino Bianco

Come la banca fornita di credito crei essa stessa I propri depositi. E' noto, sebbene ogni volta che ci si pensa la cosa prenda 1'aspetto di un mistero affffascinante, che forse i tre quarti dei cosidetti venticinque miliardi di lire italiane di depositi e conti correnti esistenti presso le banche inglesi non sono veri depositi di risparmio, sibbene conseguenze di un 'apertura di credito fatta dalla banca alla sua clientela. Sia una banca in una piccola città, e per mezzo di quella banca tutti i cittadini transigano i propri affari. Essa ha in cassa in contanti 100.000 lire fornite dai suoi azionisti e 100.000 lire fornite dai depositanti. Con queste sole 200.000 lire la Banca può fare affari di milioni, purchè osservi la prudenza bastevole a non esagerare i propri impegni in confronto al proprio fondo contante di cassa. La banca può cioè aprire un credito, contro sconto di cambiali o pegno di titoli, per 1 milione di lire. Ciò fa nascere nella parte attiva del suo bilancio una partita di 1 milione di lire per cambiali o titoli di portafoglio. Ma ciò fa nascere altresì - ed è qui il punto essenziale e quasi taumaturgico - un deposito di 1 milione di lire al passivo dello stesso bilancio. Perchè i commercianti e gli industriali, i quali, avendo scontato cambiali ed impegnato titoli, hanno ottenuto una apertura di credito per 1 milione di lire, hanno acquistato diritto - e se ne servono - di trarre per questa somma assegni sulla banca. Questi assegni i clienti della banca li consegnano ai propri fornitori, creditori, azionisti, obbligazionisti, impiegati; i quali potrebbero, quindi, volendo, presentarli ali 'incasso alla banca per esigerne il valsente in contanti. Se questo facessero, la banca dovrebbe fallire, perchè essa ha appena 200.000 lire di denaro contante in riserva. Ma poichè in Inghilterra non si usa tenere denari contanti in cassa. poichè tutti eseguono le proprie transazioni attraverso alle banche, i fornitori, creditori, !JZionisti 1 di cui sopra, trasmetter11nno gli asse6ni B blioteca G no Bianco

- 25 - ricevuti alla banca - noi abbiamo supposto, per semplicità che in quella piccola cittadina esistesse una sola ban~a - e questa ne darà loro credito in conto corrente con una scritturazione sui proprii libri. Ecco dunque come la banca crei essa stessa i propri depositi. Si potrebbe persino immaginare il caso di una banca, priva assolutamente di capitale proprio e di depositi effettivi e cioè venuti prima dell'inizio delle operazioni bancarie, dotata però di un forte capitale immateriale in « fiducia ». Niente vieterebbe a questa banca di aprire crediti per 1 milione di lire; ossia di dare alla propria clientela il diritto di trarre assegni a vista su di essa per 1 milione di lire. Per il processo già descritto il milione di assegni sarebbe trasmesso dalla clientela della banca ai propri creditori e questi Ii presenterebbero alla banca per la registrazione a loro credito in conto corrente. Ecco, quasi per un tocco di bacchetta magica, create aperture di credito per 1 milione e depositi in conti correnti per 1 milione. Si estenda il caso ipotetico da una banca sola a tutte · te banche inglesi, da 1 milione a molti miliardi, si consideri che le aperture di credito della Banca A alla propria clientela provocano consegne di assegni a clienti della Banca B e quindi creazione di depositi nella Banca B; mentre per converso le aperture di credito della Banca B alla propria clientela provocano consegne di assegni ai clienti della Banca A e quindi creazione di depositi presso questa Banca; si complichi il quadro aumentando le banche a 10, a 20 e più, con le rispettive filiali; e si rimarrà persuasi della verità delle affermazioni di competentissimi scrittori e pratici inglesi essere i tre quarti, forse 18 sui 25 miliardi di depositi e conti correnti delle banche inglesi, non depositi vèri e proprii, iniziali, neìla maniera in cui comunemente si intendono i depositi da noi; bensì depositi conseguenziali posteriori in tempo e derivanti dalle aperture di credito fatte dalle banche alla propria clientela commerciale, industriale e speculatrice. E' un edifizio meraviglioso, che dà le vertigini al pensare che esso riposa tutto sui fondamento fragilissimo della capacità di aprir credito che le banche posseggono, in seguito alla fiducia acquistata, per una lunga tradizione onorata, presso la clientela, fiducia che fa per-

