Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

Psicoanalisi e creatività Ho parlato fin qui del restauro secondo l'originario significato politico della parola, quello di restaurazione: quindi come illusorio tentativo di far tornare tutto come prima quasi nulla fosse accaduto. So bene che il restauro delle cose d'arte, come lo si pratica prevalentemente oggidì, si propone qualcosa di molto diverso da quel che fece Evans a Cnosso e molti altri nei secoli con tanta pittura e scultura antica. AI restauro ricostruttivo di un tempo si è andato sostituendo un restauro conservativo, cioè un riparare-parare che fissi quel che fu di mano dell'artista e ne arresti il deterioramento; come è avvenuto nello splendido esempio di restauro della Flagellazione di Piero della Francesca · e come pare non stia accadendo alla Sistina, dove gli arditi restauratori, nel ripristino della primitiva pittura, avrebbero distrutto le velature ad acqua di mano dello stesso Michelangelo. Se ci poniamo però a considerare quanto di meglio si debba sperar di fare nel nostro specifico campo, allora tornerei a servirmi della piccola Anna, che in una seduta psicoanalitica successiva a quella già citata, riprendendo la sua sconvolta scatola dei colori, con tono conciliante e collaborativo, soggiungeva sospirando: «Non è un peccato che sia così rovinata?...Proviamo a ripararla insieme». Questa volta la Segai pensò di trovarsi di fronte ad una riparazione vera, risultato di un'esperienza di colpa e di perdita e non più espressione di diniego, magia e crudeltà; e potè interpretare il disegno che poi l'aiutò a completare come una simbolica riparazione del corpo materno e una riconciliazione collaborativa del gruppo familiare. L'approccio psicoanalitico ha dunque propositi diversi da quelli per i quali viene comunemente usata la parola restauro: esso intende consentire, non la neutralizzazione dei segni del morbo, ma il superamento delle motivazioni 61

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==