Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932

SOLITUDINE. VIII. Due giorni dopo Elfrida mi diede un nuovo appuntamento. La ritrovai in casa, (l col vestito di quella sera del nostro C(?nvegno,quel vestito che io ricor.dlavo bene, ehe avevo lacerato in un punto, con la poca attenzione che hanno gli uomini verso la fragilità dei ve– stiti delle donne. Questo mi parve significativo. Ormai quel nostro incontro era divenutò lunghissimo nella memoria, vi si erano già formate delle abitudini, e questa dell'abito era una di esse. Ma, piuttosto, era acceso un lampadario chiaro, troppo chiaro, -mentre io mi ricordavo di una luce accesa discr~tamente su un piccolo mo– bile. Ella notò il mio sguardlo che la_cercava, Mi !Parlò come se ci · fossimo appena conosciuti. Cominciammo a discorrere di cose di- . verse e lontane, con una cura dli trovare i temi di cui parlare, al– meno da parte mia, perché io avrei voluto gettarmi ai suoi piedir. in un gesto teatrale, e dirle come avevo passato le due sere che ci avevano separati, come avevo pensato a lei, e come il tempo m'era parso interminabile. Ella invece s' informava di quello che mi sug– geriva la sua città, mi parlava col lei, s'interessava ai miei pro- . getti dli lavoro, alla mia vita, alla mii;\,pensione, ma senza voler entrare nei particolari, e quasi evitandoli. Io le dissi come mi aveva _stupito sentirmi notare al mio passaggio o alle mie appari– zioni in qualche luogo pubblico, ed ella sorrise : - ,Sono cose che càpitano agli .stranieri. Contrariamente alla sua fama, il nostro popolo è estremamente curioso ed egualitario. È famoso lo spirito di questa città che si esercita su ogni cosa che esca dal normale e d'al comune. Io stessa, quando qualche volta guido l'automobile, mi sento investire dai frizzi più acuti e non sono soltanto i monelli lli far questo. - Ma, - io le dissi, - questo non è da grande città. - Ne è anzi uno dei caratteri, - ribatté ella. - Perché ella mi con– traddiceva in una forma così cruda, e con un tono di tanta supe– riorità? Avrei voluto dirle qualcosa che la ferisse un poco, ma tanto per prendere contatto con lei, giacché non potevo prenderlo altri– menti. Discorrendo, ella mi concesse che è vero çhe in Italia si sta ad ascoltare senza ridere, e senza neppur correggere, uno straniero BibliotecaGino Bianco

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