26 suasa questa che le banche sarebbero in grado di far onore agli assegni tratti su di esse. Ed il perno di questa fiducia sono i pochi biglietti e Io scarso oro che le banche hanno in cassa ; e la non grande massa di biglietti che esse sanno di potersi procacciare dalla Banca d'Inghilterra. · La disoccupazione del credito ed Il grande prestito I~glese. Ora si comprende come sia possibile l'emissione di prestiti per 91 milioni di lire sterline in buoni del tesoro prima e per 350 milioni adesso. V'è una parte che fu sottoscritta, come sopra si disse, da coloro che possedevano depositi, come Ii intendiamo noi, presso le banche. Ma un 'altra parte dovette essere certamente sattoscritta grazie al meccanismo delle aperture di credito. Giova ricordare che la guerra ha cagionato non solo una forte disoccupazione di imprenditori e di operai, ma altresl una disoccupazione, forse più intensa, della capacità di fornir credito delle banche. Chiuse le borse, a mano mano che si liquidano le vecchie operazioni, nuove non se ne fanno; il commercio internazionale è ridotto di volume; nè l 'attività frenetica di talune industrie belliche è compenso sufficiente al languore delle industrie di pace. E' probllbile dunque che, in conseguenza della guerra, la capacità di fornir credito delle banche non siasi potuta, dall'agosto in qua, sfruttare sino al limite estremo consigliato dalla prudenza. Il qual limite da un lato si è ridotto, poichè la guerra consiglia ad essere cauti nelle operazioni di credito; ma si è d'altro canto allargato, perchè: - fu sospeso l'atto di Peel, e quindi le banche non hanno timore che venga a mancare troppo presto la prov- . vista di biglietti a corso legale, che è il perno a cui gira la loro possibilità di aprir crediti e di far fronte agli assegni tratti a vista su di esse. Se il fondo di cassa· in B blioteca Gino Bianco

- 27biglietti è di 1O, le banche possono aprir crediti sino a 100; se il fondo di cassa può crescere a 15, le aperture di credito possono del pari salire non forse a 150, ma probabilmente a 120 o 125 ; - la banche sono incoraggiate ad aprir credito allo Stato dall'impegno assunto dalla Banca d'Inghilterra di essere sempre disposta sino al 31 marzo 1918 a scontare i titoli del prestito di guerra, come se fossero cambiali, alla pari del prezzo di emissione ed a un tasso dell' 1 per cento inferiore al tasso ufficiale dello sconto. Si combinino insieme questi elementi : la esistenza di una enorme capacità di fornir credito da parte delle banche; la impossibilità di utilizzare in pieno questa capacità nel momento attuale per il languore delle borse e dei traffici; la sicurezza dì avere, aprendo credito allo Stato, delle attività facilmente mobìlizzabilì mercè il risconto alla Banca d'Inghilterra; e si sarà compresa la ragione delle forti sottoscrizioni delle Banche inglesi al prestito di guerra. Per la parte per cui il prestito fu sottoscritto dalle banche, noi non abbiamo dunque più d'uopo di partire dalla premessa dei depositi di un risparmio preesistente. Possiamo partire dall'unica premessa della fiducia acquistata dalle banche. Queste allora, sottoscrivendo per 200 milioni di lire sterline tra buoni del tesoro già emessi e nuovo prestito di guerra, aprono un credito allo Stato, ossia dànno diritto allo Stato di trarre assegni su di esse fino a concorrenza di 200 milioni di lire sterline. E Io Stato a poco a poco trae gli assegni,consegnandoli ai proprii fornitori e creditori, e questi se li fanno accreditare in conto corrente presso le banche medesime. Le banche, creditrici dello Stato per l'ammontare dei titoli sottoscritti, diventano debitrici della stessa somma verso i fornitori, creditori, ecc. I quali non incassano i loro crediti, ma a loro volta Ii girano alla propria clientela. A grado a grado tra i possessori dei diritti di trarre assegni sulle banche cresce il numero di coloro che possono risparmiare una parte dei loro diritti, ossia non servirsene più per pagare materie prime, operai, debiti, sibbene consacrarli all'acquisto di titoli del prestito di guerra. Il nuovo risparmio, allettato dal buon tasso di 81bhoteca Gino Bianco

