Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

ne. La teoria è sopraffatta dal lavorio del pensiero. L 'attrattiva per l'invenzione o per l'originalità parla di una nostalgia per un non vacillamento delle teorie sessuali infantili, per quanto nello stadio iniziale del luogo della fobia si era riusciti a formulare. La psicosi invece è il fallimento totale di un tentativo teorico infantile, e proprio per questo si presenta spesso come un investimento «teorico», che potremmo dire paradossalmente non meno illogico e non meno logico delle teorie sessuali infantili, su tutto ciò che, animato o inanimato, circonda il soggetto. Nella perversione avviene di più. Quelle teorie sessuali infantili che dovrebbero, crescendo, passare al campo dell'inconscio, per esempio la credenza di un pene alla donna, invece di appartenere al soggetto, rifiutate dal bambino con la scelta di godere diventano connotato dell'oggetto. Il soggetto prende il posto dell'oggetto, l'identificazione quello della conoscenza. Il perverso pretende che l'altro sia morto perché lui stesso non ha risposto con una teoria agli interrogativi sulla propria nascita. Il caso dell'uomo che sul prato di San Giovanni Battista alla Creta divorò qualche anno fa i genitali di un bambino, ci dice che lui era quel bambino. L'eccitazione, l'esaltazione nasce dalla volontà di scoprirsi nell'altro, mentre l'altro viene manipolato, succhiato, imitato, derubato, ucciso. La differenza tra animato e inanimato non si è stabilita a suo tempo: ora il perverso si anima dell'inanimato, si innamora del morto, che è lui stesso. Ma il perverso non ci crede. Il meccanismo della favola in qualche modo gli appartiene. Ma nel senso esasperato e caricaturale, di qualcosa che ha sostituito la credenza, e che ora lo isola e lo pietrifica in un rapporto alla nascita, all'infanzia, alla rappresentazione, all'arte, alla morte, alla tecnica, alla Legge, al prodotto e alla creatività, che ci riguarda tutti. In ogni caso, la favola è una storia cruenta, di una na13

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