Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

diventare drammatica perché indispensabile per la sopravvivenza. Il compito dell'analista del tappezziere era quello di offrirgli nel suo studio una sorta di nuovo luogo della fobia. Ma questa volta al posto della rassicurante figura del «gestore della tecnica», così chiamo questa figura ricorrente, dell'idraulico, o del fabbro, che si trova nelle analisi dei bambini, dai libri cito l'idraulico del caso del piccolo Hans di Freud, il fabbro di Eric, il figlio di Melanie Klein, al posto del gestore della tecnica che dovrebbe rimettere un «fapipì» perduto, o risolvere il problema della nascita al posto delle cicogne, il paziente trova nell'analista un gestore della tecnica che gli permette invece di scoprire i segreti di un «fai da te». Una sorta di bricolage di cui si apprende il segreto e che consente di ritrovare il momento teorico delle misurazioni senza gli aggiustamenti, gli accomodamenti di uno sviluppo abnorme delle formazioni di difesa. Si ritrova una certa mappa senza la necessità di riprodurla ossessivamente nella vita, nelle case, nei rapporti, nei sogni, ma, invece, con la capacità di disegnarla con la propria matita, abilità del tutto perduta salvo per quel genere particolare che, e mi troverò a parlarne, sono gli artisti. A questo punto, ci siamo già imbattuti inmolti elementi classici delle favole, la piccolezza (Pollicino, Mignolina), la differenza di statura, il gigante, la minaccia, l'orco, la donna con la bacchetta magica, capace di risolvere ciò che sembra irrisolvibile, ed è la funzione della «teoria» con cui il bambino riesce a risolvere, lontano dal «terribile», la presenza simultanea di animato e inanimato, ed è anche la funzione paradossale della credenza pervicace nelle teorie sessuali infantili. Che rapporto hanno dunque le fiabe con queste, che potrebbero sembrare favole e non lo sono? Il rapporto passa attraverso un'altra delle figure delle fiabe, che è anche la figura centrale di tutte le analisi: il 22

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