-28int~resse, si rivolge ai titoli del prestito di guerra; ed arriverà un momento, dopo conchiusa la pace, nel quale le banche avranno venduto tutti i titoli direttamente sottoscritti alla propria clientela. Ciò vò_rrà dire che esse, consegnando titoli a coloro che avevano un conto corrente presso di loro, potranno cancellare una quota corrisponden-te dei conti correnti passivi. L'operazione, iniziatasi con un 'apertura di credito allo Stato, ossia con la concessione allo Stato, mercè consegna di titoli, del diritto di trarre assegni sulla banca, si sarà conchiusa quando la clientela, avendo formato sufficiente risparmio, avrà potuto rinunciare al proprio diritto di trarre assegni a vista, ricevendone in cambio il titolo. In quel momento sarà compiuto il classamento del titolo tra la clienteìa dei risparmiatori; ed il meccanismo delle scritturazioni bancarie delle aperture di credito e dei passaggi successivi del diritto di trarre assegni sulla banca dallo Stato sino al risparmiatore definitivo avrà dimostrato quanto grande sia la sua virtù nel! 'anticipare nel tempo. le potenzialità future di risparmio del paese. La bellezza dei due metodi tedesco ed inglese; e cllffere:ue tra di essi. Tutto ciò, ripeto, ogni qualvolta vi tipenso, mi dà le vertigini. E' semplice, finisce alla lunga di diventar chiaro; ma tien sempre del miracoloso. Io credo che forse mai nella storia del mondo si sia veduto uno spettacolo di forza e di fiducia nuale ci è oggi fornita dai due grandi paesi rivali: Germania ed Inghilterra. Più meditato, organizzato in maniera più sistematica, più scendente dal1'alto, dal comando del governo e dal consiglio degli scienziati il metodo tedesco delle successive emissioni di biglietti a corso forzoso e dei successivi riassorbimenti dei biglietti per mezzo dei prestiti di guerra; più spontaneo, più sciolto, agente per virtù propria ed attra- · B blìoteca Gino 81dnco

- 29 - verso al meccanismo quasi impalpabile di scritturazioni bancarie il metodo inglese. Nell'un caso, quello germanico, abbiamo un~ applicazione degli insegnamenti di quella curiosa scienza economica tedesca, la quale riesce così ostica al palato di chi ha studiato sui libri dei veri grandi maestri della scienza economica, degli Adamo Smith, dei Ricardo, dei Ferrara; e che, se ben si guarda, e fatte salve le onorevoli eccezioni dei Roscher, dei Gossen, dei Thtinen, dei Bohm-Bawerk, dei Menger ed altri non molti, non è la scienza delle azioni che farebbero gli uomini se fossero lasciati alla propria iniziativa individuale; ma delle azioni che gli uomini compiono sotto la guida di una burocrazia infallibile e retta e dietro il consiglio dei professori d'università. E' la scienza dell'imperatore. Mentre, dall'altro lato, abbiamo una creazione spontanea, sorta da sè, per la necessità in cui si trovarono i banchieri ed i mercanti della city di Londra di sfuggire alle strettoie del comando del legislatore. L'atto di Peel ordinò nel 1844 che neppure un biglietto potesse essere emesso senza essere coperto da altrettanto oro. E gli inglesi si ribellarono a quest'ordine rigido, mentre forse i tedeschi avrebbero obbedito, e crearono lo chèque, l 'assegno bancario, in masse crescenti, fluidissime, mobilissime, sfuggenti a qualunque sanzione legislativa; ma utili alle opere di pace ed alle imprese di guerra. I teorizzatori vengono di poi e narrano in capolavorì stupendi, come Lombard Street di Bagehot, in qual maniera gli uomini si siano da sè sbrogliati degli impacci tesi dai professori e dai legislatori. B'blioteca Gino Biarico

-30Arnenduedimostrano che la condotta finanziarla della guerra è resaposslblle non dall'oro, ma dalla fiducia e dal pre• valeredegli Interessigenerati. Sono due metodi i quali caratterizzano la diversa mentalità dei due popoli. Ma sono testimoni ambedue di un grande fatto: che nessuna guerra si può condurre finanziariamente senza il perdurare della fiducia del popolo nella propria forza ed il profondo sentimento che bisogna subordinare ogni altro interesse alla consecuzione dei fini supremi della salvezza nazionale. Immaginiamo un po' che mentre le banche inglesi devono utilizzare tutto il margine divenuto libero della propria capacità di fornir credito per concedere allo Stato ingenti diritti di trarre assegni su sè stesse, alto sorgesse il clamore degli industriali, dei commercianti, degli speculatori costretti all'inerzia dalla guerra; e pretendessero di continuare ad ottenere credito nella stessa misura in cui l'ottenevano prima. Supponiamo, cosa non inverosimile in un popolo in cui non fosse così viva la coscienza della subordinazione degli interessi individuali agli interessi collettivi, che essi riuscissero, con influenze politiche, con dimostrazioni operaie, ad esercitare siffatta pressione sulle banche da indurle a continuar loro le antiche aperture di credito. Quali gli effetti? Da un lato, il danno economico della continuazione di una produzione non chiesta, di un lavoro fatto per accumular merci in magazzino e della preparazione di una grave crisi a breve scadenza. Dall'altro lato l'impossibilità nelle banche di utilizzare a favore dello Stato il proprio margine, non più libero, di capacità di trarre assegni sulla fiducia del pubblico. Quindi l'impossibilità di coprire il prestito di guerra. Biblioteca G ro Bia'"lco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==